Stefano Germano
Croda del Becco – Dolomiti d’Ampezzo
Aggiornamento: 21 feb
La linea perfetta che divide la terra dall’infinito.
La perfetta combinazione dove la roccia delimita quella presenza terrena prima di dare spazio al blu del cielo più profondo. Una simbiosi perfettamente naturale, che prende vita nel momento in cui sali verso il duro versante ad Est della Croda. Dopo aver lasciato il Rifugio Biella 2327m inizia la parte più difficile, quella che ti mette a confronto con l’infinito.
Malga Ra Stua 1895m – Rifugio Biella 2327m
Da dove inizia l’infinito?, dove si trova quel punto geografico in cui iniziare un lungo cammino, una lunga ed impegnativa escursione. Inizia lungo una delle vallate più belle del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, la Val Salata. Dove l’Estate la vivi respirando il calore del sole più puro completamente immersi nei suoi immancabili alpeggi, che vedono in Malga Ra Stua il punto di partenza, da dove parte quel sentiero che accompagna verso l’infinito.

Malga Ra Stua 1695m

Il Vallon Scuro, mi accompagna verso la Val Salata
Nei miei diversi Trekking stagionali, questa valle è sempre stata quella parte di inizio di giornata rilassante e piacevole. Che sia d’Estate o durante l’Inverno, immergersi all’interno dei suoi boschi è una buona dose di energia e positività. Un luogo che non conosce stagione, lontano dalle strade principali dove il Vallon Scuro è quello che io considero la via di sentiero ( n°6) che dolcemente porta ad uno dei punti di vista più caratteristici e “da cartolina” se così posiamo ben dire.
Angoli di alpeggio in Malga Ra Stua, lungo il Vallon Scuro



Quella dolce serpentina di strada sterrata che si immerge nella tranquillità di questi pascoli. Le prime ore del nuovo giorno, che io prediligo essendo quelle che assorbono il colore del sole più bello. Quello dorato e che si riflette con delicatezza nel cuore verde di questi prati coccolati da questi rigogliosi boschi. Di mucche e cavalli al pascolo se ne trovano sparpagliati un po dappertutto, lungo questo sentiero con quell’immancabile tintinnio che ne identifica una presenza costante. Padroni assoluti della libertà.

Ed è così che quella “cartolina” prende vita accompagnata dal suono dei torrenti che scendono beati dalle vette più alte. Quelle che ai primi di Luglio portano ancora a valle i residui di un Inverno che sembrava non avere mai una fine e che diventano quella fonte di vita per tutti gli esseri viventi.
Quella piccola baita che compare in lontananza tra i verdi prati del Cianpo de Crosc, crocevia di due sentieri che seguendo un anello ben preciso portano in quota all’interno del Parco Naturale di Fanes, Sennes e Braies, naturale linea di confine da quest’angolo delle Dolomiti d’Ampezzo.

I verdi pascoli del Cianpo de Crosc, e quella piccola baita in lontananza, la “cartolina” per l’appunto…
E’ una magia che regala un susseguirsi di emozioni, di momenti che, sebbene già vissuti chissà quante volte, sembrano portarmi in una dimensione nuova, come fosse la prima volta. Ma arrivato a questo punto inizia la vera escursione, quella che ti mette a duro confronto con la montagna e i suoi sentieri.
A dire il vero la parte più impegnativa della giornata arriverà più avanti, nel frattempo scaldo bene i muscoli in quella parte di sentiero, sempre il n°6, che risale completamente la Val Salata in direzione del Pian de Lasta. Alcune centinaia di metri che impongono qualche piccola pausa, giusto il necessario per riprendere fiato.

La Val Salata Alta, in lontananza la forma piramidale della Muntajela de Senes 2584m

Piacevoli momenti lungo il sentiero…
L’ambiente che mi circonda cambia completamente ogni visuale. Le creste e le vette che fanno da cornice all’intera valle iniziano a prendere una forma molto diversa. Gli alti fusti lasciano spazio alla bassa vegetazione. Caratteristica forma di bassi pini prendono così vita, concedendomi l’opportunità di guardare lontano, verso i vari raggruppamenti montuosi che si innalzano all’interno del territorio di Fanes, Sennes e Braies. Vette frastagliate, formate da lunghe spalle di friabile e franosa roccia che sembrano allontanarsi del tutto dalla caratteristica roccia di Dolomia. L’intera area geografica di Sennes e del Fodara Vedla è così di Natura, e questa è un’opportunità che concede di vivere all’interno di questi territori situazioni sempre diverse. Una fantastica scoperta dopo l’altra.

