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Dentro le mie Dolomiti

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  • Immagine del redattoreStefano Germano

Primi colori d'Autunno a Carezza - Alto Adige

Aggiornamento: 4 nov

Facile escursione attraverso i prati ai piedi del Catinaccio.

 

Il Catinaccio e la leggenda del Re Laurino, la Roda de Vaèl e quella sua liscia parete dorata che durante la stagione autunnale si colora di quel fuoco che sembra uscire con violenza dalla dura roccia di Dolomia. Un vasto altipiano che si apre al cielo attraverso alpeggi e boschi che colorano di vita il mio Autunno. L’Alto Adige che ti aspetti, che ti accoglie a sé con tutte le sue meraviglie e quelle leggende che vivono nella cultura Ladina sin dalla notte dei templi.



Ritorno nuovamente dopo i recenti mesi estivi in Val di Fassa e in quei territori limitrofi che guardano già all’Alto Adige. Torno nuovamente al cospetto di queste vette rocciose con quei ricordi che per me rimarranno per sempre indelebili, a farmi innamorare di queste vallate e di questa cultura che d’ora in avanti saranno sempre più partecipi del mio “mondo” Dolomitico. Ora il contesto cambia notevolmente. Ora tutto ciò che durante i mesi estivi si presentava con una luce completamente diversa, con l’Autunno tutto si trasforma in un mondo da scoprire nuovamente, da vivere sotto delle luci ben diverse.


Re Laurino e la Principessa Sissi mi portano però leggermente oltre confine della Val di Fassa. Una linea di confine che dal Passo di Costalunga (1745m) raggiunge la Val d’Ega, in pochi minuti di auto direttamente dalla “mia” vallata Fassana. Un nuovo territorio che si apre così nel nome di Carezza e del suo magnifico lago, delle leggende che dal Latemar si innalzano verso i picchi e la spinale rocciosa del Catinaccio Rosengarten, del Roda de Vaèl e della Val di Tires, che di lì a poco da vita a nuove “leggende” Dolomitiche. L’immediato cambiamento culturale tra la Val di Fassa e la Val d’Ega si sente nell’immediato, un fulmine culturale che percepisco seguendo un istinto che una curva dopo l’altra mi accompagna al Passo di Costalunga (Karer Pass – 1745m), porta di accesso nell’Alto Adige da vivere.


La lunga serpentina d’asfalto lascia il Passo di Costalunga, in direzione di Carezza e Nova Levante. Un paio di chilometri, o forse anche meno, per una laterale che sulla destra sale in direzione del Passo Nigra (Nigerpass – 1688m), via di accesso stradale che collega il Costalunga con la Val di Tires. È proprio in questo tratto stradale che in circa un paio di chilometri raggiungo un ampio parcheggio, che sia sulla destra che sulla sinistra presenta evidenti cartelli escursionistici. Parcheggio perfetto per un perfetto punto di partenza.

 

Moseralm – 1580m


Il mio sentiero è il numero 9. La tabella maggiore indica il Moseralm, mentre quella minore il Kaiserstein Tour. Un'unica indicazione di cammino che scorre nella stessa direzione, scendendo nell’immediato all’interno dei boschi dell’Unterputzer. Fitta vegetazione che trattiene ancora a sé tutta la meraviglia che non tarderò a scoprire, con alcuni punti in cui il sole riesce a penetrarvi regalandomi così effetti e colori che identificano questo mio Autunno. Il sentiero è agevole, una piacevole discesa tra questi boschi e costeggiare un bellissimo torrente interno ricco di quell’acqua che per un’intera notte ha invaso l’intero territorio.



Sta di fatto che quella che ora mi si presenta è una di quelle tipiche giornate in cui poco avrebbe potuto presagire un repentino e favorevole cambiamento meteorologico. Una lunga notte che ha portato con sé pioggia lungo le valli e quella magnifica spolverata di neve bianca a cominciare dai 2000m di altitudine. Lungo la Val di Fassa l’alba è all’insegna del cielo azzurro con quelle poche nubi presenti già morenti, con il Sassopiatto e quel poco versante del Sella completamente bianche di neve fresca. Stessa cosa da questo nuovo versante, dove sia il Latemar che quei primi tratti visibili del Catinaccio si presentano con quella leggera velatura sicuramente troppo debole per contrastare le alte temperature di questo incredibile Ottobre.


