Stefano Germano
Alta Via dei Pastori - Agordino
Con i piedi all’interno della “leggenda”.
Esistono sentieri che entrano nella leggenda, sentieri che sembrano quasi differenti ed uscire da quella normalità che li contraddistinguono. Uno di questi lo tengo stretto a me come una delle tante diversità ed esperienze che queste montagne riescono a regalarmi. L’Alta Via dei Pastori, o anche il Sentiero dei Pastori, si compone di una lunga via di cammino che dalla bassa Valle del Biois si innalza verso le Cime d’Auta e lungo l’intero versante che dalla Valle stessa scorre verso il Fuciade, nell’Agordino più bello.

Questa mia Primavera mi porta nuovamente lungo questo bellissimo e solitario sentiero. Solitario si, e questo dato da quel contesto in cui non viene molto preso in considerazione dall’escursionismo, forse troppo distratto da altre destinazioni più “blasonate” dell’intero territorio. Torno quassù dopo diversi anni, con il semplice obbiettivo di percorrerlo solo per una sua parte, quella parte più orientale e dare così forma ad un perfetto anello di stagione.
- Punti di riferimento Baita Pianezza (1656m) e Baita Col Mont (1954m).
Sacchet è un bellissimo paese che prende vita nel versante più orientale della Valle del Biois. Si posiziona a circa 1100m di altitudine, fuori dalla strada principale che nell’Agordino collega Falcade al Passo di San Pellegrino. Questo suo distacco da questa via di comunicazione rende questo luogo tranquillo e silenzioso, creando così quella piccola magia in cui ogni inizio di giornata diventa nell’immediato una “buona giornata”.
Una stretta via principale che sale leggermente verso piccole frazioni: Toffol, Todesch, Cogùl e Andrich, che si compongono delicatamente di poche abitazioni e che da questo versante guardano direttamente verso i massicci che a monte danno vita a Punta Palaza (2159m). Un piccolo mondo di media montagna che è il mio primo riferimento di giornata. Ma con l’auto devo salire ancora per un paio di chilometri, seguendo le indicazioni per Forcella Lagazon (1357m).

Il sentiero di partenza, il 684, dà il via al mio cammino all’altezza del Vivaio Picolet (1200m circa), ornato da un bellissimo Cristo presente, a circa un chilometro prima della Forcella. Inizialmente un primo tratto di una stradina interna completamente asfaltata che si addentra nell’immediato all’interno dei boschi al limite della piccola Val de le Roc. Prendo l’iniziativa di lasciare dopo un centinaio di metri la stradina principale, difatti sulla sinistra un’indicazione di sentiero bianco e rossa mi accompagna su di un sentiero boschivo tralasciando così la via principale.

Battitura ampia, piacevole ma che si innalza in modo impegnativo tra questo silenzio di primo mattino. La notte precedente ha leggermente nevicato, creando così quei leggeri strati di neve bianca che da vita a nuove forme di colori e sfumature all’interno di questi boschi timidamente illuminati dal primo sole di giornata. Le temperature sono perfette, non sento nemmeno la necessità di proteggermi con indumenti pensanti, la salita è così talmente impegnativa che è questione di poco per riscaldarmi a dovere.
Tutto sembra proseguire per il meglio. Mi sento così talmente bene che i boschi diventano sempre più fitti, opponendo così ogni possibile visuale su ciò che fa da cornice naturale a questo mio ambiente. Questa mia tranquillità e sicurezza di cammino improvvisamente trova una serie di ostacoli inattesi. Un grande sbarramento di grossi tronchi d’albero e di rami a formare delle grandi braccia naturali. L’area del mio sentiero è completamente chiusa da una serie di lavori di disboscamento che d’improvviso bloccano il mio cammino. Cerco di oltrepassare, cercando dei punti a me favorevoli per riuscire a districarmi da questa inaspettata sorpresa. Tutto risulta invano, dove la mia foresta e il mio sentiero sembra terminino in quel punto.
Oltre a tutto questo pure la neve della notte rende la cosa più difficile. Quel leggero strato che va a coprire ogni forma vegetale e che ai miei piedi diviene un contesto instabile e scivoloso. Troppo per la mia sicurezza, considerando che mi trovo completamente solo all’interno di questo bosco. Devo ritrovare così la strada principale, quella asfaltata e che sale in direzione della località interna de Le Giare. Di ritornare sui miei passi non ci penso minimamente. Ciò che la tecnologia mi mette a disposizione è un GPS che in via indicativa mi orienta verso quella strada che da me dista solo 300m.


