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Dentro le mie Dolomiti

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  • Immagine del redattoreStefano Germano

Croce di vetta al Monte Piana (Auronzo Misurina)

 

Il Monte Piana (2225m), attuale testimonianza della Grande Guerra. Ai giorni nostri rappresenta un viaggio nelle dure e sanguinose battaglie combattute lungo queste sue interminabili trincee. La sua posizione strategica lo poneva di fronte alla prima linea di attacco dell’esercito Austro Ungarico, dove gli aspri bombardamenti hanno segnato il destino di oltre 14mila soldati.

Ora la memoria rimane. Le tracce lasciate da quegli anni così difficili e dall’amaro destino di questi giovani ragazzi, lasciano spazio al tempo attuale. Durante il periodo estivo visitare il Monte Piana è come portare alla luce ciò che ne rimane di quell’epoca. Durante l’Inverno invece tutto cambia, nascosto dalle immense coltri di neve dove qualsiasi testimonianza viene totalmente cancellata. La ciaspolata perfetta.

Il Monte Piana visto da Misurina

La sua croce di vetta costituisce una delle più belle panoramiche e mete delle Dolomiti. La sua particolare posizione offre un punto di vista a 360° verso le più blasonate vette di Auronzo-Misurina e di Cortina d’Ampezzo. A questo si aggiungono le favolose Tre Cime di Lavaredo, buona parte delle Dolomiti di Sesto e Fanes Sennes e Braies.

La giornata attuale porta la data del 13 Febbraio 2021. Particolare da ricordare solo per la presenza di Burian in questo periodo. Presenza che mi ha permesso di affrontare questa escursione alla temperatura record delle prime ore della giornata di -21°. Devo dire che per la prima parte di cammino la situazione è veramente anomala. Il gelo!…

Il Sorapis

I Cadini

Per cercare di farvi capire cosa vuol dire iniziare un cammino al mattino presto con -21° sul termometro, cercate di immaginarvi la difficoltà di effettuare una foto, di schiacciare il tasto della mia telecamera per dare il via ad una ripresa. Tutto questo impossibile.

Invano il tentativo di muovere le mani, il cercare di strofinare le dita sul mio corpo per riscaldarle in modo da permettere ai sistemi attuali di percepire la mia energia elettrostatica, e di conseguenza poter scattare la foto o azionare la telecamera.

Desolata e semi nascosta baita ai piedi del Col de la Selva

 

Rifugio e Lago d’Antorno – 1829m

La curiosità da parte mia di iniziare un’escursione invernale con queste condizioni quasi proibitive, è stato uno dei fattori che ha maggiormente alimentato le mie intenzioni. Il cielo perfetto, il sole perfetto e una nuova avventura da iniziare consapevole che il resto della giornata, a sole già alto nel cielo, avrebbe scaturito la mia giornata perfetta.

Partenza dal piccolo Lago d’Antorno, dove da un ottimo punto di vista il Chalet Lago d’Antorno è quel punto finale della strada che sale verso le Tre Cime di Lavaredo (Rifugio Auronzo). Da qui è possibile salire verso le Tre Cime a piedi o grazie l’ausilio del trasporto organizzato con le motoslitte del servizio TreCimeService.

Vista delle Tre Cime (versante Sud) dal Chalet Lago Antorno

Il sentiero da intraprendere da questo punto geografico è il 122. Lo si trova dopo un centinaio di metri dallo Chalet, sulla sinistra a ridosso di una curva della strada ora chiusa al traffico. Una stretta via ben battuta che si addentra nei boschi del Col de la Selva, dove in maniera quasi provvidenziale il sole inizia a risalire i Cadini e a dar luce, e quel leggero calore, a questa mia prima parte di escursione.

 

I boschi del Col de la Selva

Ora tutto inizia leggermente a cambiare. Se per circa un’ora le gelide ombre che mi hanno dato il benvenuto hanno comportato delle difficoltà, ora la luce del sole si rinnova per l’ennesima volta come la “luce della vita”. E’ questo ciò che provo. Il riflesso che illumina il bosco che mi circonda e i suoi luminosi raggi che penetrano tra i rami, sono quel messaggio importante che trasmette il respiro e la vita tra questa Natura.

Vivo tutto questo con quella bellissima sensazione di vitalità. Il freddo rimane ancora pungente, la temperatura sale di circa 5 gradi (-17) ma il cammino diventa sempre più positivo. Mi sembra di aver assorbito in modo perfetto le prime avvisaglie di Burian. Non un filo di vento, nessun rumore che riesca a penetrare all’interno di questa fitta boscaglia e il Monte Piana a Ovest e le Tre Cime ad Est che di tanto in tanto escono allo scoperto.

