top of page

Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

Cascate di Fanes - Dolomiti d'Ampezzo

La Val de Fanes, un lungo cammino tra boschi e torrenti che danno vita a meravigliose cascate.

 

Mi trovo al limite estremo con le Dolomiti d’Ampezzo e le Dolomiti di Fanes Sennes e Braies. Una lunga valle che tra questi meravigliosi boschi sale in direzione delle Dolomiti di Marebbe e del vicino Alto Adige. Ma il sentiero attrezzato delle Cascate di Fanes rimane nell’Ampezzano, tra le Dolomiti Bellunesi e le Dolomiti del Veneto.



Una giornata ricca di emozioni a stretto contatto con questo nostro elemento così importante e vitale. L’acqua diviene così protagonista, lasciano quel po' di spazio a questa roccia il giusto necessario per dare vita a gole e canyon di straordinaria bellezza selvaggia e dominante.

 

Località di S.Uberto – 1449m


Tutto ha inizio dal grande parcheggio ampezzano di S.Uberto. Un punto di partenza molto conosciuto nel territorio Ampezzano, difatti da questo punto oltre al sentiero delle cascate si sale in direzione di Malga Ra Stua per poi proseguire in direzione del Rifugio Biella e di quei suoi versanti estremi e più a Nord del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Un parcheggio che da quest’anno (2k23) diventa a pagamento e non “free” come è stato in tutti questi anni.


Per raggiungere il punto di partenza del mio sentiero scendo leggermente in direzione del Pian de Loa, seguendo il sentiero 10 che nel giro di pochi minuti, dopo un bellissimo passaggio tra questi primi boschi, mi porta sulla stradina principale. Una strada asfaltata che giunge direttamente dalla località di Fiames e il Centro Visitatori di Podestagno.

Molto apprezzata dagli appassionati di MTB che da Cortina d’Ampezzo si collegano in questo punto, dopo aver oltrepassato un ponte da dove scende liberamente il Ru de Fanes dai versanti più a monte e che per buona parte interesseranno il mio cammino.




Un inizio all’insegna dell’acqua quindi, che da questo punto sarà parte integrante della mia intera giornata. Qualche piccolo spunto di osservazione lungo le sponde di questo torrente per osservare alcuni punti molto interessanti dove provo quella bellissima sensazione in cui dall’acqua prende forma la roccia frastagliata di questo territorio per innalzarsi in modo repentino verso il cielo.

Un susseguirsi di zampilli che prendono forma tra i grandi massi che formano il letto del torrente dando così vita ad uno scroscìo che per l’ennesima volta presenta al meglio la forza e la possanza dell’acqua stessa.



Dal Pian de Loa un primo cambio di sentiero. Una bella tabella escursionistica con una serie di indicazioni che portano a risalire il versante a monte della Val di Fanes da due diversi versanti. Tengo come riferimento le indicazioni che sulla destra danno per il Pian de Loa, Cascata Belvedere e sentiero del Canyon.



In questo primo frangente non c’è numerazione di sentiero, è quindi necessario seguire questi riferimenti anche se man mano che si sale tutto si chiude all’interno di un'unica via di cammino. La salita inizia con quel poco impegno da rendere piacevole questo primi momenti. Tutto profuma di un Estate ricca di emozioni, soprattutto in questo contesto che per parecchi anni ho sempre posticipato a data da definirsi e prendere così la decisione definitiva di inoltrarmi all’interno di questa nuova avventura.


 

Cascata de Fanes – Belvedere


Passaggi che lentamente prendono quota, un dislivello che su questa piacevole strada bianca inizia a dare vita ai primi punti panoramici che con grande forza formano i primi canyon, quelle prime gole rocciose che formano la naturale geologia di questa valle. I boschi però primeggiano all’interno di questa mia Natura. Di tanto in tanto qualche ampia veduta che mi permette così di visualizzare meglio il territorio che mi circonda.

