Stefano Germano
Come il bosco (Valle del Boite – Cadore)

Come lo vedi il bosco, quali sensazioni riesci a percepire da questo suo particolare punto di vista. Ti è mai capitato di concentrare buona parte di una giornata a questo elemento, tra i più naturali e presenti all’interno di queste montagne?. Vivere il bosco è in certi momenti condividere quel tratto di sentiero che dalle valli ti conduce alle vette più alte. Quella prima parte di una lunga giornata che risalendo il tuo sentiero prescelto svanisce una volta entrati in contatto con la roccia dolomitica.

Immaginare il bosco durante la stagione invernale è come dedicare a se stessi dei momenti che raccolgono situazioni alimentate da questa Natura. Nel cuore di questo suo silenzio, la neve diventa un elemento di grande importanza. La sua presenza limita ogni mio movimento, gli animali e la flora sono immersi nel loro letargo stagionale e tutto ciò che mi circonda rimane fermo ed impresso come una fotografia.

Perchè non dedicare un’intera giornata a questo pensiero così particolare. Lasciando da parte le classiche escursioni di stagione per immergersi all’interno di questo contesto così naturale e magari anche sottovalutato. E’ ciò che decido di fare, una piccola ricerca su me stesso cercando di trovare sensazioni e pensieri da leggere in ogni angolo di questa Natura che ora mi circonda. Non ho una meta ben definita, so bene da dove partire e ciò che sarà il mio cammino sarà solamente dettato dall’istinto e dai particolari che incontrerò all’interno di questo mio sentiero immaginario.

Usare l’immaginazione è un modo di dire. Il mio non è un cammino virtuale, ma bensì un cammino che passo dopo passo mi immerge realmente all’interno del bosco. Senza però seguire una linea ben precisa. Per istinto come detto, guardandomi attorno e cercare in ogni minimo spazio quella via che non dovrà condurmi in un determinato luogo.
Valle del Boite, Vodo di Cadore. Un centro abitato che si trova lungo la strada che da Pieve di Cadore sale verso Cortina d’Ampezzo. Appena oltrepassata la diga e iniziando la salita che si allunga verso il Rifugio Talamini e i boschi che costeggiano questo ampio sentiero. L’intera Valle del Boite è formata da una serie di zone geografiche che danno il nome a questi boschi, a questi tratti geografici quasi sconosiuti.

Vodo di Cadore, nella Valle del Boite
Il Pian del Cristo, la Val dell’Oio o il Pian dell’Oio. Sicuramente poco conosciuti o addirittura mai sentiti nominare. Eppure sono tratti geografici che racchiudono all’interno delle loro spalle boschive, quel sentiero che risale verso il tuo Rifugio o la tua meta di giornata. Uscire da quella comoda strada innevata e ben battuta vuol dire abbandonare qualsiasi comodità di proseguimento, e iniziare, ciaspole ai piedi, questa nuova avventura immerso nella neve fino alle ginocchia.

E’ un momento che paragono come il distaccarsi dalla civiltà presente. Non più quel sentiero ben frequentato da altri escursionisti, ma il vero volto selvaggio di queste montagne, dove la Natura stessa si presenta a te nella sua veste migliore. Le difficoltà aumentano, gli ostacoli non rendono in certi momenti un passo controllato e più omogeneo, e la grande quantità di neve presente sicuramente non agevola questo mio cammino. Però tutto questo è un qualcosa di speciale, è riuscire ad entrare in perfetta sintonia con me stesso, dove ogni minima difficoltà che incontro sia stimolo per i miei pensieri. Se penso di avere l’opportunità di poter ammirare panorami o punti di vista suggestivi, credo di sbagliarmi di grosso. Solo in alcuni frangenti mi viene concesso di vedere ben oltre a questa foresta completamente bianca. Pensa che l’Antelao è l’unico punto di osservazione che mi viene concesso.

Vista sull’Antelao
Dopotutto è la vetta più alta dell’intero gruppo delle Dolomiti del Veneto (3.264m). La sua immensa mole in certi punti riesce a districarsi da questa fitta foresta e dare così il meglio di se stesso. Perlomeno ogni tanto riesco a staccare da questa fitta vegetazione, e in quei casi in cui devo muovermi in un certo modo per poterlo ammirare è il nascere di quella situazione che incentiva maggiormente il mio desiderio di movimento.