Il Moseralm è una bellissima struttura turistica che si affaccia ai piedi dell’Oberputzer, su improvvisi ampi spazi erbosi che improvvisamente prendono vita appena uscito dai boschi. Un grande alpeggio che ancora ospita qualche mucca libera al pascolo, dove finalmente mi si apre un grande palcoscenico naturale sapientemente illuminato da un sole forte, e da quel leggero tepore che impone nel togliermi qualche capo leggermente pesante. La sensazione che provo è magica, piena di energia e positività dove le due meraviglie di giornata, il Latemar come il Catinaccio, finalmente si esprimono nei loro primi e naturali particolari.

L'alpeggio del Moseralm

Vista verso il Latemar

Vista verso il Catinaccio Rosengarten


Bellissima struttura ai piedi di un mondo alpino tutto da scoprire. Una SPA che evidenzia nell’immediato un certo livello sia di servizio che di ospitalità. Questo è il Moseralm, uno di quei quattro stelle che portano con sé la tradizionale gestione familiare Ladina per un servizio alberghiero decisamente di alto livello. È il mio “rientro” alla civiltà per pochi minuti, il mio contatto con il resto del mondo detto ovviamente in modo bonario che non solo mi porta a collegarmi con il nuovo sentiero da seguire, ma che mi dà anche l’opportunità di osservare con molta attenzione anche i minimi particolari di questa struttura che in tutta onestà mi incuriosisce parecchio. Ma questa sarà sicuramente un’altra storia, magari in futuro.

 

Prati di Colbeggio (Kolbleggwald) - 1750m


Prendo cinque minuti di pausa, giusto il tempo per due chiacchiere informative con chi si presenta come titolare della Famiglia Eisath, proprietaria della struttura, e che trovo placidamente a sistemare dei bellissimi vasi di fiori. Due chiacchiere molto esaustive e che testimoniano il carattere di queste culture del Tirolo: gentilezza e cortesia ma con quel timbro di voce forte e chiara che identifica con orgoglio la storia e le origini di questa stessa cultura che oggi mi ospita. Non so voi, ma con tutta la mia onestà devo ammettere che quando si parla di Alto Adige o Tirolo, ho sempre l’impressione che l’originalità italiana sia un principio ancora molto lontano dalla realtà dei fatti.


Sono sempre dei confronti che servono per capire e scoprire lati di una cultura decisamente molto lontana dalla mia, e parecchie volte arrivo alla conclusione che imparare in questi casi sia una perfetta lezione di vita. Ma il mio cammino prosegue dove, adiacente alla strada asfaltata del Moseralm, il sentiero 16 inizia leggermente a salire. Una prima parte che dall’asfalto si addentra su di una bellissima strada forestale interna, e che per l’intero Kaiserstein Tour sarà il mio riferimento di cammino. Onestamente parlando, sebbene le tabelle segnaletiche del Tour non manchino come riferimento di cammino, guardando per bene la mia mappa Tabacco noto nel versante più a monte del mio itinerario la presenza di diverse diramazioni di questa forestale. Un susseguirsi di cambi di direzione che devo comunque osservare per bene.




I Prati di Colbeggio si aprono ai miei occhi. Bellissime radure erbose che escono dai boschi dell’Oberputzer, regalandomi così una magnifica occasione di potermi muovere all’interno di questi grandi spazi erbosi e allontanarmi dalla strada forestale principale. Un susseguirsi di piccole baite e fienili che si posizionano su diversi versanti a guardare la maestosa spinale rocciosa che il Catinaccio Rosengarten staglia su questo mio versante. Ora il Latemar esce di scena, nascosto da questi scollinamenti che temporaneamente mettono da parte il massiccio roccioso di Re Laurino. Il passaggio è straordinario, panoramico e dalle grandi pareti che dalle Cime di Coronelle (Tschagerspitze – 2720m) si allungano verso la Cresta dei Masarè (2727m) a chiudere questa perfetta linea Dolomitica. Senza dimenticare però al loro interno la liscia parete del Rotwand, la Roda de Vaèl e i suoi meravigliosi 2806m di altitudine.





