Stefano Germano
Invernale all'Ucia Munt de Senes - Dolomiti di Braies
Aggiornamento: 12 apr
Una sottile linea che divide la terra dal cielo.
È così che mi piace definire questa escursione invernale che dalle Dolomiti d’Ampezzo mi accompagna all’interno del Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies, nell’Alto Adige. La giornata è di quelle perfette, dove per l’ennesima volta le previsioni meteo sono auspicabili per una bellissima giornata di sole. Una lunga giornata dove la perfezione la si raggiunge con la consapevolezza che non sarà una semplice passeggiata, ma quella piccola prova che con il cambio di stagione imminente fa già sentire i primi e tiepidi bagliori di un sole già diverso. Il nuovo che arriva bussa alla porta.

Sono un tipo mattiniero, mi piace uscire di casa quando all’orizzonte appaiono i primi bagliori del nuovo giorno. Quella bellissima ed inconfondibile fascia rossastra che anticipa di poco l’alzarsi del sole, sfumandosi tra quella parte di cielo che per qualche manciata di minuti rimane ancora assorto nella notte. Stranamente la mattina di questa mia uscita in alta montagna viene ritardata da un improvviso, ed imprevisto, colpo di sonno, tanto da raggiungere la località di S.Uberto (Cortina) quando il sole ha già abbondantemente superato la fascia oraria delle 08’30 del mattino.

Non nascondo che la cosa da un certo punto di vista mi infastidisce. Mi piace vivere la montagna sin dalle prime ore del giorno, in modo di avere così tutto il tempo necessario per godere senza fretta di tutte le meraviglie che questi angoli naturali sanno regalarmi. Ma per oggi va così, e prendo la via del mio cammino seguendo il sentiero n°6 che da S.Uberto sale in direzione di Malga Ra Stua. La lunga valle di Son Puses durante la stagione invernale segue il corso della strada estiva, quella asfaltata e presa di mira dalle navette estive organizzate che da Fiames salgono in direzione della malga. Il sentiero invernale, quello che scorre più a valle della stessa strada, durante l’Inverno non sempre è praticabile e quindi l’unica alternativa è seguire la via principale.
Malga Ra Stua – 1695m
Passo di qui a distanza di poco più di un mese, quando in una giornata fredda e ventosa sono salito da Malga Ra Stua in Casera Lerosa, a stretto contatto con la base del grande massiccio roccioso della Croda Rossa d’Ampezzo. In quel periodo la strada risultava così piena di ghiaccio che l’utilizzo dei ramponi mi semplificava la cosa. Oggi, a circa una quarantina di giorni di differenza, tutto è ben diverso. La scarsità di neve riscontrata allora, in questa mia nuova giornata si può ben paragonare come quel periodo di disgelo e della nuova Primavera in stato già avanzato.
Rimane comunque una bella passeggiata, sebbene per i miei gusti il sentiero boschivo e roccioso rimane sempre quella perfetta via per entrare maggiormente in contatto con queste foreste e questa meravigliosa valle naturale, una delle ultime da questo versante per quanto concerne le Dolomiti Bellunesi e del Veneto. Malga Ra Stua è quella che io da sempre considero l’ultima porta di accesso per l’ultimo frangente territoriale delle Dolomiti del Veneto. Oltre ci si incammina su due vallate che si innalzano in direzione del Rifugio Biella, in perfetta linea di confine con l’Alto Adige e le Dolomiti di Braies.
Alle 09’30 del mattino Malga Ra Stua è già in attività. Il sabato si presenta perfetto sia da un punto di vista climatico che da un punto di vista di escursionisti intenti a partire per le diverse destinazioni che si innalzano verso il Fodara Vedla, l’Ucia de Sennes e le citate Casera Lerosa e Rifugio Biella (chiuso durante l’Inverno). L’occasione è perfetta per quella seconda colazione di inizio giornata. Un caffè e quella fetta di torta che nelle prossime ore farà sicuramente la differenza.

