top of page

Dentro le mie Dolomiti

LOGO ROTONDO.jpg
  • Immagine del redattoreStefano Germano

Monte Paterno - Dolomiti di Auronzo Misurina/Dolomiti di Sesto.

Aggiornamento: 1 ott


Anello roccioso lungo una sottile linea di confine tra le Dolomiti di Auronzo Misurina e le Dolomiti di Sesto.

 

Classica e impegnativa escursione che dalle pendici dei Cadini di Misurina sale in direzione delle magnifiche Tre Cime di Lavaredo, per poi scendere verso i Piani di Cengia e guardare al Rifugio Pian di Cengia come il punto più lontano di questa giornata. Ma l’apoteosi si completa una volta lasciate le Dolomiti Bellunesi (Auronzo Misurina) per entrare all’interno delle Dolomiti di Sesto in quel versante che guarda al Rifugio Locatelli e alla magica cartolina delle Tre Cime di Lavaredo.


In mezzo a tutto questo la lunga spinale rocciosa che da Croda Passaporto dà poi vita al Monte Paterno. A dir poco tutto idilliaco.



E arrivo così a Settembre, il mese che un po’ alla volta accompagna verso quel periodo in cui i Rifugi e altre strutture ricettive in alta quota contano ormai le poche settimane di apertura prima del lungo arrivederci. Un mese un po' particolare, dove porto con me i ricordi di una lunga Estate vissuta al massimo, lungo questi meravigliosi sentieri e al cospetto di quelle che io identifico le più belle giornate di sole caldo e di massima spensieratezza. Quel pizzico di malinconia che non manca mai in questi casi, ma che sono di buon proposito per guardare al futuro con ottimismo e quelle idee che già iniziano a frullarmi per la testa e che guardano, pensate un po', già alla prossima Estate, tralasciando per un momento l’Autunno che già bussa alla porta, e l’Inverno che non tarderà ad arrivare.


Bene, ma ora, dopo questa mia personale riflessione, è arrivato il momento di mettermi in marcia. La giornata sarà decisamente lunga, quei poco più di venti chilometri (ventidue per l’esattezza) e quel dislivello che +1200m che per le prossime otto/nove ore mi terranno impegnato lungo questo frangente Dolomitico. Due i territori Dolomitici coinvolti per due differenti regioni. Certo, perché se il mio punto di partenza è all’altezza del pedaggio per il Rifugio Auronzo, e di conseguenza all’interno del territorio delle Dolomiti di Auronzo e Misurina (Dolomiti Bellunesi – Veneto), il mio arrivo sarà sempre in questo punto senza però prima transitare lungo quel versante che guarda alle Dolomiti di Sesto e della Val Pusteria (Alto Adige).

 

Lago Antorno – 1866m


Una piccola veloce colazione allo Chalet Lago Antorno, lungo quella strada interna che a piedi nel giro di pochi minuti mi accompagna al casello del pedaggio per il Rifugio Auronzo. Decido di dare il via a questa mia giornata in questo luogo che mi riporta a tanti bei ricordi lasciati lungo questi suoi meravigliosi alpeggi nel corso degli anni. La mattina è limpida, fresca e con tutte quelle qualità che non devono mancare a ogni inizio di giornata. Il sole inizia a poco a poco a riflettersi sulle placide e calme acque del piccolo lago, il Lago Antorno, e questa mia prima colazione assume già da qui un aspetto del tutto piacevole. Un piccolo sentiero segue la strada di collegamento in corrispondenza delle sponde del lago, per poi immergersi quasi da subito all’interno dei boschi e dei verdi alpeggi che caratterizzano l’intero territorio.


Tra i boschi del Rinbianco...

Il sentiero adiacente al pedaggio inizialmente è il 119 che sale leggermente in direzione del Col de le Bisse. Si tratta di una parte che guarda verso i versanti più a Nord dei magnifici Cadini di Misurina. Quel versante che costeggia una serie di gole boschive che nelle massime quote poi si diramano in vari sentieri che accompagnano nel cuore dei Cadini, all’interno di quei suoi selvaggi e rocciosi territori che rendono questo massiccio uno dei più belli in assoluto dell’intero territorio. Dire Cadini di Misurina è dire Natura selvaggia e imponente. Ma io rimango più a valle, seguendo questo piacevole sentiero che giunto all’altezza del Ciadin di Rinbianco segue una nuova numerazione di cammino.


Il mio riferimento ora è il sentiero 101. È una deviazione che inizialmente costeggia un piccolo ruscello direttamente da una delle gole presenti, camminando lungo la base di Cima Ciadin delle Bisse (2356m) per poi tenere come riferimento il Col de le Bisse (2280m). È un cammino piacevole e molto coinvolgente. Ciò che di norma forma quel traffico veicolare per il Rifugio Auronzo, all’interno di questa fitta vegetazione svanisce del tutto. Rumori assordanti, accelerate di auto e moto, e tutto ciò che io identifico come un “piccolo” sfregio a questo ambiente così meraviglioso, svanisce del tutto…o quasi. È una mia personale osservazione ovviamente, che può benissimo trovare anche pareri contrastanti, ma che per me rimane tale.


 

Ciadin de Longeres – 2200m di media


Alcuni tratti leggermente in salita si alternano con piacevoli momenti in cui tutto si trasforma in una leggera passeggiata. Punti di vista fino ad ora ben pochi, e quelli disponibili guardano inizialmente verso alcuni tratti rocciosi di questo versante delle Tre Cime che inesorabilmente mi si pongono di fronte. Tratti somatici che si allontanano anni luce da quei più ambiti e conosciuti che affronterò nel pomeriggio, ma che offrono ugualmente spunti naturali di grande rilievo. Raggiunta l’estremità maggiore della Val Longeres tutto finalmente inizia a prendere forma. Se fino ad ora la fitta e rigogliosa vegetazione ha tenuto il mio stesso passo, lentamente ogni cosa prende il suo posto.

Il passaggio roccioso lungo il versante a Nord del Col de le Bisse, che si “infila” tra il Ciadin de Longeres, è quello che apre definitivamente la giornata.


Le Tre Cime di Lavaredo, versante a Sud lungo il Ciadin de le Bisse
Il sole, leggermente prende piede sulla bianca roccia...
Il Ciadin de le Bisse

Un passaggio alla base di questa lunga spinale rocciosa che si collega con Le Cianpedele (2848m), che da un punto di vista geografico chiude l’intero massiccio dei Cadini.