Ora la giornata si fa più calda. Un’incredibile temperatura che il 27 di Ottobre fa segnare alla mia applicazione meteo una gradazione che si aggira sui 15°. La sensazione è qualcosa di poetico, un santo tepore che si mescola con alcune folate di aria leggermente fresca a rendere ogni mio movimento più agevole e in perfetta sintonia con l’ambiente che mi circonda. Il mio sole di tanto in tanto viene per qualche minuto nascosto da qualche nuvola di passaggio, e la differenza stagionale la percepisco in questi istanti dove, mancandomi improvvisamente il suo calore, ciò che è il freddo di stagione per qualche momento si rende partecipe della mia giornata. Ma tutto procede in modo del tutto perfetto, in una perfetta sintonia e pace con l’ambiente che mi sta ospitando.



Di questi fienili e di queste baite ne faccio una cultura. Il Colbeggio dispone queste piccole realtà di un’antica montagna un po' dappertutto. Alcune ben visibili all’occhio ma altre ben nascoste da quei piccoli frangenti boschivi quasi a volerle allontanare dalla quotidianità dei giorni nostri. Anche quassù si respira quell’aria di abbandono, dove l’Autunno per l’ennesima volta dimostra come la montagna stessa venga in questo periodo abbandonata alla stagione in corso, quella che anticiperà di poco quel lungo Inverno dove tutto si fermerà nuovamente.


"Questo mi fa sentire per l’ennesima volta solo, e lontano da qualsiasi contesto di civiltà. La stessa incontrata al Moseralm che, sebbene composta dalle ultime presenze turistiche di stagione, mi riavvicina temporaneamente ai miei simili sebbene di lingua diversa".




 

Rifugio Duca di Pistoia – 1750m


Una delle regole riguardo la sicurezza in montagna è quella di seguire sempre il sentiero, senza mai allontanarsi troppo. Questo mi fa pensare, soprattutto al contesto naturale che mi ospita dove non sussiste nessun pericolo o rischio per la mia persona. Di fronte a me ampi prati dove spaziare la mia voglia di camminare liberamente senza dover rispettare questa regola. È un confronto tra me, gli alpeggi che mi circondano e il cielo azzurro che mi sovrasta. Tenendo sempre come riferimento la bianca linea di cammino del mio sentiero di riferimento, mi addentro all’interno di piccoli boschi che si alternano di colorazioni sempre diverse e che in certi frangenti sembrano ancora lontani da quel “foliage” di stagione tanto ricercato.





Tra le tante baite presenti vengo attratto da una che da lontano emerge di quel suo bianco che inevitabilmente va in leggero contrasto con il verde del suo alpeggio. L’erba in questo frangente è completamente inzuppata d’acqua, cosa decisamente normale visto la lunga notte condita di pioggia senza una minima interruzione. Acqua che in certi momenti si mescola con ampie chiazze di fango e di quei residui organici che testimoniano una lunga Estate dove i grandi pascoli hanno vissuto tra questi liberi spazi la loro stagione più bella. Questo fa dedurre un intenso affollamento di animali liberamente custodi di questo territorio. La baita si presenta come Heinzenhof, una piacevole struttura che dalla bianca muratura dimostra l’abile mano dell’uomo nel renderla, oltre che malga alpina, anche una struttura adibita a ristoro turistico.


Malga Heinzenhof - 1680m

Come sempre in questi casi, la mia curiosità prende il sopravvento. Da l’idea di essere chiusa per fine stagione per quella sua mansione di ristoro turistico, ma la sua stalla in piena attività mi porta a cercare qualcuno per quel saluto di convenienza e per vedere se magari ci può scappare quel caffè che a mattina inoltrata potrebbe cadere come una bella idea. Nessuno in giro, soltanto cinque vacche che con grande curiosità interrompono temporaneamente la loro interminabile mansione di masticatrici imperterrite di fieno e dal latte prodotto sicuramente di grande qualità. Ma non tutto viene per nuocere. Infatti, nel giro di pochi istanti vengo raggiunto da una Signora oltre all’età media, che con quel grande sorriso che si espande sulle rosse guance che solo Heidi poteva permettersi, mi saluta con quell’inconfondibile accento che per l’ennesima volta mi ricorda che con molta difficoltà posso ritenermi ora in territorio italiano.




