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Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

Al Rifugio Venezia (Val di Zoldo – Valle del Boite)

 

La neve delle prime settimane di Ottobre lascia finalmente spazio ai colori caldi e puliti in questa seconda metà di stagione. Ho un ricordo straordinario del Rifugio Venezia e del Pelmo che mi riporta indietro nel tempo, l’Autunno del 2018 pochi giorni prima della tempesta Vaia. Il sentiero che risaliva direttamente da Palafavera (472) era completamente invaso da una colorazione straordinaria, un risalto verso le vette circostanti che regalavano una cromatura naturale da lasciarmi senza parole.

 

Autunno 2018 ai piè del Pelmo

Vista verso la Civetta

Il Sorapis dal Passo di Rutorto

Quell’anno fu per me il momento di una stagione molto particolare, l’Autunno aveva iniziato il suo regolare percorso scandendo i suoi tempi naturali, senza il verificarsi di eventi straordinari da comprometterne un regolare percorso. Vaia arrivò qualche settimana dopo, ma ciò che rese tutto così particolare era segnato da splendide e tiepide giornate che mi permisero di vivere questi sentieri al massimo della loro espressione.

 

Zoppè di Cadore

E’ dal versante della Val di Zoldo che scelgo il mio punto di partenza per questa giornata, dal centro abitato dell’isolata e bella Zoppè di Cadore (1460m). Una comunità che vive ben nascosta lungo la Val di Rutorto e lontana dalle vie di comunicazione principali della Val Zoldana. Al mattino presto, soprattutto in questa stagione, respiro quella straordinaria sensazione di pace e tranquillità. Come altri piccoli paesi dispersi lungo le spalle di alta montagna, Zoppè è ancora chiusa nel caldo delle sue case al mattino presto. Quel gelo dettato da una valle da poco illuminata dal sole, le strade con quella leggera brina e i camini fumanti che trasmettono quel calore così particolare.

Zoppè lungo la Val di Rutorto, in lontananza la bianca Civetta

Ritornare ai piè del Pelmo, al Rifugio Venezia durante questo contesto stagionale ricercando nuovamente quelle sensazioni vissute due anni fa, ma da un versante per me completamente nuovo e che si innalza verso il Col de la Viza in direzione del Passo di Rutorto sfiorando leggermente la linea di confine con la vicina Valle del Boite.

Vista sull’Antelao dal sentiero stradale

Un facile e panoramico sentiero, il 456 che segue la strada principale del paese con indicazioni di riferimento per il Rifugio Giampietro Talamini. Inizialmente una strada asfaltata per dare poi spazio ad una carrareccia che si innalza leggermente al di sopra dei boschi de Le Fraine, con una vista verso l’Antelao che diviene una specie di riferimento visivo lungo quell’unica via presente.

Guardarsi indietro, verso la Val di Zoldo

La bella opportunità di camminare a cielo aperto, i boschi rimangono più a valle rispetto al mio cammino e questo mi permette di ammirare l’ambiente naturale che mi circonda e di godere al massimo del calore di questo primo tiepido sole di giornata.

Vista verso l’Antelao e il Col de Fies

Questo angolo di territorio scorre lungo il versante più ad Est della Val di Zoldo. I boschi adiacenti al Col de Fies guardano già verso la Valle del Boite dove il Rifugio Talamini, che dista a circa un’ora di facile cammino, ne rientra già parte integrante dal punto di vista geografico. Quello che è il mio intento di questa lunga giornata è riuscire da unire il Rifugio Venezia e il Rifugio Talamini all’interno di un unico anello. Non facile vista la lunghezza dell’itinerario nel suo completo, ma fattibile considerando che i tempi di arrivo al Venezia sono calcolabili in circa due ore (metà mattinata) e di conseguenza il Talamini nel primo pomeriggio.

Al bivio, si lascia la via principale e tenendo la sinistra si entra nei boschi del Vare de Pecol – sentiero 493

Tutto ha inizio appena raggiungo un bellissimo Crocefisso in legno, posto sopra un masso di roccia che guarda verso i due opposti versanti. Un bivio che divide in due il mio sentiero che punta verso il Pelmo (a sinistra) e quello opposto, il 456 che conduce al Talamini (a destra). E’ da qui che si abbandona il paese di Zoppè per iniziare una leggera salita che si addentra nei boschi del Vare de Pecol, su sentiero 493 che come riferimento da indicazioni per Malga Rutorto. Mi piace addentrarmi all’interno di questi contesti boschivi. Mi piace perchè il sentiero è facile e poco impegnativo e tutta la vegetazione che mi circonda profuma finalmente di un Autunno vero.

“La facilità del cammino alimenta la mia spensieratezza”. Penso che questa mia prima volta lungo questo sentiero sia una bella occasione per dare spunto a qualsiasi appassionato nel trovare la giusta soluzione per un sentiero perfetto. Una strada battuta dove famiglie e persone di tutte le età possano intraprendere con la mia stessa spensieratezza il piacere di poter raggiungere la base del maestoso Pelmo, seguendo un facile percorso con qualche tratto che impegna leggermente ma che attrae dalla bellezza dei punti di vista che si riesce a raccogliere.