Passaggio di sentiero che guarda verso Ovest…
Mi lascio distrarre da tutto questo, tutto questo mi fa stare molto bene. Si arriva così alla prima deviazione di giornata. Appena giunto nella parte alta della Val Salata tengo la mia destra, mantenendomi sempre su sentiero 6 che come indicazioni da il Rifugio Biella a 2327m. Si sale di quota rimanendo per un soffio all’interno del territorio geografico delle Dolomiti d’Ampezzo. Il sentiero diventa così la prima occasione per poter sfruttare al meglio le prime vere panoramiche di giornata. Guardando ad Ovest, le vette montuose che fanno brillare al sole il Sasso delle Dieci 3026m e i vari “Munt”, che nella tradizionale lingua Ladina coprono il territorio turistico di San Vigilio e buona parte di quest’angolo dell’Alto Adige.

Bellissima panoramica verso il Plan de Lasta e la vetta de La Vinores 2411m
Questa parte di sentiero sale senza troppo impegno, girando attorno al Col de Ra Sciores 2328m che guarda verso quel suo versante a Sud, dove l’intera Val Salata si può ammirare avendo quel riferimento visivo che guarda verso le vette che la sovrastano ed impossibile da notare ai piedi della valle stessa.
Sia aprono dei punti di vista che si innalzano verso la Remeda Rossa (Rote Wand) 2605m, che incontrerò nella fase del ritorno. Il magnifico massiccio della Croda Rossa Pizora, che con i suoi 3146m da vita a guglie e torri di Dolomia che dal punto di vista geografico rientrano all’interno del territorio della Val di Stolla in Braies.

La Remeda Rossa (2605m – sx), parte del Cristallo (centrale) e il Sorapis (dx in lontananza)
Ad ogni passo si sente che uno degli obbiettivi più importanti della giornata inizia ad avvicinarsi. La grande piana rocciosa del Monte de Foses è composta da verdi e bassi prati che sembrano occupati da un infinito gregge di bianche pecore. Questo suo effetto, dettato principalmente dalla mia fantasia, è dovuto dalla particolarità di questo territorio. Ritrovo così una roccia molto particolare, formata da pesanti massi di diverse dimensioni che nella mia fantasia collettiva impersonano questo vasto gregge in forma naturale.
E lassù in lontananza la Croda del Becco, a darmi quel suo benvenuto che sa quasi come un’attesa. E’ la mia prima in croce di vetta del Becco, e questo lo percepisco dentro di me. Ho sempre nutrito un grande rispetto per la montagna e questo mi ha da sempre portato a guardarla con quell’occhio di riguardo, soprattutto se si tratta di una mia nuova prima volta. Mi viene d’istinto e non sono mai riuscito a trovare una risposta a questa mia sensazione. Ma forse è meglio così, tutto questo va vissuto con estrema naturalezza, senza dover forzare le cose.

La Croda del Becco (2810m – centrale) e il Mont de Foses (sx)

Enorme masso di roccia, sembra attendere il mio arrivo…
Sottolineo la meraviglia di questo paesaggio così selvaggio e dominato unicamente dal questa roccia così antica, che porta con se evidenti segni dettati da un passato che riporta indietro di qualche centinaio di migliaia di anni. Quante evoluzioni avranno visto queste rocce, quanti esseri viventi avranno transitato alla base di questi raggruppamenti e, soprattutto, che culture così lontane avranno cacciato lungo questi itinerari che ora noi utilizziamo per i nostri Trekking. Sono domande che trovo straordinarie, racchiuse all’interno di epoche così lontane che noi nemmeno immaginiamo trattenendo a se segreti che dureranno per l’eternità.

E come ogni volta in cui passo da queste parti mi chiedo: ma come avrà fatto a fermarsi in quel punto così ben preciso….
Il tempo di transitare alla base della mia montagna, del Becco che mantiene sempre questa sua strana espressione di attesa. Eccomi giunto al magnifico Rifugio Biella, posizionato su di una terrazza panoramica naturale che guarda per intero verso l’altipiano del Monte de Foses. La sua vista verso l’orizzonte raccoglie tutto ciò che fino ad ora è stata questa prima parte di escursione.