Un passaggio che dà già forma al sistema roccioso che sto per incontrare e che tale rimarrà per l’intera giornata. Il sentiero 101 segue sulla destra una deviazione che sale nell’immediato in quota, attraversando inizialmente bassi boschi e verdi alpeggi fino a raggiungere la sommità di questa spalla montuosa all’altezza di Forcella Longeres (2235m). Mi congiungo così con il sentiero 117, che è il sentiero di riferimento per la via attrezzata Bonacossa, via che giunge direttamente dai Cadini di Misurina attraverso una serie di passaggi e di transiti di grande spessore escursionistico.


Cambio di sentiero, nell'alta Val Longeres

Dalla forcella ciò che ora le Tre Cime, e non solo, riescono a esprimere prende così forma. È quel punto di vista più conosciuto se guardiamo alle Tre Cime direttamente dal Lago di Misurina. Quel punto di vista che ora, vista la mia vicinanza, forgia maggiormente il mito di questo gruppo montuoso. Alla base di questi tre/quattro bastioni il Rifugio Auronzo, a 2320m di altitudine. Un breve tratto mi separa dal Rifugio, un tratto inizialmente pianeggiante e che in un determinato punto mi permette una piccola pausa per mangiare un po' di quella frutta secca che non manca mai.

Una pausa a dire il vero propiziatoria e che dal punto in cui ora mi trovo mi regala un primo assaggio panoramico di questo territorio bellunese e delle Dolomiti di Auronzo.



Una piccola piattaforma in cemento adiacente a un traliccio elettrico. Si sporge quasi nell’immediato verso il Valon de Lavaredo per ampliarsi successivamente verso gli altipiani che in lontananza danno vita al Monte Cengia (2559m) e all’inconfondibile sagoma della Croda dei Toni (3090m) e di Croda Berti (3029m). Ora potrei tranquillamente aprire un nuovo capitolo e dare così ampi spazi a tutto ciò che riesco a vedere da questo punto, sebbene ai piedi di un bruttissimo traliccio elettrico. Ma per ora lascio tutto in sospeso. Sarà una descrizione che verrà da sola, un passo dopo l’altro, perché tutto ciò che ora osservo nelle prossime ore faranno parte di questo mio lungo cammino.


Un passaggio veloce al Rifugio Auronzo. Tralascio il posto perché quel traffico veicolare lasciato all’altezza del pedaggio, quassù esprime al peggio ogni sua forma negativa.

Un turbinio di clacson, sgommate rombanti di moto arrabbiate con il mondo intero, senza prendere in considerazione le persone stesse in cui, in questo caso, lascio al tempo che trovano. Ma se il mio principio e la mia cultura mi allontana da questo modo di vivere la montagna, so che per trovare un po' di pace e tranquillità dovrò attendere ancora un po'. Nel frattempo, condivido il sentiero 101 con altri escursionisti unendomi istintivamente con quelli veri e che non portano il pallone da calcio sottobraccio (e non è una battuta).


E su questo non aggiungo altro…


Dai lontani Cadini di Misurina al vicino Rifugio Auronzo...
 

Rifugio Lavaredo – 2344m


Il sentiero 101, quello che io chiamo la “tangenziale 101”, è ben sovraffollata di escursionisti diretti ognuno per la sua destinazione, anche se un buon 70% guarda unicamente al Rifugio Locatelli. È un bel passaggio che scorre beatamente alla base delle Tre Cime, da questo loro versante a Sud e che guarda lungo il Valon del Lavaredo con bellissimi spunti panoramici. Oltre alla Croda dei Toni che in lontananza si avvicina sempre di più, lungo il Valon si può benissimo scorgere in lontananza il centro abitato di Auronzo di Cadore con il sole che addirittura brilla sulle placide acque del Lago di S. Caterina.

Ma ciò che attira da sempre il mio sguardo è la vista che da questo punto inizia ad aprirsi verso i Cadini di Misurina e la loro meravigliosa maestosità.




Passaggio molto interessante e allo stesso tempo molto facile. Quella parte di cammino che dopo la lunga salita direttamente dal Lago di Antorno mi permette così di rilassarmi e di recuperare una buona dose di forze all’interno di questa che io ora identifico come una bella e spensierata passeggiata. Lungo il cammino ci si unisce in più persone. Questa è la via più semplice e “sbrigativa” per raggiungere sia il Rifugio Locatelli che Forcella Lavaredo, per ammirare così le Tre Cime da quella che è una delle più classiche cartoline conosciute.

Ci si unisce in così tanti individui che viene naturale quel saluto e quello scambio di parole che in un modo o nell’altro ci rendono tutti partecipi della stessa avventura, indipendentemente dalla destinazione scelta.


Versante a Sud delle "Tre Sorelle", le Tre Cime di Lavaredo dal sentiero 101

La piccola Cappella degli Alpini (2313m), oltre che a essere un simbolo e un ricordo di ciò che fu la Grande Guerra tra queste montagne, diviene anche luogo dove dedicarle alcuni minuti dettati da quel raccoglimento in ciò che nel mondo non dovrebbe mai più capitare. Parole e pensieri i miei che potrebbero sembrare ripetitivi, ma da me prendono sempre vita ogni qualvolta che le mie lunghe giornate estive tra queste montagne mi avvicinano sempre più la dove la Grande Guerra ha lasciato, a mio parere, segni indelebili nel tempo.


La Cappella degli Alpini - 2313m

La mia “passeggiata” continua e un po' alla volta le imponenti sagome rocciose delle Tre Cime iniziano a prendere vita. Il sentiero 101 osserva ora in lontananza il Rifugio Lavaredo, lungo questo meraviglioso tratto pianeggiante che illumina al sole Cima Piccola di Lavaredo (2857m) da un lato, e i rocciosi Piani di Lavaredo che a Oriente ora aprono maggiormente quel sipario naturale che mi ospita.


Verso il Rifugio Lavaredo, ai piedi di Croda Passaporto

Pausa caffè al Rifugio Lavaredo? Ma certo, e questo è quel valido motivo per lasciare zaino a terra e osservare, sebbene forse per la mia ennesima volta, le Tre Cime viste da questo versante. Ora sono loro le dive per eccellenza, tralasciando momentaneamente altri massicci rocciosi che faranno parte del mio cammino tra un po'. Cima Piccola è possente che sembrerebbe quasi un affronto definirla “piccola”. Una torre liscia e impressionante che sale nel cielo portando con sé tutta la sua grazia ed eleganza. Il sole la illumina come una vera Regina al cospetto di questa Natura.


