Stefano Germano
(Dolo)mitico 2020

E come ad ogni fine dell’anno si tirano le somme, si guarda indietro nel tempo di ben 12 mesi. E’ come riavvolgere un nastro e riguardare ogni passo per ogni destinazione raggiunta. Stagione dopo stagione e trarre da questa serie di molteplici osservazioni i dovuti pregi e difetti. Anche se dovessi guardare ogni minimo particolare, ogni sfaccettatura, trovare difetti in tutto quello che il Dolomitico 2020 mi ha offerto sarebbe un’impresa Titanica impossibile da completare.
Di tutto ciò che in questi 12 mesi sono stato circondato, le montagne, i sentieri, i Rifugi e i Bivacchi, non hanno tradito nessuna aspettativa . Sia con il caldo, il sole, il freddo e pure con la neve, le Dolomiti Bellunesi e i Dintorni mi hanno regalato le ennesime emozioni e le sorprese degne di questi immensi territori naturali. Il loro lato selvaggio e le difficoltà che puntualmente si sono presentate nei sentieri più impegnativi, sono il risultato di una mia grande ed ennesima conquista.

Lungo l’Alta Via dei Pastori (Agordino Dolomiti)
L’Inverno
Ad inizio anno ho affrontato l’Inverno con la massima spensieratezza. Poco o nulla ancora poteva presagire una situazione così rocambolesca, che per tutto il 2020 sarebbe stata la causa che avrebbe cambiato il nostro modo di vivere. Il Covid-19 è arrivato all’improvviso, come quel lampo a ciel sereno, che ha preso tutti noi alla sprovvista senza nemmeno il tempo di prepararci. Giusto il tempo per prendere confidenza con questa stagione tanto rigida quanto meravigliosa. Ciaspole ai piedi e tanta voglia di immergermi in questo immenso mare di neve.

Sembra quasi un’onda anomala, che nasconde il fascino dei Cadini di Misurina
L’Inverno porta con se quella sua misticità in cui tutto si ferma in modo definitivo. Lo spazio che mi circonda inizia a limitare le zone accessibili, e come per abitudine le ciaspolate portano a seguire dei percorsi ben definiti. La roccia delle quote più alte diviene così inagibile e poco sicura, e queste spensierate uscite tra questa straordinaria friabilità mi accompagnano alla scoperta di una nuova montagna. Una nuova dimensione, dove il regno animale se ne sta tranquillamente nascosto in quella lunga fase di un letargo dettato dai tempi sempre incerti.
Improvvisamente quel lampo a ciel sereno scatena tutta la sua potenza. Chiudo una Domenica di inizio Marzo con la soddisfazione di aver ciaspolato alla grande, raccogliendo materiale per poter così completare altre mie due passioni come la foto e il video. Girovagando attorno al Pelmo, risalendo dalla Val di Zoldo senza rendermi minimamente conto che sarebbe stata questione di pochissime ore. Una Domenica dunque, il giorno dopo l’Italia si ferma per dare inizio a quello che tutti noi conosciamo ormai bene.

Tracce di me, che si innalzano al cielo del Passo Giau
Il Lockdown
Parlando di me, il mio fermo immagine è quello di scaricare dall’auto ciaspole e zaino la sera prima, senza minimamente immaginare che dalla mattina dopo non avrei più avuto occasione per utilizzare nuovamente questi due importanti attrezzi tecnici. Le montagne distano da casa mia a meno di un’ora di macchina che sembra quasi si possano toccare con un dito. Una possibilità che per più di tre mesi si è fermata del tutto.
Passo il mio tempo a scrivere e scopro il piacere della lettura, una passione abbandonata da moltissimi anni. Libri di vera storia di montagna, resoconti di conquiste e biografie dei più grandi alpinisti di questo secolo. Scopro così cose nuove, imparo a conoscere maggiormente i profili di chi ha fatto cosa. La chiusura dei confini regionali impone un blocco senza restrizioni, dove lo spazio limitato di casa e giardino si stringe giorno dopo giorno. Lo so!, è difficile ma così è!!.

