Stefano Germano
Casera Lerosa – Dolomiti d’Ampezzo
Aggiornamento: 20 feb
Escursione poco impegnativa alla scoperta di un piccolo angolo di Paradiso.
L’Inverno e quella sua meravigliosa sensazione di silenzio e di un mondo completamente lasciato alla Natura, con quei suoi elementi naturali che con la stagione bianca si impossessano di ogni sua sfaccettatura. La sensazione che provo è che con l’Inverno tutto venga messo da parte, con la convinzione in cui limitazioni e altro non permettano più di andare oltre. Magari temporaneamente.

Di Casera Lerosa mi torna in mente quel suo meraviglioso alpeggio estivo, con quell’infinità di animali liberi nei pascoli in alta quota. Non solo mucche, ma di norma anche un considerevole numero di cavalli e di capre che rendono questo luogo così particolarmente unico e che si rispecchia verso le vette che dalla Val Salata salgono in direzione del Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies.
Mi trovo all’interno del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Quell’angolo lontano che si avvicina al vicino Alto Adige e alle Dolomiti di Braies, al limite estremo dell’Ampezzano e del suo territorio naturale più conosciuto. L’estremo Nord, che ora dimentica gli alpeggi estivi e la numerosa colonia di marmotte che con l’Inverno lasciano spazio unicamente al silenzio e alle giornate più gelide di un intero anno.
L’interesse che provo per Casera Lerosa mi lega al desiderio di passare un’intera giornata abbracciato alla necessità di rimanere un po solo, lontano dai sentieri invernali più blasonati per pormi a stretto contatto con quella Natura che di tanto in tanto mi aiuta a ricaricare per bene le mie energie. Le previsioni meteo per la mattinata sono a mio favore, è un sabato di fine Gennaio con le temperature che in questi ultimi giorni scendono notevolmente secondo le previsioni.
In località di S. Uberto (1449m), lungo la Statale 51 che collega Cortina d’Ampezzo (Dolomiti Bellunesi) e Dobbiaco (Alto Adige), prende vita la mia giornata. Il mattino presto mi si presenta con le temperature che si aggirano di 4 gradi al di sotto lo zero, con un cielo “splendidamente” sereno e le prime avvisaglie del sole che di già illuminano le prime possenti vette rocciose di questo versante più a Nord del gruppo delle Tofane. Il cammino prende vita seguendo la strada estiva che collega S.Uberto a Malga Ra Stua.


Una stradina che di norma risulta ben asfaltata per agevolare maggiormente i collegamenti privati che durante l’Estate salgono in direzione della Malga. In questo momento di stagione il nero dell’asfalto estivo lascia spazio ad una lunga serpentina bianca e in alcuni tratti ben ghiacciata. Il ghiaccio con la complicità della notte rende il Son Pouses una bellissima passeggiata attraverso questi boschi, dove il ramponcino fa il suo dovere soprattutto nei tratti leggermente più pendenti.
In questo mio ennesimo giorno invernale non sono solo. Già di mattino presto altri escursionisti sono già in cammino, chi per Malga Ra Stua (aperta in questo periodo) e chi invece vuole proseguire lungo il Vallon Scuro e la Val Salata per salire in direzione del Rifugio Sennes (2116m), per poi formare un perfetto anello escursionistico scendendo in direzione del Fodara Vedla (18996m) e di conseguenza Malga Ra Stua nuovamente. Tutto ben organizzato e ben preparato soprattutto per chi segue questo lungo cammino utilizzando gli sci e dare vita così ad ogni proprio piacere.
Un immenso territorio che unisce a se le Dolomiti Ampezzane e le Dolomiti di Fanes Sennes e Braies. Non solo Trekking ciaspole ai piedi ma anche la libertà di volare con gli sci all’interno di queste interminabili pianori immersi nella neve più vergine. Il cammino lungo il Son Pouses, nella prima parte, segue la numerazione di sentiero 6. La fitta boscaglia iniziale non permette di ammirare troppo la Natura che mi circonda. In alcuni tratti i boschi si diradano per vivere con grande piacere alcuni punti di vista che guardano verso le Dolomiti d’Ampezzo.