Una luce così forte da dare maggiore risalto a quella sua colorazione dorata e a identificare in modo perfetto anche un paio di cordate di alpinisti intenti a salire in vetta. Osservarli da quaggiù è un qualcosa di straordinario. Ragni umani che sfidano la verticalità e la gravità, seguendo un passo dopo l’altro quella perfetta linea di salita centenaria. Chissà quante mani, quanti occhi e quante diverse espressioni di viso, ogni chiodo e ogni appoggio avranno osservato in tutti questi anni.


Versante ad Est delle Tre Cime. In primo piano Cima Piccola di Lavaredo - 2857m

Cima Piccola di Lavaredo (2857m) viene conquistata per la prima volta nel 1881 dalla guida alpina Michel Innerkofler lungo un itinerario che all’epoca veniva definito tra i più difficili in assoluto. Con il passare degli anni e l’evoluzione della tecnica alpinistica, questa via ora viene classificata come “via normale” e alla portata di buoni alpinisti con una notevole e certa esperienza. Dei ragni umani certo, da tenermi con il naso all’insù quasi attratto come una calamita dalle loro fantastiche evoluzioni e passaggi da trattenere il respiro. Bravi!


Ma da sempre preferisco rimanere con i piedi per terra il più possibile. Di tanto in tanto mi concedo qualche via ferrata, ma anche in questo caso non è che capita spesso. Sarà forse per il fatto che amo percepire la terra sotto ai miei piedi, quasi a tenere vivo quel mio confronto con Madre Terra e mantenere solido quel rapporto iniziato tanti anni fa. Questo mio pensiero fa parte del mio lungo viaggio, di questo viaggio che dopo i cinquant’anni di età mi ha permesso di pormi degli obbiettivi e allo stesso tempo riprendere completamente in mano la mia vita, con scelte e rinunce che ancora oggi ritengo le migliori.


All’interno di questo mio viaggio tra queste montagne ci sono pure loro, i Rifugi. Il Rifugio Lavaredo (2344m) è uno degli storici che vivono all’interno di questi eterni massicci. Costruito nel 1954, uno dei due decenni sicuramente più belli per il nostro Paese, da Francesco Corte Colò “Mazzetta” uno degli storici fondatori del Club Alpino di Auronzo. All’epoca la struttura si presentava leggermente diversa dall’attuale, che con il passare degli anni si è evoluta anche grazie all’evoluzione del turismo attuale. Uno di quei punti fermi che non mancano mai a ogni mio passaggio lungo questi territori, posizionato al centro dei Piani di Lavaredo tra le Tre Cime e la Croda di Passaporto, a dare il via a un nuovo ed entusiasmante capitolo di giornata.

 

Il Rifugio Lavaredo ai Piani di Lavaredo - 2344m


Il Rifugio e Croda di Passaporto (Passportenkofel - 2719m)

Alpeggio estivo ai Piani di Lavaredo

Dai Piani di Lavaredo panorama verso i Cadini di Misurina e più lontane le Marmarole
 

Piani di Cengia (2250m di media) – Lago di Cengia (2322m)


La Croda di Passaporto certo, perché se fino a ora le Tre Cime hanno dato spettacolo (anche se di poco visto il versante attuale) ciò che osservo all’orizzonte non è di meno. Devo salire leggermente di quota sempre su sentiero 101 che è la variante di destra per Forcella Lavaredo, ma che tiene come riferimento il sentiero 104 per il Rifugio Pian di Cengia e il lontano Rifugio Carducci. Salgo leggermente di quota lungo questa bellissima serpentina rocciosa. Anche in questo caso molto trafficata da escursionisti diretti al Rifugio Locatelli.


Ora la figura del Rifugio Lavaredo si fa sempre più piccola, quasi a mimetizzarsi perfettamente con i massi rocciosi che si sparpagliano tra questi verdi prati e le bellissime mucche al pascolo presenti. Una minuta figura che lentamente viene sopraffatta dai lontani Cadini di Misurina che ora esprimono al meglio tutta la loro maestosità. Ma tutto non si ferma solo su questo. Le Tre Cime iniziano a poco a poco a prendere quella loro forma naturale più conosciuta, non facendosi “scoprire” troppo, e tenendo sempre come punto di riferimento la grande torre di Cima Piccola di Lavaredo.

Ora posso benissimo dire di essere definitivamente entrato nel cuore pulsante di questa mia giornata. Ora tutto ciò che mi aspetta profuma di avventura e di un habitat naturale selvaggio tutto da vivere.

In lontananza, sulla sinistra, occhi puntati su Forcella Lavaredo (Paternsattel - 2454m)

Leggermente più a monte del Rifugio Lavaredo, una bella bacheca illustrativa con la nuova diramazione di sentiero da seguire. È il sentiero 104 che ora fa bella luce alla grande cresta rocciosa della Croda di Passaporto (Passportenkofel - 2719m). Raggiungo così una piccola forcella all’interno di questo straordinario ambiente naturale. Un passaggio molto particolare che mi permette di osservare il Rifugio Lavaredo, i Cadini di Misurina e questo versante delle Tre Cime in un'unica cartolina naturale di grande spessore.

D’ora in avanti il caos si attenua. Di tutto ciò che dal Rifugio Auronzo ha scaturito fino a qui l’esempio più lampante del “turismo di massa”, questo mio nuovo sentiero è una lunga immersione nel silenzio e nella solitudine assoluta.


Ciò che cerco quindi…




È questione di pochi istanti lungo questa discesa, pochi istanti che guardano già verso i Piani di Cengia e quel piccolo lago che sulla sinistra del mio cammino si presenta di anno in anno all’appuntamento con l’Estate. Il Lago di Lavaredo (2405m) lo considero un piccolo miracolo della Natura. Uno specchio d’acqua misurato e dalle dimensioni così ridotte che al termine del disgelo invernale trova sempre spazio all’interno di questo suo fragile habitat.

A differenza di altri laghi in alta montagna, che non sempre prendono vita durante la stagione estiva, il Lago di Lavaredo non manca mai al suo appuntamento. Un momento molto particolare, dove camminare placidamente tra quelle piccole sponde che riflettono i colossi rocciosi che lo circondano.