Il Rifugio Biella, padrone assoluto del Monte de Foses
Piccola e meritata pausa. Un caffè e quella fetta di torta fatta in casa dall’abile mano del gestore del Rifugio che rinnova per l’ennesima volta la sua perfetta ospitalità e cortesia. Quattro chiacchiere come di consuetudine e quel tavolo prenotato per l’ora di pranzo, dopo essere sceso dalla mia croce di vetta.
La Croda del Becco – 2810m
La pausa rigenerante, a pancia piena al punto giusto e quelle energie ritrovate sufficienti per la parte più difficile ed impegnativa dell’intera giornata. Un sentiero che in poco più di 1h e 30m porta alla vetta, con quel dislivello di oltre +500m che già dalla sua base, quella che pone la pacifica presenza di una Madonnina, si presenta in grande stile.
Il sentiero non è segnalato sulle mappe, ma non si ha molta difficoltà a seguirlo essendo ben marcato sulla roccia. Altri escursionisti sono già in fase di salita, sono quel mio riferimento da seguire sebbene il sentiero in certi tratti si divide con altre marcature che poco si allontanano da quella principale e che portano ugualmente allo stesso punto.

La spalla Est, la linea di sentiero in salita…

Colori tra la roccia selvaggia…

La Madonnina della montagna, momento di spontanea riflessione…

La Remeda Rossa (Rote Wand – 2605m – sx) e il Rifugio Biella al Monte de Foses
Una serpentina che non da tregua, composta da roccia franosa che di passo in passo alimenta un muro che guarda direttamente verso il cielo. Non nascondo che, sebbene ben allenato da più di 40 anni di attività escursionistica, questa parte la sento molto impegnativa. Ad ogni cambio di direzione ne approfitto per tirare il fiato e poter focalizzare al meglio i vari cambiamenti panoramici che mi accompagnano. Tutto ciò che mi circonda cambia ogni tipologia di prospettiva. Sembra quasi di guardare oltre l’infinito…
Tutto cambia velocemente, la complicità della quota che passo dopo passo aumenta di intensità porta a guardarmi attorno con una certa continuità, e di provare stupore ed emozione che mi lasciano senza respiro. E’ la montagna, la fatica che essa pretende per poterne così carpire gli angoli e i momenti più intensi. Quei momenti in cui ti rendi conto di essere un essere umano, dove il frenetico ed intenso battito del tuo cuore ti fa capire che la Natura è destinata all’uomo solo per una sua breve parte. Il resto è un grande ed infinito regalo…

La roccia frastagliata di Braies

Se guardi bene lontano lontano, alla tua estrema sinistra in lontananza, la Marmolada e parte del suo ghiacciaio

Servono tratti attrezzati da catene per affrontare i tratti più impegnativi…
Inizio così ad aver quel primo contatto con l’infinito. Basta puntare lo sguardo verso l’alto, seguendo come per istinto il naturale cammino del sentiero ed ammirare così quei primi frangenti in cui la terra segna quella sua linea terminale per dare inizio all’infinito. Il cielo sembra diventare sempre più blu, quella sua colorazione naturale così intensa da avere l’impressione di guardare il mare più profondo. La bianca roccia di questa vetta è partecipe di questo mio modo di vedere e di sentire questo angolo di Paradiso selvaggio.
La fatica sembra non finire mai, nemmeno un piccolo metro di tregua lungo quel frangente in cui chi domina la mia esistenza è unicamente la roccia. Trovo ancora le neve, piccoli bianchi fazzoletti che, sebbene esposti per tutto il giorno al contatto diretto con il sole, non allentano minimamente questa loro morsa con la roccia che la ospita. Sembra quasi un continuo braccio di ferro tra due elementi naturali. Due forze che sembrano fragili ed indifese, ma che dimostrano una perseveranza di straordinaria capacità.

Il sentiero diventa meno impegnativo, lontano e quasi invisibile la croce di vetta…
E’ nell’ultima parte, quella descritta perfettamente dal gestore del Rifugio, che il sentiero allenta la sua forza. Ed è proprio così, improvvisamente sembra vinto dalla mia costanza e dal mio desiderio di porre il mio piede nella parte più alta di questa montagna. Tutto diventa così più dolce, riprendo il controllo completo del mio respiro e in lontananza una sottile sagoma che sembra quell’ago di un pagliaio immaginario. La croce di vetta, qualche centinaio di metri per essere nuovamente sul tetto del mio mondo.