Ora si può dire che tutto abbia inizio. Pancia piena e un tiepido sole che mi permette di iniziare il mio cammino con un abbigliamento più leggero rispetto alla media di stagione. Il sentiero 6 inizialmente rimane al cospetto della mia stella primaria, immerso completamente tra queste distese di neve bianca, molto ghiacciata e di una battitura perfettamente curata per facilitare il proseguo. La presenza di sciatori è ben visibile. Infatti una delle particolarità di questa escursione è quella di salire direttamente all’Ucia de Senes con gli sci in spalla per poi scendere nel pomeriggio in una bella e sicuramente piacevole discesa lungo queste vallate.

Il Vallon Scuro è il primo frangente di cammino, scorre lungo una fitta vegetazione con l’Aga Ciampo de Crosc che scorre in direzione opposta verso valle. Che le temperature durante questa fase finale di questo Inverno siano anomale lo si riscontra osservando proprio questo torrente. Scorre acqua a volontà, con la stessa capienza che tiene durante il periodo estivo. Pure la neve del sentiero battuto alle prime ore del giorno si presenta acquosa o “marcia” come d’abitudine viene definita da queste parti. Una vasca di raccolta acqua che si trova lungo il cammino, e che durante l’Estate diviene uno degli abbeveratoi degli animali liberi al pascolo, pulica d’acqua con quell’inconfondibile suono dettato dalla fontanella interna. Se potessi immaginare un periodo al cospetto di ciò che ho di fronte, Aprile risulterebbe il momento di stagione più appropriato alla situazione.
Cianpo de Crosc 1773m
Storia escursionistica vuole che questo sia un punto di grande interesse visivo, la perfetta cartolina da immortalare e che rappresenti il territorio che dal Malga Ra Stua si innalza verso la Val Salata. Nel mio pensiero più personale è il classico luogo che la meritata pensione porterebbe a viverci per un determinato periodo. una grande piana erbosa a cielo aperto. I boschi che ne fanno da perfetta cornice naturale, l’Aga de Ciampo de Crosc che scorre al suo interno formando una bellissima serpentina naturale e quella piccola baita posta nel versante più a monte della piana stessa. Una meraviglia tra le meraviglie.


Il mio sentiero scorre al centro del Cianpo, aprendo una bellissima panoramica che nel suo versante ad Est da vita ad una lunga spinale rocciosa e rossastra. Sono le Crepe de Socroda, una lunga dorsale che si innalza a circa 2200m di quota e che nel suo versante più estremo da vita ad uno dei Trekking più belli dell’intero territorio che mi ospita: il Lago Grande de Fosses. Quella che io definisco una delle meraviglie naturali più straordinarie all’interno del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Tutto questo mi riporta un po' indietro nel tempo, quell’Estate prima della pandemia che mi ha visto camminare lungo quel sentiero e che nella mia memoria ha impresso delle immagini indelebili, di una Natura straordinariamente selvaggia e unica.

Dal Cianpo inizia quella parte più impegnativa dell’intera giornata, la lunga salita che in Val Salata è l’indicatore del dislivello maggiore da affrontare. Da Malga Ra Stua all’Ucia de Senes il dislivello complessivo è di +421m che non si sviluppa lungo l’intero tratto di sentiero, ma quasi completamente in quella frazione di cammino che dal Cianpo stesso raggiunge la parte più a monte della Val Salata. È un’improvvisa impennata che si avvicina maggiormente alle Crepe de Socroda e che permette di visualizzare da vicino la rossastra e friabile composizione geologica di questa lunga spinale.
C’è da sudare, e su questo non ci sono dubbi visto anche il tepore di giornata che va in contrasto con quell’abbigliamento che, sebbene di poco, rimane sempre invernale. L’ampia battitura del sentiero sicuramente facilita il proseguo, ma non al punto tale di alleggerire il carico. Eppure è quesitone di un chilometro poco più nel suo complesso, ma quel 70% dell’intero dislivello sta proprio lungo questi mille metri di cammino. Di tanto in tanto una pausa, l’occasione perfetta per guardarsi sempre attorno ed ammirare ciò che mi lascio alle spalle. L’aumento di dislivello porta a nuove panoramiche, a nuovi punti di vista.