Devo dire però che questa deviazione la trovo piacevole ed interessante. Il mio cammino si snoda attraverso dei boschi su di un territorio molto semplice e in leggera discesa. Lo trovo così interessante perché percepisco il contatto con la Natura vera, quella che lascia la via di cammino per addentrarsi all’interno di quel suo lato così selvaggio. La strada asfaltata ora mi indica la via in tutta sicurezza. Lascio quel bellissimo contesto, quei 300m che in questo frangente hanno fatto una leggera e piacevole differenza.
Le Giare (1380m) e Punta Palaza (2160m) che ora si innalza a Nord del mio cammino. Un bivio che identifica un'unica via di cammino per diverse destinazioni. Il mio 684 infatti prosegue sulla sinistra dove, oltre al mio riferimento in Baita Pianezza, vedo con grande sorpresa le indicazioni per Malga Ciapela e Sottoguda. La Marmolada, di cui fanno parte le ultime due indicazioni, non è molto lontana dal mio punto attuale. Il sentiero 684 infatti è quella via di comunicazione che dalla Vallada Agordina sale in direzione di Forcella Pianezze (2044m) per poi scendere lungo una valle ai piedi del Monte Peza (2410m) e raggiungere così in giornata Malga Ciapela, ai piedi della Marmolada, a 1461m.

La salita diviene così leggermente più impegnativa. Lascia definitivamente l’asfalto per incontrare la terra e le rocce, che mi condurranno per il resto dell’anello. Un paio di barriere di protezione che sulla sinistra aprono finalmente al panorama che guarda per intero la Valle del Biois. Da questo punto mi sembra di tenere per mano l’intera Valle, che scorre dolcemente ai miei piedi e che trova la sua fine verso quel versante delle Pale di San Martino che guarda verso Nord. Da lontano una serie di vette ancora innevate, illuminate da un tenue sole reso debole da una leggera coltre di nuvole. Ma nulla può togliermi dallo spettacolo che finalmente mi si pone di fronte, nemmeno le irte pareti dell’Agner che si pongono più lontano.
Baita Pianezza – 1656m
Un piccolo sforzo ancora. Una nuova indicazione di sentiero che sulla destra si pone con una forte impennata. I boschi ora mantengono stabile quella leggera velatura di neve caduta nella notte. Perfino quel crocefisso che si pone al termine dei boschi prima della Baita è completamente sommerso da questo candido mantello.
Ormai questa prima parte è fatta, la prima delle due più impegnative della mia giornata. Un mio pensiero personale di rito a questa figura così sacra, ancora un centinaio di metri ed ecco che i boschi diradandosi danno vita a questi bellissimi prati a cielo aperto. Al centro Baita Pianezza a 1656m di quota.
Bellissima, panoramica e solitaria. Si pone su di un piccolo pianoro che guarda verso boschi che permettono ugualmente di osservare le grandi vette che dal versante opposto della Valle del Biois guardano verso le Pale di San Martino e non solo. Una piccola struttura che può essere liberamente utilizzata per passarvi comodamente una notte, a patto di rispettare determinate regole e la buona cura di questo piccolo gioiello. Un camino ben rifornito di legna, una stufa e un tavolo con una dispensa sempre disponibile con alimenti di prima necessità, e un soppalco perfettamente in linea con il tetto per stendere il proprio sacco a pelo per la notte. Di tutto ciò che serve non manca assolutamente nulla.

