Stefano Germano
L'Averau e le Cinque Torri - Dolomiti d'Ampezzo.
Aggiornamento: 17 ott
In un solo Trekking un meraviglioso anello tra le Dolomiti d'Ampezzo.
In un cielo meraviglioso che da spazio a un sole che colora di nuovo questa mia nuova stagione. L’Autunno, in quei primi timidi accenni che ormai mi accompagnano verso questo nuovo periodo, definendo un arrivederci all’Estate e a tutte quelle meravigliose esperienze che porterò sempre nel cuore.

L’Autunno, si presenta con quei tratti colorati che giorno dopo giorno si intensificano tra le grandi distese di prati e i boschi che ora vengono illuminati da un sole completamente nuovo. Un sole che con contribuisce a dare valore alla stagione del “foliage” e tutte quelle naturali espressioni che ora chiedono solo di essere scoperte e vissute settimana dopo settimana. Sarà un susseguirsi crescente di cambiamenti naturali, dove non solo la flora ma anche la fauna dovrà sbrigare gli ultimi accorgimenti prima del lungo sonno, di quel letargo che con l’avvento della neve fermerà completamente ogni forma di vita e quel senso di vitalità quotidiana vissuta per un’Estate intera.
Il cambiamento ormai è alle porte, e con esso anche la voglia in noi stessi di cambiare e guardarci attorno con occhi e punti di vista sempre diversi.
In via definitiva questo mio Autunno parte da un luogo che porto con me nel cuore da sempre. Il Passo Falzarego e l’intero ambiente naturale delle Dolomiti d’Ampezzo che da tantissimi anni fanno parte della mia quotidianità, della mia passione che nutro per le Dolomiti e tutte quelle opportunità di libertà che mi legano a loro. Il Passo Falzarego è Lagazuoi, Sass de Stria, le Tofane e le Cinque Torri per chiudere questo cerchio magico con il Nuvolau e l’Averau. All’intrerno di tutto questo una serie di sentieri e angoli naturali che si aprono a punti di vista e panorami che rispecchiano la bellezza di questo luogo.


L’Averau e le Cinque Torri per questo mio Trekking che abbraccia a sé un piccolo anello roccioso che si completa con la magnificenza delle Torri, con quelli che io definisco i punti di vista più belli in assoluto che dall’intero Falzarego si possono cogliere.
Passo Falzarego – 2105m
La mattina si presenta da subito fresca. Il Passo Falzarego si posiziona a 2105m di altitudine su di una conca naturale che oltre al versante Ampezzano si collega con il Valparola, per l’Alta Badia, e l’Agordino guardando verso Colle Santa Lucia e la Marmolada. Un Passo dove l’Autunno porta con sé quel primo vento freddo, a raccogliere questo elemento naturale spinto dalla forza dei diversi versanti presenti. Una mattina limpida e serena, dove il sole già da tempo illumina le imponenti pareti dei massicci a Nord: il Lagazuoi come il Gran Lagazuoi, il Sass de Stria e la vicina e possente Tofana di Rozes.

L’avvento della Natura cammina veloce. Se fino a una settimana o poco più tutto sembrava raccolto all’interno di un’Estate che quassù sembrava non mollare la presa, nel giro di pochi giorni quel tiepido sole di primo mattino diviene sempre più debole e quasi arrendevole dalla forza degli elementi che ora scandiscono tempi e cambiamenti sempre più veloci. La sensazione è meravigliosa, il Passo Falzarego è ancora animato da escursionisti in procinto di partire e vivere questa giornata così perfetta, con quella mia stessa convinzione e sensazione di avere di fronte quell’occasione dove raccogliere in ogni minimo particolare
Il sentiero 441 si innalza dolcemente tra queste placide spalle erbose che dal Penes de Fouzargo guardano verso i primi frangenti rocciosi della Val de Limedes. Un cammino che bacia il sole percependo quei deboli sentori di calore. Un piacere immenso, quella magnifica sensazione di una pace e tranquillità lungo una via di cammino che ora si presenta completamente deserta. L’Autunno porta con sé anche quel senso di “abbandono”, dove, se per un’Estate intera questo sentiero ha visto la presenza di centinaia di persone al giorno allungarsi verso diverse destinazioni, ora tutto questo mi identifica nella solitudine assoluta.


