Stefano Germano
Cima Piatta Alta – Dolomiti di Sesto
Aggiornamento: 21 feb
Una delle più difficili delle Dolomiti di Sesto. Puro spettacolo di roccia.
Sicuramente uno dei Trekking più impegnativi di tutta l’Estate. Un lungo sentiero che scorre lungo la Val Campo di Dentro, che dal Rifugio Tre Scarperi 1626m cambia completamente prospettiva. Si passa dai verdi boschi della Valle alla pura roccia selvaggia delle varie Crode che compongono questo spettacolare versante del Tirolo Orientale della Val Pusteria.

Difficile ed impegnativa. Due punti di vista che personalmente collocano questa escursione riservata a chi tiene una buona condizione fisica e un ottimo allenamento. Il suo dislivello complessivo di +1611m si divide per una prima parte (la più facile), attraverso i boschi, per poi affrontare la seconda parte (più impegnativa) a stretto contatto con la classica roccia bianca che contraddistingue le Dolomiti di Sesto.
Val Campo di Dentro (Innerfeld Tall) – 1294m
Lunga vallata che si posiziona tra i centri abitati di Sesto Pusteria e San Candido, nel cuore della Val Pusteria. Due rinomati centri turistici molto frequentati durante tutto l’anno e che offrono ad ogni visitatore la tradizione e la cultura tipicamente Tirolese. Radici ben solide per una regione, l’Alto Adige, di forte tempra culturale.

Scorci di verde lungo la Val Campo di Dentro alle prime luci dell’alba
Tipica vallata limitata al traffico urbano. Al mattino presto si colora di un intenso verde, la prima e debole luce del sole ne colora ogni suo particolare regalandone un aspetto dove la pace e la tranquillità la si vive direttamente. Alcune piccole baite che si disperdono all’interno dei suoi boschi sono quel perfetto inizio per una lunga giornata, che per ora regala spensieratezza e il piacere di un facile cammino.

Piccole baite illuminate dal sole di primo mattino
Il sentiero 105 parte direttamente dal parcheggio principale. Situato a circa un centinaio di metri dalla strada principale che collega i due centri abitati lungo la Sexten. Parte iniziale che segue la piccola strada asfaltata che sale verso il Rifugio Tre Scarperi 1626m e che di norma è chiusa al traffico e transitabile unicamente dal servizio navetta (solo in Estate). Ma si tratta solo di un tratto lungo all’incirca un paio di chilometri. Ad un certo punto, guardando sulla destra, un sentiero esce dalla strada e si inoltra attraverso le pietraie e i boschi della Valle.

Lasciata la strada principale il sentiero si snoda attraverso boschi e pietraie
E’ ciò che consiglio di fare, deviare verso questa nuova diramazione per evitare così la strada principale a volte trafficata e poco interessante dal mio punto di vista. Di facile proseguo il sentiero costeggia il Rio Campo di Dentro che all’interno della valle risulta l’unica fonte di acqua. L’intera vallata si muove ai piedi di uno dei bastioni più spettacolari di questo angolo di Sesto. Punta Tre Scarperi (Dreishchusterspitze 3145m) svetta in alto nel cielo, tenendo ancora in ombra la valle dalla presenza del sole già alto. La sua possente mole rocciosa è uno dei primi spettacoli che si possono ammirare lungo questa prima parte di sentiero.

Parte selvaggia della Val Campo di Dentro
In un paio di casi questo sentiero secondario si incrocia nuovamente con la piccola strada asfaltata. E’ possibile evitarla grazie a due successive diramazioni che conducono nuovamente al sentiero attraverso le pietraie. La Val Campo di Dentro non offre grandi aspettative. L’imponente presenza di Punta Tre Scarperi la si può considerare “l’attrazione” unica e principale. La composizione geologica della valle stessa non regala nulla di particolare, ma offre uno spunto di avvicinamento al Rifugio Tra Scarperi molto comodo e di facile cammino.