Una pausa, di quelle giuste, di quelle che fanno del bene e dove rifornirmi anche di acqua fresca grazie a quella fontanella presente e distante un centinaio di metri dalla Baita stessa. Quella pausa così rilassante e piacevole, dove prendere appunti di ciò che è stato, e guardare con attenzione ciò che ora mi si pone di fronte. L’ultima salita, l’ultimo punto impegnativo di giornata prima di intraprendere finalmente l’Alta Via dei Pastori ed entrare così all’interno della “leggenda”.
Verso Forcella Pianeze – 2000m di media
Punta Palaza e le Crepe Rosse, due punti indicativi che ora guardano verso il resto della mia escursione. Dalla Baita una leggera salita sul sentiero che rimane il 684. Da prima mantenendosi sui prati per poi iniziare quel tratto roccioso che si innalza ai piedi della Palaza. La Forcella sta lassù, a circa 200m di dislivello da questo mio punto di vista. Quel poco di neve presente in alcuni tratti si presenta scivolosa soprattutto in quei frangenti di roccia liscia e leggermente verticale. Il sentiero per sé stesso è anche abbastanza franoso, e si sa che una cosa poi tira l’altra.

Ad ogni passo, ad ogni serpentina aumento così di quota. la Valle del Biois inizia lentamente a regalarmi nuovi punti di vista verso le vette che la circondano. Ciò che percepisco è che ora tutto diviene lentamente più selvaggio. È come entrare all’interno di una dimensione che si compone di una montagna diversa, dove la “leggenda” sembra un po’ alla volta accogliermi all’interno di questo suo storico cammino. È una sensazione che vivo con grande intensità. La mia solitudine all’interno di questo contesto viene maggiormente sopraffatta da questo mio pensiero. Ora la montagna prende le redini delle mie emozioni, ora la mia mente inizia a percepire maggiormente la misticità di questi luoghi.

Non raggiungo la Forcella, rimango di circa 200m più a valle. Una nuova indicazione di sentiero che divide in due il territorio. Non guardo verso il sentiero 665 che continua la sua salita guardando verso la vetta Punta Palaza, guardo la mia sinistra dove il sentiero 688 da così il via a questo mio tratto dell’Alta Via dei Pastori. Un breve tratto se così posso definire, che all’interno del mio anello si ferma all’altezza di Baita Col Mont ma che nella sua completezza si allunga verso Baita Cacciatori, già vista in Autunno in una mia precedente escursione.
Alta Via dei Pastori (tratto)
“La Leggenda”. Pochi luoghi come questo mi ispirano ad epoche lontane, epoche in cui la quotidianità in alta montagna si basava unicamente sulla pastorizia e sugli alpeggi in alta quota. Storia e tradizione di epoche dove tutto ciò che caratterizzava queste antiche culture si basava unicamente su ciò che la montagna stessa riusciva a dare. L’Alta Via dei Pastori scorre seguendo le orme dei pastori che utilizzavano questi pascoli nelle alte quote per le loro attività pastorali.
Un sentiero che guarda verso punti panoramici delle Dolomiti e dell’Agordino. Cima Pape, Cima Focobon, Cimon de la Stia, il Mulaz, le Cima d’Auta per aggiungervi la Civetta e la Marmolada da suo versante maggiore. Grandi e vaste distese di erba che dai boschi più a valle prendono così vita per raggiungere i massimi vertici delle vette, che dalla Crepa Rossa danno poi vita alla lunga spinale rocciosa delle Cima d’Auta. Tutto questo seguendo questo sentiero che ad una quota media di 1600m e ripercorre le stesse orme di epoche così lontane che il turismo di massa ancora doveva scoprire.


Camminare lungo questo sentiero seguendo questo pensiero mi è di grande impatto emotivo, è un po’ come farmi accompagnare da quella stessa epoca al cospetto delle più belle giornate di sole estivo. In questa stagione le cose si presentano leggermente diverse. Il verde lussureggiante che invade questi prati per ora deve ancora prendere vita. Le grandi distese d’erba per ora si presentano ancora bruciate da quel gelo e da quella neve che da poco tempo è stata sciolta dalle prime calde giornate di questa nuova Primavera.


Il sentiero scende leggermente di quota. Leggeri sali e scendi che ora rendono piacevole il mio cammino, stimolato maggiormente dalla sensazione di libertà che percepisco passo dopo passo. Una libertà che improvvisamente prende vita guardando verso la cresta rocciosa che mi sovrasta: la Crepa Rossa. Vengo quasi rapito da uno strano suono che irrompe all’interno di questo mio silenzio. All’inizio penso a qualche sporadico sasso che cade dalla spinale rocciosa della Crepa Rossa, qualche leggero smottamento roccioso dovuto anche dai grandi nevai che alle quote superiori iniziano lentamente quel loro “cammino” di abbandono al nuovo caldo di stagione.

