Stefano Germano
Bianca Primavera in Malga Maraia - Auronzo Misurina
Dai primi campi fioriti ad un nuovo ed improvviso Inverno.
Ed è così che la settimana che segue la Pasqua si presenta ai miei occhi, annullando temporaneamente tutti quei pensieri e visioni che mi proiettavano già verso la nuova Primavera. Quella Primavera dove la neve finalmente lascia il posto alle grandi distese di prati ancora inermi al gelo di stagione. Quella Primavera in cui le prime fioriture iniziano a dare vita e colore a questa nuova stagione, e riprendere quel lungo cammino nelle quote più alte lasciato temporaneamente in disparte.

Una Primavera che si tinge nuovamente di bianco, cambiando in modo repentino qualsiasi mio progetto che in questo periodo mi proiettava già a punti di vista e sentieri sempre nuovi. I primi sentieri liberi dalla neve e resi più accessibili dove la roccia torna finalmente a splendere al sole. Ma le cose in Natura vanno spesso in modo differente, con quelle sorprese che non finiscono mai di stupire e che riescono sempre a ispirare nuove avventure e situazioni da cogliere nell’immediato al volo.
Quella che doveva diventare una bella camminata lungo i boschi della Maraia guardando al Rifugio Città di Carpi, diventa improvvisamente una camminata da modificare e da affrontare con quelle possibili varianti che potrebbero cambiare la situazione. Un fine settimana dove le previsioni meteo non sono per nulla dalla mia parte, un fine settimana dove quei 30cm di neve fresca va a coprire completamente (e nuovamente) il mio sentiero di cammino previsto. Come se non bastasse nuvole minacciose che dalle valli si innalzano verso i versanti delle Marmarole e quella parte dei Cadini di Misurina che da sempre ospita il Città di Carpi.

Ma in Natura tutto diventa ugualmente avventura. Ed è così, con questo spirito positivo che guardo a questa mia nuova giornata tra queste meravigliose montagne. Il primo pensiero che mi si pone di fronte è dato dall’incertezza di raggiungere il Rifugio. Sono le prima luci di un nuovo giorno e mi trovo al punto di partenza di quel sentiero che inizialmente sale su stradina asfaltata attraverso i boschi dell’Aga Rossa in direzione del Cos dal Pian.
La neve nelle ultime ore della notte è caduta in modo debole, giusto per chiudere questi due giorni di forti nevicate che al di sopra del 1500m hanno temporaneamente cambiato ogni aspetto di questa Primavera. Tutto sembra come poche settimane fa, quando il bianco copriva ancora ogni piccolo fazzoletto di questi boschi. Solo nelle zone con più densità di alberi il terreno rimane incolume da questa spessa coltre bianca. Il silenzio sembra quasi eterno, vengo nell’immediato ingoiato da queste foreste e da questa Natura che lentamente inizia una nuova giornata.

Sebbene questa prima e piccola parte di cammino si snodi su quella parte di stradina asfaltata che durante l’Estate giunge direttamente in Malga Maraia, è piacevole quella sensazione in cui questa mia perfetta solitudine mi metti per l’ennesima volta a mio agio. La salita iniziale non mi regala nulla, quella forte impennata che dall’Aga Rossa prosegue per una serie di tratti boschivi che portano con sé nomi quasi indecifrabili ma che nella cultura locale hanno un significato ben preciso.
Baita de Pol, Pian dei Aer, Val dei Aune e Ciaredi, che nella cultura di chi non vive tra queste valli non da nessun significato particolare, ma che quasi sicuramente raccontano storie di altri tempi e legami con queste montagne che dureranno in eterno. Tutto questo rientra in quel senso di positività e di libertà che ora sto vivendo. La Natura sembra in un lento ma progressivo risveglio. Le temperature in questo primo frangente non sono poi così rigide. Quei pochi gradi sopra lo zero che alimentano maggiormente un repentino scioglimento di quei leggeri strati nevosi tenuti prigionieri sulle possenti braccia di questi alti arbusti.