Di questa valle conosco bene quel versante opposto, che si pone oltre al Ru de Fanes, e che in diversi momenti è stato il mio sentiero per quelle escursioni che dalle Dolomiti d’Ampezzo salgono in direzione dei territori di San Vigilio e Marebbe. Da questo lato quindi un susseguirsi di punti di vista e di emozioni tutte nuove.


Il facile sentiero ora da vita ad alcuni passaggi più ripidi. Lo stesso pone le basi su naturali scalinate formate dalle radici dei grandi alberi che mi circondano. Una serpentina che sale arduamente lungo la base del Monte Taburlo (2261m) che da un punto di vista geografico a monte guarda già in direzione dei versanti opposti al mio, quelli che si pongono già in direzione di Malga Ra Stua e del Vallon Scuro.

Altri luoghi, altre esperienze vissute in questi ultimi anni e che ora completano un quadro escursionistico molto importante. È un po’ come completare quel puzzle dove l’ultimo tassello da vita ad un quadro o ad una personale ispirazione.



Da un punto di vista geografico, e di riferimento, mi trovo ancora più a valle del famoso Ponte Alto (Ponte Outo – 1400m circa) che nella fase di rientro sarà uno dei passaggi finali di questo anello. Un ponte che comunque tra un po' incrocerò ugualmente se non dopo aver affrontato uno dei primi e spettacolari passaggi dell’intera giornata.

Ero rimasto ai boschi che salgono lungo la base del Taburlo giusto? Bene, perché è proprio da questo punto che una leggera deviazione sulla sinistra già presenta una piccola terrazza panoramica che, sebbene leggermente nascosta (da guardarsi bene attorno quindi…) dovrebbe sicuramente trattenere a sé una di quelle sorprese che, come per istinto, diviene immancabile.


Mi avvicino con quel passo lento, quasi a percepire un sicuro spettacolo naturale che si presta ad entrare in scena e che voglio godermi con estrema lentezza e pazienza. Una bellissima recinzione con un parapetto che tutto fa presagire un panorama mozzafiato, dove un incredibile e costante scroscio d’acqua apre la vista in direzione del Belvedere e della grande criniera d’acqua della Cascata de Fanes.

Una grande gola rocciosa o un grande canyon, chiamalo come vuoi. Sulla destra questa bianca e schiumosa coda che da monte scende seguendo una linea di caduta di un centinaio di metri. Proprio un belvedere, di quelli che non ti aspetteresti ma che improvvisamente cambia il ritmo alla tua giornata.


Cascata di Fanes al Belvedere

Ma tutto non si ferma qui, da questo punto ancora lontano e leggermente più in quota rispetto alla cascata stessa. In corrispondenza di questa meravigliosa terrazza un sentiero sulla sinistra inizia una vorticosa, repentina e veloce discesa che porta proprio alla base di questo canyon. Ben preparata da comodi tronchi in legno per facilitare ed escludere qualsiasi possibile difficoltà.

Uno zig-zag continuo che sembra volermi accompagnare tra le viscere della terra, tra strettoie e pareti rocciose che danno così vita ad un cammino del tutto naturale ma che deve essere seguito con un po’ di attenzione.



Ora un breve tratto di facile sentiero mi separa dalla base di quella meravigliosa cascata, che vista dalla sua base risulta maggiormente enorme. Possente ed elegante, un frastuono che rimbomba lungo il canyon con quella vena che segue un lungo cammino verso i versanti minori, verso quel punto di partenza del sentiero delle cascate prima di guardare verso le Valle Ampezzana.





“Casco ed imbrago da ferrata, ora inizia quell’avventura tanto desiderata…”



Avvicinarsi all’attacco del sentiero attrezzato è come avvicinarsi all’apoteosi della Natura. Sembra quasi di avvicinarsi ad un piccolo angolo del Giardino dell’Eden, richiamando perfettamente quei quadri, quelle illustrazioni che dalla fantasia cercano di dare vita ad un qualcosa che non è mai esistito ma che fa parte della nostra cultura e della nostra conoscenza.

