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Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

Anello del Cavallino – Comelico Superiore

Aggiornamento: 21 feb

Dal Comelico alle Alpi austriache, e la Traversata Carnica come linea di confine.

 

E’ stato di per stesso una straordinaria scoperta dell’Hobstanser Hutte nel 2020. Un Trekking che dalle Dolomiti del Comelico (Dolomiti Bellunesi) mi trasporta lungo i verdi alpeggi del Tirolo austriaco. Questo, che io ho nominato l’Anello del Cavallino, va a completare con il Filmoor Hutte una parte della bellissima Traversata Carnica attraverso il suo versante più orientale.

Il Comelico che mi ospita lungo quelle creste di roccia scura che geograficamente sono la linea di confine tra l’Italia e l’Austria. Il Monte Cavallino (2689m), che riesce a mantenere quella sua tipica e pallida colorazione Dolomitica all’interno di questo contesto geologico di origine vulcanica. Diviene un anello che parte all’altezza di Casera Silvella (1838m) per risalire in direzione del Quaterna. La Traversata Carnica a portata di mano.

 

Casera Silvella 1833m – Punto di partenza nel verde Comelico

Una delle tante Malghe (o Casere) sparse lungo questo verde territorio del Comelico Superiore. Caratteristica Malga adibita ai pascoli estivi (non aperta al pubblico) e ubicata a 1833m a monte della bellissima e lussureggiante Val Digon. Un punto di partenza che con le prime ore del mattino sprigiona la giusta energia, e gli animali liberi al pascolo lungo il sentiero 146 (Sentiero Italia) che sale delicatamente verso il Passo Silvella.

Limpida mattina in Val Digon

Casera Silvella e la tranquillità dei suoi liberi pascoli

La mattina è una di quelle fresche e limpide di metà Luglio, la Casera è ancora avvolta dal silenzio di questa valle. I suoi “veri” abitanti si stanno preparando ad uscire e seguire istintivamente una libera linea di sentiero, che li porterà a pascolare l’erba più verde di questo territorio. La Val Digon si allunga tra la bellissima Costa della Spina (versante ad Ovest) e le Alpi Carniche (versante ad Est), linea di confine con la vicina Austria e le sue zone alpine ricche di spazi verdi e pascoli in alta quota.

Su sentiero 146 in direzione del Passo Silvella. Il Col Quaterna 2503m sulla destra

E’ sempre un grande piacere iniziare una lunga giornata attraverso quella tipologia di sentieri, che ti danno il loro benvenuto, senza dover richiedere già un notevole impegno. Questa ampia strada, sentiero 146, risale le spalle erbose della Silvella nella più assoluta agevolezza. I suoi sempre presenti pascoli non si limitano unicamente alla zona della Casera, ne trovi sparsi lungo la via quasi a volermi distrarre dal mio cammino.

Nel silenzio di questa valle il tintinnio delle loro campane fanno da eco ad ogni mio passo, trasportato da quel leggero e fresco vento di questa mia nuova e solare giornata. Questo per me è l’ideale, quel ritmo di marcia che mi fa sentire coccolato da questa Natura. Sono emozioni che devono essere vissute, colte al volo all’interno di questo habitat dove tutto diviene in modo naturale. Nulla fortunatamente è costruito per mano dell’uomo.

Già in quota più elevata. La Val Digon e un tratto della Costa della Spina con la piramide del Col Quaterna sulla destra

Che tu sia solo o in compagnia diviene quasi difficile scambiarsi qualche parola. Si è così talmente rapiti da tutto questo che il cammino diventa un passaggio in quota completamente solitario e questo mi arricchisce maggiormente. La mia abitudine di camminare lungo questi sentieri in assoluta solitudine, mi porta così ad instaurare un rapporto con la Montagna in modo più personale, in vista delle parti più impegnative che mi attendono in quota.