Un sottile tintinnio dettato da quelle gocce che cadendo su quelle foglie autunnali, intonano una piccola e naturale sinfonia. Una goccia che segue l’altra, in un perfetto sincronismo quasi a voler dettare un ritmo che segue il passo del cinguettio incontenibile degli uccellini. Qualche Gracchia vola in cielo, un paio di Scoiattoli dal pelo scuro che saltando da un albero all’altro provocano la caduta di rami secchi e di quelle poche pigne rimaste ben salde durante la stagione invernale. Tutto si definisce in quell’inconfondibile tonfo sul terreno, che attrae la mia attenzione verso l’alto in quel preciso istante in cui riesco a focalizzare, sebbene per un’istante, l’inconfondibile sagoma di una lunga e ondulata coda in veloce movimento.
Tutte situazioni che al mattino presto fanno del bene. È come assistere all’inizio di giornata di noi esseri umani. La sveglia, aprire porte e finestre al nuovo giorno per poi dare vita alla nostra quotidianità. Ognuno con i suoi impegni e le sue mansioni, dettato da ritmi e stili di vita che in Natura sono completamente diversi da quelli che noi affrontiamo ogni giorno. È un paragone che non si avvicina molto, ciò che in Natura viene fatto segue un istinto del tutto naturale, mentre nel caso di noi esseri umani segue una logica forzata e ripetitiva.

Questa prima parte asfaltata non segue un sentiero numerato. Evidenti tabelle indicative per Malga Maraia identificano il corretto senso di marcia da seguire. Al Cos dal Pian la deviazione che lascia questo tratto per inoltrarsi su sentiero che segue sempre una via marcata da una piccola forestale interna. Ora la via di cammino è più escursionistica rispetto a ciò che mi lascio alle spalle. Ora il sentiero 1120 sulla destra inizia quel leggero dislivello che guarda verso i boschi della Maraia Bassa.
Al Cos dinnanzi alla tabella indicativa di sentiero mi fermo per qualche minuto, giusto il tempo per bere un sorso d’acqua ed ascoltare il perfetto silenzio che mi circonda. Da questo punto sono molto lontano dalla strada principale che collega Auronzo a Misurina, gli alti fusti diventano quel perfetto muro invalicabile da qualsiasi suono emesso dall’uomo. La Natura prosegue il suo corso, si aggiunge un motivetto tutto nuovo dettato dai Picchi che improvvisamente iniziano la loro attività. È un “martellamento” che segue una logica molto particolare. Saranno sì e no un paio di esemplari che in perfetto sincronismo, prima uno e poi l’altro, in modo frenetico lavorano il loro pezzo di legno.
La mia è un’attenta ricerca, praticamente vana nel riuscire a localizzare il punto preciso di dove si trovino. Nemmeno cercando la densità del suono emesso riesco minimamente ad avvicinarmi al loro albero, a questo loro “luogo” di lavoro. Ma per quanto fitta sia questa vegetazione ecco che finalmente inizio ad avere un minimo sussulto sulle vicine vette rocciose che formano il versante del Sorapis. Quel suo versante più ad Est che guarda verso la Val d’Ansiei. Quel versante che da vita ai torrioni rocciosi delle Torri della Busa (2691m) e di Cima Valbona (2899m) solo per citarne un paio. Il resto completamente nascosto da bianche nuvole che si confondono con la coltre nevosa delle quote maggiori.

Per conoscenza del territorio so bene che tutto ciò che si pone oltre la valle, oltre al Sorapis anche le Marmarole, sarà uno spettacolo panoramico che sfrutterò arrivato in Malga Maraia. Qualche spunto lungo questo sentiero certo, ma poca roba considerando i boschi della Maraia un vero Paradiso formato da una fitta vegetazione che nulla lascia trapelare oltre. La quota aumenta e con essa pure il livello della neve. Non sono il primo che transita lungo questo nuovo tratto di cammino, alcune tracce lasciate il giorno prima marcano per bene il sentiero facendomi però percepire la consistenza nevosa presente.
Boschi e continuamente boschi. Un paio di ruscelli che dai versanti più a monte scaricano leggere file di acqua fresca e pura, l’ideale per quella pausa di metà mattina per mangiare qualcosa e sfruttare questa limpida acqua di alta montagna. Il tempo non promette nulla di buono. Se le previsioni non danno segnale di precipitazioni, ciò che ora fa la differenza è la scarsa visibilità che non si pone tra queste foreste ma che una volta arrivato in Malga faranno sicuramente la differenza sul panorama presente.

