Stefano Germano
Dal Fodara Vedla all’Ucia de Senes – Marebbe Alto Adige
Aggiornamento: 20 feb
Anello invernale all’interno del territorio naturale delle Dolomiti di Braies
Quando un anello Dolomitico risulta perfetto, non c’è soddisfazione migliore. La perfezione che vede unire a se le Dolomiti Bellunesi (Dolomiti d’Ampezzo) e le Dolomiti di Marebbe (Fanes Sennes e Braies). Un viaggio straordinario a stretto contatto con una Natura silenziosa e solitaria, dove solo il suono del vento irrompe all’interno di questa straordinaria escursione.

Tutto ha inizio di mattina presto. Sono circa le 08’15 quando mi trovo in Malga Ra Stua in procinto di partire per questa lunga escursione. E’ importante tenere come riferimento un’escursione che impegnerà per circa 6 ore comprese le soste e pranzo direttamente all’Ucia de Senes.
Certo, perchè questo sarà l’unico Rifugio aperto di cui approfittare per un comodo e caldo pasto di metà giornata. Una bellissima struttura che rimane aperta anche durante l’Inverno, seguendo un ampio calendario visibile all’interno del loro sito web.
Malga Ra Stua – 1695m
Tipica malga estiva che guarda verso una delle vallate più belle in direzione del Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies. Malga Ra Stua è una delle ultime strutture ricettive che si pone in uno dei versanti più a Nord del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. E’ mattina presto certo, la si trova chiusa in questo Inverno 2k22 ed io giungo a piedi direttamente dal suo parcheggio posto a valle, lungo il Son Pouses in località S.Uberto.

Malga Ra Stua 1965m
Quella sua lunga stradina interna che risale lungo la base del Son Pouses, per buona parte completamente ricoperta di neve e con quelle stratificazioni di ghiaccio che si sono formate durante la lunga notte appena trascorsa. La Malga la raggiungo in meno di un’ora di tranquilla e poco impegnativa passeggiata.

Vista verso Cima Formenton (2830m sx) e la Croda del Vallon Bianco (2683m dx)
Il sole verso i vari versanti Occidentali iniziano già ad illuminare le varie vette che si allungano verso la Val di Fanes e quei primi spunti rocciosi della bellissima Val Travenanzes. Questa mia parte iniziale lungo questa carrozzabile rimane ancora nascosta dalle pareti stratificate del Son Pouses lungo la Costa dei Siè.
Il Vallon Scuro – 1712m
Con la Malga chiusa, una mia piccola pausa per riordinare un po di cose e poi via, verso il Vallon Scuro e questo primo tratto del sentiero 6 che si mantiene come una facile passeggiata. Il Vallon lascia gli ampi spazi che circondano la Ra Stua, per proseguire attraverso i suoi bellissimi boschi il mio cammino.

Al Cianpo de Crosc 1773m
E’ sicuramente una delle cartoline più belle, quella piccola baita che a monte del Cianpo de Crosc rimane sempre solitaria e silenziosa durante i suoi lunghi inverni. Siamo abituati ad ammirarla nelle sue lunghe estati, accompagnata dalle libere mandrie al pascolo all’interno di questi suoi grandi ed infiniti spazi verdi.
La sua posizione la vede come riferimento per il sentiero 6 che prosegue verso Nord, in quella sua impegnativa salita lungo la Val Salata che in poco più di un’ora giunge direttamente al Rifugio Senes. Ma la mia destinazione da questo punto vede una variante diversa come sentiero, ma prima osservo con molta attenzione le pareti delle Crepe de Socroda, pochissima la neve presente.
Al Bosco de Rudo verso il Fodara Vedla
Dal Cianpo tengo la sinistra, oltrepassato il piccolo ponticello di cui scopro con meraviglia che il piccolo torrente, che si snoda all’interno di questa area, scorre tranquillamente con una buona densità d’acqua che liberamente scende dai versanti della sorgente della Ra Aga de Cianpo.
In effetti questo è un Inverno molto particolare, in data odierna (29/01/2k22) le alte pareti che durante il giorno sono più al cospetto del sole e meno battute dal vento, risultano completamente prive di neve e con la loro vegetazione in stile quasi autunnale.

Le Crepe de Socroda viste dal sentiero 9
La salita è leggermente impegnativa sebbene non troppo lunga. Una serpentina che sale in quota, ponendo attraverso i suoi boschi alcuni spazi che permettono delle bellissime panoramiche verso il Cianpo e le rossastre pareti delle Crepe de Socroda.