Una serpentina che in alcuni tratti si allunga, con il Col Quaterna e il Passo Silvella che rimangono sempre ben visibili lungo l’intero versante che so affrontando. Il fischio delle Marmotte che vede in questo territorio dagli ampi spazi uno dei loro regni più naturali. Si sentono e si fanno ben vedere, correre di fretta da una tana all’altra e in certi momenti ad attraversare in tutta fretta il mio sentiero a pochi passi da me.

 

Passo Silvella al Col Quaterna – 2329m

Prima deviazione di giornata, e prima sosta sebbene questa prima parte non sia stata per nulla impegnativa. E’ l’occasione per trarre spunti panoramici da questa quota, che guarda verso la Val Lorera e i punti geografici delle vicine Dolomiti di Sesto e l’Alpe di Nemes. Da questo Passo ci si divide in tre diverse destinazioni. Il sentiero 148 che sale in vetta al Col Quaterna per poi proseguire in direzione del Rifugio Rinfreddo. Il 146 che scende verso la Val Lorera e l’Alpe di Nemes e il 160, la mia linea da seguire che sale alla Sella dei Frugnoni.

Al Passo Silvella 2329m

La Val Lorera, in lontananza il massiccio roccioso delle Dolomiti di Sesto

Giusto il tempo per rendere onore a questo paesaggio che già arriva il momento di proseguire. La giornata è ancora lunga sulla carta, e il sentiero che sto per affrontare è del tutto nuovo per me. Unica eccezione la salita verso il Frugnoni e la sua tipica roccia scura. Il sentiero 160 inizia a salire in direzione della Sella dei Frugnoni, ben visibile dal Passo Silvella soprattutto dalla presenza dei resti dell’ex caserma della Guardia di Finanza, storica figura di questo tratto geografico.

Questa vecchia struttura di tempi ormai andati perduti, ancora ben conservata della sua muratura originale sebbene in precarie condizioni di stabilità. La ricordo per un particolare vissuto durante la mia escursione nel 2020 presso l’Obstanser Hutte. La curiosità per queste vecchie e storiche strutture attira sempre la mia attenzione, al punto tale di visitarla internamente senza rendermi conto della presenza di un paio di vipere pronte a qualsiasi reazione.

L’ex caserma della Guardia di Finanza, presso la Sella dei Frugnoni 2539m

Una serpentina che lascia così il Passo Silvella, un dislivello di circa 200m che scorre ripido lungo le Pale del Rio Negro dando vita così alla cresta del Frugnoni a 2563m di quota. L’arrivo alla Sella è contornato da un panorama che allunga in maniera straordinaria il mio punto di vista. Tutto non si ferma solo verso la Val Lorera e le Dolomiti di Sesto, posso finalmente ammirare pure la lunga catena rocciosa che forma il gruppo Dolomitico del Popera, lungo la bellissima Val di Padola.

Il Popera e le vette delle Dolomiti di Sesto, ai piedi la Val Lorera per intero…

Punto di passaggio, ancora qualche minuto e inizia così quella che io definisco l’obbiettivo, la parte più importante di questa mia giornata. La bellissima Traversata Carnica, 180km di sentiero che prende vita lungo le sponde dell’Alto Comelico e scorre lungo una linea di sentiero che si divide tra l’Italia e l’Austria. Il mio intento è di entrare all’interno di questa prima parte di sentiero che mi accompagnerà fino ai piedi del Monte Cavallino, di Forcella del Cavallino e del vicino Filmoor Hutte, nel territorio austriaco.

Vista verso l’Obstanser See e l’Obstanser Hutte…

Cambio di direzione alla Sella dei Frugnoni…

Il punto di vista verso Est, verso il versante austriaco è di straordinario impatto. Sembra quasi di vedere oltre ogni possibile immaginazione, l’Austria e le sue verdi vette composte da catene alpine di grande rilievo. E quel primo piano verso l’Obstanser See e l’Obstanser Hutte, ben posizionati più a valle e raggiungibili in circa 30 minuti di facile e spensierata discesa. Per l’ennesima volta torna così in mente quell’escursione del 2020…