Di per sé il sentiero non cambia minimamente di aspetto. Leggere serpentine che si innalzano di quota per affrontare lunghi tratti che guardano in perfetta linea retta. Un paio di segnaletiche di sentiero per vie di accesso alternative che salgono da vari punti della Val d’Ansiei. La deviazione del sentiero 120 per esempio, che giunge in questo punto direttamente dalla località di Stabiziane (1104m) con riferimento la casa colonica di Palus San Marco e che, seguendo sempre la stessa numerazione, guarda direttamente al Col del Viero e al Rifugio Città di Carpi (2130m).
Malga Maraia – 1696m
Il bosco di dirada, ora ho un maggiore senso visivo di tutto ciò che mi sta’ attorno. Un bellissimo ruscello che un po’ alla volta riesce ad aprirsi un varco attraverso piccole chiazze ghiacciate, per poi proseguire la sua corsa verso valle guardando ai boschi del Col de Colauto. Quei paletti che delimitano le aree chiuse per gli animali liberi al pascolo durante l'Estate. Un leggero spuntone roccioso che a monte esprime un minimo margine di quello che è il versante più a Sud dei Cadini di Misurina, e la Croda de Campoduro (2244m) che prevale da questo punto.


Quell’ampio alpeggio dove i boschi rimangono leggermente distanti quel che basta per dare una perfetta dimensione dell’ambiente che ora mi circonda. Ancora prima di “agganciare” con il mio sguardo la Malga vengo nell’immediato rapito dal panorama che dalla Val d’Ansiei si innalza verso il cielo. Le Marmarole che dal versante della Riserva Biogenetica Somadida danno vita alla Croda Vanedel (2797m), Cime di Vallonta (2742m) e il Cimon del Froppa (2932m) solo per menzionarne alcune.
Il panorama mi appare spettacolare già nell’immediato, sebbene venga su da queste parti un paio di volte all’anno. Nulla cambia se sono punti di vista e grandi panorami che sono già stati visti e rivisti, l’impressione e l’emozione rimane sempre tale come fosse la prima volta.

Malga Maraia si adagia su di un bellissimo pianoro a 1696m di quota, in quella parte finale della Maraia Bassa e Maraia Auta che più a monte, sempre su di ampi prati aperti al cielo, si innalzano di rettamente al Rifugio Città di Carpi. L’ambiente ora sembra fermo nel tempo, in quell’Inverno da poco passato ma che ora torna nuovamente a prendere vita.
Perfetta espressione di attività turistica e di ristorazione. Recentemente rimessa completamente a nuovo per darne un’immagine più moderna e funzionale per il turismo estivo (a volte anche invernale) che sale fin quassù ad ammirare panorami straordinari e la bellezza mozzafiato di quell’alpeggio reso vivo durante l’Estate dagli animali al pascolo. Ora è chiusa in sé stessa, all’interno di questo improvviso inverno, dove non è presente nessuna recente traccia di altri esseri umani se non la mia come presenza.


La ricordo ancora diversi anni fa, circa una quindicina, quando questa Malga si presentava nella sua struttura originale. Quel vecchio alpeggio che forniva ugualmente ospitalità agli escursionisti ma che si presentava con quella veste di Malga di altri tempi, di altre epoche che lentamente stanno purtroppo scomparendo. Però il corso della vita e i suoi repentini cambiamenti non possono più essere fermati. Si presenta ora elegante e funzionale, realizzata con grandi massi di roccia Dolomitica per mantenere ben salda quella sua antica tradizione di alta montagna, e immersa in un assoluto silenzio dovuto, certamente, anche dal fatto che per ora rimane chiusa fino alla prossima tarda Primavera.
Lascio lo zaino e tutta la mia attrezzatura di prima necessità in uno dei suoi tavoli esterni tra quei portici in legno e cemento. La neve in certi punti è abbastanza consistente, ma ciò non mi toglie nessun diritto di muovermi liberamente attorno a questa sua meravigliosa piana per cercare i punti di vista e alcune riflessioni che i boschi circostanti cercano comunque di impedirmi. Ecco che la mia libertà di movimento, con qualche difficoltà visto la consistente massa nevosa presente in certi punti, mi apre la vista a nuovi e spettacolari punti panoramici.


Le Marmarole, dunque, questa infinita spinale rocciosa che prende tutto lo spazio visivo che guarda verso Sud. Selvagge, in certi frangenti pure impenetrabili e dove solo pochi tratti di sentiero ben definiti ne permettono di addentrarvi grazie anche alla presenza di qualche Bivacco disperso all’inverosimile. Il Bivacco Musatti (2111m) che dalle Scale del Mescol si posiziona perfettamente ai piedi della vetta del Mescol (2413m), o il Bivacco Tiziano (2246m) che segue quella linea frastagliata di sentiero, Strada Sanmarchi n°280 dell’Alta Via N°5, che attraversa valloni e canaloni rocciosi della Val Longa e del Lastoi delle Marmarole.
Ora tutto questo però rimane un mistero alla mia vista. Non solo le nubi che vanno ad offuscare particolari che a cielo sereno sarebbero sicuramente più privilegiati, ma anche i grandi valloni di neve che in un certo senso cambiano diverse prospettive di orientamento. Ma questi punti di osservazione per me strategici, sebbene difficili da affrontare un passo dopo l’altro, guardano verso Ovest dove il Sorapis fa bella presenza di sé. Uno dei gruppi montuosi più importanti del territorio che si divide tra Auronzo e Misurina, quel grande “circo” roccioso che per ora è nuovamente sopraffatto da vasti nevai ma che indentifica perfettamente il punto in cui il Rifugio Vandelli (1928m) si posiziona e le varie spinali rocciose che lo attorniano.