Osservando bene il versante erboso più a monte alcune piccole forme che si muovono con estrema lentezza. Nell’immediato si mimetizzano perfettamente con il colore dell’erba in questa stagione, quel marrone che prende vita dalla placida tranquillità di un branco di meravigliosi Stambecchi. Non credo ai miei occhi, rimango completamente rapito da questo pacifico branco di esseri viventi e da quella loro straordinaria sensazione di libertà che mi trasmettono. Da un calcolo approssimativo ne conteggio ben 22, leggermente sparpagliati lungo questi prati semi verticali proprio ai piedi della Crepa Rossa.
È una di quelle occasioni che capitano di rado, non tanto per vederli ma per il numero così consistente. Un paio di loro rimane leggermente indietro rispetto al branco. Sono posizionati all’altezza di Forcella Negher (2286m) in perfetta linea tra la terra e il cielo. Si notano benissimo in ogni loro minimo particolare, con quelle loro lunghe corna che prendono così vita dall’azzurro del cielo che si pone loro dietro. Quella specie di rumore è ciò che un paio di loro stanno instaurando da un po’ di tempo. Un combattimento in piena regola tra due maschi, un susseguirsi di sfide che prendono vita con dei strani “ruggiti” che anticipano di pochi secondi la carica fisica.
È tutto così incredibile che la lontananza non mi permette di focalizzarli per bene con il mio obbiettivo da perfetto dilettante. Cerco di alzarmi leggermente verso di loro, uscendo dal sentiero per “arrampicarmi” su questi prati verticali con molta fatica. Ciò che riesco a fare a mio favore è di avvicinarmi al punto tale per poterli ben focalizzare ad occhio nudo, senza avanzare troppo e disturbare questo loro momento di vita così libera e silenziosa. Preferisco starmene seduto in assoluto silenzio, osservando ogni loro minimo gesto senza ostacolare ciò che il loro intuito propone.
È ovvio che non passo inosservato, alcuni di loro chissà da quanto tempo hanno focalizzato la mia presenza, forse ancora prima che io me ne accorgessi. Mi guardano con molta attenzione, blandendo quel loro passo tranquillo e che nel giro di poco tempo guarda verso le quote più alte. Si innalzano lentamente verso i versanti maggiori della Crepa Rossa, con quelle loro pause che di tanto in tanto incrociano i nostri rispettivi sguardi. Sono di una meraviglia assoluta, rimango così colpito da un’emozione che non avevo mai provato prima. Rimango in silenzio ed osservo con quanta facilità di movimento affrontano gli ultimi tratti di questa grande spalla erbosa prima di sparire oltre la linea di orizzonte che sembra quasi li separi dalla terra al cielo.
Riprendo pure il mio cammino, riprendo da dove per una mezz’ora il tempo si è fermato per entrare all’interno di una dimensione che non avevo mai vissuto prima. L’emozione è tanta, come la mia curiosità di guardami sempre indietro nella speranza che improvvisamente possano nuovamente spuntare alla mia vista. Ma non succede nulla, e chissà ora, a distanza di una quindicina di minuti, dove staranno vivendo questa loro vita piena di libertà e nel mezzo della Natura più bella tra queste montagne così magiche e selvagge.
Baita Col Mont – 1958m
Dopo un’esperienza come questa la mia giornata prosegue carica di mille emozioni e con tutta la positività che incontri analoghi mi regalano da sempre. Tutto questo passa in primissimo piano, e neppure quel repentino cambiamento meteo riesce a distrarmi da un’esperienza come questa. Le nuvole si fanno più intense, si allungano verso i vari versanti montuosi che guardano verso la Valle del Biois riuscendo a coprire tutto ciò che dista all’orizzonte.