Deviazione che dalla piccola strada principale riporta nuovamente al sentiero interno
In poco più di 1h si raggiunge così il Rifugio, posizionato a 1626m all’altezza del Kohlalpspizen 2724m, una delle vette satelliti che poi danno vita alla Croda dei Baranci (Haunold 2801m) e tutta una serie di altra Crode che svettano al cielo alla soglia dei 3mila metri. Nessuna di queste, Croda dei Baranci a parte, è ben visibile dalla valle.
Il Rifugio Tre Scarperi e la nuova via da seguire
L’unico Rifugio presente in tutta la valle. Il Tre Scarperi è una tradizione nell’ambito dell’ospitalità all’interno di questa area geografica della Val Pusteria. Rifugio di vecchia data, si è sempre ben distinto per la sua originale tradizione Tirolese. Ottimo spunto per una piccola pausa prima di iniziare la parte più lunga ed impegnativa dell’intera giornata. E’ da qui, dal suo alpeggio e dai suoi verdi prati che da inizio quel prologo che anticipa il lungo sentiero che porterà direttamente in croce di vetta di Cima Piatta Alta, e di altre varie Crode presenti nel territorio.

Rifugio Tre Scarperi 1626m
E’ il sentiero 9 che mi interessa nel mio proseguo. La stessa numerazione che parte dal Rifugio e che arriva ai piedi del Monte Mattina, una bianca piramide rocciosa ben visibile dal Rifugio e punto di riferimento direzionale del mio cammino. Questa parte più a monte dell’intera valle compone un paio di deviazioni di sentiero che si innalzano verso il territorio geografico delle Tre Cime di Lavaredo e di tutta quella serie di Rifugi che rimangono all’interno del territorio geografico delle Dolomiti di Sesto.

Lungo la Val Campo di Dentro. Ho già lasciato il Rifugio Tre Scarperi

Dalla valle vista verso la piramide rocciosa del Monte Mattina 2460m

Al bivio, sulla destra su sentiero 9 in direzione di Forcella del Lago. La sinistra (sentiero 105) conduce alle Tre Cime di Lavaredo
Hangenalpeltal
E’ un susseguirsi di indicazioni in lingua tradizionale. Sia le tabelle indicative e le mappe cartacee sono un padroneggiarsi di indicazioni che marcano in maniera notevole il tedesco. Fortunatamente l’obbiettivo è ben tenuto in mente, questa è un’escursione che ho già svolto cinque anni fa e la via da seguire impone pochissimi cambiamenti di sentiero, e questo comporta un buon ricordo di ciò che ho già percorso.
In effetto è proprio così. Arrivato al primo bivio nella parte alta della valle, devo seguire le indicazioni sulla destra che portano il sentiero 9 a salire verso una valle, la Hangenalpeltal. Punto di riferimento sulle tabelle direzionali Forcella del Lago. Per una nota informativa su questo primo bivio il sentiero opposto al mio, il 105 sulla sinistra, sale in direzione delle Tre Cime di Lavaredo.

Primo impatto lungo l’Hangenalpeltal e il massiccio della Croda dei Rondoi (Schwalbenkofel 2969m)
Dal nome quasi impronunciabile quanto difficile da scrivere. L’Hangenalpeltal è una lunga e straordinaria vallata che si innalza ai piedi di una serie di vette alla soglia dei 3mila metri. Lungo il suo versante a Sud il Monte Rudo (Rautkofel 2711m), imponente massiccio roccioso considerato una delle porte d’ingresso verso l’area geografica delle Tre Cime di Lavaredo. Da questo suo versante, salendo lungo il sentiero 10, si raggiunge il Passo Grande dei Rondoi (Wildgrabenjoch 2289m) da dove, seguendo il nuovo sentiero 11, si raggira la Torre dei Scarperi (Schwabenalpenkopf 2687m) per giungere in circa 2h di cammino il Rifugio Locatelli a 2405m.
La mia valle l’Hangenalpeltal sale invece verso nord, costeggiando una lunghissima spinale rocciosa, ad Ovest, composta dalla Croda dei Rondoi (Schwalbenkofel 2969m) ed un susseguirsi di cime leggermente più basse di quota, per dare successivamente forma alla Forcella del Lago, mia prossima destinazione. Il versante ad Est della valle chiude questa fantastica cornice naturale con un raggruppamento di roccia bianca e frastagliata che vede in Cima Piatta Bassa (Unterebenkofel 2508m) la vetta dominante. Questo è un transito spettacolare, ultimo frangente boschivo prima di arrivare ad un bivio che divide in due la valle verso le due destinazioni sopra menzionate.