Un mondo naturale che si colora solo del bianco, del grigio e di quella tipica colorazione scura dei boschi in questa stagione. La neve che si allinea perfettamente con il grigiore di questo mio cielo, di queste basse nuvole che a tratti alternati vanno a coprire tutte le cime che da lontano formano questo aspetto visivo. Guardo più in alto, verso la Croda de Campoduro e la Maraia Bassa per cercare di valutare la possibilità di salire al Città di Carpi. È un susseguirsi di grandi cumuli nuvolosi che impediscono qualsiasi idea, qualsiasi intenzione di proseguire in direzione delle quote più alte.
Improvvisamente, nelle prime ore del pomeriggio, vengo raggiunto dai venti che da monte spingono con grande forza verso valle queste nuvole che inizialmente davano vita ad una leggera foschia, che nel giro di breve tempo danno più il senso di minaccia che di altro. Metto da parte il Città di Carpi, guardo con molta più attenzione tutti gli spunti visivi che Malga Maraia mi offre, dove una giornata così grigia riesce comunque a farmi vivere la mia montagna con grande interesse ed emozioni forti.

Tocco con mano, per l’ennesima volta, ciò che questa Natura offre sotto tutti i possibili punti di vista, in qualsiasi situazione e fronteggiando qualsiasi possibile elemento naturale. Tutto questo è fantastico, motivante e un carico di energia che respiro a pieni polmoni. Mi sento appagato, realizzato di avere fatto parte di una giornata che non ha promesso nulla di buono da un punto di vista meteo, ma che nel mio desiderio di vivere ugualmente una giornata tra questi boschi ha saputo darmi spunti e particolari che nelle bellissime giornate assolate divengono quasi impossibili da vivere.

Torno sui miei passi guardando nuovamente a quel sentiero e a quei boschi che mi hanno accompagnato fin quassù. Una discesa spensierata e carica di emozioni vissute e condivise solo con me stesso. Nessuna presenza umana in questo giorno tra questi boschi, solo e padrone di questa mia Natura così meravigliosa. Un rientro in Aga Rossa accompagnato da questi continui rumori di una Natura in fase di repentino cambiamento. La neve caduta nelle ore precedenti ha un impatto sempre meno invasivo. Le temperature sono alte e questo porta ad un repentino scioglimento della neve che nel giro di poche ore abbandona i grandi fusti di pini presenti, creando tutt’attorno enormi chiazze di acqua che presto verrà assorbita dal terreno.
È Primavera, indipendentemente da questa sorpresa semi invernale. Una Primavera che mi regala una giornata molto particolare, lontana dai campi fioriti e da quelle bellissime giornate di caldo sole. Una Primavera che lascia il segno nel grigiore di una giornata per me indimenticabile. L'ennesima...
Malga Maraia – Note Tecniche
Una facile e poco impegnativa escursione adatta a qualsiasi tipologia di escursionista. I punti di partenza per la Malga possono essere ben tre, che si congiungono poi unicamente ai sentieri 1120 e 120 che attraversano in orizzontale la Viza Maraia. Oltre a quello da me seguito dall’Aga Rossa al Cos dal Pian, con un dislivello totale fino alla Malga di +462m, dalla località di Stabiziane (Palus San Marco) su sentiero 120. In alternativa all’altezza dell’ex Albergo Cristallo seguendo direttamente il sentiero 1120 che al Cos dal Pian si congiunge con quello da me affrontato. Ottima soluzione, dopo aver transitato per Malga Maraia, salire attraverso un sentiero secondario, poco marcato sulle mappe ma ben presente, che dall’alpeggio di Maraia Bassa sale in circa 45 minuti al Rifugio Città di Carpi.
Malga Maraia - La Mappa
Location: Maraia Bassa (BL)
Area Geografica: Cadini di Misurina - Auronzo/Misurina (BL)
Regione: Veneto
Accesso: su strada carrozzabile per il Cos dal Pian