L’ultimo scatto fatto all’Antelao, di rientro dal Rifugio Venezia nella Val di Zoldo. E’ il tardo pomeriggio di una Domenica di Marzo, il giorno dopo l’Italia è in zona rossa….
Sembra impossibile, sembra una situazione apocalittica e surreale, ma la verità dei fatti è questa. Tutto quello che apparteneva al mio Mondo fatto di escursionismo deve essere messo da parte, chiuso all’interno di un’armadio senza una data sicura per la sua riapertura. Abbigliamento invernale che ormai non serve più, guardando di tanto in tanto l’attrezzatura estiva immaginando e programmando tutto quello che sarebbe seguito al termine di questo Lockdown.
La mia mente ha continuato a muoversi all’interno di questi sentieri. Ho trovato Rifugio in quello che le mie foto e i miei video continuavano a raccontarmi ad ogni mia pressione sul mouse. L’Autunno precedente come l’Inverno concluso solo alla metà. Internet era lo strumento principale per guardare dove per il momento non si poteva essere, pianificando così località, sentieri e tutto quello che sarebbe arrivato a momento debito. La pazienza e la costanza però premia sempre, ed io finalmente sono su uno dei gradini del podio.

Casera Girolda (Sasso di Bosconero – Cadore)
Come ben si sa, ad ogni cosa che ha un inizio si arriva sempre ad una fine. In questo caso parlare di fine risulterebbe abbastanza riduttivo, ma ecco che improvvisamente riusciamo a tornare tra i monti. Dobbiamo stare molto attenti però, rispettando determinate regole e senza opporci ad altrettanti obblighi. La Primavera segna così un nuovo inizio, le ciaspole ora non servono più ma lo zaino finalmente ritrova il posto che merita. Ora si tratta solo di applicare ed abituarci a determinati comportamenti. La voglia di riprendere quel sentiero lasciato qualche mese prima è il principio fondamentale che stimola l’abituarmi a tutto questo.
E’ Primavera

Casera Valbona (Sasso di Bosconero – Cadore)
Ricordo quella prima uscita nel post Lockdown, lungo la Valbona. Limitazioni territoriali e spostamenti autorizzati unicamente per specifiche attività. Il minimo indispensabile per raggiungere così la mia prima meta dopo mesi di inattività. Parametri che rientrano ad hoc per raggiungere così le pendici del Bosconero, la parte più a Sud dell’intero Cadore. Da qui la netta impressione che tutto abbia nuovamente inizio. Quel piacere, quella soddisfazione che sono riuscito a raccogliere passo dopo passo. Una Primavera straordinaria, calda e solare in una Natura che ha risposto in maniera quasi inaspettata. Mesi in cui tutto si è fermato e che si respirava nell’aria pulita, con quel cielo e quella fioritura che profumava di nuovo, di incontaminato.

Il fresco dei boschi (Bosconero – Cadore)
Certo che la sensazione che provo è strana. Mi sembra di essere circondato da tante cose nuove, mai viste prime. Mi sembra di essere un’escursionista alle prime armi, che tanto ancora deve imparare con tanto ancora da scoprire. Tutto questo si chiama “libertà”, tutto questo lo racchiudo nella grande soddisfazione di poter tornare finalmente a vivere la mia “normalità”. La stagione dei fiori mi porta oltre confine regionale. Non appena tutto si sblocca in modo definitivo mi concedo una settimana nel vicino Alto Adige, che adoro come le mie Dolomiti Bellunesi. Un periodo lungo i sentieri di San Vigilio di Marebbe e nelle Puez-Odle. Esperienza straordinaria coronata da giornate meravigliose e indimenticabili.