Un movimento dopo l’altro. Da destra a sinistra ed ecco che finalmente riesco ad ammirarlo da questo versante, da questa quota più elevata
Immerso nel silenzio. Quanta pace e quanta tranquillità. Solo il rumore delle mie ciaspole che si immergono nella neve fresca interrompono questa sensazione. La giornata comunque non è di quelle più limpide. Una leggera velatura va ad offuscare leggermente il sole rendendo più patinati i colori interni. Questo bianco diventa più tenue, sia tra gli alberi che lungo il terreno. La leggera velatura crea quell’effetto nel cielo che il riflesso che ne traspare tra questa Natura è di completo isolamento. Tutto ciò per me è un qualcosa da raccogliere come positività, un valore aggiunto.

Mi sento come un animale libero nei suoi movimenti. Seguo alcune piccole tracce lasciate da qualche abitante di questi boschi. Non so di cosa si tratti, sicuramente di un qualsiasi quadrupede di piccola stazza. Di sicuro non si tratta di un essere civilizzato o domestico, ogni suo minimo passo si addentra all’interno dei luoghi più impensati. Luoghi dove la grande quantità di neve presente renderebbe difficoltoso qualsiasi mio passo da essere umano.

Questo intero versante che guarda verso Est in questa stagione è completamente nascosto al sole. Questo abbassa notevolmente le temperature che già per se stesse sono ben oltre lo zero. Ma il mio corpo suda, la fatica che comporta il districarsi in certi frangenti mi impegna notevolmente. Si pensa che con le ciaspole ai piedi tutto sia più facile, che ogni situazione sia resa più agevole grazie a questo supporto tecnico così importante. Ma la realtà dei fatti è ben diversa. La foresta nella sua veste più naturale è luogo perfetto solo per il mondo animale che ne regna da padrone. E questo è solo un piccolo particolare che ti fa ben capire quanto estranei siamo di fronte a tutto questo.

Il mio sentiero istintivo mi porta a trovarmi di fronte a delle piccole baite. Sono una vera sorpresa per i miei occhi dopo diverse ore di “vagabondaggio” naturale. Spuntano all’improvviso, nascoste dalla folta vegetazione, ben curate e posizionate in punti strategici che guardano per bene la Valle del Boite. E’ come trovare quei momenti di respiro, uscire dalle mille difficoltà e toccare con mano un piccolo esempio di presenza umana. Tutta la neve presente cancella qualsiasi riferimento, qualsiasi linea di sentiero che conduce comodamente ai piedi di queste strutture. Questo ne crea un velo di misticità, come se queste stesse baite fossero parte di un mondo lontano dalla civiltà e abitate da immaginari eremiti. La mia fantasia vola, la mia mente produce pensieri e immagina cose che sembrano uscite da una impavida favola dei Fratelli Grimm.

Ciò che mi colpisce è che se non ci arrivi per caso è quasi impossibile trovarle. Da un punto particolare, uno di quei punti che mi permettono di guardare verso valle, da dove sono risalito, vedo la presenza di altre baite, riuscendo a scorgere anche con difficoltà la sagoma dei loro tetti in legno tra la fitta vegetazione. Nelle ore precedenti ci sono passato così vicino da non rendermene conto. Le difficoltà di salita mi hanno così talmente distratto da ogni cosa, da non rendermi conto di ciò che mi sono erroneamente lasciato alle spalle. Provo quella sensazione di grande solitudine. Le guardo e le immagino durante la Primavera o l’Estate, quando sono sicuramente più vivacizzate dalla presenza dei loro proprietari. Ora sono li, lasciate sole e prigioniere di una morsa di gelo che sembra volerne impedire qualsiasi funzione.


Anche questo fa parte di ciò che cerco. Ne approfitto di questo loro temporaneo stato di inattività stagionale, per guardarle più da vicino. Non nascondo che questa mia curiosità impone le classiche fatiche di Ercole, ma ciò che rappresentano è uno dei pensieri più belli che nutro nei confronti di queste strutture.
Rappresentano la cultura, le tradizioni e la storia di altre epoche. La passione che nutro in tutto questo è un qualcosa che più volte ho descritto nei miei articoli. Avvicinandomi a loro, toccando con mano e guardando a distanza ravvicinata ogni piccolo particolare, è come tornare indietro nel tempo. Uno dei meriti degli attuali proprietari è nel mantenere integro il vero valore di queste baite. Vecchi fienili che nel tempo rimangono ancora tali, con qualche ristrutturazione del caso ma ancora appartenenti ad una montagna antica.