Lago di Lavaredo - 2405m

Diviene così uno scenario naturale che non può essere ignorato. Sia il versante a Est delle Tre Cime, dove padroneggia Cima Piccola di Lavaredo, che questa facciata di Croda di Passaporto, fermano la foto perfetta per l’immagine da portare nel cuore. Tutte e due si specchiano su questo misurato spazio di acqua limpida, e dare così vita alle migliori fantasie di chi nella fotografia vede e immagina quel mondo da fermare nel tempo. Tutto questo viene arricchito dal silenzio e da questa meravigliosa giornata che di ora in ora si presenta su di un cielo limpido e da orizzonti completamente limpidi e luminosi.


Da Forcella Lavaredo alla Croda di Passaporto...
Cima Piccola di Lavaredo...

La lunga discesa apre il sipario sui Piani di Cengia. È questione di poco tempo, di un paio di curve lungo questa veloce serpentina per cambiare completamente la naturale scenografia di ciò che i Piani ora custodiscono sin dalla notte dei templi. Un grande pianoro erboso dove, dopo tanti anni, vedo nuovamente mucche al pascolo. Inizialmente mi rendo conto della loro presenza dal tintinnio delle loro campanelle, mi fermo per un attimo e avere così la certezza di scoprire nuovamente questo alpeggio che nemmeno ricordavo fosse esistito.


Meraviglioso, con quella sensazione di libertà che per l’ennesima volta

prende vita nella mia fantasia.




Ora, guardando le mie foto, immaginati immerso all’interno di tutto questo, dove queste libere creature dividono questo spazio così immenso con le vette rocciose che fanno da cornice al loro ambiente. Dai verdi alpeggi verso il Monte Cengia (2559m) e leggermente più lontano la meravigliosa Croda dei Toni (Zwolferkofel – 3090m) che, con la complicità del sole di metà mattina, forma una grande ombra scura in perfetto risalto con il cielo azzurro.

Al centro di tutto questo la Val di Cengia, che collegandosi con la Val Marzon, dà vita alla Val d’Ansiei e il massiccio roccioso delle Marmarole. Ma tutto non si ferma a questo. Man mano che il sentiero scende in direzione dei Piani alle mie spalle la Croda di Passaporto amplia maggiormente la sua imponenza rocciosa.


Panorama verso i Piani di Cengia
Dai Piani di Cengia al Monte Cengia, più lontana la Croda dei Toni
Le Crode dei Piani

Da questo versante ora il Monte Paterno (Paternkofel – 2744m) prende così vita, e vedere nella Passaporto il punto d’inizio di un nuovo scenario roccioso. Dal Ciadin de Passaporto, un grande ghiaione roccioso, Forcella dei Camosci (Gamsscharte – 2539m) e la lunga spinale di roccia bianca illuminata dal sole a risaltarne ogni singola guglia, ogni piccolo campanile fino a raggiungere così Forcella dei Laghi a chiudere questa panoramica, il cuore pulsante di questa mia escursione. Trovo a volte difficile descrivere ciò che solo gli occhi possono testimoniare. Come ho già detto non è la prima volta che cammino lungo questo sentiero, seguendo questo Trekking così avventuroso e carico di emozioni naturali.


Ogni volta vivo quelle stesse emozioni come se fosse la prima volta, l’ennesima del mio caso. Ed ora quelle sensazioni ed emozioni prendono nuovamente il sopravvento.



Il Monte Paterno (Paternkofel - 2744m)
Da Croda Passaporto al Ciadin del Passaporto con Forcella dei Camosci

Forcella dei Laghi - 2550m

Un passaggio al termine della lunga discesa, in quello che ora il sentiero stesso mi pone nella parte più bassa di cammino. I Piani stanno ancora leggermente più a valle rispetto alla mia posizione. Una curva a gomito che si apre sulla bianca roccia presente, una leggera salita che è solo la parte iniziale di un nuovo dislivello da affrontare sebbene ben distribuito. Il verde alpeggio e le mucche rimangono così più lontane dalla mia posizione attuale.

Vengo preso dalla voglia di scendere lungo questo crinale erboso e condividere questo silenzio e questa pace con tutte loro, ma il mio cammino è ancora lungo considerando che ai Piani non sono nemmeno arrivato a metà strada.

Devo perciò accontentarmi di una piccola pausa, e fermare il tempo seduto su di un grande masso roccioso. Silenzio assoluto, una leggera brezza che porta con sé quel tintinnio così carico di tranquillità. Chiudo gli occhi per un paio di minuti, il tempo necessario per immedesimarmi con tutto ciò che ora mi accoglie a sé.


La sensazione è indescrivibile…


Girarmi per un'attimo e osservare ciò che mi lascio alle spalle...

Ora tutto ciò che ho di fronte prende vita da un perfetto equilibrio raggiunto. Salgo con tutta calma lungo questo mio sentiero, affronto l’ultima serpentina prima di raggiungere un pianoro erboso dove una comoda panchina in legno sembra quasi volermi accogliere e invitarmi a una nuova pausa. E come dire di no…


Lago di Cengia - 2322m

Il Lago di Cengia. Non proprio limpido e trasparente come il fratellino più piccolo del Lago di Lavaredo, ma una nuova promessa mantenuta. Un piccolo pianoro accoglie questo specchio d’acqua, un leggero avvallamento a formare un palcoscenico naturale di grande effetto. Ciò che potrebbero ora sembrare un teatro prende vita da una platea formata da un cerchio di palchi e gallerie, che prendono il nome dai versanti che lo abbracciano.

Quel versante del Monte Cengia, delle Crode dei Piani (Bodenknoten – 2602m) che si evidenziano da irte pareti rocciose, e da quella lunga e alta striscia di roccia frastagliata che del Passo del Collerena (Sandebuhejoch – 2529m) che più a monte, e nascosto da questo punto, da vita al Collerena (Sandebuhhel – 2438m) e della Croda dei Toni.



Ennesima pausa quasi di dovere. L’ennesima certo, devo però gestire bene il tempo sebbene le previsioni meteo rimangano per tutta la giornata a mio favore. Zaino a terra nuovamente per quella passeggiata a “piede libero” che ora diviene occasione e spunto per cercare ogni minimo particolare che di questa stessa giornata faccia la differenza. Piccole fioriture su quegli ampi fazzoletti erbosi che tra piccoli spazi di roccia liscia riescono a trovare vita. Piccoli angoli naturali dove trovare la giusta scenografia per questo luogo che io continuo a identificare come un meraviglioso teatro naturale.

In lontananza ciò che mi sono lasciato alle spalle e che fa parte di un momento di passaggio della mia vita.