Ultimi frangenti boschivi prima della bianca roccia di Dolomia

Al bivio per la divisione di due sentieri. Il masso roccioso, la panchina e le tabelle come riferimento geografico


Sulla sinistra, sentiero 10, verso il Passo Grande dei Rondoi – sulla destra, sentiero 9, in direzione di Forcella del Lago la mia destinazione.

La Croda dei Rondoi (2969m sx) e l’Hangenalpeltal che sale verso dx
Ed è da qui che inizia la lunga ed impegnativa salita verso la croce di vetta. Da questo punto il dislivello segna un +1019m di dislivello e, considerando che dal punto di vista geografico sono a circa metà strada, è arrivato il momento di cambiare passo. La lunga salita verso Forcella del Lago si snoda attraverso questa lunga valle, incrociando un primo tratto completamente roccioso segnalato dalla presenza di una serie di ometti in pietra che ne indicano la via meno impegnativa da seguire. Qui da porre attenzione, evitare altre vie possibili di sentiero e tenere come riferimento solo quelle ben marcate.
Si giunge in questo punto quando il sole è già alto nel cielo. I boschi lasciano definitivamente spazio ad un mare completamente di roccia. Con una serie di dislivelli e quella sua colorazione bianca che attira maggiormente il calore del sole estivo senza nessuna possibilità di un po di ombra e refrigerio per dei momenti di pausa. Questo lungo ghiaione sembra non finire mai, guardando verso Nord si scorge quasi da subito la vetta delle Cime di Bulla Nord (Nordliche Bullkopfe 2817m), dove ai suoi piedi si trova Forcella del Lago. Sembra li a portata di mano ma il cammino è ancora lungo, un miraggio di straordinaria forza visiva.

La lunga lingua che compone questo tratto del vallone roccioso

Un lento e solitario cammino…
Da questo primo frangente capisco l’importanza di avere con se una buona scorta di acqua. Il bivio incrociato precedentemente è l’ultimo punto di rifornimento. Dalle vette della Croda dei Rondoi scende un torrente dove l’acqua viene incanalata all’interno di vasche per abbeverare i pascoli presenti lungo la valle. Oltre non ci sarà più possibilità di rifornirsi, e uno dei consigli che do a chi si prepara per questa escursione è di valutare bene un adeguata riserva.
Uno degli ostacoli della giornata è dovuto proprio al caldo. Essendo una valle completamente priva di boschi, nelle giornate centrali estive il sole riflette lungo la bianca roccia presente. Si crea così quell’escursione termica che porta a disidratare il fisico con la complicità dell’impegno che il sentiero stesso richiede nel risalire l’intera valle. Lo spettacolo è di straordinario impatto, una Natura selvaggia come le Dolomiti di Sesto sanno offrire.

In lontananza sulla sx Forcella del Lago. Rimane ancora un miraggio

Si sale, una continua progressione di dislivello

La lunga cresta di Cima Bulla Sud (Sudl Bullkopfe) e Cima Bulla Nord (Nordliche Bullkopfe)

Un confronto tra me e la roccia
Per quanto sia impegnativo, lo spettacolo che sto vivendo è indescrivibile. Si innesca quel meccanismo che unisce a se diversi fattori. Inizia quel personale confronto tra me e la montagna, un confronto che prende vita solo quando devo affrontare i sentieri più duri e difficili. Il forte dislivello che impegna in maniera completamente diversa, lo sento sulle gambe come sul respiro.
Il caldo, passo dopo passo si arriva alle ore centrali della giornata e il sole d’Agosto picchia verso questa roccia senza un minimo di esitazione. Guardo la mia applicazione, 32° che sento addosso come il sudore che scende attraverso il mio cappellino. La mia forcella sta li, la vedo e sembra quasi a volersi allontanare da me passo dopo passo e la piena consapevolezza che il tratto più duro lo devo ancora affrontare.