In alcuni momenti sembra che il sentiero si innalzi verso il cielo, con questa aria così pulita che riesce a colorare di un’azzurro quasi impensabile questo meraviglioso “tetto” che trovo sopra di me. I boschi, i colori, alcune baite private che fanno da cornice perfetta mentre alcuni dei punti di vista più belli sono rivolti alla Civetta, a quel suo versante a Sud che sebbene riscaldato dal sole per tutta la giornata mantiene ancora integra quella consistente nevicata dei primi di Ottobre.

La Civetta in lontananza

Tabià Belvedere e la vetta di Cima Pena 2196m

Angoli di stagione

Baite lungo il sentiero

Piccolo angolo di silenzioso Paradiso

Spunta la Civetta tra i boschi de I Dof

Tutto prosegue come da mio programma e tutto è un susseguirsi di belle emozioni. Un colpo al cuore, quello che non immagineresti, arriva dopo una tratto di sentiero che sale con una leggera pendenza un po più marcata. Sono ancora immerso all’interno di questa folta vegetazione, la Civetta non si riesce più a distinguerla con i boschi delle Crepe de La Varella che la tengono ormai nascosta con la complicità di quei versanti montuosi leggermente più alti. Gli stessi che conducono al Rifugio Venezia partendo dal versante più a Nord della Val di Zoldo, dalla mia amata Palafavera.

Il Pelmo, el Caregon del Padreterno

Il Trono, un forte impatto che lascia senza respiro. Una piccola panca in legno ben posizionata per l’occasione nel punto giusto. Quella sosta che delinea la prima parte di questa mia mattinata e qualcosa da mettere sotto i denti tenendo sempre sguardo e pensiero rivolto a questa grande montagna. Te la trovi improvvisamente di fronte, il sentiero segue una curva a gomito, sulla destra, ed è come sbatterci quasi addosso con una sorpresa così forte da rendermi inerme a tanta grandezza.

Spettacolo si, anche perchè da questo momento questa immagine mi accompagnerà per il resto del mio cammino, un richiamo naturale della montagna verso se stessa. Non la si perde d’occhio e ciò che risalta maggiormente è quella forte attrazione tridimensionale. Man mano che mi avvicino lei dimostra sempre più padronanza di me stesso, di ogni mio passo come se questo suo richiamo alimentasse, metro dopo metro, la sua grandezza. Ci si sente veramente piccoli di fronte a tutto questo.

Bellissimo passaggio ai piedi delle Crode de Pena

La forma più tradizionale del Pelmo, visto da questo suo versante Sud, prende sempre più forma e familiarità. Risalendo dalla Valle del Boite come da Palafavera, questa sua sagoma, quasi a identificare un vero e proprio trono, diventa abituale per chi come me vi transita spesso. Il cielo inizia sempre più ad aprirsi, i boschi lasciano spazio ai prati che durante l’Estate danno vita all’alpeggio di Passo Rutorto, ma noto con grande sorpresa che qualcosa è diverso, un qualcosa che non era tra le mie aspettative della giornata.

La colorazione di questa vegetazione non è la stessa di due anni fa. Il periodo da calendario è lo stesso ma attorno a me il benvenuto che mi viene riservato sembra quasi bruciato dal sole. Pochissimi frangenti colorati e quasi l’intero habitat boschivo segnato da quella secchezza che tipicamente si trova agli inizi dell’Inverno, quando il primo e forte gelo non lascia più nessuna traccia dei colori autunnali.

Autunno 2020: Vista verso la Valle del Boite. Il Sorapis (sx) e l’Antelao (dx)

Autunno 2018: Vista verso la Valle del Boite. Il Sorapis (sx) e l’Antelao (dx)

Questa è una domanda in cui trovo immediatamente la risposta, e questo si collega perfettamente al paragone da me sopra menzionato del primo gelo di inizio Inverno. Le improvvise e consistenti nevicate di Ottobre hanno creato quella stessa identica situazione che appare con l’arrivo della stagione fredda. Prati e alta vegetazione vengono ricoperti di quel sufficiente strato di neve che gela con l’abbassamento delle temperature nelle ore notturne. Durante il giorno il sole è ancora caldo, in questa giornata per esempio si sta comodi con una maglietta estiva, e questo crea quell’effetto di disgelo che a differenza del classico primaverile, con un sole più debole, va ad intaccare fortemente il fogliame degli alberi cancellando così colori e sfumature di stagione.

 

Ai Campi di Rutorto

Considerazioni e risposte arrivate, ora però la giornata continua e tutto ciò che mi circonda è ciò che di meglio mi riserva questa Natura in questo piccolo angolo di Paradiso. Sono finalmente ai piè del Pelmo e il Rifugio Venezia il punto di metà itinerario e momento cruciale per godere di tutto questo.