Il freddo si fa sentire, e quell’abbigliamento leggermente appesantito ora risulta comodo e adatto alle temperature di primo mattino. Una serpentina che con assoluta dolcezza si destreggia tra queste radure che ormai risultano ingiallite dal nuovo in arrivo. Sale leggermente attraverso alcuni bassi boschi tinti di quel timido giallo che si risalta alla perfezione verso questo mio cielo leggermente velato, a creare così una contrapposizione naturale degna dei migliori fermo immagine. Ora i colori sono anima e corpo e la mia mente si alimenta di questi colori così caldi e forti, assorbiti da questi occhi leggermente arrossati da questi piacevoli aliti di vento freddo.

Lago de Limedes – 2181m
È uno dei punti di passaggio che tanto aspetto. Un punto naturale che si nasconde all’interno di queste spalle erbose dove, grazie a una segnaletica ben presente, è facilmente raggiungibile e che non deve mancare in questa mia giornata. Cammino tra questi sentieri da tanti anni ormai, così tanti che mappe o altri riferimenti di cammino non sono più necessari. Il piccolo Lago de Limedes se non conosci la sua esatta posizione fai un po fatica a trovarlo, così ben nascosto da una radura erbosa e già propensa a una roccia scura e molto frastagliata. Immancabile appuntamento durante le stagioni che ne permettono la vita, dove lungo le sue placide acque si riflette perfettamente la sagoma rocciosa del Lagazuoi.
Sono questi quei particolari che fanno la differenza, che danno maggior risalto all’ambiente naturale che mi circonda.

Stranamente però le cose in questo mio Autunno sono molto diverse. Rimango molto sorpreso di vedere questo mio lago quasi del tutto prosciugato. Rimango fermo lungo le sue ridotte sponde quasi stupito di così tanta mancanza. Di tanti anni e di tante stagioni passate dove dedicare preziosi momenti, il Lago de Limedes ora si riduce a una piccola pozzanghera lasciando attorno a sé un vuoto incolmabile. Della cosa mi dispiaccio parecchio, e come non dovrebbe essere diversamente.



Di tutto ciò che porto nei miei ricordi ben poco posso ora fare rivivere. I riflessi che guardano verso le vette circostanti, quelle placide espressioni di un piccolo angolo di Paradiso del tutto lontano con il resto del mondo, dove perfino l’eco del traffico veicolare che scorre lungo il Passo Falzarego quassù non trova un benchè minimo spazio, per ora rimangono chiusi in lontani ricordi.
Forcella Averau – 2435m
Dall’erba alla roccia, dalla roccia alla quota maggiore. Tutto prosegue nella più assoluta pace e tranquillità. Ora, avvicinandomi sempre più al cospetto del Monte Averau (2649m) vengo sempre più “inghiottito” da insenature rocciose, con la mole stessa del Monte a nascondermi in certi frangenti dal mio sole. Il sentiero prosegue salendo con pacifica serenità accompagnandomi verso la Val de Limedes a dare così vita a quei frangenti rocciosi e selvaggi che da ora caratterizzano l’intero ambiente.
Gli ultimi spazi d’erba dalle mille sfumature, dove quell’avvento rossastro primeggia sui prati dalle larghe foglie, in netto contrasto con quel verde di una stagione appena conclusa che ormai tiene i giorni contati.




Alcuni passaggi su strette gole rocciose prima di un sussulto in leggera pendenza che anticipa di poco un piccolo pianoro dove l’erba torna per qualche istante a segnare il mio cammino. Il Penes de Fouzargo ora raggiunge la sua quota maggiore, quei 2390m che da una nuova tabella indicativa di sentiero si apre su due diverse vie di cammino. Il 441 segue sulla sinistra salendo con grande vigore verso una nuova e avventurosa gola rocciosa. Occasioni queste che alimentano maggiormente la mia voglia di avventura, di toccare con mano e vivere in prima persona quella sensazione dove l’uomo si lega alla roccia.