Guardando a Ovest la Croda di Passaporto prende posizione dominante, lasciandomi intravedere da un’ottica unica nel suo genere il versante a Est delle Tre Cime, quel versante di Cima Piccola di Lavaredo, e quella loro naturale composizione rocciosa che dalla loro base non penseresti mai. I Cadini più lontani a cogliere la mia curiosità su quelle che sono le ancora più lontane vette che si raggruppano tra le Marmarole e le Dolomiti d’Ampezzo. La perfetta visibilità e l’assenza di foschia o altro, rendono maggiormente l’idea della profondità e dello spazio in cui l’occhio può arrivare.


È nel cuore dell’uomo che vive lo spettacolo della Natura. Per vederlo bisogna sentirlo...

(J.J Rousseau)



Croda di Passaporto, alle sue spalle le Tre Cime di Lavaredo che sembrano lanciate verso il cielo...
Lontano, sulla sinistra, oltre le Tre Cime il Cristallo...

Completamente coerente e d’accordo con questo pensiero, i miei occhi ora guardano alle quote maggiori, a quel “giro di boa” che identifica il Rifugio Pian di Cengia come il punto più lontano dell’intera escursione. Un Rifugio che identifica alla perfezione quel senso di solitudine immersa tra la roccia selvaggia che maggiormente caratterizza le Dolomiti di Sesto. Un angolo naturale in cui pongo il mio pranzo di metà giornata, seduto comodamente su quella sua terrazza esterna al cospetto di questa giornata così perfetta.

 

Rifugio Pian di Cengia – 2528m


Forza Stefano, ultimo dislivello di giornata che sebbene corto si accumula alle energie già spese per arrivare quassù. Sono passate quasi quattro ore dal momento in cui dal Lago Antorno ho iniziato questo lungo cammino, con quel dislivello di +550m sulle gambe giunto al Lago di Cengia. Si potrebbe dire non molto, ma che con il caldo e la continua esposizione al sole rende il tutto più impegnativo.


Ma come spesse volte dico: la montagna deve essere affrontata e conquistata con la forza e l’impegno fisico, altrimenti sarebbe solo una passeggiata di poco valore.

Lascio questo pianoro così piacevole e silenzioso. È ben visibile la traccia di sentiero che con molta calma conduce alle quote maggiori. Ritrovo così questa bella serpentina rocciosa che ha la caratteristica di ospitare una piccola colonia di marmotte che condividono il loro spazio tra i verdi prati e la roccia presente nelle quote maggiori. Si vedono e si sentono fischiare, soprattutto nei frangenti in cui il sentiero si avvicina maggiormente alle loro tane. Corrono a tutta velocità, seguendo una via che li conduce in sicurezza nella loro tana o seguendo per istinto un luogo che per loro natura rappresenta la giusta lontananza dall’essere umano.


Il mio sentiero ora guarda da lassù...
Bellissima salita, il sentiero 104 aumenta così la quota di cammino...

È un passaggio che affronto con grande piacere. Sebbene porti alle quote maggiori, è un dislivello positivo che scorre lungo questa ampia traccia. Sono circa tre curve a gomito che fermano di netto la dritta linea di cammino. Tre curve che aumentando di quota offrono una serie di prospettive verso i Piani di Cengia e il piccolo lago di grande interesse paesaggistico.


Ora, da quassù, tutto prende vita in modo completamente diverso.


L’ennesima panoramica che mi permette di osservare ciò che mi lascio nuovamente alle spalle e oltre ai Cadini, alla Passaporto e alle Tre Cime, apre lo sguardo verso il Cristallo e, osservando con attenzione, le lontane vette della Croda da Lago e un piccolo frangente del Sorapis.


Se guardi bene e hai ottima conoscenza geografica di queste montagne, lontano lontano il Cristallo, un piccolo frangente del Sorapis e ancora più lontano la Croda da Lago...
Il Monte Cengia - 2559m

Raggiunta la sommità di questa interessante serpentina, il sentiero prosegue più dolcemente riuscendo a trovare anche un piccolo ruscello e rinfrescarmi così di acqua fresca e buona. Un bellissimo pianoro erboso che guarda in direzione di Forcella Pian di Cengia con spunti visivi del versante finale dell’intera spinale che sopraggiunge dal Paterno e un’ampia e chiara panoramica del Monte Cengia e dei collegamenti di sentiero, il 107 per info, che salgono in varie forcelle ai piedi della Croda dei Toni.

Approfitto del ruscello per cinque minuti di pausa e per osservare bene la mia mappa escursionistica che inevitabilmente mi pone di fronte a un interessante cambio di programma.

Il pianoro che si pone alla base di Forcella Pian di Cengia...
Momenti di completa tranquillità verso il Monte Cengia...

Se il mio interesse guardava in direzione di Forcella Pian di Cengia e successivamente collegarmi al Rifugio Pian di Cengia, a ridosso di una spallina rocciosa la mia mappa escursionistica mi evidenzia, tratteggiato con piccoli pallini rossi, una interessante deviazione che sale direttamente al Rifugio evitando per ora la forcella. Sebbene già conoscitore del territorio, non sono mai notato questa deviazione. Forse perché preso da altre situazioni, ma ora la mia curiosità mi spinge ad uscire dal sentiero principale, il 104, per agganciarmi così a questa nuova linea di cammino che trovo già interessante quanto leggermente impegnativa.


Non è segnata da nessuna tabella o segnalazione colorata. Al fianco di un grande masso roccioso, sulla destra è ben evidente la traccia sui detriti rocciosi. Sale immediatamente, e sebbene il sentiero sia ben battuto, pone dei punti leggermente franosi. Essendo un sentiero secondario non si può pretendere di trovarlo agevole come un sentiero centrale di riferimento. È comunque una piacevole serpentina che guarda in direzione di una piccola gola e che scorre lungo la base di quel pianoro roccioso che leggermente a monte da vita al tratto finale del sentiero 101 che proviene dal Rifugio Zsigmondy Comici.




Per facilitare il passaggio su di una piccola parete alcuni scalini in legno, non proprio ben tenuti ma sicuramente agevoli, mi innalzano leggermente di livello fino a raggiungere un camminamento che si pone tra due lunghe spalline rocciose. Ora vedo il Rifugio a qualche centinaio di metri, il sentiero stesso ora scorre in maniera agevole e in pochi minuti mi congiunge con il Rifugio Pian di Cengia a 2528m.




Dal versante più in quota di questo passaggio, ciò che mi lascio alle spalle...