“Il tetto del mio mondo”. Non ha importanza se si tratta di una quota che potrebbe sembrare irrisoria, ogni volta che arrivo alla mia prima volta è come se fossi salito qualche metro in più rispetto alla prima. Panorami straordinari, abbelliti a dovere da un cielo di un blu intenso che si sfuma sul candido bianco di cumuli nuvolosi che sembrano l’opera di una grande pittore. La Croda del Becco, con i suoi 2810m apre le porte ad un infinito orizzonte che si perde a vista d’occhio.


Quella sua croce di vetta che ad ogni occasione mantiene puro quel pensiero così intenso e che lega l’uomo alla montagna a quell’eternità dettata dalla simbologia che unisce perfettamente questo contesto naturale ad un pensiero di sacralità. Mi sembra di possedere il mondo intero, sta li ai miei piedi e si suddivide in diverse parti territoriali che unisce a se le Dolomiti d’Ampezzo e le Dolomiti di Braies.
Ed è proprio su quest’ultima zona geografica che alimento il mio desiderio di stupore.
La Croda del Becco, se vista verso il suo versante a Nord, sprofonda lungo una vertiginosa e ripida parete di circa 800m. Un surreale salto nel vuoto che toglie il respiro. Mi stendo con prudenza ai bordi di questa sua terrazza naturale, rimanendo sospeso nel vuoto solamente con la testa e il resto del corpo ben saldo sulla roccia che mi ospita. La sensazione che provo è quella di sentirmi come ingoiato da questo salto terribilmente fatale.
Croda del Becco 2810m – Punti di Vista

Il versante a Nord, laggiù il Lago di Braies

Dal suo versante ad Est, in lontananza le Tre Cime di Lavaredo e sulla destra la Remeda Rosses

Guardando ad Ovest, La Muntajela de Senes

Dal suo versante a Sud, La Remeda Rosses (sx), la piana del monte de Foses (centrale) e la Val Salata in lontananza

Latra visuale verso il versante Ovest, il Plan de la Lasta e la Val dai Tamersc
Il tempo stringe e il cammino è ancora lungo. Lascio la mia croce di vetta, la mia nuova conquista ed inizio a scendere per lo stesso sentiero di salita. Fatto all’inverso e affrontando la sua forte pendenza non è che sia proprio un gioco da ragazzi. In men che non si dica rientro al Rifugio Biella, il pranzo è pronto all’orario prestabilito ed ora la dovuta pausa di metà giornata seduto comodamente su questa sua affascinante terrazza dolomitica.


Riprendo così il cammino, e per il rientro come da programma inizia la lunga discesa andando così a completare questo anello di giornata. L’Alpe di Fosses, una nuova ed esilarante emozione.
Lago Grande di Fosses 2162m – Vallon Scuro
Il sentiero 26 rimanendo così ad una quota costante che si aggira sui 2100m. Facile e spassoso sentiero che si snoda attraverso questo ambiente naturale così ricco di fascino. Una linea di demarcazione ben visibile che costeggia la base delle prime spalle rocciose che daranno poi vita al massiccio della Remeda Rosses. L’Alpe di Fosses e la sua inconfondibile Malga posta ai piedi del Lago di Fosses, a 2162m di quota.
Lo considero da sempre uno dei più belli e straordinari alpeggi delle Dolomiti Ampezzane. Il contesto naturale che ospita questo pascolo è di una bellezza a dir poco disarmante. Non solo il lago ai piedi della Remeda, ma questi infiniti prati verdi che risaltano la rossa roccia delle vette più alte donandone così intense sfumature di colori caldi e forti. Questa volta però non vengo sorpreso come tutti gli anni.