In certi momenti il fitto bosco che compone questa serpentina mi permette di osservare le prime avvisaglie panoramiche che si allungano verso la Crosa Rossa e quel versante che in Forcella Lerosa da vita alla bellissima Casera Lerosa. Un Paradiso ed un alpeggio estivo di straordinaria bellezza.
Il tempo passa in modo sereno e spensierato, quella piccola parte di impegno fisico che questa serpentina richiede è monito di grande importanza per mantenermi sempre attivo ed impegnato nei miei movimenti. Le temperature sono abbondantemente sotto lo zero, e da Nord il vento prevale.

A cielo aperto lungo il Bosco de Rudo…
A nulla serve la fitta vegetazione del Bosco de Rudo. In certi momenti le folate del grande vento riescono a spiazzare gli alberi che compongono questo fitto frangente di territorio. Man mano che si sale aumenta l’esposizione di questo elemento, in particolar modo nel preciso istante in cui esco dai boschi dove tutto assume un nuovo aspetto.
Ecco che il cielo finalmente si apre su me stesso, il sentiero inizia leggermente a farsi più dolce e lineare, un nuovo ambiente mi accoglie così a braccia aperte sebbene composto da una perenne ombra gelida e da un contrasto di colori da ammirare. La neve si tinge di blu, il raggruppamento roccioso di Cima La Vinores (2411m) trattiene ancora a se il sole in fase di crescita.

Vista verso la Croda Rossa

Lascio le Dolomiti d’Ampezzo (Veneto) per avviarmi verso Fanes Sennes e Braies (Alto Adige)
Da un punto di vista tecnico il cammino è reso molto agevole e senza l’utilizzo delle ciaspole. Si da Malga Ra Stua la battitura è perfetta, richiede sicuramente l’utilizzo dei ramponcini per quei tratti leggermente ghiacciati, ma questo non impone un ulteriore impegno fisico.
Per conoscenza personale sò che l’intero percorso invernale che affronterò dal Fodara Vedla al Ucia de Senes è come ogni anno ampio e ben battuto. Ero un pò dubbioso su questo primo tratto già affrontato, rivelatosi invece molto facile e dal paso sicuro.

Una serie quasi infinita di passaggi spettacolari. Ora il sentiero guarda perfettamente verso l’orizzonte, facile e la giusta combinazione per una lunga e quasi eterna passeggiata. L’Inverno cambia ogni singola dimensione di questa Natura. Un susseguirsi di piccoli cambi di direzione mantenendo però il senso di marcia verso Ovest. Il sole nel frattempo riesce a liberarsi dalla grande mole delle vette che da Sud interrompevano la sua presenza. La luce più bella.
Il Lago de Rudo – 2006m
O meglio ciò che non esiste del piccolo lago. Mi sto avvicinando sempre più verso il territorio di Fanes Sennes e Braies, con le Dolomiti d’Ampezzo che piano piano si allontanano dalla mia presenza. Il lago de Rudo è una piccola fonte d’acqua che durante l’Estate diviene un ottimo punto di sostentamento per gli alpeggi estivi, quelli del Fodara Vedla ormai nelle vicinanze.

Il primo sole di questa mia nuova giornata…

Il bacino del Lago de Rudo completamente ricoperto di neve

Le Dolomiti di Fanes Sennes e Braies e parte del bacino del Lago de Rudo
In questa stagione rimane chiuso nel suo letargo invernale. So per certo che al di sotto di questa coltre nevosa la sua frenetica vitalità prosegue nascosta ma sempre attiva. Viene alimentato dai piccoli ruscelli che scendono direttamente dalle vette di Cima La Vinores (2411m) anche durante la stagione bianca grazie a delle vene acquifere sotterranee. Ora la linea di confine, due tabelle indicative distanti di poco l’una dall’altra. Saluto così le Dolomiti d’Ampezzo (Veneto) per entrare ufficialmente nelle Dolomiti di Fanes Sennes e Braies (Alto Adige).

Esco così dal Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo…

Un centinaio di metri ancora…

…per entrare così all’interno del Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies
Tra le due tabelle territoriali un centinaio di metri su di una traccia che nella mia immaginazione sembra un tratto neutrale dove essere immuni a qualsiasi situazione. Entrare così all’interno di questo nuovo territorio, con il primo obbiettivo già in tasca.