Il Passo di Rutorto 1931m, la parete della Spalla Sud del Pelmo e i vari sentieri che arrivano dalle valli adiacenti

Ad ogni occasione uno spettacolo che si ripete. Sono alla mia terza escursione autunnale lungo i Campi di Rutorto e, indipendentemente dal fatto che la montagna non finisce mai di stupire, ogni punto di vista, ogni particolare e la possanza di questo versante del Pelmo sono una vera trappola per le mie emozioni più vere. Guardare verso la Valle del Boite e lungo il versante che ad Ovest si allunga verso la Val di Zoldo congela temporaneamente i miei pensieri. Il Rifugio rimane fermo e solitario su quella piccola conca dei Campi. Chiuso e abbandonato in attesa della prossima stagione estiva ma con quel senso di accoglienza che diviene il punto di osservazione privilegiato.

Vista verso la Val di Zoldo

Comodamente seduto sui tavoli esterni del Rifugio Venezia

Il Rifugio Venezia con in lontananza l’Antelao

 

Rifugio Talamini, l’alternativa.

Volendo i tempi di transito fino ad ora combaciano perfettamente. Per rientrare in direzione di Zoppè tenendo in considerazione il passaggio al Rifugio Talamini, l’anello si completa seguendo un tratto di sentiero dell’Alta Via n°3. Inizialmente il 475 per poi deviare seguendo il 493 che aggira completamente le Crepe de La Viza Vecia, attraverso i boschi che guardano unicamente verso la Valle del Boite. A differenza di quello di salita, che si muove completamente all’interno dell’Anello Zoldano, in questo versante sono coperto dai boschi ma con le sagome rocciose del versante ad Est della Boite sempre a farmi grande compagnia.

In direzione de la Pena e delle Crepe de La Vizia Vecia

L’unico riscontro negativo in questo rientro è dato dal fango presente. Il sentiero, come già detto completamente boschivo, rimane per buona parte nascosto dal sole lungo l’intero arco della giornata. Lo scioglimento della neve dei giorni scorsi da vita ad improvvisati acquitrini che trovo dislocati in diversi punti del sentiero. Situazioni che impongono delle improvvisate deviazioni vista la quantità di fango che si viene a creare soprattutto in quei frangenti completamente nascosti dalla luce e dal calore del sole.

Ritorna il colore lungo le Buse de Serla

Tornare alle quote più basse vuol dire ritrovare un po alla volta i naturali colori di stagione. Dopo aver oltrepassato la Val de La Fontaneles tutto riprende nuovamente vita. Ritorno a camminare lungo l’Anello Zoldano, incrocio il sentiero 456 che scende dal centro di Zoppè e i suoi Tabiài sparsi lungo questa ampia e comoda carrareccia.

 

I Tabiai lungo il sentiero 456

Poco più di una mezz’ora per raggiungere il Rifugio dal bivio di sentiero che scende dalle Palù de Serla, una formazione paludosa composta da un piccolo lago. Il Rifugio Giampietro Talamini sorge su di una piccola conca a 1852m che guarda verso la Val dei Masaries. Punto centrale tra la Val di Zoldo e la Valle del Boite essendo raggiungibile in circa 2h dal centro abitato di Vodo di Cadore e in poco più di 1h da Zoppè di Cadore.

Rifugio Giampietro Talamini

Rifugio Giampietro Talamini

Vista verso l’Antelao dal Talamini

Il rientro a Zoppè impone di ritornare sui propri passi. Seguo nuovamente il sentiero 456 che incontra nuovamente i Tabiài, per risalire leggermente al bivio con il Crocifisso su roccia trovato al mattino presto. Arrivare così a Zoppè è questione di poco tempo, dove ho l’occasione di poter ammirare punti panoramici con una luce solare differente rispetto a quella della mattina stessa.

Prati e colori verso il Col del Pian

United Colors

Angolo di Zoppè con il sole del tardo pomeriggio

 

Considerazioni Tecniche, Rifugio Talamini compreso

L’itinerario è da considerarsi lungo ma non proibitivo. Soste escluse la media di tempo necessaria va oltre le 5h di cammino con un dislivello massimo di +650m. Volendo escludere il rientro per il Rifugio Talamini e considerare solo la prima parte (Zoppè di Cadore -> Rifugio Venezia -> Zoppè di Cadore) il tempo di transito tiene una media di 2h e 30m per la sola andata. Il Rifugio Venezia è aperto solo d’Estate mentre il Rifugio Talamini è aperto per tutto l’anno e durante il periodo Autunno/Inverno solamente nei fine settimana.

 

Rifugio Venezia – Rifugio Talamini – La Mappa

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Rifugio Venezia – Il Video


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Location: Passo di Rutorto – Col Botei (BL)

Area Geografica: Val di Zoldo – Valle del Boite (BL)

Regione: Veneto

Accesso: Dal centro abitato di Zoppè di Cadore (BL)

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