Leggi il mio articolo dedicato all’escursione all’Obstanser See & Hutte

Una comitiva di giovani che risalgono da questo versante per raggiungermi direttamente in Sella. Tutti di nazionalità austriaca, guidati da una figura più matura, esperta e dai capelli d’argento. Tutti pendono dalla sua linea di cammino, dai suoi consigli e da questo ne nasce un piacevole scambio di saluti e di progetti di giornata. Qualche parola di italiano detta in maniera sporadica, il giusto per capire che stanno per intraprendere i 180km della Traversata per 10 giorni completi in alta quota. Straordinario direi…

Passaggio in cresta con l’Obstanser See sulla sinistra…

 

Traversata Carnica al Monte Cavallino

Ora per me diventa veramente tutto nuovo. Le tabelle indicative di sentiero non sono più quelle caratteristiche bianche e rosse presenti all’interno del nostro territorio. Il sentiero segue ora una parte della Via Alpina, indicato dalle tabelle gialle caratteristiche dell’AVS, l’Alpeverein SudTirol. Il sentiero segue una doppia numerazione, 160 + 403 per suddividere la doppia appartenenza di questa unica via tra le due diverse nazioni. Su questo scopro che il 160 è per la mappatura in territorio italiano, mentre il 403 per quello austriaco. Ma nessun problema, l’unica via da seguire è questa quindi o per un numero o per l’altro sempre al Cavallino si arriva.

Sarà proprio così, come dalla foto sopra. Ciò che affronterò sarà un sentiero che si muoverà lungo questa spettacolare cresta mista tra il verde e la roccia scura, lasciata in eredità da antichi e millenari vulcani. Un continuo sali/scendi dove i punti di vista si allungano verso Sud, nel verde e meraviglioso Comelico e quel versante a Nord che guarda verso l’Austria, a completarne un opera di straordinario impatto visivo.

Durante la Grande Guerra questa cresta è stata utilizzata come avamposto di controllo da parte dell’Esercito Austro-Ungarico. La sua naturale formazione geologica divenne così un punto strategico per l’esercito nemico nel controllo quasi completo della difensiva dell’Esercito Italiano. Ed è per questo che l’intero tratto che si affronta è principalmente composto da trincee naturali ed artificiali, ancora oggi ben visibili.

Con alle mie spalle il Col Quaterna

Altra visuale dell’Obstanser Hutte

Improvviso alpeggio di bianche pecore…

Una linea orizzontale quasi perfetta, si divide in leggeri sali/scendi che richiedono pochissimo impegno rendendo il mio cammino più attento ad ogni particolare. Nessuna esposizione di rilievo e un susseguirsi di sorprese che incentivano sicuramente la mia giornata. Come un piccolo raggruppamento di bianche e nere pecore che improvvisamente, dopo aver scavalcato una piccola spallina rocciosa, appaiono immerse nel loro più assoluto silenzio. Quella loro pace e tranquillità dettata sicuramente da questo loro ambiente così sano.

Fiori tra la roccia, immancabile simbolo di adattamento…

Si sale…

… e si scende!

Il tempo si mantiene ancora perfetto, sebbene le previsioni non siano molto dalla mia parte per il pomeriggio. Il sole riscalda questo mio sentiero, sebbene dalle due valli opposte salgano delle forti correnti di aria più fresca. L’abbigliamento leggero non è sufficiente in certi momenti soprattutto nei transiti più elevati, quelli che oltrepassano i 2.500m di quota. Ma tutto prosegue nel migliore dei modi. L’Obstanser Hutte e il suo lago sono di ottima compagnia in questo mio primo frangente. Rimangono molto più a valle rispetto il mio senso di marcia, quei 250m di differenza che mi permette di osservare questo loro territorio sicuramente da questa nuova prospettiva, che arricchisce maggiormente la mia curiosità per tutto ciò che mi circonda.