Rimango sempre su sentiero 9, una quota che si aggira sui 2010m dove l’escursione mantiene ancora viva quella sensazione di un splendida e spensierata passeggiata. In alcune zone d’ombra prevale sempre la presenza di leggeri strati di ghiaccio, ma nulla da interferire con questo mio momento.
La tranquillità che percepisco mi permette così di guardarmi bene attorno. Ad ogni passo le lontane vette che compongono la dorsale rocciosa del Ciamin (2610m) formano una lunga sporgenza di roccia rossastra e frastagliata, tipica di questo bellissimo territorio.

Mi sembra già di respirare il nuovo in arrivo, è come avere la percezione in cui l’inconfondibile tintinnio delle campanelle degli animali al pascolo stessero per darmi il benvenuto all’interno di questo loro meraviglioso regno. Ma in questa stagione niente pascoli, rimane però quella sensazione di benvenuto che l’Ucia Fodara Vedla mi riserva di stagione in stagione.
Ucia Fodara Vedla – 1966m
Eccolo finalmente, si anticipa con un punto di vista verso quei suoi primi prati che leggermente appiattiscono la mia visuale. Durante l’Estate sono i verdi e rigogliosi prati del Fodara Vedla, in questo istante diventano uno dei punti di vista più belli ed emozionanti. Tutto questo merita una piccola pausa anticipata, impossibile non soffermarsi a tutto questo….

Vista sul Furcia dai Fers 2534m – centrale

Dal Ciamin 2610m – sx al Furcia dai Fers 2534m – dx, al centro l’Ucia Fodara Vedla
Un passaggio con un panorama che si allunga verso le vette che già guardano nel territorio di Marebbe e del Plan de Corones. L’Ucia de Fodara Vedla si posiziona all’interno di un bellissimo territorio alpino, durante il periodo estivo la consistente presenza di animali al pascolo rendono questa piana in alta quota ricca di fascino e di tradizione. In tempi ormai lontani, il Rifugio era costituito da una piccola struttura che assieme alle baite e ai piccoli fienili presenti componevano la quotidianità e la tradizione degli antichi alpeggi di Marebbe.

L’Ucia Fodara Vedla 1966m
In Primavera dalle valli che guardavano verso il versante di Marebbe lunghe file di uomini e animali risalivano i vari versanti della Valle di Rudo per disperdersi tra il Fodara e gli alpeggi della vicina Val de Fanes, la stessa valle che oggi ospita l’Ucia Pederù (1548m), l’Ucia Lavarella (2042m) e l’Ucia de Fanes (2060m). Una storia e una tradizione antica come il tempo stesso.


Struttura tipicamente estiva. Chiusa durante il rimanente periodo dell’anno, diviene così un perfetto punto di riferimento per una sosta prima di intraprendere i vari sentieri che si disperdono all’interno di questo magnifico territorio. Pace, calma, tranquillità e quel silenzio quasi mistico che rende questo luogo il punto perfetto per una sosta e per qualche minuto di intensi pensieri.
Gli ampi prati presenti rimangono così spogli all’interno di questo silenzio quasi surreale. Questa mia giornata poi è coronata da un sole meraviglioso di cui il calore che percepisco mi fa pensare ad una di quelle tipiche giornate di Primavera. Quei primi giorni che esprimono le prime avvisaglie di una nuova stagione in arrivo. Tutto questo fa stare bene, ed è così che io mi sento.

Ciò che questo momento attrae maggiormente la mia attenzione è la presenza di quella piccola chiesetta, e di quei piccoli fienili e baite che fanno da perfetto contorno ad un quadro naturale straordinario. Come il Rifugio stesso, questi casoni rimangono abbandonati a se stessi per tutto l’Inverno. Quelli privati e di norma i più ben conservati, evidenziano la recente presenza di proprietari che anche durante la stagione invernale ne approfittano (più che giustamente) per passare qualche giorno all’interno di questo loro immenso Paradiso terrestre.

Camminare lungo questa loro “via principale” è per l’ennesima volta come tornare indietro verso tempi lontani. Il silenzio che non mi abbandona mai crea così quelle forti emozioni nel toccare con mano ciò che epoche lontane portano ancora con se.
Ogni baita, ogni angolo di queste piccole strutture sono quell’emozione che scaturisce al meglio questo mio momento. Mi lascio accompagnare da questo silenzio, nel rispetto per tutto ciò che mi ospita, che non si limita solo dal territorio ma anche da tutto ciò che ne rappresenta.