Seguendo il sentiero 26

Prende forma il massiccio della Remeda Rosses

L’alpeggio di Fosses il suo lago…
Ciò che fino lo scorso anno animava in maniera intensa queste enormi distese d’erba, quest’anno nessuna traccia. Ricordo centinaia di capi di bestiame in prevalenza pecore, che condividevano questo territorio con capre, cavalli e qualche mulo. Quel loro tintinnio veniva trasportato lungo la valle dai forti venti di queste quote, era per me il miglior messaggio di benvenuto all’interno di questa loro casa naturale.
Ero certo di poter essere ricambiato anche in questa nuova Estate di questo omaggio dal valore indescrivibile. Purtroppo nulla, nemmeno una minima traccia di questa vita. La Malga completamente chiusa, in buono stato ma che non trasmette nessun segno di recente attività. Questo lago, questi prati e la Remeda che si specchia lungo queste limpide acque, rimangono abbandonate da una delle presenze più importanti.

L’alpeggio in riva al lago e in lontananza la Malga…

Malga di Fosses 2139m

Dalla Malga vista verso la Remeda Rosses

La Croda del Becco, si innalza in lontananza alle spalle della Malga
Prendo comunque spunto da ciò che mi rimane come ricordo della scorsa Estate. Foto che identificano quanto sia importante la presenza di questi esseri viventi all’interno di questo Paradiso che abbiamo la fortuna di vivere tra queste montagne millenarie.
Era l’Estate 2020…



Va beh!!, nulla può cambiare le cose, non mi resta che proseguire verso l’ultima parte di questa mia straordinaria giornata. L’ultimo saluto all’Alpe almeno per questa Estate 2021, dalla sua forcella che segue il sentiero 26 e che rimarrà sempre il fermo immagine di questo straordinario luogo.

Il Lago Pizo (2145m – sx), il Gran Lago di Fosses (2162m – dx) e in lontananza la Croda del Becco…
La giornata è stata lunga la fatica inizia a farsi sentire. Il sentiero fortunatamente è ben agevole, con dolci e pochi impegnativi sali/scendi. Rimango in quota fino al sopraggiungere di una bella forcella che mi riporta nuovamente vicino alle Dolomiti d’Ampezzo più conosciute. Una veloce e ripida serpentina per tornare nuovamente a valle, al Cianpo de Crosc e quell’ultima parte del Vallon Scuro con Malga Ra Stua come linea di arrivo di questa mia lunga giornata.

Facile e piacevole parte finale su sentiero 26

Frastagliata roccia della Croda Rossa 3146m

In forcella, verso le Dolomiti d’Ampezzo

Verso le Crepe de Socroda

L’alpeggio finale al Cianpo de Crosc
Finisce qua, di fronte ad una calda e tonificante tazza di caffè consumata in tutta tranquillità in Malga Ra Stua. Il momento è quello delle riflessioni finali, istanti in cui mi rilasso e comincio così a mettere ordine su tutto ciò che i miei occhi hanno visto e la mia anima ha vissuto. Tutto questo viene così arricchito da quella mia prima croce di vetta alla Croda del Becco, quella prima volta che porta emozioni che rimarranno per sempre vive dentro il mio spirito. E’ un Trekking lungo ed impegnativo, seguendo questo anello bisogna essere ben allenati con la caparbietà di arrivare fino in fondo, anche quando quella spalla della Croda sembra respingerti alla sua vetta.
Croda del Beco – Note Tecniche
Intenso e meraviglioso anello (non finirò mai di ripeterlo). Seguendo il sentiero da me descritto impiega una marcia totale che si avvicina alle 10 ore con un dislivello totale di +1115m, di cui +500m per salire alla Croda dal Rifugio Biella. I vari sentieri che seguono quello principale del Vallon Scuro e della Val Salata, salgono al Rifugio Fodara Vedla 1966m, su segnavia 9, mentre al bivio dell’Alta Val Salata seguendo il segnavia 6A si raggiunge il Rifugio Ucia de Senes 2116m. Una volta scesi dalla vetta della Croda è possibile evitare l’Alpe di Fosses scendendo direttamente a valle seguendo lo stesso sentiero del mattino. Se avete ancora buone energie da gestire rimango come idea per l’Alpe di Fosses.
La Croda del Becco – Il Video
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Location: Croda del Becco 2810m
Area Geografica: Dolomiti d’Ampezzo (BL) – Dolomiti di Fanes Sennes e Braies (BZ)
Regione: Veneto – Alto Adige
Accesso: Da Malga Ra Stua su sentiero 6 per il Rifugio Biella
Link: Rifugio Biella – Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo – Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies – InfoDolomiti – CadoreDolomiti – VisitVeneto – VenetoMontagna – Alto Adige da Scoprire – Dolomiti di Braies