La Val di Fanes è una di queste, con le sue bellissime cascate a dare vita al sentiero attrezzato delle Cascate di Fanes. Per me inconfondibile come locazione geografica, e che mi riporta ad anni indietro e alle belle escursioni estive che portano all’interno del territorio di Marebbe e dell’Alta Badia. Sebbene le giornate (e anche le notti) ormai si allungano con temperature rigidissime, il torrente che scende dal Vallon Scuro, l’Aga de Ciamp de Cròsc, è in pieno fermento, con quel suo piacevole rumore che come sempre mi identifica una Natura viva e vegeta che non conosce mai pace.
Arrivare in Malga Ra Stua (1695m) è questione di circa 60 minuti di piacevole passeggiata.
Malga Ra Stua – 1695m
Nella prima parte della mattinata è ancora chiusa al pubblico. Il suo camino centrale è già attivo, e quella sua inconfondibile fumata bianca evidenzia già una lunga giornata ricca di ospitalità in arrivo. Alcuni escursionisti sono già giunti al cospetto di ciò che io definisco la “porta delle Dolomiti di Braies”. Chi si prepara gli asci a dovere e chi, come me, cambia i ramponcini con le ciaspole che ora diventano indispensabili. Malga Ra Stua è un immenso contenitore di ricordi, che mi legano a questo territorio in stagioni e situazioni sempre diverse. Amo camminare al cospetto di questa storica malga in particolar modo durante l’Estate, non solo per la calda stagione che mi accoglie ma soprattutto perché è un territorio ricco di pascoli e di quella vita animale che io tanto amo osservare e cercare di capire.






È il punto di partenza della seconda parte di questa mia escursione. La maggior parte degli escursionisti prosegue in direzione della Val Salata e delle Dolomiti di Braies, io tengo un sentiero che sulla destra, proprio alle spalle della malga, sale immediatamente e vertiginosamente seguendo come riferimento il numero 8 in direzione dei boschi del Tremonti Lerosa. La prima parte affronta quel dislivello necessario per ammirare il Vallon Scuro e le lontane pareti rossastre delle Crepe de Socroda nella loro totale bellezza. Ora sono di riferimento per la ripida salita della lontana Val Salata, che mi porterà più tardi ad osservare da Casera Lerosa i suoi versanti più in quota.




Rientro nuovamente tra i boschi. Ora quello spazio aperto di Malga Ra Stua che permette già l’entrata in scena del sole, sparisce quasi nell’immediato. E’ la parte più impegnativa per l’intera giornata, un impegno che troverà fine solo una volta raggiunta la Lerosa. Impegnativa ma non per questo di grande interesse. Quel suo dislivello che la separa dal Malga Ra Stua (+340m) apre a nuovi spunti panoramici e punti di osservazione per quelle bianche vette che hanno dominato quella mia prima parte di cammino per raggiungere la Ra Stua.


Il Tamburlo (2261m) e Cima Lavinores (2414m) sono le due che per ora attraggono maggiormente. Finalmente le posso ammirare in tutta la loro bellezza, e da quelle loro pareti semi verticali che farebbero gola a qualsiasi sciatore amante del classico fuori pista. Pareti candide, ricoperte di così tanta neve ancora vergine da alimentare qualsiasi possibile sfida per chi è alla costante ricerca di nuove sensazioni ed emozioni.
Non pongo la mia attenzione a ciò che mi si pone di fronte, sono punti di interesse che entreranno a far parte della mia giornata più avanti. Ciò che per ora mi distrae è ciò che mi lascio alle spalle e che in modo del tutto naturale ha fatto parte delle ore precedenti. La salita si allunga seguendo la strada bianca estiva, molto rinomata dagli amanti dell’MTB essendo un punto significativo di collegamento tra le due regioni Dolomitiche. Difatti Forcella Lerosa (2020m) è il punto dove termina il dislivello maggiore per poi intraprendere la lunga discesa in direzione del Passo Cimabanche (1530m) nel versante opposto.





Per ora guardo l’aspetto invernale potendo dire che la grande consistenza di neve presente rende più impegnativa la salita. Il vento fa la sua parte. Non solo per i grandi cumuli nevosi che crea lungo il sentiero, ma anche per la sua presenza che in maniera leggera, ma continuativa, inizia a farsi sentire con un certo vigore. Vento gelido, che risale dalle vallate adiacenti e che in modo del tutto repentino inizia a formare delle velature che con il passare dei minuti diventano sempre più grigie. Lo percepisco maggiormente osservando gli alti fusti di pini presenti, dove l’inconfondibile fruscio dei rami mi da la sensazione che in Lerosa, con la complicità dei suoi spazi aperti, sarà maggiormente presente.