Momenti che purtroppo pongono la parola fine ad una magia senza tempo. Il mio tempo ora chiede di dover salutare questo piccolo angolo di Paradiso per guardare avanti, a ciò che mi aspetta considerando che mi trovo esattamente a metà percorso, e i tempi combaciano perfettamente.
L’Ucia de Senes – 2116m
Il tutto riprende dal sentiero 7, che rientra come tratto dell’Alta Via n°1. Proseguo senza particolare impegno il cammino lungo questa forestale ampia e ben battuta. Una serie di poco impegnativi sali/scendi per entrare così all’interno dei boschi, sebbene marginalmente.

Vista verso la bellissima vetta del Furcia dai Fers 2534m
Un tratto boschivo che mi permette colpi d’occhio molto importanti. Da questo versante, che guarda verso Ovest, le varie roccaforti rocciose che rientrano all’interno del gruppo del Plan de Corones con quella loro caratteristica formazione rocciosa completamente rossastra. Con il bianco della neve un maggiore risalto che coglie la mia attenzione. Bellissima espressione di Natura.

L’orario è quello perfetto, arrivare al Fodara Vedla impone quel tempo necessario per giungervi in metà mattinata. Perfetto direi per prender in considerazione l’Ucia de Senes come la sosta di mezzogiorno. Questo è un incentivo non da poco, ottima soluzione per quel pasto caldo così tanto desiderato in questa giornata ventosa e a tratti molto fredda.


E’ un sentiero che sale dolcemente, alcuni tratti un po più impegnativi ma poca roba considerando il magnifico panorama che ora si apre al mio sguardo. Il Plan del Lasta è un grande altipiano composto in prevalenza da bassi boschi. La neve presente riesce a coprire totalmente questa bassa vegetazione, rendendo l’intero altipiano un meraviglioso deserto bianco dove la grande quantità di neve presente ne disegna delle forme molto interessanti.

Uno dei punti di vista sicuramente di grande effetto mi viene dato in doto dalla possente mole rocciosa della Croda Rossa. Si posiziona in lontananza, quei suoi 3146m di quota massima composta da quella sua caratteristica roccia rossastra in perfetto contrasto con il bianco della neve che la ricopre. Fantastico punto di vista.

La Croda Rossa 3146m e il Plan de Lasta
Il sentiero 7 trova così il suo perfetto equilibrio. Appena oltrepassato il bivio che sulla destra segue la linea di sentiero 7/A, che risulta essere la scorciatoia per scendere direttamente all’Ucia Fodara Vedla senza seguire la sterrata principale, si nota già in lontananza la piccola forcella che anticipa di qualche centinaio di metri l’Ucia de Senes. Ora tutto diviene una comoda e spensierata passeggiata, l’ideale per entrare in perfetta sintonia con il nuovo ambiente che mi attende.

Nuovo punto di vista verso la Croda Rossa 3146m centrale

Saluto così le varie vette che guardano verso il versante di Marebbe…
Quell’inconfondibile piana che denota le sembianze di quell’aeroporto che durante la Grande Guerra veniva utilizzato per rifornire i contingenti militari a queste quote, durante il tentativo di avanzare verso il territorio italiano…
L’Ucia de Senes – 2216m
La straordinarietà di questo Rifugio è data dal fatto di essere una struttura aperta anche durante la stagione invernale. Immenso e solitario, accompagnato da quelle piccole baite e da quei fienili che trovano vita durante la stagione calda. L’Ucia de Senes è la perfetta occasione di poter vivere lunghe giornate e infinite notti sotto un meraviglioso cielo di stelle anche quando, visto il periodo, quasi tutti i Rifugi di alta montagna rimangono chiusi all’interno del loro letargo invernale.


La sua è una bellezza che si staglia dominante all’interno di questo altipiano che lo ospita. Immerso nel bianco candore stagionale, avvolto da quel silenzio che per tutti noi diviene misticità e allo stesso tempo il momento perfetto per la nostra giornata perfetta.
Il pranzo è come sempre gradevole, l’ospitalità impeccabile resa tale da tutto il personale presente. Mi siedo all’esterno, su quella comoda terrazza panoramica che non permette ad un minimo filo di vento gelido ad interrompere il mio pranzo. Rimango così in “balia” di un tiepido e meraviglioso sole.