Sensazioni e carica di energia che solo chi ama veramente questi confronti riesce a capire. Un paio di spalline rocciose che proseguono questa parte finale di salita, una serpentina che mi permette così di salire di quota e trovare i giusti tempi per guardarmi dietro e fare un’attenta valutazione di ciò che ha caratterizzato le mie ore precedenti. Non solo il Lagazuoi e la Tofana di Rozes per quel fondale scenografico perfetto e indiscutibile, ma anche l’intera Val de Limedes che nella crosta della Croda Negra (2507m) dà vita a una lunga spinale che si allunga verso il Passo Falzarego.
È così che raggiungo Forcella Averau, attraverso una serie di passaggi non esposti e nella più totale sicurezza dove la grande mole del Monte Averau si posiziona su di un grande pianoro roccioso che raggruppa a sé una totale e completa panoramica dell’intero versante montuoso visto nella mattinata. Ora il mio quadro naturale è perfetto. Da un unico punto ben preciso l’intera vista che dal Lagazuoi si espande verso il Gran Lagazuoi e le più lontane Cime di Fanis, le Torri del Falzarego e della ora maestosa Tofana di Rozes. Lo spettacolo mi lascia senza parole, accompagnato da quel silenzio che ora si impossessa di ogni mia emozione.


Ancora pochi metri, una leggera salita rocciosa che senza problemi si avvicina alla base del Monte Averau, raggiungendo la mia Forcella e aprire un sipario su di un nuovo contesto naturale che da ora mi allontana dalle Dolomiti d’Ampezzo per guardare all’Agordino come nuovo spunto naturale e panoramico. I 2435m di quota della Forcella segnano il punto più alto di tutta la giornata. Prende spunto per osservare la grande parete a Sud dell’Averau alzarsi in perfetta linea retta, e verso quel versante all’estremo Nord delle Dolomiti Agordine e della vicina e solare Val Fiorentina.

Il Pelmo, il Passo Giau, il Monte Cernera e un frangente del Mondeval per identificare la territorialità della Val Fiorentina. Il Monte Civetta, lo Spiz de Poure, il Col di Lana e la Regina Marmolada per quanto riguarda questo versante Agordino. Ai piedi di queste ultime vette i grandi spazi erbosi de Le Masonadie e quelle piccole baite e fienili che durante l’Estate danno vita agli alpeggi di stagione in corrispondenza del Rifugio Fedare (2000m). Così piccole viste la mia posizione e lontananza da creare un meraviglioso Presepe del tutto naturale.


Ma ho bisogno di andare oltre, di cercare quel punto perfetto dove fermare con i miei occhi quei punti di vista che per la mia mente ora sono l’ennesima espressione di “fame di positività”.
Trovo un posto abbastanza sicuro in un piccolo canalone roccioso posto leggermente in una quota maggiore e in corrispondenza di una spalla rocciosa che si collega direttamente con la Forcella. Devo però porre un pò di attenzione e rendere sicuro ogni mio passo a ogni possibile pericolo. La roccia in questo punto è frastagliata e in alcuni tratti franosa.
Una piccola linea di sentiero dà vita a un camminamento che scorre in bilico verso questa stessa gola, dove un minimo errore da parte mia non verrebbe per nessun motivo giustificato. Pochi metri certamente, ma che se affrontati in modo completamente disattento porterebbe a un volo di quel centinaio di metri che per la mia incolumità farebbe una grande differenza.


Non seguo mai, nemmeno per istinto, sentieri che vanno oltre a ciò che potrebbe minacciare la mia incolumità fisica. Questa volta vengo completamente rapito dalla montagna e da ciò che mi offre, quasi plagiato da un punto particolare che richiama la mia attenzione. Questo mi rende sicuro. Sento dentro di me che in quel preciso istante la montagna non vuole essere una possibile minaccia ma unicamente amica fraterna, quasi a volermi invitare in tutta sicurezza a raggiungere quel punto ben preciso dove raccogliere emozioni che dal normale sentiero verrebbero quasi nascoste.
Il mio non deve essere esempio per te che mi leggi, non deve in nessun modo diventare un riferimento per spingersi oltre a quella linea di sicurezza che il sentiero stesso trasmette. Io mi prendo le mie responsabilità, cosciente del fatto che questa volta, come altre sebbene in rare occasioni capitate, la montagna mi trasmette quel senso di sicurezza e tranquillità. Rientrando in Forcella, tornando indietro di quel centinaio di metri che mi separano dal sicuro sentiero, da ciò che ora vedo do un valore molto importante. Quel valore in cui, ponendo le giuste attenzioni senza oltrepassare quella linea di sicurezza, il mondo va ammirato da prospettive sempre diverse.