Mi guardo attorno e vedo solo imponenti pareti rocciose. Sembra quasi di entrare piano piano all’interno di un imbuto, dove ad ogni angolo la morsa di questi bastioni stringe su se stessa con me al centro di tutto. E’ una bella prova personale, ad ogni pausa resto a guardarmi attorno per focalizzare al meglio tutto ciò che mi circonda. I pensieri che riesco ad elaborare soddisfano questo mio momento, indipendentemente dall’impegno richiesto.
E’ qui che questo confronto mi fa ben capire quanto sia selvaggia questa Natura che mi circonda. Forse sta tutto in questo la risposta a tante mie domande. Rimango con quella lucidità mentale per liberare alcuni fantasmi che porto dentro di me. Queste montagne non regalano nulla, sembra invece che ad ogni passo facciano qualcosa per renderti tutto più difficile. Se mi guardo bene questo confronto è come la vita stessa, e già questa è una risposta.
Forcella del Lago – 2545m
Ancora un piccolo sforzo, l’ultimo dove poi concedersi una bella pausa prima del fatidico “attacco alla croce di vetta“. Mi piace esprimerlo così questo momento, l’ho letto su diversi libri che raccontano le grandi vette Himalayane dove l’attacco finale all’ennesimo 8mila viene così descritto come “l’attacco finale alla vetta”. Mi sa di grande avventura, di grande conquista. Una frase che racchiude in se fatica e sacrificio. La mia croce di vetta, la mia conquista finale di una giornata straordinaria.

Serpentina finale verso Forcella del Lago
Quello che io identifico come il penultimo dovere fisico della giornata. Una serpentina rocciosa e corta, a tratti franabile ma di una pendenza che con il sole a picco nel più assoluto silenzio si preferirebbe evitare. Ma per la forcella la devi affrontare. Dieci minuti, solo 10 minuti mi dividono dalla forcella, ma sono 10 giri di orologio che chiedono almeno un paio di pause. E’ li sopra la mia testa e continua in maniera inverosimile ad allontanarsi da me. Il miraggio prosegue.
Arrivato in forcella tutto improvvisamente svanisce. La fatica, l’impegno e la necessita di piccole pause per riprendere fiato come per miracolo sembrano solo un ricordo passato. Forcella del Lago 2545m viene raggiunta da una leggera brezza che risale dalla Valle di Landro attraverso piccole insenature che ne creano un canale di refrigerio straordinario. Persino quell’arsura di stagione viene portata via da questo vento. Panorama sublime…

Il piccolo Lago Malga di Mezzo 2276m verso la Valle di Landro
Risalendo il sentiero il mio sguardo punta spontaneamente a Nord. Il primo impatto guarda verso la Valle di Landro e quella serie di vette boschive che compongono parte del Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies. Quel piccolo specchio di acqua turchese posto più a valle della forcella. Il Lago Malga di Mezzo 2276m con quel suo colore che si risalta grazie ai verdi prati che lo circondano. Questo primo impatto mi distrae momentaneamente da ciò che guarda alle mie spalle.
Un eterno mare roccioso, una lunga ed infinita lingua di roccia frastagliata che scende lungo l’Hangenalpeltal che sembra divorare l’infinito. Quella stessa valle da me risalita nelle ore precedenti ma che da questo punto di vista mi permette di ammirare ciò che fino a prima veniva nascosto dai grandi bastioni laterali che accompagnano la valle stessa. Alte vette che compongono quella cornice perfetta e che abbracciano a se le Tre Cime di Lavaredo. Si ammirano in modo nitido, sembra quasi di averle a portata di mano.