Vista verso cima Vanscuro (Pfannspitze 2673m)

Onestamente non so dire di quanta italianità io possa percepire lungo questo tratto. Situazioni diverse l’una dall’altra dettate da quella sensazione in cui il mio sentiero sia più oltre confine che all’interno della mia amata Italia. Le indicazioni (in tedesco), la presenza di altri escursionisti (austriaci) che incrocio lungo il cammino e, comunque sia, quel clima che mi fa respirare un’aria ben diversa. Avete presente quel contesto in cui ti senti l’unico italiano all’interno di una piazza colma di stranieri?. Bene, l’effetto è lo stesso.

Arrivo così ai piedi del Vanscuro. Una vetta che si innalza a 2673m composta principalmente da questa scura roccia e da ampi e verdi spazi di quell’erba perfetta per i pascoli estivi. Si deve per forza arrivare in vetta, la sua croce è anche indicatore di quel sentiero che poi prosegue verso il Cavallino. Poco impegnativa, ampio sentiero che in certi frangenti viene facilitato dalla sua naturale formazione rocciosa.

Facili e comodi passaggi per la croce di vetta del Vanscuro (Plannspitze 2673m)

Arrivare alla sua vetta apre nuove prospettive. Panorama meraviglioso che guarda verso il Tirolo e quella sua bellissima catena montuosa, dove in lontananza le vette più in quota sono ancora ben ricoperte da quella coltre di neve di un Inverno millenario. Credo nell’importanza di ammirare e conoscere quelli che sono i territori montani che confinano con le Dolomiti Italiane. Sono la continuità di un Mondo infinito da scoprire, un sentiero che prosegue verso nuove culture e nuovi angoli naturali degni della conoscenza di tutti noi.

 

In croce di vetta di Cima Vanscuro

E come sempre quella parte finale, dove la croce diventa l’emblema di queste montagne…

Cima Vanscuro, a 2673m

Spettacolare punto di vista del sentiero che mi attende, sulla sinistra il Cavallino

Lascio la sua croce di vetta, bellissima esperienza…

Scende ripido il sentiero dopo la vetta. Un passo dopo l’altro da affrontare con un po di attenzione sebbene distratto dal panorama e soprattutto da cio che mi attende. E’ nitido infatti e ben visibile il sentiero, quella sua linea ben marcata che si distribuisce lungo questa infinita cresta. In lontananza vedo sporgere il Monte Cavallato (Kl. Kinigat 2671) e alle sue spalle, più imponente e massiccio, il Monte Cavallino (Gr. Kinigat 2689m). Sembrano così alla mia portata che non devo farmi tradire da quell’effetto ottico dovuti alla distanza rimanente.

Inizia una nuova e lunga discesa…

Perfetta visione della linea di sentiero…

Punto di osservazione della offensiva dell’Esercito Austro Ungarico verso la Costa della Spina (Comelico)

Ciò che mi aspetta ora è un cambiamento di sentiero molto importante. La roccia inizia così a diventare dominante del mio cammino. Con l’ avvicinamento al Monte Cavallatto la scura roccia vulcanica inizia a lasciare il posto alla bianca roccia di Dolomia. Alcuni bellissimi passaggi su enormi formazioni rocciose, tanto da dovermi aiutare con l’ausilio delle braccia per scavalcarne alcuni. I panorami che mi circondano rimangono impassibili, con queste forti folate di vento che in questo frangente sono di maggiore intensità, salendo dal versante del Comelico.

Bei passaggi, un continuo cambiamento di direzione e di leggeri dislivelli attraverso questa Natura così selvaggia e coinvolgente. Situazioni come queste non sempre capitano lungo i miei sentieri. Quando ho l’opportunità di trovarmi di fronte a questi ostacoli naturali, e per nulla pericolosi, esce in me quello spirito stile “Indiana Jones”, quello spirito di avventura dove affrontare tratti così particolari alimentano e arricchiscono maggiormente la mia giornata. Come un eterno bambino che lasci libero all’interno di un Luna Park tutto suo…

E che roccia di Dolomia sia allora. Lunghi tratti attraverso dei leggeri ghiaioni che scorrono alla base del Cavallatto e del Cavallino. Il Comelico lascia così più spazio alle Alpi Carniche dove la Pala di Ciuzes è quell’ultimo anfiteatro roccioso che mi permette di ammirare l’ampia base del Monte Cavallino stesso. E’ una piccola parentesi di bianca roccia prima di arrivare in Forcella Cavallino (Filmoor Sattel 2453m) e prendere così il controllo di questa ultima vetta ed immergermi nuovamente all’interno di quel contesto naturale di origine vulcanica.

