Stefano Germano
I Piani di Ciauta - Valle del Boite - Cadore
Per me è un po’ come tornare indietro nel tempo…
I Piani di Ciauta si racchiudono all’interno di un territorio che guarda verso il Monte Pelmo, ciò che io personalmente considero uno dei punti di riferimento in tutto ciò che mi lascio alle spalle. Le “origini” di questa mia lunga passione per queste montagne, e per le Dolomiti in generale, nasce proprio lungo questi sentieri, questi territori che fanno del Cadore il cuore e l’anima pulsante del mio modo di vivere il mio mondo escursionistico.

I Piani racchiudono a sé quello che io considero uno dei più belli alpeggi del Cadore, e quello di Casera Ciauta (1552m) diviene sicuramente uno dei punti più interessanti da vivere all’interno di questo contesto. Sarà per il fatto che durante l’Estate l’intera zona è sempre al cospetto del sole, sarà per quei punti di vista che guardano verso l’Antelao e il Monte Pelmo, e sarà pure che il suo è uno degli alpeggi più rinomati del territorio, questa Casera diviene sia punto di arrivo che di transito per altre mete che guardano verso il Pelmo e la ormai vicina Val di Zoldo.
La mia giornata inizia molto presto. È un primo di Aprile che mi voglio regalare guardando ad una bella giornata di sole su di un cammino poco impegnativo, con quella sua particolarità di mettermi a stretto contatto con i boschi e quella fauna in grande fermento. Su Borca di Cadore, o meglio sulla piccola frazione di Villanova, al mattino presto il sole rimane ancora ben nascosto dalla possente mole dell’Antelao che primeggia all’interno della Valle del Boite.

Ciò che trovo molto piacevole è muovermi tra queste piccole vie di queste piccole frazioni che beatamente se ne stanno lontane dai luoghi più turistici, quelli definiti della “massa”. Villanova sorge a poco più di 900m di quota, leggermente più a valle del centro di Borca. Le sue piccola strade convogliano all’interno dei boschi, per prendere leggermente quota e diventare quelle strette strade forestali che alle quote più elevate divengono poi i classici sentieri di montagna.

Il mio sentiero di riferimento, il 475, ha inizio all’altezza di una piccola fontanella d’acqua, che in queste prime ore del mattino è l’unico rumore associato alla leggera brezza che sale direttamente dalla valle. Tutto il resto rimane ancora in silenzio, dove il mio passo sembra scandire un tempo che vorrei poter fermare per l’eternità. Sensazioni piacevoli per pensieri piacevoli. Qualche prima avvisaglia del sole che un po’ alla volta riesce ad uscire dalla possente parete dell’Antelao. È questione di pochi minuti, quella leggera e fresca brezza mattutina si attenua ai primi e tiepidi raggi di sole.

Lascio così il piccolo paese, mi inoltro un passo dopo l’altro all’interno dei boschi su questa stradina asfaltata che nel giro di poche centinaia di metri diviene una forestale. Ora tutto diventa un confronto diretto tra me e i boschi. Una fitta vegetazione che non permette nessun punto di osservazione, come nemmeno i rumori che provengono dalla strada principale riescono a penetrarvi. È un susseguirsi di suoni e melodie scandite dal cinguettio di uccelli e di qualche gracchia che liberamente vola al di sopra di questi arbusti decennali.
Tutto segue una perfetta alchimia che unisce il mio spirito con quello di questa meravigliosa Natura. Troppe volte dimentichiamo quanto sia importante entrare in stretta sintonia con i boschi. Chiudere gli occhi per ascoltare ogni singola parola che questa vegetazione traduce con il suono del vento. Un concerto in cui diverse specie di uccellini convivono all’interno di un unico spazio, e quelle leggere soffiate di vento che creano quella piacevole danza in cui ogni albero si abbraccia all’altro.
I boschi sono misticità, sono quei eterni custodi di misteri millenari, di leggende in cui la Natura stessa riesce a creare oscure presenze e quell’incredibile mondo di fate e folletti. La letteratura antica e moderna spesso racconta di leggende e di strane figure che padroneggiano i boschi. Guardandomi bene attorno, completamente solo e “accarezzato” solo da leggeri aliti di vento, l’impressione che provo è quella di trovarmi all’interno di quel regno di oscure presenze e di fate e folletti. Una misticità che trovo meravigliosa, coinvolgente.