La Croda dei Toni (centrale) e le Tre Cime di Lavaredo (dx)

Cima di Bulla Nord (2817) vista da Forcella del Lago
Ma se pensate che tutto si fermi a questo vi sbagliate di grosso. Questo è solo l’antipasto dal punto di vista panoramico. Una bella pausa ristoratrice calcolando bene anche le riserve in mio possesso. Dei 3l di acqua rifornita al bivio me ne rimangono ancora 2. Un litro utilizzato solo per salire fino in forcella e il rimanente da gestire al meglio tenendo bene in considerazione ciò che io definisco ora l’ultimo sforzo di giornata. La mia “croce di vetta”, il mio attacco finale al punto massimo della sua quota.
Nota tecnica: il sentiero ora prosegue lungo un itinerario non segnalato sulle mappe tradizionali. La via da seguire la si trova sulla sinistra della forcella (guardando verso Sud) ed è ben evidente dalla presenza di una fila di cordini d’acciaio su una marcatura ben segnata. Da un punto di vista tecnico questa prima parte di sentiero chiede una buona dimestichezza su tratto attrezzato. Alcuni punti un po esposti che devono essere seguiti con un po di attenzione. Passata questa prima parte attrezzata il seguito richiede buona gamba e attenzione sulla via da seguire.

Marcatura sotto la roccia, il sentiero da seguire…

Come riferimento i cordini d’acciaio ben visibili…
Si parte, l’ultimo tratto di sentiero per la vetta. Quel lato che nasconde a se la grande avventura. Se prima tutto si è svolto all’interno di un normale sentiero ora tutto diventa una sorte di avventura, per l’appunto. Inizia seguendo un primo tratto di sentiero che si muove sotto la roccia, con alcuni passaggi leggermente esposti e facilitati dai cordini d’acciaio presenti. Scalinature rocciose naturali, la friabilità del sentiero che in alcuni tratti richiede un po di attenzione e un improvviso muro dove il sentiero sembra doversi fermare…
Cima Piatta Alta 2867m e la Croda dei Baranci 2992m
Tratto che mi piace molto. Quel perfetto equilibrio che si instaura nel preciso istante in cui questo sentiero mi pone di fronte a passaggi panoramici. Passaggi dove l’utilizzo della corda di sicurezza preannuncia quella leggera linea di cammino in bilico verso il vuoto. Nulla di pericoloso o di proibitivo. Il mio desiderio di vivere queste montagne mi porta a vedere anche nei passaggi meno impegnativi l’essenza estrema di questa Natura.
Questa ultima parte si alza di livello in maniera molto accentuata. Appena lasciata la Forcella del Lago, il sentiero attrezzato gira attorno ad una spalla rocciosa che si inerpica leggermente all’interno di una piccola gola. Ancora un paio di passaggi attrezzati, leggere esposizioni ma nulla di particolare che comunque per principio richiedono un po di attenzione. Ed ecco che, quasi come fosse un gioco fiabesco, quel sentiero franoso improvvisamente si ferma di fronte ad una parete, con una piccola insenatura che sale dritta verso il cielo.
“E’ da li che devi proseguire, segui la linea che porta verso il cielo…”

Con Forcella del Lago alle spalle…

E dove c’è il cordino c’è sempre quel piccolo passaggio più impegnativo…

Quella stretta insenatura, che porta direttamente verso il cielo…
Osservo attentamente, questa bianca roccia illuminata dal sole si compone di una serie di passaggi, di scalini naturali che aiutano con poco impegno a salire verso quella linea d’orizzonte che guarda verso il cielo. Bellissimo passaggio, dove spalle e zaino entrano in contatto con queste strette pareti che formano questa insenatura. Si deve porre un po di attenzione, per completarla ci si mette poco ed è nella sua parte terminale che il sentiero roccioso prosegue la sua linea direzionale. Si nasconde, confondendosi con la naturale formazione rocciosa presente, ma con un po di attenzione e con facilità si ritrova la giusta via da seguire.