Quel legno lavorato in quel determinato modo. Tavole che unite una con l’altra formano una struttura solida nel tempo. Abili mani che già in epoche antiche ne creavano una solidità così ferrea che per decenni riuscivano a contrastare qualsiasi intemperia. La rigidità dell’Inverno che a queste quote vanno abbondantemente sotto lo zero. Estati calde e l’esposizione al sole per quasi tutto l’arco della giornata. Tutte situazioni naturali che mettono a dura prova qualsiasi elemento.

Pensate solo che alcune di loro sono marcate con la data originale di fabbricazione. E’ incredibile notare questa loro carta di identità e constatare che la loro nascita porta indietro nel tempo di quasi 200 anni. Due secoli, dove la struttura originale è ancora ben salda lungo i versanti di queste montagne, e dove tutto ciò che con il tempo è stato aggiunto va comunque oltre i 100 anni di vita. Quante cose hanno visto, quanti occhi si sono soffermati ai loro piedi. Quanto calore e quanta protezione hanno riservato per quelle antiche generazioni che a queste quote vivevano la loro quotidianità composta da cose così umili che ora non riusciamo minimamente a pesare.

Un passaggio quasi inaspettato, un incontro così casuale che rende grande valore a questa mia giornata solitaria lungo i boschi. Mi immergo nuovamente tra questa fitta vegetazione. Incrocio casualmente un’ampia traccia di sentiero che scende dal versante della Valle dell’Oio, valle che a monte ospita il Rifugio Talamini. Ho la netta impressione di lasciarmi alle spalle quell’ambiente selvaggio. Una tabella turistica itinerante mi fa capire che sotto a questa neve si apre un’ampia carrareccia che segue la via per il Rifugio.
In maniera inconsapevole mi accorgo di scendere nuovamente verso valle. E’ una delle leggi della Natura più selvaggia, dove la mancanza di un minimo riferimento visivo porta la perdita di qualsiasi controllo. C’è chi, per mancanza di esperienza, in questi casi riesce addirittura a perdersi senza riuscire a trovare una qualsiasi via d’uscita. Momenti in cui incombe la paura, il panico e tutte quelle situazioni negative dettate dalla figura più selvaggia di questi boschi. Ma fortunatamente non è il mio caso….

Il bosco si dirada, ritrovo il cielo aperto e quell’azzurro che fortunatamente nel corso delle ore ha spazzato via qualsiasi velatura presente. Ritrovo anche il sole, lo sento caldo all’interno del mio corpo, nel viso e nelle mani che stanno bene anche senza protezione. L’Antelao torna a risplendere alla luce di così tanta meraviglia, il mio entusiasmo è alle stelle e il mio istinto mi dice che è arrivato il momento di congiungermi con il sentiero e ridiscendere così verso la valle.

Il tardo pomeriggio porta con se un veloce calar del sole, il tramonto è solo questione di poche ore e non è bella cosa trovarsi ancora soli e con quel tempo di marcia da affrontare ancora lungo. Ritrovata la strada battuta che scende verso il paese i pericoli svaniscono, e questa sicurezza che sento mi porta a proseguire con calma. Ad ogni mezz’ora la luce si placa sempre di più, il gelo che anticipa la lunga notte fa così comparsa e ciò che prima non coprivo ora lo devo per forza salvaguardare da questo nuovo elemento naturale che pian piano inizia a farsi sentire.


Ultimi stralci di sole…
Bene, cosa dovrei aggiungere. Credo che altro sarebbe solo allungare un discorso che può ben definirsi finito in questo punto ben preciso. Ciò che volevo l’ho cercato, l’ho trovato e lo porto con me con quella giusta soddisfazione e motivazione per poterlo così raccontare. Ho voluto uscire almeno per un giorno da tutti i possibili schemi. Ho voluto provare su di me una piccola esperienza che equivale ad un grande valore.
Sono stato a stretto contatto con frangenti naturali che passano inosservati, che non nutrono nessun interesse ma che rispecchiano perfettamente ciò che abbiamo attorno, ciò che vive al nostro fianco senza poterne dare il giusto compenso. Ma quello che trovo così straordinario è di aver vissuto un confronto con un’ambiente così silenzioso che in modo inconsapevole ci osserva e che vive senza fare un minimo rumore.
Gli alberi, le tracce di animali selvaggi, il vento che frena per qualche istante questa improvvisa solitudine. La neve, così forte e insidiosa che limita ogni movimento quasi a dimostrarsi con quella sua superiorità degna di questa Natura così libera, così solitaria (…e fortunata).
Come il Bosco – Il Video
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Location: Pian del Cristo – Vodo di Cadore (BL)
Area Geografica: Valle del Boite – Cadore (BL)
Regione: Veneto
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