Questo sentiero sale per quei +636m complessivi all’interno di questo mondo così oscuro e fatato. La Primavera a queste quote ormai ha preso il sopravvento. La neve rimane ora un ricordo se non una continua presenza alle quote più elevate. Questo mi permette di camminare finalmente sul sentiero, quello vero. Non più ciaspole e ramponi, e nemmeno quell’abbigliamento più pesante e a volte anche maggiormente scomodo. Finalmente il contatto con "Madre Terra" si fa sentire, finalmente poso sedermi su un giaciglio improvvisato ed accarezzare con le mani la terra, le foglie e quelle bianche rocce che finalmente rivedono nuovamente la luce del sole.

Una bellissima ed ampia strada forestale, dove in alcuni tratti riesco a penetrare con lo sguardo all’interno di questi arbusti. L’Antelao inizia a comparire, quella sua inconfondibile mole piramidale. I boschi di tanto in tanto presentano delle piccole baite leggermente nascoste. Devi conoscere il territorio per riuscire a vederle. Rimangono così ben nascoste che a volte non immagini nemmeno di “sfiorare” questi piccoli angoli di Paradiso. In alcuni casi evidenti tabelle indicative di “Proprietà Privata” fanno ben capire che l’intruso non è ben voluto. Ma tutto si può ugualmente osservare, tenendo quella rispettosa distanza per quei 5 minuti dove poter ammirare questi piccoli gioielli incastonati tra i prati più belli della Ciauta.

L’ultimo bivio, il sentiero di cammino rimane fermo sul 475, l’ultimo tratto in cui la morsa di questa foresta non ti lascia benché minimo spazio visivo. Sembra che la Natura voglia trattenere a sé tutto ciò che tra un po’ diventerà realtà. Come a volerti tenere in disparte per quella che sarà la sorpresa finale. Ed è così che, dopo aver affrontato l’ultima parte di dislivello finale, ai miei occhi i boschi si diradano e di fronte a me uno dei punti panoramici del Pelmo tra i più belli in assoluto.
I Piani di Ciauta – Casera Ciauta – 1552m
Il colpo d’occhio è di quelli che non ti aspetteresti. Dopo circa un paio d’ore completamente immerso in questi boschi che nulla hanno fatto intravedere, improvvisamente tutto si apre di un cielo azzurro leggermente velato, dove i Piani mi regalano una delle diverse viste che guardano al Monte Pelmo (3168m). L’intero versante che dalla Spalla Sud (2500m) scende ad Oriente per giungere in Forcella di Val d’Arcia (2476m) e la Cima di Val d’Arcia (2625m) a completare questa opera naturale di pura roccia di Dolomia.

Ancora neve lungo questi possenti versanti del “Caregon”, tanta di quella neve che dona un meraviglioso risalto a questa sua pallida roccia. Ai piedi di tutto questo un leggero strato di boschi, che quasi nell’immediato lasciano spazio ai grandi prati dell’alpeggio di Casera Ciauta (1552m). La Casera è sicuramente quel classico fiore all’occhiello di un contesto naturale di cui innamorarsi. Centro logistico di grande importanza per chi, proseguendo su sentiero 475, si innalza verso il Passo di Rutorto ( 1931m) per giungere così al Rifugio Venezia A. de Luca (1946m), proprio ai piedi di quella Spalla Sud tanto blasonata dall’alpinismo di tutto il mondo.
Ma non esiste stagione per amare tutto questo. I Piani e la Casera splendono di un fascino che dalla lunga Estate si prodiga per quei suoi colori autunnali, e guardare a quel bianco Inverno dove tutto diventa un romantico presepe. La Primavera, come in questo mio momento, diviene quell'enorme giardino che con i primo caldi di stagione e quella neve che lentamente si dirada, da nuovamente vita ad un colorato giardino naturale. Il Crocus per eccellenza, seguito da Margherite e altre fioriture naturali degne di quel giardino dell’Eden tanto blasonato nelle fiabe millenarie.
È un gioco dettato dal silenzio, dove quei piccoli e timidi rumori dettati dal bosco non rientrano all’interno di questo spazio così infinito. Solo il vento, i miei passi e qualche eco proveniente dai versanti più a monte rendono viva questa giornata. La Casera è aperta unicamente d’Estate, per quel suo punto fisso da dedicare ad un ottimo pranzo e l’acquisto di prodotti caseari direttamente in loco, con lo sguardo sempre più curioso dei suoi animali al pascolo ad osservare ciò che loro stessi producono.