Il Pian di Cengia è un Rifugio meraviglioso. Solitario e immerso all’interno di un contesto roccioso selvaggio e silenzioso. Ora trovo nuovamente quella calca di stagione che giustamente si gode questo posto così idilliaco. Molti arrivano direttamente dal Rifugio Locatelli lungo quella linea di sentiero che io affronterò in senso opposto più tardi. Ma moltissimi di questi arrivano direttamente dalla Val Fiscalina, che collegandosi con il Zsigmondy Comici, raggiungono così questo luogo. La mia pausa pranzo certo, ma prima, prendendo così tempo in modo che si liberi un po’ di spazio, la mia classica “ricognizione” del territorio alla scoperta di punti di vista e di panorami che da quassù prendono direttamente il volo.


Allontanandomi leggermente dal caos che invade il Rifugio, trovo spazi aperti su di un pianoro roccioso adiacente alla struttura. Un pennone in acciaio abbellito con delle bandierine colorate stile Tibetane, inizio così il mio tour panoramico che guarda verso i versanti montuosi delle Dolomiti di Sesto lungo la Val Pusteria. Ora la Croda dei Toni esplode in tutta la sua possanza e bellezza. Un tour panoramico che si allunga verso la Croda Rossa di Sesto (Sextener Rotwand – 2965m) e tutta una serie di promontori rocciosi a dare così maggiore risalto all’intero gruppo montuoso. Cima Una (Einser – 2698m) e il Pulpito (Kanzel – 2531m) chiudono questa panoramica verso le Dolomiti di Sesto.


L'immensa Croda Rossa di Sesto (Sextener Rotwand - 2965m)
Ampio pianoro roccioso delle Crode Fiscaline
La Croda dei Toni (Zwolferkofel - 3090m

Ma guardando il versante opposto è incredibilmente visibile la parte finale di Cima Piccola di Lavaredo con qualche spunto visivo anche di Cima Grande di Lavaredo (incredibile…), che seguono in ordine di apparizione i Cadini di Misurina, i grandi massicci delle Marmarole e, se si è buoni conoscitori visivi di queste montagne, anche la Croda da Lago sebbene molto lontana.


Dalle Marmarole ai Cadini di Misurina, e quel frangente finale del sentiero per il Monte Paterno

La pancia chiama e l’uomo risponde. Una bella pausa rilassato in questa bellissima e comoda terrazza esterna. Prendere tempo è stata una bella idea. Buona parte degli escursionisti che calcavano la terrazza ora si è già rimesso in marcia, e questo porta un ambiente più tranquillo e silenzioso. Il Rifugio Pian di Cengia si incastona su di un piccolo pianoro all’interno di questo mare di roccia.

 

Rifugio Pian di Cengia (Bullelejochhutte) - 2528m






Piccola struttura aperta unicamente d’Estate, con 15 posti letto per passare sicuramente una notte che rimarrà per sempre indimenticabile. Ottima cucina tipica e la simpatia del personale che con quel tipico accento tirolese riesce sempre a portare allegria e positività. Bene, ora però devo quantificare il tempo speso.


Trovandomi a metà escursione e considerando le quattro ore e mezza necessarie per salire quassù direttamente dal punto di partenza, ciò che ora ho davanti si compone di una lunga traversata quasi del tutto in discesa e solo in pochi punti con quel dislivello in salita che potrebbe farmi perdere un po’ di tempo. Il classico timbro sul mio passaporto Dolomitico, per rendere così immortale questo mio passaggio al Rifugio, e poi via. Zaino in spalla. Perché se fino a ora tutto si è composto di un susseguirsi di emozioni, ciò che ora mi aspetta è un’altra scarica di adrenalina che porta con sé nuove emozioni e paesaggi idilliaci.

 

Alpe dei Piani (2350m di media) e Rifugio Locatelli – 2405m


Forcella Pian di Cengia arrivo. L’avevo lasciata in disparte per quella deviazione decisa così all’ultimo momento. Un passaggio su di un ponte Tibetano che mi affascina sempre per giungere così in forcella e dare un arrivederci temporaneo alle Dolomiti Bellunesi di Auronzo e Misurina, per entrare in via definitiva, anche se lo ero già da prima al Rifugio Pian di Cengia, all’interno delle Dolomiti di Sesto. Per le Dolomiti Bellunesi l’appuntamento è solo rimandato di qualche ora, quando dalle Tre Cime di Lavaredo rientrerò a valle seguendo lo stesso sentiero affrontato la mattina (Rifugio Lavaredo – Rifugio Auronzo).

Nuovi e continui passaggi carichi di avventura...
Lascio dietro di me la Croda dei Toni...
Forcella Pian di Cengia (Bullelejoch - 2522m)
Panoramica verso l'Alpe dei Piani da Forcella Pian di Cengia

Una lunga e ripida discesa che guarda verso l’Alpe dei Piani dove, in lontananza, è già ben visibile il Rifugio Locatelli. Un tratto di sentiero spettacolare e, come da mia abitudine, avventuroso. Scende vertiginosamente lungo una bellissima gola al cospetto di grandi pareti che aprono punti panoramici verso Nord, dove padroneggia l’intero massiccio che dal Lastron dei Scarperi (2957m) apre un carosello di vette e crode rocciose di una bellezza indescrivibile. Osservare tutto ciò che mi circonda e camminare allo stesso tempo è praticamente impossibile.

La ripidità e la franosa composizione del sentiero non permettono troppe distrazioni, trovarsi nell’immediato con il culo per terra è questione di un attimo.




Devo scandire per bene ogni istante in cui la mia attenzione viene attratta da ogni minimo particolare. Qualche pausa per scandire con occhi sempre attenti tutto ciò che mi circonda per poi riprendere questa tortuosa discesa. Una serpentina completamente illuminata dal sole, con quella sua forza da riflettersi sul mio viso e farmi percepire il suo placido calore. La panoramica che si scorge da quassù non si limita unicamente ai grandi massicci che ora mi circondano. Lungo l’Alpe è già ben visibile un grande specchio d’acqua che si riflette in modo del tutto naturale tra i verdi alpeggi che lo circondano e quella roccia che ne crea una cornice naturale.


Un colore blu intenso, l’ennesimo miracolo di Natura che non porta nome osservando la mia mappa, ma che io, nella mia fantasia, voglio chiamare "l'Occhio di Ra"...