Forcella Nuvolau – 2413m
Leggera discesa rocciosa. Lascio la Forcella su di un tratto piacevole e carico di energia, panoramiche che da un lato guardano verso le lontane vallate e dall’opposto a toccare con mano l’imponente roccia della parete dell’Averau. Ci si cammina proprio sotto, quasi a percepire le “radici” di questo possente massiccio. Una leggera salita finale con il Nuvolau (2575m) che ora amplia maggiormente la sua vista e il lontano Passo Giau (2236m) immancabilmente trafficato dal traffico veicolare di collegamento. Il tutto anticipa l’arrivo in Forcella Nuvolau (2413m) e lo storico Rifugio Averau posto proprio a ridosso.

Se nelle ore precedenti la mia mattinata si è distinta dalla quasi e assoluta solitudine, a dire il vero soltanto cinque altri escursionisti incrociati, arrivando in zona delle Cinque Torri e dei Rifugi Averau e Nuvolau, la presenza del turismo di massa sembra esplodere da un contenitore vuoto che fino a ora sembrava già completamente immerso nell’Autunno più desolato. Ciò corrisponde dal fatto che in data odierna – 30/09/202 – è in corso l’edizione annuale della Cortina Delicious Trail, una bellissima competizione di corsa in montagna che di anno in anno richiama a sé migliaia di SkyRunner pronti a sfidare se stessi nelle diverse distanze proposte.
Questo mi porta indietro di molti anni fa, quando la Maratona e la corsa in montagna facevano parte della mia quotidianità e della passione che, giorno dopo giorno, mi portava a obbiettivi sempre maggiori e traguardi personali che porterò sempre con me. A dire il vero però non è che provi tanta invidia per un qualcosa che non posso fare più causa quel “over training” che a un certo punto della vita mi ha imposto di fare un’unica scelta: quella di appendere scarpe al chiodo. A dire nuovamente il vero quel “over training” così sostenuto per anni e anni, che ora come ora mi fa provare quel senso di “rigurgito” in cui preferisco camminare che correre e senza comunque dimenticare le sofferenze e sacrifici sostenuti.


Considerazione a parte mi complimento con loro e incitare nel modo giusto questa loro perseveranza e impegno a una sfida così difficile. Questo comporta la presenza di migliaia di Runners a cui fanno seguito gli accompagnatori più comuni come famiglia, amici e sostenitori del campione presente di turno. Ma dopo tutto è giusto che sia così. Vivere la montagna è espressione individuale dove lo sport e il tempo libero devono camminare sulla stessa linea, dosando le giuste fatiche e divertendosi all’interno di un habitat naturale di straordinaria bellezza.
Le Cinque Torri – 2361m
Quel caffè che ora diviene d’obbligo visto le poco più due ore di cammino affrontate. Il Rifugio Averau ora diviene quel punto dove dedicare una piccola pausa comodamente seduto in quella sua bellissima terrazza panoramica che guarda verso l’Agordino e tutta quella serie di vette che già dalla Forcella precedente (Forcella Averau) hanno aperto il sipario si di una nuova dimensione territoriale Dolomitica. Una pausa che così mi permette di guardare questi temerari che sulle proprie gambe sfidano gli elementi e i dislivelli di questi sentieri. I ricordi rimangono certo, ma meglio rimettersi in marcia che arrivato a questo punto sono al punto esatto di metà percorso.