Un’imponente nebulosa prende vita al centro di quella piscina naturale di acqua limpida che pone la base terminale della cascata. Una serie di nuvole cariche di quell’elemento che prende vita dalla forza dirompente che la gravita crea tra queste rocce bianche e scivolose. Il mio viso viene così coperto da quel leggero strato di umidità, che con il caldo che ora imperversa è di un piacere quasi impagabile.


Un bellissimo ponte d’acciaio permette di attraversare questo grande torrente che più a valle si unisce al Ru de Fanes. Un passaggio che è così talmente al di sotto della cascata da non riuscire più a comunicare con chi mi accompagna. Un rumore così assordante che impone unicamente la legge di questa Natura, dove solo ad essa è concesso di parlare e di presentarsi al mondo intero con questa sua forza così dirompente.


- Da questo punto devo segnalare una info tecnica. Se il sentiero dei canyon della Val di Fanes segue una demarcazione ben precisa (sulla sinistra rispetto alla cascata), noto che sulla destra alcuni escursionisti risalgono il versante della cascata stessa seguendo una via formata da appigli per piedi in acciaio e che guarda verso il versante a monte della cascata. Quel versante che poi dà vita al “grande volo” di questa meraviglia naturale.


Dove possa portare questo onestamente non lo so, ciò che a me interessa in questo frangente è proseguire secondo le indicazioni escursionistiche -

 

Sentiero Lucio Dalaiti


Attraverso il ponticello senza mai togliere lo sguardo da questa prorompente forza della Natura. Devo ugualmente porre la mia attenzione ad una prima salita che sale leggermente su appigli ben piazzati, dove il forte rischio di scivolare su questa roccia bagnata trova buoni appoggi su piccoli spazzi dove appoggiare in tutta sicurezza un piede dopo l’altro, con i ganci di sicurezza ben ancorati ai cavi di accompagnamento.


Salgo leggermente e con questo piccolo cambiamento di quota la cascata rimane sempre sotto mia legittima osservazione. Faccio fatica a lasciarla da parte quasi come identificarla in un passaggio fatto e da lasciare dietro le spalle. Forse per questo fragore, questo continuo rumore che non lascia un minimo spazio a tutto ciò che la Natura, comunque, si compone lungo questo canyon. Una targa ben piazzata sulla roccia, indica il sentiero Lucio Dalaiti. Indica la corretta via da seguire.



Una serie di facili passaggi che aumentano decisamente di quota. È bene ancorarsi ai cavi d’acciaio presenti, il canyon si apre un passo dopo passo sotto ai miei piedi. Un paio di passaggi dove attraversare dei naturali muri rocciosi, ben attento a mettere un piede dopo l’altro su delle facili fessure sulla roccia.

Alcune di loro composte in modo del tutto naturale, altre invece dove ben si percepisce il lavoro di martello e scalpello per rendere questi passaggi decisamente sicuri. La cascata ormai fa parte di ciò che è stato. Il sentiero attrezzato sale su dei passaggi che lentamente girano attorno ad una spalla rocciosa, nascondendomi per sempre quella sublime visione di quel meraviglioso volo dettato da quella bianca e schiumosa criniera.




Ad un certo punto mi guardo per bene in basso, lungo quel canyon iniziale che più a valle si compone di quella parte finale della Val di Fanes guardando in direzione del Pian del Loa. È da questo punto che percepisco la bellezza boschiva di questa parte di territorio. Boschi che coprono completamene ogni angolo della valle, dove del Ru de Fanes non rimane che udire quel suo inconfondibile rumore che ne evidenzia un instancabile movimento senza una possibile fine.