Un punto di passaggio, di momentanea ristorazione prima di allungarsi verso quel sentiero già menzionato che più a monte apre le porte alla Val di Zoldo, per un’interminabile cammino senza tempo e senza fretta. Oltre a questo suo aspetto del tutto naturale, anche quel riferimento che ti permette di rimanere costantemente lontano dalla tua quotidianità, dal quel mondo che sempre più pretende e che quassù non riuscirà mai a mettere piede.
Ciò che la vista offre è uno spettacolo che non ha eguali lungo la Valle del Boite. Il “Gigante”, l’Antelao in quella sua perfetta forma piramidale della roccia più selvaggia di Dolomia. Una possanza che da questi Piani si eleva oltre le nuvole in cielo. Una lunga spinale rocciosa che si allunga verso Nord, dove spiccano le vette di Cima Bel Pra (2917m) e di quel versante più a Sud che prende il nome del Sorapis. Una lunga catena montuosa che si può tranquillamente ammirare da questa meravigliosa terrazza panoramica di Casera Ciauta.

Tutto risulta perfetto. Ogni singola situazione combacia perfettamente con l’intero ambiente che mi circonda. Mi sento tranquillo e, sebbene costantemente da solo (nemmeno un’anima viva per tutta la giornata), ciò che respiro è un’aria di assoluta libertà e pace interiore. Le nuvole iniziano leggermente ad addensarsi in questo mio cielo perfettamente azzurro, disegnano lungo questi meravigliosi prati delle forme scure che scorrono con quella velocità dettata dal vento. Questi prati, l’essenza dell’alpeggio in alta quota.
Tra un po’ tutto tornerà come da secoli succede. Torneranno quassù le Mucche e le Capre che per tutta la stagione daranno nuovamente vita a questo grande pascolo, per dare così il via ad una nuova Estate che non tarderà ad arrivare. Ma per ora sono solo all’inizio, per ora voglio godere di questi momenti così speciali, dettati da un cambiamento dove la Natura mi fa percepire il suo eterno respiro. Rientro nuovamente al mio punto di partenza, rientro a Villanova (Borca di Cadore) seguendo la stessa linea di cammino che mi ha dolcemente accompagnato fin quassù.
I Piani di Ciauta – Note Tecniche
Poco impegnativa escursione che dal piccolo centro di Villanova (Borca di Cadore) collega i Piani di Ciauta su sentiero 475. Un dislivello complessivo di +636m che si completa in circa due ore. Cosa interessante è quella di uscire di tanto in tanto dalla strada forestale (sentiero principale), per addentrarsi verso i boschi e quei piccoli prati che rimangono ben nascosti dalla presenza umana. Ottima occasione per “scoprire” piccole baite e fienili custoditi segretamente da questa fitta vegetazione. Casera Ciauta è aperta al pubblico, per colazioni, pranzi e acquisto di prodotti caseari a KM0, unicamente durante l’Estate. Per il rientro a Villanova lo stesso sentiero di salita che si copre in meno di un’ora di facile discesa.
I Piani di Ciauta - La Mappa
I Piani di Ciauta - Il Video
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Location: Piani di Ciauta - Borca di Cadore (BL)
Area Geografica: Valle del Boite
Regione: Veneto
Accesso: dal centro abitato di Villanova (Borca di Cadore) su sentiero 475