Tutto si svolge nella più totale naturalezza. Sebbene le ginocchia risentano leggermente questa lunga discesa, proseguo con quella spensieratezza e con quel perfetto equilibrio carico di positività e ottimismo. Arrivare poi alla base dell’Alpe è dare inizio a una lunga traversata semi orizzontale, con quei leggeri sali/scendi che rincarano maggiormente questa mia sensazione di ottimismo. Il sentiero 101 ora scorre piacevolmente lungo il versante delle Dolomiti di Sesto, e della lunga spinale che guarda al Monte Paterno.

Un cammino che offre spunti naturali completamente diversi rispetto al versante opposto delle Dolomiti Bellunesi. Ampi ghiaioni che all’altezza del sentiero stesso si innalzano verso creste e una serie di piccole insenature, che al loro interno ospitano un interessante Trekking che dalla via ferrata del Paterno giunge direttamente a Forcella Pian di Cengia.


Il lungo versante roccioso del Paterno nelle Dolomiti di Sesto

L’Alpe dei Piani ora mi accoglie così, sebbene con qualche sentore di stanchezza ma con quell’energia da potermi muovere all’infinito. Un enorme pianoro che dai verdi alpeggi presenti si mescola a grandi strati rocciosi, a grandi massi caduti da chissà quale versante di queste grandi montagne. Ora tutto ciò che mi circonda è un susseguirsi di punti di vista straordinari, e che sembrano porsi nuovamente all’infinito.

Oltre al Lastron dei Scarperi, il versante a Nord guarda a vette come le Punte di Sasso Vecchio (Altenstein Spitzen - 2789m) e del Crodon di San Candido (Innichriedlknoten - 2891m), solo per dare vita a una ruota panoramica per raggiungere Forcella di San Candido (Innichenedl – 2385m) e la meravigliosa Torre di Toblin (Toblinger Knoten – 2617m).


L'Occhio di Ra e la possanza del Lastron dei Scarperi in un'immensa diramazione di cime e torri di bianca roccia...

La Toblin certo. Quanti ricordi e quante volte su quella croce di vetta raggiunta tramite la sua via ferrata. Uno degli emblemi dell’intera area e che in un certo senso rappresenta una delle bellezze naturali di questi grandi territori, di questi meravigliosi spazi infiniti. Il cammino poi è reso maggiormente piacevole da questa sua consistenza e formazione, che si svincola tra le bianche rocce e tratti in cui leggere discese nascondono per qualche istante tutta la meraviglia che mi circonda.


La Torre di Toblin, sulla destra inconfondibile dente roccioso...

È un continuo cambiamento di punti di vista, soprattutto nei punti più rialzati dove trovo piacevole guardare ciò che mi lascio alle spalle, ciò che è stato e che guardano verso la Val Fiscalina, verso la Val di Sassovecchio (Altenstenval) e farmi ricordare la ripidità del sentiero 102 (Sentiero Italia) che collega i frangenti di Sesto e Moso a questo luogo naturale.


Spesse volte mi guardo dietro, ed osservo ciò che è stato parte per qualche minuto del mio passato...

Un’emozione dopo l’altra, senza tregua. Tutto questo per giungere ai Laghi dei Piani (Bodenseen – 2340m) che da sempre rappresentano una delle cartoline più belle e conosciute del Rifugio Locatelli. Da qui l’ultimo tratto in salita, corto e leggero, uno degli ultimi istanti di pace e tranquillità prima di giungere in quello che troppe volte ho identificato come uno di quei luoghi che meriterebbe sicuramente maggiore rispetto.


Forza dai...ultimo strappino in salita per il Rifugio Locatelli
I Laghi dei Piani (Bodensèen - 2340m)

Diciamo che la musica degli AC/DC “sparata” ad alto volume la trovo poco consona all’ambiente circostante. Ritrovo perfino quelle persone che con pallone sottobraccio avevo incontrato al mattino al Rifugio Auronzo. Ritrovo tutto ciò che non mi ha mai permesso di fermarmi al Rifugio Locatelli per un pranzo o una pausa in santa pace, perché la pace stessa è cosa rara da queste parti.


Critico?

Presuntuoso?

Uomo troppo pretenzioso?


Questo non lo so e lo lascio ad altri il giudizio finale, magari montanaro d’altri tempi e legato a una tradizione e a una mentalità che guarda verso una montagna molto diversa. Pensiero negativo a parte, giungere al Locatelli è giungere all’apoteosi di giornata.


Si posiziona a 2405m su di una bellissima terrazza rocciosa che guarda verso le idilliache Tre Cime di Lavaredo. Una posizione strategica e che permette a diverse diramazioni di sentiero di salire fin quassù da diversi versanti. Non solo dalla Val Fiscalina o dal Rifugio Pian di Cengia come il mio caso, ma anche dalla Val Campo di Dentro (vedi mia precedente relazione) come dalla Val di Landro, e dalla più frequentata direttamente dal Rifugio Auronzo. Quella piccola chiesetta alla base del Sasso di Sesto (Sextenerstein – 2530m) e quel piccolo sentiero che conduce alla Torre di Toblin per dare poi vita alla sua famosa via ferrata.

 

Rifugio Locatelli - Innerkofler (Drei Zinnen Hutte) - 2405m


La piccola chiesetta ai piedi del Sasso di Sesto (Sexstenerstein - 2539m)
Dal Rifugio Locatelli la cartolina delle Dolomiti nel Mondo. Il Monte Paterno (sx) e le Tre Cime di Lavaredo (dx)
Dal Rifugio Locatelli, con alle spalle il Sasso di Sesto e alla sua destra la Torre di Toblin
 

Le Tre Cime di Lavaredo (Drei Zinnen – 2999m)


Quel timbro sul mio Passaporto Dolomitico che non manca mai per guardare ora alla parte finale di questa indimenticabile giornata. Fino a qui tutto procede al meglio, tutto ciò che mi lascio alle spalle è una meravigliosa giornata dove vado ad arricchire la mia esperienza in montagna. La mia attenzione ora guarda verso le Tre Cime di Lavaredo e questo imponente versante del Monte Paterno (Paternkofel – 2746m).

La vista di questi due massicci dal Rifugio Locatelli è idilliaca, meravigliosa e indimenticabile. La grande piana rocciosa del Lange Alm si pone come base di questi due frangenti montuosi, in una panoramica che credo non abbia eguali. Il pomeriggio ora guarda ad un sole che lentamente scende verso Occidente. Cammino da quasi sette ore in maniera quasi continuativa, concedendomi pochi tempi per gestire così al meglio l’intero anello in una sola giornata.