Spettacolo infinito delle Puez-Odle
Arriva l’Estate
Il tempo per ritrovare la giusta forma fisica lungo questa breve Primavera, ed ecco che finalmente si arriva all’Estate. Con la stagione calda iniziano a riaprire, tra mille dubbi ed incertezze, i Rifugi e le Malghe delle Dolomiti Bellunesi. Il sentiero rimane libero, aperto ad ogni aspettativa, mentre per le strutture ricettive emergono tante difficoltà che riesco a toccare con mano parlandone liberamente con i gestori di questi importanti punti logistici. La mia prima sosta di stagione è in Casera Ciauta, risalendo il versante ad Est del Pelmo prima di raggiungere il Rifugio Venezia. Tutte le previsioni possibili vengono confermate parlandone con chi, all’interno di queste strutture, deve affrontare un’intera stagione con l’obbligo di non sbagliare, di non sottovalutare nessun possibile aspetto.

Casera Ciauta (Valle del Boite)

Rifugio Venezia (Val di Zoldo)
E’ un susseguirsi di indicazioni, di percorsi obbligati da seguire dove il punto di entrata non deve combaciare con il punto di uscita. Mascherina, gel, tavoli distanziati l’uno dall’altro con posti a sedere delimitati da cartelli ed enormi bollini blu, ad evidenziare la giusta misura da rispettare. Tutto così difficile, tutto così penalizzante per chi deve offrire un servizio limitando quella libertà di movimento che una Malga o un Rifugio necessita per ottimizzare un servizio già per se stesso difficile in tempi “normali”. Il gestore però non demorde, il gestore non si arrende e si adegua alle regole imposte, dando sempre il massimo per la nostra comodità, per il nostro desiderio di vivere a pieno questo ambiente.

Che sia Malga o che sia Rifugio, il miglior “buon appetito”
Chi invece dovrebbe guardarsi bene allo specchio e farsene un “mea culpa” siamo proprio noi. Noi escursionisti che immancabilmente rimaniamo lontani dal concetto di rispetto nelle persone e nel rispetto delle regole. Troppe volte si da poca importanza alle difficoltà che i gestori di queste strutture incontrano. Troppo spesso non si utilizzano le mascherine quando si entra in Rifugio anche solo per un caffè. Troppo spesso sfoghiamo lo stress di una vita sbagliata (voluta e non imposta) e di problemi personali, contro chi con educazione ci chiede di indossarla quella mascherina. E soprattutto l’arroganza di non voler rispettare una fila anche per il semplice utilizzo di una toilette. Tutte situazioni che in diversi casi portano al litigio, alle urla e a delle scenate che all’interno di questo contesto naturale non dovrebbero nemmeno esistere. Che pena mi fate…

Spettacolo delle Tre Cime di Lavaredo
Ma fortunatamente l’Estate ha inizio, e con essa lunghi mesi dove poter gestire ogni obbiettivo liberandomi negli spazi più infiniti. La stagione al Top, la stagione dove le belle e calde giornate combaciano con le vacanze e con l’opportunità per tutti di poter raggiungere questi luoghi di villeggiatura.
La mia è stata una stagione piena, impegnativa e immensa di grandi soddisfazioni. Dall’Agordino al territorio di che vede nelle Tre Cime di Lavaredo l’area geografica di Auronzo e Misurina. Dal Comelico alle vicine Dolomiti di Sesto, le Dolomiti d’Ampezzo per sconfinare nel grande territorio di Fanes Sennes e Braies. Non solo Dolomiti Bellunesi dunque, ma anche i Dintorni.

L’Obstanser Hutte, appena oltre il Comelico
E’ stata un’Estate perfetta, impeccabile. Una stagione dove il clima è stato sempre dalla mia parte, non ricordando momenti piovosi che abbiano in qualche modo reso difficile il mio cammino. Dai sentieri più facili a quelli più impegnativi. Dalle quote medie a quelle che raggiungevano il limite dei 3000 metri. Il piacere di incrociare nuovamente altri escursionisti, il saluto e qualche scambio di informazioni, quattro parole anche per identificare semplicemente il proprio stato d’animo, la propria soddisfazione. Condividere l’ospitalità dei Rifugi e delle Malghe, trovando di tanto in tanto chi ti riconosce come Stefano del Blog, dei profili Social e dei video su YouTube (belle soddisfazioni) ed interagire con loro in future destinazioni o imminenti progetti.