Riesco a capire che di caffè non si può sperare. L’orario si avvicina al pranzo di metà giornata e sul fuoco solo pentole che con grande brio emanano nell’atmosfera profumi che dal formaggio fuso si confondono con carne alla brace di grande intensità. Ovviamente non posso pretendere oltre che al caffè richiesto, per cui ringrazio la Signora per la sua simpatia e ugualmente cortesia proseguendo per questo mio cammino all’interno di questo mondo libero e che tra i suoi alpeggi non termina di definirsi infinito.



Pranzo a sacco come da programma. Raggiungere il Rifugio Duca di Pistoia è questione di quei facili venti minuti che proseguono tra questi verdi alpeggi. Il Rifugio lo trovo chiuso e quella voglia di caffè prende sempre più il sopravvento. Pure il Ristorante Albergo Jolanda, che si pone nelle vicinanze del Rifugio, è chiuso e già in fase di lavori di manutenzione in vista dell’imminente stagione invernale.


Tutto rimane così abbandonato, dove lungo queste ampie vie di cammino ciò che muove leggermente la polvere sono solamente i miei passi. Ma qualcosa echeggia nell’aria, un leggero tintinnio portato da questa leggera brezza. Salgo una leggera spallina più a valle del Rifugio, un centinaio di metri che in pochi istanti mi accompagnano lungo una recinzione in legno dove quattro cavalli e un pony si godono questa meravigliosa giornata tra questi prati che guardano verso il meraviglioso versante Nord Occidentale del Latemar. La vista è sublime, l’enorme possanza di questo massiccio che si divide tra la Val di Fassa, la Val di Fiemme e la Val d’Ega ora torna nuovamente al cospetto della mia giornata, e questo non può che diventare nell’immediato il punto perfetto per questa mia lunga pausa di metà giornata.



Ora non potrei che desiderare quel caffè che tanto mi manca, per completare in modo perfetto questo scenario naturale che mi lascia senza parole. Il silenzio è lo stesso che in mancanza di altri esseri umani, e di traffico veicolare, mi trasporta all’interno di una nuova dimensione. Mi siedo tranquillamente su di un tronco di legno che sembra messo li apposta per questo mio momento di assoluta libertà. Queste adorabili creature non sembrano troppo incuriosite dalla mia presenza, pony a parte che invece devo tenere leggermente a bada appena il mio panino emana nell’aria i suoi forti sapori. Peperoncino sott’olio compreso….






La bellezza di questo territorio è immensa. Mi trovo a circa 1800m di quota comodamente adagiato su di una spalla ancora verde e luccicante al sole. Un morso dopo l’altro per ammirare queste adorabili creature muoversi all’interno di quel loro grande spazio limitato solo da una piccola recinzione. Attorno a loro il lontano Latemar sembra avvicinarsi sempre di più a tutti noi, sebbene il sole lo tenga ancora in ombra prima di essere illuminato da quella lunga fase terrestre di chiusura giornata. Ma ciò che ora alimenta maggiormente lo spettacolo naturale che mi ospita, è la possente mole del Catinaccio dove un nuovo miracolo ora prende vita. Se dai versanti più lontani tutto mi sembrava così “enorme”, da questo punto così perfetto la dimensione di queste vette, di queste guglie e campanili raggiunge il karma perfetto.



Le parole cercano di dare una spiegazione, di portare ad altri ciò che questi momenti mi trasmettono. Le immagini sono quella testimonianza virtuale che in qualche modo si avvicinano alla realtà, ma sono gli occhi il vero testimone delle mille realtà che ora “invadono” pacificamente quello che ora identifico come il “mio” territorio. Allora immergiti con me nel virtuale, in tutto ciò che le immagini riescono a farti viaggiare lungo quella sottile linea chiamata realtà….