E’ una lunga e pendente serpentina. Più si guarda in avanti la presenza del cielo sta ad indicare che ho raggiunto già una consistente quota. Passo dopo passo quella pendenza inizia ad addolcirsi sempre di più. Il sentiero inizia quella fase di avvicinamento alla vetta, tra passaggi laterali che guardano verso la Valle di Landro, ad Ovest, camminando su quel filo di rasoio che ti separa da un salto verso l’ignoto da brividi.
Da quel versante si ammira l’intero raggruppamento montuoso che costituisce il Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies. Il Picco di Vallandro (Durrenstein 2839m), il Monte Specie (Strudelkopf 2307m) e la meravigliosa Croda Rossa (Hohe Gaisl 3146m), fiori all’occhiello della Val di Stolla in Prato Piazza. Se guardo ancora più lontano riesco a scorgere perfino la Croda del Becco (Seekofel 2810m) che mi riporta alla memoria il magnifico Rifugio Biella 2327m.
Padrone della Terra…







Devo però ammettere di sentirmi addosso quella leggera sensazione di stanchezza. Così come ora fu anche 5 anni fa, quando salii per la prima volta lungo questo versante. Sto salendo da circa 5 ininterrotte ore e questo, per quanto si possa essere ben allenati, fa capire che comunque sia non siamo delle macchine. Il caldo è difficile da fronteggiare, il sentiero è una continua linea di cammino sempre in salita e quei lunghi tratti franosi non aiutano di certo.
Mi guardo bene attorno. Roccia, solo un immensa distesa di vette e pareti di roccia straordinaria. Un libro a cielo aperto, dove ogni pietra racconta la storia millenaria di queste incredibili montagne. Ogni spaccatura, ogni parete a strapiombo e quella sua particolare formazione geologica mi fanno ben capire quanto vecchio sia questo nostro Mondo, questa nostra incredibile ed accogliente casa….


Mi trovo completamente da solo. Questo è un itinerario che non porta molti escursionisti lungo il suo versante. A farmi compagnia solo il vento e un cielo infinito che sembra voler nascondere quel “mausoleo” d’acciaio e la sua inconfondibile croce di vetta. Continuo a camminare attraverso questa roccia che si appiattisce sempre di più, fino a scorgere, finalmente, la sagoma del mio “mausoleo” d’acciaio, e leggermente più lontano la sua croce.


Ora ho bisogno di prendere fiato, devo liberare la mia mente dalla fatica e ritrovare quella lucidità per quell’ultima parte, l’ultima fatica per arrivare alla croce, nel luogo più lontano dove oltre esiste solo l’ennesimo salto nel vuoto. In questo momento di pausa ne approfitto per guardarmi attorno. Tutto ciò che mi circonda è ad un livello di quota minore rispetto al mio. A Nord la Val Pusteria con i centri di Villabassa (Niederdorf 1157m) e di Dobbiaco (Toblach 1264m). Ad Est solo le montagne dominanti. La Rocca dei Baranci (Haunold 2966m) e Cima Nove (Neunenkopfe 2581m). Ma se guardo a Sud un fermo immagine che racchiude a se l’intero territorio delle Tre Cime di Lavaredo.

Vista verso la Rocca dei Baranci (Haunold 2966m)

In lontananza Punta Tre Scarperi (Dreischhusterspitze 3145m sx), la Croda dei Toni e il Paterno (Zwolferkofel 3011m e Paternkofel 2649m centrali) e le Tre Cime di Lavaredo (Drei Zinnen 2999m dx)
Potrebbe bastare solo questo punto per completare questa mia giornata straordinaria. Manca quella ciliegina sulla torta che ne fa una differenza ancora maggiore. Dal mausoleo raggiungere la croce di vetta è questione di 10 minuti, minuti di una consistenza infinita. La croce sta li, di fronte a me a circa 300m. Sembra quasi si possa raggiungere in meno di un minuto, ma la Natura rocciosa di questa montagna e l’abilità dell’uomo la collocano in una posizione strategica e straordinaria…

Il sentiero scende leggermente in rapidità. Con la stessa rapidità risale verso una spallina, con una serie di passaggi su roccia ed una catena d’acciaio che abbraccia a se una torre rocciosa. Un passaggio stretto, leggermente esposto verso l’ennesima salto nel vuoto e una parete perfettamente orizzontale di circa 6m da affrontare con l’ausilio di una corda e forza di braccia e gambe.