Il Col de la Selva è una vetta di 1921m che si posiziona a monte de le Paludete. Un’ampio territorio a cielo aperto che d’Estate diviene il pascolo preferito per cavalli e mucche che stazionano in zona di Misurina. La sua vetta è maggiormente fattibile durante l’Estate, anche se non esiste un vero e proprio sentiero per raggiungerla. Diviene così un punto di passaggio per questa prima parte di sentiero. Termina la sua corsa dopo circa 20 minuti di cammino, collegandosi con l’ampia strada sterrata che sopraggiunge dalle Paludete e che porta direttamente alla vetta del Monte Piana.

La sterrata dopo il Col de la Selva

Vista sui Cadini

Basta guardarsi dietro. Le Tre Cime di Lavaredo (versante Sud-Ovest)

Il Monte Piana e l’ampia strada battuta

Un po di pendenza ma ora tutto è più semplice. Questa strada, la stessa percorsa dalle Jeep navetta d’Estate, diviene un bellissimo momento di serenità e spensieratezza e rientra come via n°14 del progetto Cadore con le Ciaspe. Si rimane sempre abbracciati dai boschi che dal Col de le Saline si innalzano verso il Col Roda. Tutto questo permette delle continue sorprese, dove ogni curva ed ogni passaggio riserva dei punti di vista che si dividono in due diversi territori.

Ti immergi lungo le Tre Cime e la bellissima Val de Rinbianco per trovarti in poco tempo ad ammirare il versante opposto, quello che da Misurina sale verso i Cadini, il Sorapis e il meraviglioso raggruppamento roccioso del Cristallo. Che spettacolo caro lettore. Ora immagina tutto questo ben confezionato da un cielo e un sole che brillano sui cristalli di neve e da quelle temperature che sembrano improvvisamente abbandonate da Burian per rientrare così nella normalità di stagione.

Verso il Col Roda

Punto di vista verso il Cristallo

Misurina (centro), il Popena (dx) e in lontananza parte del Sorapis

E’ la giornata che desideravo, quella che chiedi a chi nella tua vita si presenta come quella guida spirituale che porta solo a cose buone e positive. Diciamo pure che da una parte le previsioni meteo che per l’ennesima volta combaciano perfettamente con i miei piani, ma dall’altra quella parte di Spirito che alimenta i miei desideri e i miei pensieri.

 

Rifugio A. Bosi al Monte Piana – 2055m

L’arrivo al Rifugio non è il solo obbiettivo della giornata, la croce di vetta è posizionata oltre al Rifugio stesso. Ciò che risulta uno dei passaggi più panoramici lungo la salita è di uscire definitivamente dal tratto boschivo per raggiungere così una quota maggiore. La strada battuta in questo ultimo frangente prima del Rifugio Bosi è leggermente più impegnativa. Si snoda attraverso una serpentina che guarda unicamente verso la Val de Rinbianco. Da qui sia il Sorapis, le Tre Cime, i Cadini di Misurina che il Cristallo si offrono con una loro personale visuale che merita una dovuta pausa per i pensieri di rito.

Il Sorapis e le vette delle Marmarole

I Cadini di Misurina

Le Tre Cime di Lavaredo (centrale) e la Croda dei Toni (dx)

Il Cristallo

Ora non resta che arrivare al Rifugio. Ben posizionato a 2055m nella parte meridionale del Monte Piana, è una spettacolare terrazza sulle Dolomiti. Aperto durante la stagione invernale da Gennaio a Marzo e da Giugno fino ad Ottobre inoltrato per quella estiva.

Tabella di benvenuto

Panoramica dal Rifugio

Dal Rifugio spunta il Cristallo (sx)

Le Tre Cime di Lavaredo dalla sala del Rifugio

Vista che guarda verso le Tre Cime

 

La Cappella degli Eroi del Monte Piana

In questo momento viene spontaneo distaccarsi per qualche minuto su quello che riguardano i giorni nostri. Vivo in piena spensieratezza questa mia perfetta giornata, ma non posso venire a meno a quello che la mia coscienza mi spinge a fare.

E’ posta a pochi passi dal Rifugio, la piccola chiesetta che porta alla memoria quelle 14mila vite spezzate da una Guerra mai voluta (come tutte le Guerre) e che invita alla riflessione e al pensiero. E’ un atto dovuto, di rispetto per chi quassù ha trovato la morte.