Ai piedi del Gran Lagazuoi
Roccia, quanta roccia. Da quella più selvaggia a quella che divide i territori geografici con i boschi limitrofi. Quanti alpeggi, ma soprattutto quanti pascoli immersi nei più straordinari e verdi prati in alta quota. Gli animali al pascolo da sempre identificano in me l’assoluto senso di libertà. Li osservo; mucche, pecore, capre, asini, cavalli ed altro mentre con tutta tranquillità si muovono all’interno di questi territori così lontani dalla civiltà. La loro indifferenza mi fa capire quanto siano diversi (e fortunati) da noi. Questa loro lunga stagione che sembra fermare il tempo, dove il tempo stesso non viene conteggiato dal passare delle ore ma bensì da un’alba ed un tramonto che identificano il corso della vita.

La libertà, nel suo stato più vero. Alpeggio di pecore al Lago Grande di Fosses (Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo)

L’alpeggio di Casera Lerosa (Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo)
Questa Natura è composta da due importanti comunità: la flora e la fauna. Gli animali quanto la vegetazione sono le figure che per diritto regnano questi territori. Loro sono miei compagni di escursione, sono quel riferimento visivo che identifica una direzione e un sentiero da seguire. Le Marmotte mi accompagnano con quel loro fischio quasi a voler segnalare la loro presenza in questa mia temporanea invasione territoriale. I Camosci, indiscussi esseri viventi della montagna, mentre danno il meglio di se con veloci e repentini spostamenti tra i vari ghiaioni che risalgono i versanti di roccia Dolomitica.

La bellissima e lussureggiante Val Lorera (Comelico)
E’ stata un’Estate lunga ed indimenticabile. Quante cose da raccontarvi, quante mie testimonianze per rendervi così partecipi delle mie sensazioni e delle mie emozioni. Ma a tutto questo c’è una sola possibilità: sfogliare le pagine di questo mio Blog ovviamente…
L’Autunno
Come già da me scritto un qualcosa che ha un inizio, e dopo trova la sua fine. L’Autunno è la fine di una stagione calda e l’inizio di un periodo dove la mutazione di questa Natura regala un fascino e una particolarità immensa. Se penso chi della Natura stessa ama in particolar modo l’Autunno, mi sento di appoggiare e dar ragione a questo pensiero.

Profilo d’Autunno lungo la Val di Zoldo
Tutto si colora, la Natura inizia così quel suo nuovo percorso dove, scandendo dei tempi ben precisi, si spoglia di quell’abito verde che per buona parte dell’anno ha accompagnato le nostre spensierate giornate. Vivo l’Autunno come quel momento in cui i sentieri iniziano ad essere abbandonati, dove Rifugi e Malghe arrivano al termine di quella loro stagione piena di vita ed ospitalità.
Percepisco per l’ennesima volta quella sensazione di nostalgia, sono sempre più solo lungo questi sentieri. Gran parte del grande movimento escursionistico inizia così a chiudersi nei ricordi di ciò che è stato, di tutto quello che è stato vissuto. E’ una solitudine la mia perfetta. Mi soffermo ad ogni passo ad ammirare questo momento di grande mutazione. I verdi prati lasciano spazio al colore del fuoco, e i boschi sembrano sciogliersi all’interno di una fusione che, tempo al tempo, li lascia spogli di quel loro lussureggiante abito .

Autunno in Palafavera. La Civetta già colorata di bianco.
Questo nuovo Autunno è stato anticipato dal bianco candore della neve. Arriva improvvisamente a metà Ottobre, un periodo che abitualmente regala esplosioni di colore. Una improvvisazione che coglie tutti impreparati, soprattutto chi come me era pronto ad immergersi all’interno di questi punti di vista. Nelle quote più alte tanta di quella neve da coprire le ginocchia, sebbene con ciaspole ai piedi, ed è stata proprio Malga Stia a darmi il suo benvenuto all’interno di questa stagione così sorprendentemente bianca.