E’ l’ultima fatica, veramente per oggi non si potrà andare oltre. Arrivato così alla sommità di questi 6m di parete la croce mi accoglie brillando al sole di una calda giornata di Agosto, vestita del solo azzurro del cielo. La soddisfazione è indescrivibile, mi tolgo lo zaino dalle spalle e ciò che mi resta è di guardarmi attorno e di pensare alle cose più straordinarie che di attimo in attimo la mia mente elabora…



Cerco di catturare ogni minimo particolare, soffermandomi nel pensare a questi gialli e vitali fiori cercando di capire come possa un così fragile essere vivente nascere e vivere tra questa roccia così inospitale…

L’immenso mi coinvolge e mi emoziona allo stesso tempo. La croce è posizionata su di un cornicione di roccia in bilico su di uno strapiombo che scende con prepotenza per circa 500m verso valle. Se concentro lo sguardo su di un punto fisso verso l’orizzonte il terreno che mi sorregge sparisce. La quota è così elevata che ad un certo punto rimane solo l’orizzonte stesso e l’azzurro del cielo. Un volo eterno, quasi dettato da una fantasia anch’essa “prigioniera” di questo mio stesso coinvolgimento.
La mia seconda volta fin quassù. Era mio desiderio ritornarci con la consapevolezza che non sarebbe stata una giornata facile. Tutto questo non si è smentito. L’ambiente è tra quelli più selvaggi e difficili presenti in tutto l’arco delle Dolomiti di Sesto. Sicuramente da qualche parte si può trovare quel livello di difficoltà ancora maggiore, ma per mia esperienza Cima Piatta Alta ha nuovamente segnato quella difficile linea come mai provata in tanti anni di esperienze sempre diverse.
Ora posso essere per l’ennesima volta felice. La strada per il rientro verso Val di Campo di Dentro è la stessa che mi ha accompagnato fin quassù. Tutta una discesa, lunga e quasi interminabile che porta con me la stanchezza e quel calo di condizione che la rende così impegnativa. Si è convinti che raggiunta la vetta il rientro sia cosa facile. Non è così, mi trovo quasi a secco di liquidi e il primo rifornimento dista quasi 2h di cammino. Mi trovo di fronte ad un impegno nuovo da affrontare, il sole non allenta la sua morsa con meno di mezzo litro d’acqua a disposizione….
Cima Piatta Alta – Note Tecniche
Trekking difficile, dislivello complessivo +1611m. La parte iniziale lungo la Val Campo di Dentro, Rifugio Tre Scarperi compreso, è da normale livello escursionistico. L’Hangenalpeltal è l’inizio di una lunga salita che termina alla croce di vetta di Cima Piatta Alta. Sembra non terminare mai. Dal basso bosco si passa quasi immediatamente ad un sistema roccioso che cambia scenario man mano che si raggiungono le quote più alte. Da Forcella del Lago il tratto più impegnativo. Comporta circa 90 minuti di ripido e franoso sentiero fino alla vetta.
Personalmente consiglio questo Trekking all’escursionista ben allenato, in buona condizione fisica e disposto ad un certo livello di impegno fisico. Consiglio una scorta d’acqua che vada oltre alla propria media abituale, dopo aver lasciato la diramazione di sentiero che lascia i boschi della bassa Hangenalpeltal (sentiero 9)non sarà più possibile trovare rifornimenti di acqua. Il rientro sarà ugualmente impegnativo, la stanchezza non svanisce durante la discesa, anzi, ma impone quella giusta prudenza soprattutto nei tratti più esposti e franosi.
Tempo complessivo tra andata e ritorno: 9h 30m
Cima Piatta Alta – Il Video
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Location: Cima Piatta Alta – Croda dei Baranci – Val Pusteria (BZ)
Area Geografica: Dolomiti di Sesto – Alto Adige (BZ)
Regione: Alto Adige
Accesso: Su sentiero 105 lungo la Val Campo di Dentro con indicazioni Rifugio Tre Scarperi
Link: Dolomiti di Sesto – Rifugio Tre Scarperi – Alto Adige da Vivere – Val Pusteria