Arrivo così ad una curva a gomito che sulla sinistra da inizio a quel tratto finale della parte più impegnativa, prima di allungarsi più dolcemente all’altezza delle Crepe de Ra Ola. Da questo punto la Croda Rossa d’Ampezzo svela il suo lato migliore, quel versante Occidentale che guarda verso la Val Salata, e da dove è possibile osservare in lontananza le gradi distese bianche che ospitano la ben visibile Casera Lerosa. Lo spettacolo è di una meraviglia assoluta. Ampie pareti della Croda Rossa che mescolano il bianco della neve presente con la rossastra formazione della sua roccia di Dolomia. Una serie di cambi di tonalità che il sole ravviva in maniera così perfetta da attirare la mia attenzione sui mille particolari che questa montagna espone con l’eleganza assoluta di Madre Natura.
Ucia de Senes – 2116m
L’estrema Val Salata, quella che a monte termina la sua impegnativa salita. Si addolcisce quasi nell’immediato permettendo un facile e rilassante proseguo, con la piena sicurezza che ora tutto sarà più facile è molto più coinvolgente. I boschi per ora saranno solo quella compagnia che nel pomeriggio mi riporterà a valle, il cielo si apre all’interno di un meraviglioso blu, dove l’aria è fresca e pura. Un piacere che ora entra in gioco al centro dei miei sentimenti più belli, coronati dai grandi altipiani che dalle Crepe de Ra Ola si estendono al Plan de Lasta e al più a monte Munt de Senes. Tutto questo ora diventa poesia, tutto questo ora illumina i miei occhi di quella luce accecante che il sole emana riflettendosi su questo immenso “mare” di neve bianca e candida.
Ora come per magia diviene tutto così perfetto, quell’occasione che sembra capiti una sola volta a renderlo quasi unico che raro. Un bivio, quelle due tabelle che danno indicazioni per due diverse destinazioni. Sulla destra il sentiero 6 prosegue il suo cammino in direzione del Rifugio Biella (chiuso durante l’Inverno), mentre seguendo quella perfetta linea di cammino tenuta fino a ora, e la grande piramide naturale che all’orizzonte da vita alla lontana Muntajela de Senes, il sentiero 6A entra definitivamente all’interno del Parco Naturale di Fanes Sennes e Braies, le Dolomiti di Braies all’interno del territorio geografico di San Vigilio di Marebbe. Come d’improvviso cambia la composizione geologica di queste Dolomiti.

Sono lontane quelle grandi pareti rocciose che nella Croda Rossa d’Ampezzo ne vedo l’esempio più lampante. Tutto ciò che mi circonda si compone di grandi spalle di friabile roccia che si mescola a bassi boschi che con la neve presente si rendono piacevoli da osservare. È il Col de Ra Sciores (2326m), uno dei tanti altipiani presenti all’interno di questo vasto territorio. Al suo versante opposto guarda verso la grande piana rocciosa del Monte de Foses, che al suo estremo più a Nord, ai piedi della Croda del Beco (2810m), ospita il solitario e silenzioso Rifugio Biella (2327m).
Tutto questo mi accompagna verso quel tratto finale che mi separa dall’Ucia de Senes. Lo si intravede quasi nell’immediato, quell’ ultima parte che sale leggermente e che improvvisamente si apre lungo il Plan de Lasta offrendomi una panoramica vista chissà quante volte, e in quante indimenticabili stagioni, ma che per l’ennesima volta mi toglie qualsiasi dubbio sull’eterna bellezza di questo luogo. Quella piccola collinetta sulla sinistra, quella piccola panca in legno quasi sommersa dalla neve e quel punto perfetto che da vita ad un quadro meraviglioso. L’Ucia de Senes, il Plan de Lasta e il Col de Lasta Picio (2297m) che si possono tranquillamente racchiudere in un silenzio assoluto, magnifico e quasi surreale.

Provo così l’ennesima emozione, quella perfetta e che non conosce né tempo e nemmeno stagione. Su ciò che la neve ha per ora risparmiato di quella panca trovo il punto perfetto per sedermi ed ammirare in assoluto silenzio l’ennesimo regalo che queste montagne mi regalano. In tutto questo trovo la bellezza e la sincerità della Natura. L’umiltà nel percepire dei valori che non sono materiali ma che raccontano una storia di una montagna di altri tempi, quando i fienili e le baite in alta quota segnavano la quotidianità di una generazione di montanari quasi estinti. Provo tutto questo osservando con molta attenzione la presenza di queste piccole strutture adiacenti all’Ucia de Senes, di cui alcuni quasi completamente sommersi dalla neve.