Malga Stia, a metà stagione autunnale
Di questa situazione mi sono dovuto adeguare per diverse settimane, fino ad arrivare ai primi di Novembre e camminare attorno al Rifugio Sasso Bianco e notare così l’inizio di un periodo di “disgelo” fuori stagione. Nelle limpide giornate il sole è ancora caldo e questa primo strato di neve ci mette poco a ritirarsi. Ed ecco che finalmente tutto riprende la sua corretta fisionomia stagionale. La stagione esplode nuovamente ed io vivo questo ultimo periodo dell’anno seguendo quella colorazione che mi porta nuovamente, e in tutta tranquillità, alle quote più alte.

Quelli che erano i verdi pascoli estivi del Mondeval…
Devo dire che l’improvvisa neve ha un po ridotto in maniera notevole la lunga opportunità stagionale. Alberi e prati completamente coperti, senza permettere ad una piccola foglia di farsi ammirare come sarebbe stato più logico in questo periodo. Da metà Novembre la neve si dirada definitivamente fino a spogliare completamente i boschi, mettendoli a nudo, come non vorrei mai che fosse.
Una nudità che determina la fine dell’ultima stagione dell’anno, aprendo definitivamente le porte alle grandi nevicate che da metà Dicembre invaderanno tutte le Dolomiti. Inizia così quel lungo periodo di letargo definitivo, quel periodo dettato da un nuovo Inverno in arrivo e che, come naturale ciclo della vita, metterà così a dormire la flora e la fauna di questi immensi territori.

Vista sul Pelmo a metà Dicembre…
Ora non mi resta che guardare avanti, tenendo sempre i ricordi più belli di ciò che è stato all’interno del mio cuore. La mia memoria non dimentica e tutto quello che è racchiuso all’interno del 2020 lo compongo in un nuovo periodo della mia vita dove sono maturato ed ho, per l’ennesima volta, imparato a conoscere me stesso. Il 2021 inizia, di solito durante questo periodo elaboro questo momento come l’inizio di una nuova e lunga salita, che mi porterà fino a Giugno a toccare una fantomatica vetta prima di iniziare la lunga discesa che con Dicembre mi riporterà nuovamente a valle.
Cosa avremo tutti di fronte a noi in questo nuovo anno. Limitazioni, obblighi, regole da rispettare, polemiche e false o vere teorie. Io questo non lo so, la cosa di cui ne sono pienamente certo è che non mi devo fermare perchè troppe cose allora non avrebbero senso. Nel rispetto delle regole, delle limitazioni, e di tutte quelle situazioni che con molta probabilità non mi renderà (e non ci renderà) ancora libero da quello che mi lascio alle spalle di questo vecchio ed impensabile anno appena concluso.

In Val Salata (Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo)
Mi piacerebbe che tutti la pensassero come me. Mi piacerebbe che tutti iniziassero ad ascoltare il proprio cuore, assumendosi le proprie responsabilità seguendo la propria coscienza. Senza dover dipendere da un fattore decisionale dettato da presunti complottisti o esperti e teorici nati nel giro di poche ore. Mi piacerebbe che tutti ponessero l’attenzione sui Social e sui Media utilizzando le loro potenzialità a fin di bene, sfruttando al massimo questi potenti mezzi di comunicazione non per dare voce a ciarlatani che pensano solo di tirare l’acqua al proprio mulino, ma per dar spazio a ciò che per ora è la cosa più importante di tutte: la verità.
Buon 2021 a tutti Voi, il movimento non si ferma e con il movimento un nuovo anno tutto da vivere, da scoprire e da respirare. Queste montagne aspettano solo di offrirVi nei mesi che verranno uno dei più grandi ed immensi spettacoli che la Natura delle Dolomiti possa offrirci. Spetta solo a noi la responsabilità di fare in modo che tutto questo possa avere un seguito, solo da ognuno di noi…

Stefano www.intodolomitesblog.com
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