Lentamente la morsa dei cavi e dei tratti attrezzati si placa. Lascio questa bellissima parete per addentrami nuovamente tra questa fitta foresta, dove alle mie spalle ora lascio pure quel canyon che in questa circostanza mi ha accompagnato lungo questo indimenticabile passaggio.

 

Ponte Alto (Ponte Outo) – 1400m circa


In pochi passi sbuco di gran sorpresa su di un punto che per me è familiare. Il Ponte Alto è un bellissimo punto di passaggio in cui il sentiero 10 sale in direzione del Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies. Così talmente familiare da decidere una comoda pausa seduto beatamente su quei suoi comodi tavoloni in legno, ed ammirare dal suo punto centrale la bellissima immagine di quel canyon da poco lasciato alle spalle e quel suo proseguo che si incastra tra le selvagge gole che guardano verso le insenature del Progòito.


“Posso dire di essere giunto a metà dell’opera? si lo posso ben decisamente dire…”


Tralascio quel sentiero così familiare. In corrispondenza del Ponte una tabella escursionistica evidenzia una corrispondenza del sentiero 10 che prosegue la sua guida verso il sentiero dei canyon e delle cascate. Si tratta di un sentiero secondario che non solo abbrevia la salita del 10 centrale per risultare così anche più impegnativo, ma da forma e vita alla seconda parte di questo sentiero che ora si può benissimo affrontare anche senza l’utilizzo del casco ed imbrago. C’è da porre però un po' di attenzione.


Cambio di direzione al Ponte Alto

Certo, perché se lo si segue fino al versante più a monte, e parlo di questa deviazione, ci si ritrova all’altezza del Pian dei Straèrte tralasciando così la parte finale di questa escursione. Guardarsi bene sulla destra quindi, perché all’altezza di una panca in legno ben visibile una tabella escursionistica accompagna direttamente fuori da questa via di cammino.


Scendo lentamente, dal Ponte Alto fino a questo punto si placa notevolmente lo scroscio dell’acqua. È un’immersione tra questi boschi che ora, e dopo tanto tempo, riporta i placidi e tranquilli rumori del bosco. È come se finalmente la Natura ritrovasse per qualche momento quella sua pacifica armonia, con solo i miei passi ad oltraggiare leggermente questa fantastica fusione.

È una magia che dura quel tempo necessario per ritrovare quel perfetto equilibrio dopo alcuni passaggi decisamente carichi di adrenalina. Ma il Ru de Fanes non tarda molto a far sentire il suo immortale ruggito. Improvvisamente l’acqua torna ad impadronirsi di questa foresta. Un pontile in ferro per una stretta serpentina che inizialmente scorre alla base del Ru stesso per aprirsi si di una serie di doppie cascate per dare così vita ad un nuovo Giardino dell’Eden.




Un luogo meraviglioso, un susseguirsi di libere cadute che nella naturale roccia presente crea immense formazioni schiumose e che per l’ennesima volta oggi danno dimostrazione di forza e possanza di questo nostro naturale elemento di vita. È uno spettacolo sensazionale, basta trovare quel punto giusto dove poter ammirare questi passaggi che dal versante più a monte da vita e forza a questo meraviglioso serpente.





Piccole piscine naturali prendono così vita. Il caldo ora si fa sempre più pesante e quella voglia di immergermi completamente all’interno di questi bassi e freschi fondali prende sempre più piede. Ma devo limitare questo desiderio. La corrente è forte e il contesto naturale che si forma lungo questa parte di torrente non da garanzia di sicurezza. La roccia liscia e perennemente scivolosa è il primo campanello d’allarme che identifica un possibile pericolo.

 

Sbarco de Fanes – 1740m


La mia voglia di avventura viene ugualmente ripagata. Dopo aver risalito con una comoda scala in ferro una leggera spalla che divide in due il torrente e i boschi con la rossa roccia presente, il cammino si divide in tratti leggermente pianeggianti con alcuni che in certi frangenti aumentano ancora di quota. Attraversamenti molto particolari grazie a dei comodi pontili presenti, per giungere in un tratto di sentiero dove la velocità e la massima espressine dell’acqua si può tranquillamente toccare con mano.