Sono quei momenti tutti miei, che nessuno potrà mai togliermi e che mi permettono anche di bere e mangiare qualcosa di veloce, il giusto per recuperare le energie disperse nelle ore precedenti. Il pranzo di metà giornata rimane fermo all’Ucia de Senes, aperto durante l’Inverno in periodi stabiliti. Ciò che guardo ora è verso Nord, dove la bianca sagoma piramidale della Muntajela de Senes pone da lì a poco l’Ucia Munt de Senes, quello che considero il mio punto di arrivo più estremo dell’intera giornata. Ci vuole poco per raggiungerlo, quei poco più di venti minuti di facile sentiero per uscire così definitivamente dalla quotidianità e dalla presenza di escursionisti, che vista l’opportunità dell’Ucia de Senes, iniziano già ad arrivare dai vari versanti geografici.
L’Ucia Pederù (1548m), lungo la Valle di Rudo in San Viglio di Marebbe, è un punto di collegamento dove salire direttamente all’Ucia de Senes. Chi a piedi e chi con l’utilizzo delle moto slitte fornite dall’Ucia e dall’ente turistico territoriale. Questo fa si che l’Ucia de Senes sia molto frequentato anche durante l’Inverno visto le facili comodità per raggiungerlo. Ma tutto fortunatamente si ferma qui. Quei venti minuti per raggiungere il solitario Ucia Munt de Senes viene pochissimo preso in considerazione, e questo da una parte è anche un bene che permette di vivere a cuore aperto la solitudine e il silenzio di questo luogo che io identifico come un raro esempio di libertà assoluta nel cuore di una Natura meravigliosa.
Ucia Munt de Senes – 2176m
Una leggera salita iniziale, parte direttamente dall’Ucia de Senes mantenendo sempre fedele quella bella battitura presente. In questo primo tratto incrocio degli escursionisti che scendono in direzione dell’Ucia de Senes. Provengono direttamente dal lontano Lago di Braies, affrontando una salita che li ha portati al Rifugio Biella per poi intraprendere la bellissima traversata dell’altipiano che forma la Val Alciara ai piedi della Croda del Becco. Conoscendo la versione estiva di questi due luoghi non oso immaginare la bellezza di attraversarli durante la stagione invernale.
Quattro parole di convenienza tra di noi, quello scambio di informazioni e percepire in loro quell’entusiasmo di aver affrontato una traversata sicuramente degna del territorio che li ospita. Per loro notte all’Ucia de Senes e il rientro a Braies nella giornata successiva. Una pianificazione direi perfetta per due giorni immersi all’interno di un meraviglioso mondo naturale (da mettere sicuramente in agenda futura). Una leggera salita, l’ultima di giornata, apre così il sipario su di un mondo che sembra estratto dalle favole, un mondo lunare e completamente ricoperto di quel candido spessore di questa neve di stagione. Non molta a dire il vero, ma ciò che basta per creare la perfetta alchimia con questo ambiente solitario.
Il Munt de Senes è un vasto altipiano che svetta ad una media di 2200m, una successione di dune e leggeri promontori che guardano verso Nord e dare vita ad una catena montuosa che dalla Val Alciara si allunga verso la Val de San Berto. Su tutte prevale la Muntajela de Senes (2787m) che dalla sua inconfondibile forma piramidale è di fatto il simbolo di questo ampio Paradiso. La si può raggiungere anche durante l’Inverno, ponendo le minime precauzioni che la stagione stessa impone. Ai suoi piedi, leggermente distaccata dalla sua base, l’Ucia Munt de Senes a 2176m.

Solitario, silenzioso ed immerso nella lunga stagione invernale da perfetto eremita. Una piccola traccia umana ne cuore di un contesto naturale che durante l’Inverno assume l’aspetto come pochi. Le sue ampie stalle che fanno ben capire la frenetica vitalità durante i suoi alpeggi estivi, con quella perfetta ospitalità che purtroppo in questa stagione viene a mancare. L’Ucia Munt de Senes lo considero il perfetto binomio tra Uomo e Natura, dove il rapporto che prende vita anche durante la stagione bianca è uno di quelli che non si scorda facilmente. Dalla sua posizione così perfetta è possibile spaziare lo sguardo rivolto alle lontane vette di Marebbe, che con i gruppi relativi al Plan de Corones.