 

Alpine Pearls – 1750m di media


È la fase di rientro. È il sentiero 1/A che dall’Oberkolblegg scende attraverso i boschi dello Tschein per rientrare nuovamente al punto di partenza, e chiudere così questo mio anello escursionistico nel cuore della Val d’Ega e del territorio turistico di Carezza. "Perla Alpina" certo, perché scende in placida semplicità all’interno di questi fitti boschi che per quanto si avvicinino sempre più alla base del Catinaccio tanto riescono a tenerne nascosto ogni suo minimo particolare. Solo in certi frangenti il bosco concede alcuni tratti liberi, ciò che basta per rendermi veramente conto della bellezza di questo suo possente versante.


Magnifico è a dir poco…



Improvvisamente un piccolo desiderio prende vita. Adiacente al Ristorante Albergo Jolanda il sentiero 1/A si muove in direzione del grande massiccio del Catinaccio. Mai come oggi mi sono avvicinato così tanto da questo enorme bastione di roccia. Il sentiero costeggia la strada di collegamento tra il Passo Costalunga e il Passo Nigra, quando improvvisamente sulla mia via di cammino compare una bellissima baita in legno che, con grandi pennoni al vento, testimonia la presenza di una struttura ricettiva in piena attività. Si tratta dell’Ochsenhutte (1840m), una bellissima baita turistica che finalmente da vita a quel mio caffè tanto desiderato. Abilmente costruita di quel legno che ancora profuma di nuovo, sebbene porti con sé decenni di attività lungo questa valle. Una bellissima terrazza esterna al cospetto di un sole e di un vento meraviglioso, che con il caffè e la fetta di torta (immancabile) mi porta nuovamente in Paradiso.




La soddisfazione è tanta quanto bella sia la mia sensazione di vita. Quando la “voglia” si sposa perfettamente con l’ambiente che mi ospita, non esiste nulla nella vita che in questi istanti mi rendono più felice. Lasciare la baita è quell’arrivederci alla prossima stagione estiva, quando questi grandi spazi saranno nuovamente invasi dagli alpeggi e da quel caldo sole che tornerà a dare vita a questa valle meravigliosa. Il sentiero scende con alcuni piacevoli tratti che mi riportano leggermente verso il cielo. Ancora baite e fienili che improvvisamente guardano al mio senso di marcia, con quei piccoli momenti in cui gli spazi boschivi mi regalano nuovamente il “mio” Catinaccio, la mia Roda de Vaèl, e l’imponente ombra del Latemar che passo dopo passo sembra venirmi sempre più incontro.







Ora quel bambino che tanto desiderava toccare con mano questo nuovo gioco è diventato uomo. Tutto ciò che dall’inizio di giornata ha caratterizzato curiosità e desiderio, con il passare delle ore il mio cammino si è colorato di una stagione e di un habitat naturale di straordinario impatto emotivo. Natura infinita e lussureggiante, dove la mano dell’uomo rimane sempre aperta al rispetto e alla tutela di questo piccolo Paradiso che per un’intera giornata ha preso in ostaggio i miei occhi, la mia mente e le mie emozioni più belle.



L’Alto Adige, la Val d’Ega e la leggenda di Re Laurino che dal Lago di Carezza i forti venti portano verso il Latemar, il Catinaccio e quel magico giardino delle rose….




 

Il Kaiserstein Tour - Note Tecniche


Lunghezza sentiero: 6km 700m

Dislivello totale: +256m

Tempi di cammino: 3h (individuali)

Tipologia di sentiero: E - Escursionistico


 

Il Kaiserstein Tour - La Mappa




Kaiserstein Tour - Alto Adige
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Il Kaiserstein Tour - Il Video


Guarda i miei video Dolomitici all'interno del mio Canale YouTube


 

Location: Carezza Dolomites (BZ)

Area Geografica: Val d'Ega - Passo Nigra (BZ)

Regione: Alto Adige

Accesso: su sentiero 9 all'altezza dell'Unterputzer - Moseralm

Per il mio soggiorno: ho alloggiato in Val di Fassa al B&B Ingrid a Campitello di Fassa, di cui in breve tempo si raggiunge il Passo Costalunga

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