Un’ampia strada bianca scende costeggiando sulla destra l’Averau che ora si presenta con quella classica forma geologica più comune se vista direttamente dal Rifugio Nuvolau. Un grande dito roccioso che da un’ampia base si eleva nel cielo. Una strada bianca in questo caso affollata di gente, che non raccoglie a sé solo escursionisti, Runners e tifoserie al seguito, ma anche diverse persone intente a salire in vetta del Nuvolau per aprire da lassù un nuovo capitolo, un nuovo scenario naturale che per una buona parte scoprirò avvicinandomi alla base dell Cinque Torri.
Parlare delle Torri è come dire: "non serve aggiungere altro".
Rimango leggermente lontano dalla loro base naturale. Trovo un punto perfetto nell’ampio pianoro delle Crepe dei Ronde, ampio spazio panoramico che mescola ampi e rigogliosi prati con lastre di bianca e liscia roccia di Dolomia. Il punto di osservazione è perfetto. Nemmeno un albero a ostacolare questa eterna visione che dal lontano Lagazuoi apre un panorama che racchiude a se la Tofana di Rozes, unica da questo punto visivo, e le Cinque Torri a chiudere questo frangente per aprirsi verso il lontano Cristallo, il Sorapis, il possente Antelao che si tiene in leggero secondo piano dalla Croda da Lago e dal Lastoi de Formin. Solo una cosa si potrebbe chiedere in aggiunta: il Nuvolau e l’Averau in quel famoso “detto e fatto” a completare un 360° che lascia senza fiato.


Scelgo questo punto come il tavolo perfetto per il mio pranzo di metà giornata. Un tavolo unico e inimitabile dove a ogni morso segue quella lenta riflessione alla continua ricerca dei minimi particolari. Da questo punto ho tutto sotto mano, anzi tutto in bella vista. Il sole illumina le pareti delle grandi vette che a Nord identificano alla perfezione i sentieri che salgono diramandosi tra le varie forcelle e gole rocciose che compongono i versanti del Lagazuoi e delle intere Tofane. Sentieri che salgono in direzione di Forcella Travenanzes, del Rifugio Giussani e tutti i possibili collegamenti attivi tra questi due opposti versanti.
Una pausa che sembra non trovare fine, sebbene qualche nuvola ora inizi a coprire a tratti il mio cielo.

Le nuvole si rendono complici di uno scenario meraviglioso. Un susseguirsi di giochi d’ombra che si riflettono attraverso le luminose e grandi pareti della Rozes, proiettandosi direttamente sulla torre maggiore delle Cinque Torri. Su questa erba essiccata dalla nuova stagione il gioco prosegue, a simulare una perfetta danza dettata dall’istinto di questa Natura che ora mi coinvolge. Perfino il caos che regna in questo luogo, dettato dalla grande massa di persone, riesce a scomparire, quasi soffocato dalla mia mente che ora percepisce tutto ciò che si trasforma in pace e tranquillità. Onestamente non riesco a capire il senso di un susseguirsi di urla e schiamazzi che in un contesto come questo a mio parere risulta completamente fuori luogo.
Sinceramente non lo capisco, basterebbe così poco se ognuno seguisse i propri passi creando quella leggera atmosfera in cui nel nostro essere cercare i pensieri più importanti, quelli che possono raccogliere tante domande per ricevere tante risposte. Oppure limitarsi al minimo, quel placido dialogo dove condividere con chi ci sta’ vicino spunti ed osservazioni dell’interno ambiente che ci circonda. Nulla di tutto questo purtroppo. Bisogna urlare a squarciagola, perfino tenendo in mano quel telefono in viva voce giusto il tempo per ascoltare inevitabilmente e involontariamente gli affari altrui.
Ma fortunatamente a tutto c’è sempre quel rimedio che fa la differenza. Tutto si chiude nella lontananza, nel ricercare all’interno delle Crepe dei Ronde quel perfetto angolo dove urla e schiamazzi rimangono fortunatamente lontani, magari con la complicità del vento che pensa bene di portare nei versanti opposti ciò che a volte si traduce in arroganza e mancanza di sensibilità.
Il Pian dei Menis – 2020m
Ora tutto sembra scorrere con grande facilità. Mi attende una lunga e bellissima discesa che dal Monte de Potor mi separerà dalla roccia per accompagnarmi dolcemente lungo i boschi del Cason de Potor (2125m) per rientrare nuovamente al Penes de Fouzargo da quello che ora mi si presenta come il versante opposto di quello affrontato nella prima parte di questo mio Trekking. Saluto nuovamente le Cinque Torri, saluto il grande pianoro tra l’erba e la liscia roccia dele Crepe dei Ronde che tanto hanno fatto a rendere magica e solitaria la mia presenza escludendomi per molto tempo dal mondo intero.