Uno su tutti che vede nella lunga spinale rocciosa del Piz Pares (2396m), lungo la Val di Rudo, un punto di vista pragmatico dove questa cresta Dolomitica appare improvvisamente dai candidi altipiani che contornano il Rifugio. E’ un susseguirsi di pensieri che giocano con la poesia, portati da quelle leggera brezza di aria fresca che va in contrasto con questo mio meraviglioso e tiepido sole. L’alchimia raggiunge il suo limite massimo, e ciò che cerco in questa mia ennesima giornata d’Inverno è il perfetto equilibrio con tutto ciò che mi circonda.

Fame quella si tanta, ora è il momento di raccogliere tutti i miei pensieri e di guardare nuovamente all’Ucia de Senes lasciato in disparte nella fase di salita. Riprendere nuovamente quel sentiero in senso opposto, si combina con quei venti minuti che sembrano rimanere in sospeso con ogni mia sensazione. Non fa testo il fatto di averli già percorsi qualche tempo prima. È un sentiero che ora mi permette di guardare con occhi diversi ciò che prima lasciavo di spalle. Venti minuti per quella mia meritata pausa di metà giornata, dove un caldo e profumato piatto di tagliatelle al ragù di cervo non può che allietare e riscaldare maggiormente questa mia meravigliosa giornata.

La Val Salata ora mi accoglie con sguardi sempre differenti. Una lunga discesa che mi accompagna osservando nuovi punti di vista che ora, visto l’orario pomeridiano, illuminano le Crepe di Socroda di nuovi colori e nuove aspettative. Il sole inizia a mutare, prendendo così quel classico colore del fuoco che abitualmente prende vita lungo il suo percorso che guarda al tramonto. Ho perfino l’impressione che in alcuni tratti la Croda Rossa d’Ampezzo sia spoglia di alcuni manti nevosi visti in precedenza durante la salita al mattino. Ma questa è una mia suggestione, pura e sincera come la Natura che in questa meravigliosa ed indimenticabile giornata mi ha accompagnato quassù, a guardare con occhi carichi d’emozione l’Ucia Munt de Senes. Il suo silenzio, la sua solitudine e quello spirito che vede nell’Inverno forse il momento giusto per trarre da tutto questo le emozioni e le sensazioni migliori.
Invernale all'Ucia Munt de Senes - Note Tecniche
Escursione di una giornata che si può benissimo allungare con una notte al Rifugio Ucia de Senes. Di facile apprendimento nella prima parte che dalla località di S.Uberto si raggiunge Malga Ra Stua e successivamente il Cianpo de Crosc.
La parte impegnativa guarda lungo la Val Salata, con quel dislivello di +421m che dividel'Ucia de Senes. Oltrepassato il tratto a monte della Val Salata denominato Crepe de Ra Ola tutto diviene più facile fino al raggiuimento dell'Ucia de Senes.
Un piccolo sforzo finale, quei +50m circa per arrivare al cospetto della Val de San Berto e dell'Ucia Munt de Senes. Per il rientro si scende lungo lo stesso sentiero di salita atytraverso la Val Salata e il Vallon Scuro.
Tempi di cammino: all'andata dalla località di S.Uberto - Malga Ra Stua e Ucia de Senes in circa 2h30 con un dislivello complessivo di +810m. Per il tratto che divide l'Ucia de Senes e l'Ucia Munt de Senes una bellissima e panoramica passeggiata di 20 minuti con un dislivello di +50m poco più.
Invernale all'Ucia Munt de Senes - La Mappa
Invernale all'Ucia Munt de Senes - Il Video
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Location: Val de San Uberto di Braies (BZ)
Area Geografica: Dolomiti di Braies - San Vigilio di Marebbe
Regione: Alto Adige
Accesso: da Malga Ra Stua su sentiero 6 per la Val Salata