Il Monte Cavallatto (Kl. Knigat 2671m)

Il Monte Cavallino (Gr. Knigat 2689m)

Il lungo ghiaione della Pala de Ciuzes…

Un cammino spettacolare e in equilibrio, facile e molto coinvolgente…

In cammino lungo la base del Cavallino

Una delle maggiori caratteristiche dettate da queste lunghe escursioni, è dettata dai diversi scenari panoramici che si possono incontrare. Guardando bene sulla carta questo è un anello che impegna per una giornata intera e questo è dovuto anche dal fatto che i territori che si vanno ad esplorare sono di diversa Natura geografica. Arrivare in Forcella del Cavallino 2543m è l’occasione di avere una nuova visione di questi territori che si dividono tra l’Italia e l’Austria.

Non solo il Comelico, non solo quella piccola parte che rientra all’interno delle Dolomiti di Sesto e le Alpi Carniche. E’ un susseguirsi di formazioni rocciose e di culture che si racchiudono all’interno di un unico abbraccio. L’arrivo in Forcella mi da una nuova visione del roccioso Cavallino e del Comelico che da questo punto di vista si apre a nuovi spunti panoramici. Per non parlare di quelle nuove vallate che guardano oltre confine nazionale.

Forcella Cavallino verso il Monte Cavallino

Forcella Cavallino verso gli alpeggi austriaci del Filmoor

Punto di vista più completo del Monte Cavallino

Da qui si scende, seguendo il sentiero 403 che in circa 20 minuti porta finalmente a quello che io ho sempre ritenuto come il vero obbiettivo di giornata: Il Filmoor Hutte.

 

Filmoor Standschutzenhutte – 2350m

Bellissima e solitaria struttura adagiata a 2350m di quota e riverso verso la Stuckenwisen, un’ampia e verde radura che si allunga verso l’Heretalm e i piccoli laghi Ob. Stuckensee e Unt. Stuchensee. Una catena montuosa alpina dove primeggiano verdi ed infiniti prati, l’ambiente più naturale da vivere durante l’Estate. Il Rifugio è di proprietà dell’AVS Alpenverein Sudtirol, che si allontana notevolmente dalla classica struttura dei nostri Rifugi Dolomitici.

Verdi ed infiniti prati…

Il Filmoor Hutte, a 2350m

Lavorato esclusivamente in legno scuro, tipica usanza per i Rifugi Tirolesi. Si parla principalmente la lingua tedesca e l’unica presenza di “casa nostra” è data da un simpatico ragazzo italiano che si occupa di dialogare e seguire gli escursionisti italiani. Il mio orario di arrivo combacia perfettamente con l’ora di pranzo, curioso ed interessato di poter gustare qualche piatto tipico e servito secondo tradizione.

Nulla mi delude, anzi quasi tutto prosegue alla perfezione. L’ospitalità e la cordialità del personale Tirolese rimane sempre con quel piccolo livello di “freddezza”, dettato sicuramente da una cultura molto lontana e diversa dalla nostra e che per loro diviene naturale ma molto percettibile da parte nostra. Ma a parte questo lascio a questo ragazzo il compito di fare chiarezza sul menù principale di giornata.