 

La Croce di Vetta

Bene, pausa caffè al Rifugio Bosi, i giusti tempi per le foto e le riprese di rito e qualche decina di minuti dedicati a me stesso, dal punto fisico. Tutto è così talmente invitante che spendere un po di tempo per un’improvvisata tintarella viene praticamente spontaneo. Dopo tutto le occasioni se non si prendono al volo, per esorcizzare per l’ennesima volta la classica e annuale tintarella sulla neve, si rischia di perderle nel tempo e questo ne risulterebbe un vero peccato.

Questa seconda parte di escursione si inoltra nella storia già citata. Le trincee della Grande Guerra sono tutte ben dislocate in questo versante finale del Monte Piana. Una vera e propria ragnatela costruita per difendere il nostro territorio. Ma in questo frangente con tutta la neve presente, di questa pagina di storia si può solamente focalizzarne la presenza da un paio di tabelle direzionali, che a fatica riescono ad uscire dalla neve, e da un paio di cippi in pietra a commemorarne il luogo.

Tutto è ben definito da un mare di neve. Il percorso continua ad essere agevolato da un ampio sentiero ben battuto. Le ciaspole rimangono ancora ben ancorate al mio zaino, ma so per certo che tra un po diventeranno un accessorio importante.

In questa bellissima giornata il movimento escursionistico si fa ben sentire. Anche famiglie con bimbi approfittano di questa occasione per uscire e sfidare, da un certo punto di vista, le minacce di Burian che nel frattempo sembra aver lasciato il Piana.

Il Cristallo mi accompagna verso la vetta

Tutto viene ben preparato dalle panoramiche che mi accompagnano in questo ultimo tratto. Il Cristallo per eccellenza alla mia sinistra, e le Tre Cime e i Cadini alla mia destra. Tutto sembra ben delineato da questa Natura che per l’ennesima volta si presenta nel suo lato più selvaggio ma di uno spettacolo da lasciare senza respiro.

Il mio corpo suda, le temperature si sono alzate ancora di qualche grado e questa mia reazione fisica, abbinata ovviamente anche dal piccolo impegno imposto, mi fa capire che le sorprese non sono ancora finite. Un vero e proprio mare bianco, la luce del sole è così talmente forte riflessa sulla neve che mi sembra quasi di percepirne il calore.

Ceppo in pietra commemorativo

Arrivato al ceppo in pietra che ne ricorda i tristi tempi passati, il panorama interviene con tutta la sua forza. Mancano ancora un centinaio di metri per raggiungere la croce, ma il primo impatto visivo è di un’infinita bellezza. Guardando a Nord le vette delle principali cime del Gruppo di Fanes Sennes e Braies: Il Picco di Vallandro (2839m), il Monte Specie (2307m). Guardando più ad Ovest la Croda Rossa (3146m) che lascia ad intravedere per una buona parte la lontana Croda del Beco (2810m). Ma tutto non si limita solo a questo, il versante che guarda verso il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo dove intravedo il Lagazuoi (2835m) e il Gruppo delle Tofane.

La croce di vetta del Monte Piana

Ma per completare questa opera rocciosa devo raggiungere la vicina croce. Entrano in scena le ciaspole, molto impegnativo arrivare alla sua base senza il loro utilizzo. Da qui finalmente tutta la panoramica completa la sua opera naturale

Rimango così senza parole….

I prima vista la Val Popena Alta e in lontananza (dx) l’inconfondibile massiccio del Sorapis

La Val Cristallino del Cristallino di Misurina (2775m)

In lontananza il Lagazuoi e le Tofane (sx), la Val Popena Bassa e la Croda Rossa (3146m)

Il Picco di Vallandro (2839m) e il Monte Specie (2307m a sx), la Croda de l’Arghena (2251m a dx) lungo la Valle di Landro.

Timido spunto delle Tre Cime di Lavaredo dalla croce di vetta

Bene, ora si inizia a ciaspolare. Devo uscire da questa mia posizione, in vetta sopraggiungono delle forti correnti che in maniera coreografica innalzano al cielo imponenti nebulose formate dalla neve. E’ un repentino cambiamento, queste folate arrivano direttamente dalla Val Popena Bassa e si infrangono lungo il versante del Monte Piana. Questa loro forza non permettono al sole di filtrarne il calore, la conseguente ricaduta delle temperature si fa nuovamente sentire.

La cartolina più bella delle Tre cime di Lavaredo dal Monte Piana

Appena rientrato nel versante che guarda verso la Val de Rimbianco, le Tre Cime ritornano ad essere le protagoniste del mio rientro. Lascio il sentiero battuto della salita, spingendomi più verso il versante ad Est del Monte Piana. Da qui ci si muove solamente su neve fresca, la ciaspolata di rientro ha finalmente preso il via e la presenza del vento rimane pressochè invariata.