È come osservare un ampio e lungo scivolo che scorre lungo una base di liscia roccia e prendere velocità un metro dopo l’altro. Il sentiero vi cammina per alcuni tratti proprio di fianco, dove potersi avvicinare con le dovute precauzioni e percepire il vento creato da questa forza incontrollabile.


"È una di quelle sensazioni incredibili"


La velocità stessa dell’acqua a creare quella leggera brezza che rinfresca il mio viso sudato ed accaldato da questa meravigliosa giornata estiva. Tolgo le scarpe, entro fino alle caviglie si di una piccola piscina naturale di acqua corrente. Un fresco e piacevole massaggio che percepisco fino alle ginocchia e questo leggero soffio di vento che dolcemente accarezza le mie braccia e le mie spalle.






Con chi mi accompagna lungo questa giornata risulta praticamente impossibile uno scambio di parole e di pensieri. Un rumore assordante che non concede tregua elimina nuovamente qualsiasi rumore esterno, dove perfino una possibile richiesta di aiuto in questo frangente risulterebbe vana.


Il sentiero prosegue, lascio questo piccolo angolo di Paradiso con questi piccoli ricordi, con queste meravigliose sensazioni che per qualche minuto mi hanno fatto dimenticare l’afa e la calura di Nerone e di quel suo anticiclone che da qualche settimana preme anche tra queste verdi vallate di montagna. Tutto prosegue che è una meraviglia. Come riferimento per chiudere in bellezza questo anello, lo Sbarco di Fanes è quell’ultimo passaggio prima di rientrare verso S.Uberto.



Non sono presenti tabelle indicative da seguire. La giusta via di cammino è ben evidenziata da marcature bianco e rosse presenti su alberi e rocce, e questo per evitare dei sentieri secondari (ben presenti) che riporterebbero nuovamente sulla strada forestale e tradire così la giusta via da seguire. Un consiglio personale, marcature colorate presenti a parte, è di tenere sempre in considerazione il torrente e il sentiero che lo costeggia senza mai abbandonarlo.




E non c‘è due senza tre. Se durante il giorno mi sono imbattuto in due fantomatici Giardini dell’Eden, ora il terzo è quello che raggiunge l’apoteosi. L’ultima meravigliosa cascata tra quelle più grandi dell’intera escursione: lo Sbarco di Fanes.

Anche qui Madre Natura ha saputo plasmare e creare una scenografia di grande precisione e di grande bellezza. Una grande ed ampia cascata che scorre veloce guardando verso le vallate inferiori.


Un punto di osservazione dove prendono vita alcune nebulose cariche di acqua e scaraventate con grande velocità verso ogni ostacolo, me compreso. Una nuova e straordinaria sensazione al cospetto di questa ennesima e meravigliosa opera d’arte.

Perfino la mia piccola telecamera viene invasa da questa leggera brezza, dove il suo piccolo obiettivo centrale si copre completamente di una leggera nebbiolina di microscopiche gocce che sembrano dare vita ad un’improvvisa rugiada.




Ma di quest’ultimo passaggio il bello deve ancora venire, un ultimo passaggio che conosco perfettamente avendolo già affrontato. Lo Sbarco di Fanes custodisce a sé un transito che scorre proprio all’interno della cascata stessa. Risalgo leggermente il sentiero su di un crinale sulla destra. Devo solo salire raggirando la cascata stessa per poi collegarmi su di un nuovo sentiero (indicato da una tabella) attrezzato con dei cordini proprio in prossimità della cascata stessa.




Questa sua potenza ora si trova ad un paio di metri da me. Il suo salto nel vuoto crea un naturale spazio di circa un metro dove camminare dentro la cascata stessa e raggirarla direttamente dal suo interno. Una serie di scalini in acciaio attrezzati con cordino mi aiutano a salirne l’interno senza il rischio di spiacevoli cadute per poi tornare nuovamente al sole dal versante opposto.