La Tofana di Rozes ora regna sovrana lungo il mio cammino di rientro. Il sentiero 440 scende nell’immediato scorrendo piacevolmente lungo la base del Monte Averau, lungo questo suo versante più a Nord che si compone di grandi massi rocciosi caduti chissà da quale versante di questa montagna. A fronte di questo mio pensiero mi fermo per qualche istante a riflettere, mentre alle mie spalle la Rozes ora brilla di una luce stabile e fissa, libera da quelle nuvole in questo mio cielo.
Una riflessione che parte proprio da questi enormi massi sparsi lungo questo mio cammino e che in modo del tutto naturale danno vita al mio sentiero.


Diverse dimensioni che fanno ben capire di essere caduti dai versanti maggiori dell’Averau. In ognuno di loro vedo un tassello di un puzzle che nella mia fantasia da vita ad uno possibile scenario, quasi a voler ricostruire nuovamente l’aspetto naturale che l’Averau potesse avere chissà quanti milioni di anni fa. Gli esperti dicono che le grandi macchie scure presenti nella bianca roccia identificano un certo periodo, come se calcolare un’età presunta in cui un determinato masso li si è fermato possa darne in qualche modo un’identità, un periodo quasi certo di formazione geologica.
Guardo così l’Averau, e come per istinto riesco solo minimamente immaginare quanto più possente ed enorme poteva essere all’interno di quella fascia conteggiata in milioni di anni or sono.
Questo mio pensiero mi accompagna lungo il mio sentiero di cammino. Mi affascina riuscire ad entrare così tanto in simbiosi con la montagna quasi a volermi portare attraverso un lungo viaggio nel tempo e cercare così, nella mia fantasia, le possibili varianti geologiche e formazioni naturali che ora come ora non possiamo nemmeno minimamente immaginare. Tutto questo lungo questa mia parte finale di giornata, lungo il sentiero 440, parte dell’Alta Via N°1, dopo alcuni passaggi a creare dei dolci sali/scendi attraverso questi placidi e tranquilli boschi.




Il Pian dei Menis è una grande distesa erbosa, scorre nelle vicinanze della strada che collega Cortina d’Ampezzo con il Passo Falzarego per tornare così a dare nuovamente vita al traffico veicolare. Il Rifugio Col Gallina (2054m) a segnare gli ultimi passi prima di giungere nuovamente al Passo Falzarego.



Per ora tutto si ferma qui, da dove sono partito e da dove la luce del tardo pomeriggio ora colora di luce diversa i rossastri prati tipicamente autunnali del Penes de Fouzargo. L’ultimo sguardo verso ciò che ha scaturito questa mia giornata, dove l’Averau si espone più di tutti e con quella nuova e diversa prospettiva, quasi a volermi regalare l’ultimo punto di vista della giornata. Quel punto di vista che chiude il sipario su di uno spettacolo di Natura meravigliosamente autunnale.


L'Averau e le Cinque Torri - Note Tecniche
Lunghezza sentiero: 8km
Dislivello totale: +479m dal Passo Falzarego a Forcella Averau
Tempi di Cammino: 4h (individuali e soste escluse)
Tipologia di sentiero: Escursionistico E
L'Averau e le Cinque Torri - La Mappa
L'Averau e le Cinque Torri - Il Video
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Location: Penes de Fouzargo - Crepe dei Ronde
Area Geografica: Passo Falzarego - Cinque Torri - Dolomiti d'Ampezzo (BL)
Regione: Veneto
Accesso: dal Passo Falzarego su sentiero 441 per Forcella Averau