Guardo con molta attenzione ogni mio cambio di direzione. Nessuna traccia lasciata in precedenza da altri escursionisti, con la consapevolezza che la neve cambia completamente qualsiasi forma geologica e questo potrebbe trarmi in inganno. Cerco di tenere quel passo sicuro senza avvicinarmi troppo alle esposizioni di questo versante, la sensazione di libertà che sto provando è immensa.

Il mio fermo immagine che preferisco. Le mie tracce, segno del mio passaggio…

In perfetta sintonia, cercando di non avvicinarmi troppo ai vari versanti

Per tutelare maggiormente la mi sicurezza decido di collegarmi sul sentiero dedicato alle ciaspole che rientra verso il Rifugio Bosi. La perfetta simbiosi che percepisco ad ogni affondo del mio piede. Sebbene utilizzando questo accessorio invernale, le mie gambe in alcuni tratti sprofondano fino alle ginocchia. La neve e friabile, sembra quasi composta da una crema di latte zuccherina. Ad ogni passo quel rumore che infrange e ne distrugge questa sua fragile consistenza. Arrivo così alle spalle della piccola chiesetta dedicata alla memoria dei soldati della Grande Guerra. Mi danno il benvenuto i Cadini di Misurina e in lontananza le Marmarole. Ora il sole ha cambiato direzione, tra di loro chi ne è più illuminato e chi invece inizia a nascondersi dalle ombre naturali dell nostra stella primaria.

Le Marmarole (sx), il Sorapis (centrale) e il Cristallo (dx). Nel centro il Rifugio Bosi al Monte Piana e la chiesetta della memoria

Bellissima immagine dei Cadini di Misurina e la chiesetta alla memoria

 

Rientrare così al Rifugio che ne completa un’anello perfetto. Un cerchio invernale che affascina per le panoramiche che si allungano verso l’Alto Adige. Quel giusto impegno fisico che permette anche ai più giovani di innalzarsi a questa quota ed ammirare con occhi innocenti ciò che questa Natura regala. Quella perfetta rappresentazione geologica dove la roccia esprime il massimo della sua forza entrando in contatto con quella bianca neve che ne identifica in maniera perfetta la sua fisionomia.

Burian ha fatto la sua parte, come promesso. Temperature glaciali di primo mattino per riscaldare leggermente l’aria nelle ore centrali. Poi quel repentino cambiamento che ha visto nel forte vento quella nuova ricaduta delle temperature. Il sole e il cielo hanno sempre mantenuto quella loro luce e quel colore a crearne una cornice perfetta di un’altrettanta perfetta Natura. Una serie di elementi naturali che si sono dati appuntamento in una giornata che fino ad ora è la più bella invernale di questo 2021.

Tabella indicativa

I Cadini di Misurina, più belli di così….

Scendo nuovamente a valle. Stesso percorso della mattina, per ritrovarmi nuovamente lungo i boschi del Col de la Selva dove i Cadini di Misurina ora splendono con le forti luci del sole pomeridiano. A loro sicuramente favorevoli.

 

Note tecniche

Bellissima escursione adatta a qualsiasi tipologia di escursionista, ovviamente in buone condizioni fisiche. E’ possibile risalire al Monte Piana seguendo anche lo stesso tratto stradale che parte all’altezza dell’Albergo Miralago, seguendo la traccia che risale leggermente i Paludete lungo il versante ad Est del Col de la Selva. Tempi di percorrenza che si aggirano sulle 2h di marcia, più 45 minuti circa per raggiungere la croce di vetta direttamente dal Rifugio Bosi al Monte Piana. Per la sicurezza nessuna indicazione personale seguendo il sentiero sterrato. Da porre un po di attenzione se si decide di muoversi con le ciaspole in vetta al monte uscendo dal sentiero battuto. Il territorio della vetta è attorniato da forti sporgenze e la possibile formazione di terrazze nevose instabili potrebbero trarre in inganno con conseguenze anche fatali.

 

Croce di vetta al Monte Piana – La Mappa

MAPPA-MONTE-PIANADownload

 

Croce di vetta al Monte Piana – Il Video


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Location: Monte Piana

Area Geografica: Auronzo Misurina

Regione: Veneto

Accesso: dal Chalet Antorno, Col de la Selva, su sentiero 122

Link: AuronzoMisurinaInfoDolomitiRifugio Monte PianaCadoreDolomitiVisitVenetoVenetoMontagnaChalet AntornoLa Grande Guerra sulle Dolomiti

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