Un passaggio meraviglioso, straordinario e carico di un’energia quasi impossibile da descrivere. Ora lo Sbarco di Fanes si lascia ammirare da altri punti di vista e da altre angolature. Da quassù noto perfettamente quel lungo scivolo d’acqua naturale che con grande forza e potenza cade verso i versanti opposti.

Per l’ennesima volta mi rendo conto di questa incredibile potenza che assemblandosi con una possanza indescrivibile esprime al massimo l’energia che riesco a percepire. Scivolare giù da questo punto ora sarebbe un destino segnato, una nuova occasione per prendere in considerazione quelli che sono certi limiti che in Natura non debbono mai essere oltrepassati. In questa giornata una nuova lezione di vita.


Ultimo tratto attrezzato prima di chiudere questa parte di anello dal versante più a monte. In corrispondenza di questo passaggio devo risalire una decina di metri di parete mista roccia ed erba, una decina di metri ben verticalizzata e che deduce l’utilizzo almeno dell’imbrago. A dire il vero si potrebbe pure affrontare senza, ma dopo qualche metro l’esposizione al vuoto è ben percepibile.

Diciamo che come sono e per quanto dispensare consigli sia una mia priorità durante la descrizione dei miei Trekking, il migliore consiglio è sempre quello di muoversi al massimo della sicurezza. Basta poco e questo non si deve scordare, per cui diviene una responsabilità personale ed oggettiva su come affrontare questa parte finale. Infilare solo l’imbrago è questione di quei cinque minuti che in caso di “fatalità” potrebbero fare la differenza.


Respiro ora quell’aria che il sentiero stesso trasmette facendomi capire che tutto sta’ per concludersi. A differenza della prima parte per me completamente sconosciuta. Ora l’ambiente mi è familiare e so che quello che guarderò con occhi che per me rimarranno sempre nuovi, affronterà facili e piacevoli passaggi attraverso gli ultimi pontili di legno, tratti del Ru de Fanes completamente tranquilli e dove la quotidianità della Natura che mi circonda tornerà nuovamente ad accompagnarmi fino a raggiungere nuovamente il sentiero 10, quello centrale e che si compone di questa bellissima strada forestale che sale verso nuovi territori del vicino confine tra il Veneto e l’Alto Adige.







A questo punto tutto si chiude all’interno di una lunga discesa che scorre attraverso questa strada forestale. Il Ponte Alto per rimettere in funzione la memoria e riportare ciò che mi sono lasciato alle spalle da qualche ora. Una lunga e tranquilla camminata che inevitabilmente attiva quel "rewind" di tutto ciò che mi ha accompagnato in questa ennesima giornata all’interno di questa Natura così variegata e meravigliosa.



Questa lunga strada scende a valle portando con sé l’esperienza per tratti e passaggi da brivido, la bellezza incontaminata di questo ambiente che si mescola con la possanza dell’acqua che attraverso questo itinerario esprime al meglio la forza e l’eleganza in ciò che Madre Natura ha saputo perfettamente plasmare in milioni e milioni di anni di evoluzione.


 

Cascate di Fanes - Note Tecniche


Lunghezza sentiero: 9km 500m

Dislivello totale: +882m

Tempi di cammino: 4h 40m (individuale)

Tipologia di sentiero: EE - Escursionisti Esperti con kit da ferrata in dotazione


 

Cascate di Fanes - La Mappa


 

Cascate di Fanes - Il Video


Guarda i miei video all'interno del mio Canale YouTube

 

Location: Val di Fanes - Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo (BL)

Area Geografica: Dolomiti d'Ampezzo - Dolomiti Bellunesi

Regione: Veneto

Accesso: su sentiero 10 dal Pian de Loa

2.272 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page