È con l’uscita dai boschi del Tremonti di Lerosa che guardo con un certo sospetto il cielo. Sebbene i versanti Orientali siano ancora illuminati dal sole, questo mio versante inizia a chiudersi leggermente con quella netta sensazione che le temperature si stiano abbassando in modo molto intenso (e veloce). La battitura presente ora lascia improvvisamente la linea della strada estiva, salendo con grande forza una spalla che sulla sinistra fa già intravedere i lontani versanti che guardano già verso le Dolomiti di Braies.

La piana del Ciadis, ampio terrazzo al cielo aperto, ora mi regala nuovi punti di vista che guardano a punti geografici sempre nuovi. La Croda de R’Ancona (2366m) è una delle prime vette che noto lungo questa parte finale di salita. Il cielo che la sovrasta si copre di quella grigia velatura quasi a voler attenuare il mio sole, che ora non trasmette più quei deboli tepori sentiti lungo il Vallon Scuro. La battitura del sentiero segue una via che sale in direzione di una spalla abbastanza impegnativa.


È una di quelle serpentine strette ma che facilitano la forte pendenza di questo tratto. Nel frattempo il vento diviene sempre più forte, con quelle raffiche ad alzare nuvole di polvere nevosa a rendere difficoltoso anche il cammino di una piccola comitiva di sciatori intenti a salire in direzione della Pala del Pascolo (2289m), che sta maggiormente a monte e che guarda direttamente al massiccio centrale della Croda Rossa. L’ultimo sforzo prima trovare un cammino più agevole. Si apre così uno dei punti di vista più belli dell’intera giornata. I Tremonti di Lerosa non si compongono solo di boschi, ma di un grande pianoro leggermente in salita che raggiunge la quota massima di questa mia giornata.


Un tratto finale completamente pianeggiante, seguendo l’unica battitura presente e approfittando di qualche piccola pausa per una vista panoramica che a 360° apre il sipario su di uno spettacolo naturale di grande spessore. Guardandomi indietro le grandi pareti che sovrastano il Vallon Scuro e la Val Salata. Enormi pinnacoli rocciosi ed ora completamente ricoperti di quel candido manto di stagione. Oltre Cima di Lavinores so per certo che il territorio di San Vigilio di Marebbe ospita il Fodara Vedla (1966m), e, guardando oltre i piani del Bosco de Rudo, il Rifugio Sennes (2116m) che, unendo questi due punti geografici, danno vita ad un anello invernale meraviglioso che ho affrontato in una sola giornata nel 2k22.
Un panorama che si perde verso Nord, seguendo per istinto le sagome di vette che danno vita così alle vicine Dolomiti di Braies. Come la Muntejela de Senes (2787m), inconfondibile piramide bianca nella Valle di San Berto. Tutto questo mi accompagna passo dopo passo verso la mia Casera. Spunta così improvvisamente, dopo aver oltrepassato una piccola spallina bianca. Casera Lerosa, pura poesia in alta montagna.







Casera Lerosa – 2035m
Solitaria e allo stesso tempo una meraviglia di ciò che è la cura e l’attenzione a questo piccolo gioiello. La visito da così tanto tempo, di stagione in stagione, da trovarla sempre chiusa e libera di accogliere in modo pacifico escursionisti di passaggio all’esterno del suo grande tavolone di legno. Guarda verso Forcella Lerosa, verso la gobba montuosa della Croda de R’Ancona e all’intero pianoro che ne delinea il suo regno. In questa mia mattina di fine gennaio sono molto infreddolito. A poco è servito il continuo movimento per mantenere una temperatura idonea, e per affrontare in una migliore condizione le forti raffiche di vento gelido che ora aumentano la loro forza.