Se fino a pochi minuti prima il Monte Civetta, da quel versante ad Est della Valle, e le Pale di San Martino, da quell’opposto ad Ovest, erano due dei miei punti di riferimento visivo, ora nuvole grigie iniziano a formarsi da questi versanti che promettono poco di buono. Perfino il sentiero inizia a presentare delle piccole insidie dettate dalla presenza di ampi strati nevosi soprattutto in quei frangenti a ridosso di piccole insenature, o avvallamenti, che scendono dai versanti più alti.
Ma questo rimane sempre un problema irrilevante. Sono troppo preso dal grande regalo ricevuto, giusto il tempo di giungere in Baita Col Mont che questa mia Natura ora mi regala pure una prima sporadica nevicata. Inizia a scendere lentamente, accompagnata da basse nuvole che ora chiudono qualsiasi mio punto di vista, qualsiasi panoramica. Ma giungere alla Col Mont è un piacere immenso, vengo così preso da questa situazione che provo quella sensazione di libertà. La perfetta solitudine, il silenzio e il vento che accompagna questa dolce nevicata. Le nuvole che sebbene al massimo del loro grigiore creano quella perfetta alchimia che mi fa sentire parte di questa Natura solitaria e meravigliosa.

Il pranzo a sacco seduto comodamente sul tavolo esterno della Baita, sebbene la stessa sia aperta al pubblico e possibile riparo. Ma tanta è la mia voglia di rimanere fuori, al cospetto di questi elementi naturali che ora mi circondano. Forse il pensiero di quegli Stambecchi così liberi di muoversi al cospetto di questo rigido clima, mi porta a pensare e a voler gestire il mio tempo allo stesso modo. All’aria aperta, libero ed incurante di questa neve che nel mio piccolo angolo di Paradiso diviene una dolce mano che accarezza ogni mia parte del viso. Tutto è meraviglia, non devo assolutamente cambiare le cose…
Baita Col Mont è un ottimo punto logistico per chi si muove all’interno di questo territorio. Come Baita Pianezza offre un ampio spazio interno con camino e cucina a legna, oltre ad una buona dispensa di alimenti di prima necessità. Il suo soppalco superiore ospita un ampio spazio dove poter dormire con sacco a pelo. Ottimo punto di riferimento per chi è di passaggio come per chi vuole salirvi appositamente per una notte di stagione interessante e ricca di spunti naturali vista la sua perfetta posizione.



Sono passato in Baita diversi mesi fa, lo scorso Autunno arrivando invece dal versante opposto, quel versante che da Baita Cacciatori forma un anello secondario per congiungermi a questa struttura per poi scendere verso Forcella Lagazzon, stessa indicazione finale che ora manca a questa mia escursione. Colori e un cielo azzurro completamente diverso da quello che ora guarda verso questa mia Primavera. Ma va bene così anzi, va molto bene così da rendere tutto perfetto.

Il sentiero 687 scende nell’immediato, una lunga serpentina che solo a guardarla dal senso opposto, fa ben capire quanto impegnativa sia la salita da questo versante. Rientro così all’interno dei boschi, accompagnato da questa leggera nevicata che non demorde. Raggiungere nuovamente il mio punto di partenza è questione di un’oretta anche meno. Raggiunta Forcella Lagazzon (1357m) ora un breve tratto seguendo la strada asfaltata che in meno di un chilometro mi conduce nuovamente al Vivaio Picolet.
L’Alta Via dei Pastori – Note Tecniche
Bellissima escursione da intraprendere dalla Primavera all’Autunno inoltrato, prima che le nevi invernali rendano il sentiero in alta quota poco sicuro. Si completa in circa 5h30m (tempi individuali e soste comprese) con un dislivello iniziale che dal Vivaio Picolet alla base di Forcella Pianezze (punto di massima quota) che si calcola in +720m in un tempo complessivo di 2h15m. Una volta raggiunto questo secondo punto di riferimento, l’Alta Via dei Pastori, su sentiero 688, segue una linea di cammino quasi orizzontale con leggeri sali/scendi che fino a Baita Col Mont scende di –100m circa rispetto a Forcella Pianezze. L’intero tratto che scorre alla base della Crepa Rossa è piacevole e panoramico verso l’intera Valle del Biois.
Baita Col Mont si raggiunge così in circa 1h di cammino. Il tratto che chiude questo cerchio segue la via di sentiero 687 con indicazioni Forcella Lagazzon, con un dislivello di -600m in meno di 1h.
L’Alta Via dei Pastori – La Mappa
L’Alta Via dei Pastori – Il video
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Location: Val delle Perazze e Val Fochet
Area Geografica: Val del Bios - Agordino (BL)
Regione: Veneto
Accesso: dal Vivaio Picolet su sentiero 684 per Baita Pianezza e Forcella Pianezza