Il Monte Paterno. Fantastica vetta che si innalza a quota 2744m e che vede nella sua croce di vetta una delle viste decisamente simboliche delle Tre Cime. Una vetta raggiungibile tramite una bellissima e panoramica via ferrata di grande prestigio alpino.


Monte Paterno (Paternkofel - 2744m)

Il sentiero 101 è quello che collega il Rifugio Locatelli con Forcella Lavaredo (Paternsattel – 2454m), il punto di congiunzione finale di questo anello che poi guarda direttamente al Rifugio Lavaredo. È il sentiero principale, quello che scorre alla base del Paterno e che io, visto il grande “traffico” estivo, chiamo “tangenziale 101” e senza dover tornare nuovamente su quella mia piccola osservazione aperta qualche riga più sopra. Ma non per questo il sentiero deve essere per forza la mia linea di collegamento verso la forcella in uno dei versanti più belli delle Tre Cime.


Lontano dal caos, che dal mio punto di vista troppe volte risulta anche fastidioso. Una variante di sentiero che scorre più a monte della “tangenziale”. Un sentiero non numerato ma ben visibile dal Locatelli e che si inerpica leggermente a ridosso delle grandi pareti del Paterno, per un susseguirsi di leggeri sali/scendi e in alcuni tratti poco stabili. È da lassù che identifico la giusta via da seguire, a stretto contatto con piccole insenature e ghiaioni che mi trasmettono avventura e quell’alternativa al più banale dei sentieri.

Sale leggermente a ridosso della Salsiccia (Frankfurter Wurstel – 2356m), un passaggio roccioso che viene a monte attraversato dalla via ferrata del Paterno.



Una ripida discesa nell’immediato per poi trovare maggiore stabilità seguendo una linea di cammino più orizzontale e meno impegnativa. Brevi tratti che entrano all’interno di piccole gole e dove la stabilità del sentiero stesso in alcuni passaggi risulta instabile e franoso. Una spalla dopo l’altra e quella magnifica sensazione in cui le Tre Cime un passo dopo l’altro si avvicinano sempre di più. Le Tre Cime certo, perché se il passaggio vede nel Paterno quel riferimento principale, l’occhio non può distogliersi dalla magnifica visione di questi colossi granitici. Più passa il tempo e nuovi punti di vista verso le “tre sorelle” diviene sempre più interessante e dalle panoramiche indimenticabili.


Un pontile in legno, ancora leggeri cambi di direzione in tratti che sembrano stringersi sempre di più. Un paio di passaggi in leggera salita e prendere così quota, e quello spigolo roccioso a formare un piccolo dente che risulta uno dei punti di vista verso le Tre Cime tra i più cliccati. Oltre alle sorelle una grande panoramica verso il Lange Alm, verso le lontane vette delle Dolomiti di Braies e il Rifugio Locatelli che ora è solo un ricordo, compresa la musica a tutto volume degli AC/DC.



Panoramica verso il Lange Alm. Lontano, sulla destra, il Rifugio Locatelli...
Assoluta meraviglia...
 

Forcella Lavaredo (Paternsattel - 2454m)


La forcella si avvicina, pure le Tre Cime ora sembrano più a portata di mano. È una vista che immediatamente testimonia la grandezza e la possanza di questo che io identifico come l’emblema delle Dolomiti nel mondo. Fortunatamente non trovo molte persone ferme a contemplare la bellezza di ciò che ora mi si pone davanti. Un forte vento sale dal Lange Alm, forti raffiche quasi a voler attutire quelle poche voci ed espressioni d’incredulità, e seguire una linea del tutto naturale per infrangersi lungo le pareti della Croda di Passaporto.


Forcella Lavaredo (2454m) e le Tre Cime
Da Forcella Lavaredo verso il Lange Alm e la grande spalla del Monte Paterno
Da Forcella Lavaredo verso la Croda di Passaporto
Da Forcella Lavaredo verso il Monte Cengia e la Croda dei Toni

Ora tutto torna più famigliare. Il Rifugio Lavaredo è un po’ come l’ho lasciato questa mattina, sempre ben trafficato da decine e decine di escursionisti, che per me ora vale quel caffè e quella fetta di torta finale di giornata. Ritorno nuovamente sui miei passi, lungo quella via di cammino che mi riporta nuovamente alla piccola Cappella degli Alpini e a quel lungo transito (sempre in tangenziale 101) per il Rifugio Auronzo.

Ritrovo così nuovamente il caos, il traffico, lo smog rombante di due e quattro ruote, quei colpi di tromba di autobus intenti a richiamare le attenzioni dei propri gruppi, e l’ennesimo e valido motivo da parte mia da scappare da tutto questo nell’immediato.


Il Rifugio Lavaredo ai Piani di Lavaredo


Il Col de le Bisse, quegli spunti rocciosi che ora si immergono nuovamente tra i boschi del Ciadin di Rimbianco, e tornare a chiedere a questa fitta vegetazione di escludere lo smog acustico prodotto dall’intenso traffico in fase di rientro a valle. La Natura esaudisce i miei pensieri e le mie richieste. Di questo ringrazio con la promessa di poter ricambiare di tanta grazia e se sensibilità. Una piccola pausa all’altezza del Ciadin de Rimbianco lungo le sponde di quel piccolo torrente di acqua fresa.


Tanti pensieri, tante piccole osservazioni e un rewind generale di tutto ciò che è stata questa immensa giornata. Pensieri positivi che si confrontano anche con quella stanchezza fisica che ora prende leggermente il sopravvento. Mi sto rilassando troppo, vivo questa pausa con troppa tranquillità e questo porta ad aumentare quella sensazione di mancanza di energie.

Zaino in spalla, mi devo muovere quasi subito, per ritemprare nuovamente il mio fisico e mantenerlo così attivo. Almeno fino al Lago Antorno, dove tutto per ora guarda a quell’Autunno ormai alle porte.

 

Anello del Paterno – Note tecniche


Lunghezza sentiero: 22km

Dislivello totale: +1200m

Tempi di cammino: 9h di media

Tipologia di sentiero: EE - Escursionistico per esperti e in buona condizione fisica

 

Anello del Paterno - La Mappa


 

Anello del Paterno - Il Video


Guarda i miei video all'interno del mio Canale YouTube

 

Location: Piani di Cengia - Alpe dei Piani

Area Geografica: Dolomiti di Auronzo e Misurina (BL) - Dolomiti di Sesto (BZ)

Regione: Veneto - Alto Adige

Accesso: su sentiero 119 collegamento interno per il Rifugio Auronzo

5.444 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page