Riesco a trovare un ottimo riparo su quel piccolo tavolino esterno nella sua parte frontale. La sua panca si appoggia direttamente al muro principale e questo mi permette almeno di rimanere ben riparato dalle forti raffiche che scendono direttamente dai valloni superiori della Croda Rossa. Nuvole minacciose che da Est irrompono con la stessa forza del vento che ora le trasporta con maggiore intensità. Perfino alcuni sciatori intenti a rientrare verso Malga Ra Stua, sfruttando dei divertenti fuori pista, si trovano nella mia stessa situazione. Infreddoliti, coperti da lasciare fuori solo gli occhiali e cercando di evitare quei tratti in cui la maggiore consistenza di neve crea delle fastidiose nebulose di neve fitta e farinosa da impedire a loro, nella loro velocità, dei punti di riferimento visivi molto importanti.
Prendo ugualmente tempo. Con i giusti tempi, e la dovuta calma, mi guardo bene attorno. La visibilità fortunatamente è bella limpida, tanto da riuscire a mantenere la vista verso la lontana Muntejela de Senes e tutto quel versante più a Nord che in questi istanti mantengono una condizione meteo sicuramente migliore della mia. A fronte di qualche disagio dovuto al meteo riesco comunque a trovare un’ottima posizione che mi permetta di poter gestire il mio tempo in Casera nel migliore dei modi.


Mi guardo attorno con molta attenzione. Cerco di scrutare qualsiasi possibile sfumatura, sagoma e tutte quelle situazioni del tutto naturali per racchiudere nei miei pensieri questo meraviglioso ambiente naturale con questa sua immensa e candida veste invernale. Conoscendo molto bene l’intero territorio non posso fare a meno di pensare a quella colonia di Marmotte che nel corso dell’anno vive la sua quotidianità al cospetto della Lerosa e dei suoi animali liberi al pascolo. Come non posso pensare che quella loro vivacità e senso di libertà in questo momento è completamente sommersa da questo manto nevoso. Loro si trovano a pochi metri da me, nelle loro calde tane invernali e prese da quel loro lungo letargo in attesa di temperature migliori.


Ora tutto questo rimane fermo ed inerme al cospetto di questo gelo e di queste forti raffiche di vento. Un susseguirsi di emozioni che arricchiscono la mia giornata. Ma ora decido di ripartire per affrontare quella veloce discesa che mi riporta nuovamente in Malga Ra Stua. Guardandomi spesse volte indietro sempre alla ricerca di nuove prospettive, di nuovi punti di vista della Lerosa e dell’ambiente che la circonda. Le nuvole grigie portate dal vento creano quell’effetto piacevole e di una Natura viva. Poco importa se quel grigiore sbiadisce leggermente la Corda Rossa e i suoi versanti che guardano verso Nord. Come poco importa che le lontane Dolomiti di Fanes, Sennes e Braies in certi frangenti si nascondono da questi leggeri strati cumoliformi. Tutto questo poco importa, perché ad ogni stagione ed ad ogni circostanza questa Natura Dolomitica rimane ferma nei miei pensieri più grandi.




Per il rientro in Malga Ra Stua seguo la stessa via battuta della salita. Raggiungo la Malga in circa 45 minuti di comoda discesa, dove il sole torna nuovamente a splendere lungo il Vallon Scuro e le lontane pareti delle Crepe de Socroda e della Val Salata. Pranzo di rigore al caldo della Ra Stua, per seguire quell’ultima discesa lungo il Son Pouses per giungere così a S.Uberto. Bellissima giornata, contornata da continui cambiamenti meteorologici per continue emozioni che solo lassù trovano mille risposte anche alla più semplice delle domande.
Casera Lerosa – Note Tecniche
Escursione poco impegnativa. La parte iniziale lungo la strada che sale in direzione di Malga Ra Stua è di facile cammino attraverso i boschi con qualche apertura panoramica verso la Val di Fanes. Il tratto più impegnativo inizia dalla Malga risalendo i boschi del Ciadis fino al raggiungimento della Lerosa. Un dislivello che vede in S.Uberto petr Malga Ra Stua in +246m, mentre dalla Ra Stua alla Lerosa in +340m. consigliabile i ramponcini per salire in Malga Ra Stua lungo la strada ghiacciata, mentre le ciaspole per la seconda parte dell’itinerario in Casera Lerosa. Tempi complessivi, solo per l’andata in circa 2h30m, mentre per la pausa pranzo Malga Ra Stua tiene un calendario invernale da confermare con i gestori.
Data escursione: 21/01/2k23
Location: Tremonti di Lerosa – Dolomiti Bellunesi
Area Geografica: Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo (BL)
Regione: Veneto
Accesso: dalla località di S.Uberto, su strada carrozzabile in direzione di Malga Ra Stua