La bellezza delle sue piccole baite circostanti sono l’idea perfetta per quel piccolo “viaggio nel tempo” che queste occasioni mi concedono in modo del tutto spontaneo. Quell’unica via, quella stradina battuta nella neve che mi concede l’opportunità di avvicinarmi a questi fienili, alcuni diroccati ma per la maggior parte ben tenuti e di recente restauro.
Un momento di straordinaria montagna. Tutto viene accompagnato dalle spalle del Col de Lasta Picio (2297m) che a quest’ora di metà giornata inizia già a disegnare la sua ombra lungo l’altipiano. E’ l’ultima parte, quella vera di questa mia giornata e la voglio vivere a più stretto contatto possibile cercando di mantenerla eterna.





Punto di rientro, l’Ucia de Senes è il secondo obbiettivo di giornata portato a termine. Lo saluto con quel mio consueto arrivederci alla stagione estiva, per viverlo nuovamente seguendo tutti quegli aspetti che la bella stagione offre a questo imperterrito escursionista….
Val Salata – Malga Ra Stua
E così il cerchio si sta per chiudere. Sebbene il sole inizia a scendere verso le vette che si allungano verso Marebbe e il Plan de Corones, per rientrare nuovamente in Malga Ra Stua è questione di poco più di un’oretta. Piacevole e spensierata lungo la Val Salata, salutando così il Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies per rientrare nuovamente all’interno del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.

Lascio alle mie spalle, in lontananza, la Muntajela de Senes 2787m….

…. e guardare così verso le Dolomiti d’Ampezzo
Una lunga e spensierata discesa quindi, alcuni tratti leggermente ghiacciati e per buona parte completamente all’ombra di queste spalle montuose che già da un po di tempo hanno tolto la luce al sole. La Val Salata e le sue inconfondibili pareti rossastre e franose delle Crepe de Socroda. Il Cianpo de Crosc ormai immerso da quella gelida ombra che mi fa percepire quel repentino cambio di temperature che nell’immediato ne crea un ambiente completamente diverso.

Le lunghe Crepe de Socroda

Al Cianpo de Crosc
Ma tutto questo, gelo compreso, per me è pura armonia. Quel contatto diretto con l’aspetto più vero e sincero di questa Natura, che di stagione in stagione, si veste di abiti sempre nuovi.
Dal Fodara Vedla all’Ucia de Senes – Note Tecniche
Bellissima, entusiasmante, panoramica, avventurosa e abbastanza facile con una durata di circa 6h comprese le varie soste. Da un punto di vista tecnico la parte più impegnativa la si trova lungo quella prima parte del sentiero 9 che dal Cianpo de Cros sale al Lago de Rudo. Un dislivello di circa +300m che, sebbene con il fondo ghiacciato, si affronta molto bene.
Dall’Ucia Fodara Vedla all’Ucia de Senes il dislivello è di circa +150m attraverso questa lunga strada sterrata. Nel tratto di rientro lungo la Val Salata si deve porre un po di attenzione. La sterrata stessa è molto ripida in certi tratti e la presenza di lastre di ghiaccio, alimentate maggiormente dalle ore d’ombra all’interno della valle stessa, la rendono leggermente scivolosa.
Come attrezzatura i ramponcini sono più che sufficienti. Di norma durante l’Inverno il sentiero che da Malga Ra Stua sale al Fodara Vedla è sempre ben battuto. Da qui, compreso l’Ucia de Senes e la Val Salata, un’ampia sterrata senza nessun tipo di problemi dove il livello di sicurezza lungo l’intero itinerario è perfetto e senza nessun pericolo presente.
Dal Fodara Vedla all’Ucia de Senes – Il Video
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Location: Dolomiti d’Ampezzo (BL) – Fodara Vedla (BZ) – Mun de Senes (BZ)
Area Geografica: Dolomiti d’Ampezzo (BL) – Fanes Sennes e Braies (BZ)
Regione: Veneto – Alto Adige Sud Tyrol
Accesso: Da Malga Ra Stua per il Vallon Scuro su sentiero 9 per il Fodara Vedla
Link: Dolomiti d’Ampezzo – Fanes Sennes Braies – Malga Ra Stua – Ucia Fodara Vedla
Ucia de Senes – Alto Adige Turismo – San Vigilio Official – VenetoMontagna
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