Se devo però tirare fuori un piccolo cavillo negativo in merito, devo dire che il servizio che viene offerto in tavola è abbastanza spartano e poco gestito dal punto di vista di immagine. Ottimo il cibo, canederli fritti con tutta una serie di ben di Dio all’interno di un unico piatto, e una torta al cioccolato da cineteca. Però, se non ci mettiamo una piccola tovaglietta personalizzata, un cestino di pane o altro e un po di sale e pepe per aggiungere un po del nostro tocco culinario, vedo il servizio abbastanza freddo e spartano. Va beh!! mangiato si è mangiato, e pure così bene che magari su questo ci si può chiudere tranquillamente un occhio…

“Non mi vorrei sbagliare, ma i tavoli occupati da escursionisti austriaci mi sembravano più curati…”

Buon appetito a me…

Mi alzo dal tavolo ben soddisfatto e a pancia piena. Ora devo intraprendere la parte finale di questo mio anello, e per fare questo bisogna ritornare sui propri passi. Una risalita di circa 30 minuti, l’ultima di giornata, verso il Passo del Cavallino e seguire una nuova linea di sentiero, quella che mi riporta in Comelico.

 

Ritorno in Val Digon

Forza quindi, si rientra verso Casera Silvella per completare così questa mia nuova escursione. Da Forcella del Cavallino ora si inizia una lunga discesa fino alla Silvella. Il sentiero 146 scende vertiginosamente lungo i ghiaioni della Costa di Rigoletto prima di immergersi nuovamente tra i verdi alpeggi della Val Digon. Alcuni bei passaggi panoramici dove spunta nuovamente in lontananza la Costa della Spina, e ancora più lontano alcuni spunti rocciosi del Popera quasi a darmi quel “ben tornato” che mi fa stare bene.

Punto panoramico da Forcella del Cavallino verso la Costa della Spina e il Col Qauterna (in primo piano) e la lunga spinale rocciosa del Popera (in secondo piano).

Tratti misto roccia e verde ai piedi del Cavallino…

E finalmente è il verde Comelico a riportarmi nuovamente verso la strada di casa. Questo versante più a Nord della Val Digon mi regala nuovamente il fascino degli alpeggi. Una serie di serpentine che si snodano lungo alcune piccole e verdi spalle erbose. Non si trovano tabelle o segnali su roccia, per identificare bene il sentiero sono ben visibili dei paletti colorati (bianco e rosso) che risultano un ottimo riferimento all’interno di questo ambiente illuminato da un sole che si staglia con forza su questi prati.

E dove c’è il pascolo si trova l’acqua e l’immancabile casera di fortuna per le lunghe notti d’Estate in queste alte quote. Casera Rigoieto 2080m, una struttura non aperta al pubblico dove stanziano gli animali al pascolo lungo la Costa di Rigoieto. E’ questione di qualche centinaio di metri per congiungermi nuovamente con quella parte di sentiero, il 146, che questa mattina mi ha guidato verso il Passo Silvella. Ritrovo così questa parte finale che nel giro di una ventina di minuti mi riporta nuovamente in Casera Silvella, a 1833m di quota.

Casera Rigoieto

 

Anello del Cavallino – Note Tecniche

Lunga escursione per chi è abituato ed allenato a camminare per diverse ore, nel mio caso circa 8h soste comprese. Da un punto di vista altimetrico, da Casera Silvella alla Sella dei Frugnoni si affronta un dislivello di +706m, che è sostanzialmente la parte più impegnativa dell’intera giornata. La parte che intraprende la Traversata Carnica, quella più in quota, è composta su una parte di sentiero in continuo sali/scendi che si snoda tra i 2550m e i 2678m della vetta di Cima Vanscuro. Dalla sua croce di vetta fino a Forcella del Cavallino si scende per un dislivello complessivo di -200m. Parentesi a parte al Filmoor Hutte, dalla Forcella per rientrare in Casera Silvella il dislivello in discesa è di -620m.





 

Anello del Cavallino – Il Video


Guarda i miei video all’interno del mio Canale YouTube

 

Location: Val Digon/Traversata Carnica – Comelico (BL)

Area Geografica: Comelico Superiore (BL)

Regione: Veneto

Accesso: Da Casera Silvella su sentiero 146

Link: Val Comelico DolomitiInfoDolomitiVenetoMontagnaFilmoor Hutte

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