Stefano Germano
Al Sasso di Sesto (dalla Val Campo di Dentro) - Dolomiti di Sesto
Un angolo di straordinaria Natura selvaggia, una perfetta alternativa al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo.
Le Tre Cime di Lavaredo sono da sempre uno degli emblemi più blasonati a rappresentare le Dolomiti al mondo intero. Nel corso della mia vita escursionistica ho camminato al cospetto di queste meravigliose vette Dolomitiche tante di quelle volte che difficilmente riesco a ricordare quanto.
Rinomata meta estiva che vede migliaia e migliaia di escursionisti congiungersi al cospetto di questa bellezza naturale salendo nella maggior parte dei casi dal versante Bellunese, quello che dal Lago di Misurina e dal Rifugio Auronzo si congiunge in breve tempo al Rifugio Locatelli.

Un versante decisamente affollato durante la bella stagione, che troppe volte non rispetta quella regola e quel valore importante dove il silenzio dovrebbe regnare al cospetto di questa Natura meravigliosa. Una via di accesso quindi molto conosciuta e allo stesso tempo che facilita il cammino, calcolando un dislivello quasi inesistente e i tempi di cammino relativamente brevi, se paragonati agli standard di media giornalieri.
Ma questa volta guardo alle Tre Cime con un’ottica e un sentiero completamente diverso, che non solo mi permette di raggiungere le Tre Cime da un versante opposto, ma che allo stesso tempo mi regala l’opportunità di seguire una via di cammino poco frequentata e selvaggia al punto giusto.
Selvaggia e poco frequentata certo. E se l’abitudine porta a seguire un affollato sentiero, quello che sale dalla Val Campo di Dentro in direzione della Torre dei Scarperi (2634m) e della Torre di Toblin (2617m), è sicuramente l’alternativa perfetta per evitare il caos e vivere un’esperienza escursionistica di grande valore sebbene più impegnativa.
Dire Val Campo di Dentro è dire Dolomiti di Sesto, da quel versante che dalla Val Pusteria si inoltra all’interno delle varie Crode e che in Punta dei Tre Scarperi (3145m) vede uno dei 3000 sicuramente più noti e conosciuti in questo angolo dell’Alto Adige.


Val Campo di Dentro – Rifugio Tre Scarperi (1626m)
Tutto parte da questo luogo, da questa lunga vallata che nelle vicinanze di San Candido entra all’interno di un meraviglioso contesto naturale e selvaggio. Ritengo il Rifugio Tre Scarperi il punto di partenza di questa mia giornata, sebbene lontano circa un’ora dal parcheggio principale a fondovalle. Le possibilità in questo punto sono due. Raggiungere il Rifugio salendo leggermente lungo il sentiero 105 che con poco impegno attraversa l’intera valle e che in quell’oretta o poco più porta direttamente al Rifugio.
Oppure utilizzare il minibus navetta che in quindici minuti, alla tariffa di tre euro, congiunge l’intera vallata al capolinea posizionato un chilometro prima del Rifugio stesso.
È mattina presto e onestamente attendere più di un’ora la prima corsa (di solito per le 08’45) non la trovo una bella idea. Mi incammino così seguendo quel sentiero 105 che sale l’intera valle costeggiando in certi tratti la stradina centrale. Mattinata fresca che ancora deve essere presa d’assalto dal mio sole. Il versante ad Est, quello dell’alba, si compone di una lunga ed immensa parete rocciosa che dall’Hocwandspitz (2392m) prende poi vita la vetta di Punta dei Tre Scarperi (Dreischusterspitze – 3145m). Immensa e possente, un enorme bastione di roccia che permetterà al sole di illuminare la valle sicuramente a mattinata inoltrata.

La Val Campo di Dentro si compone di una serie di vette rocciose altissime. Vedono il versante ad Ovest una serie di piccole vallate che inesorabilmente salgono verso i versanti maggiori. La Valle del Carbone (Kohlenbrenntal) dà vita alla Rocca dei Baranci (Haunold – 2966m) e al Kohlalpkofel (2543m) per fare un esempio su alcuni, e che in questo momento di primo mattino sono già ben illuminati dal sole.
Il versante opposto, quello ad Est, rimane invece ancora “prigioniero” di questa enorme ombra dettata dalle vette che guardano in Punta dei Tre Scarperi come quell’ostacolo che per ora mi impedisce di godere di questo sole e questa giornata così perfetta. Questo per il momento rende la mia giornata ancora “freschina”.


Mi concedo una piccola colazione al Rifugio. A quest’ora chi vi ha passato la notte inizia a preparare il proprio zaino e ad organizzarsi per questa nuova giornata che ha inizio. Un clima perfettamente in linea con la pace e la serenità di chi ha avuto l’occasione di dormire all’interno di questo bellissimo alpeggio. Mucche, capre e qualche cavallo, tutti dispersi nella loro solitudine all’interno di questa bellissima e silenziosa valle.
Quello del Rifugio è l’ultimo frangente logistico prima di addentrarsi nel cuore di questo territorio selvaggio. Dai suoi ampi spazi erbosi un unico sentiero indica la via principale per poi dividersi e condurre ognuno di noi per la propria strada, per dove abbiamo scelto di arrivare.

Il sentiero si divide su due numerazioni, sebbene la via di cammino rimanga unicamente quella. Il sentiero 105 e il sentiero 8 camminano alla pari. Il numero 8 più avanti proseguirà verso i versanti più ad Ovest delle Dolomiti di Sesto mentre il 105 da già indicazioni per il Rifugio Locatelli e le Tre Cime di Lavaredo. Ma una nota tecnica è quasi d’obbligo da parte mia. Infatti, altri due diversi sentieri si presenteranno lungo il cammino, ma ciò che interessa la mia giusta via guarda unicamente al 105.

È una partenza molto tranquilla. La Val Campo di Dentro rimane ancora preda di quell’enorme ombra creata da Punta dei Tre Scarperi, con in lontananza la splendida vista verso il Morgenkopf (Monte Mattina – 2493m) che già da un po’ di tempo viene illuminato dalla nostra stella primaria. Il risalto è meraviglioso. Questa valle che mantiene questo colore bluastro e la grande massa rocciosa del Monte ad illuminare lo sguardo.

Leggeri sali e scendi che scorrono adiacente al letto del Ru di San Candido (Ixenbach), quello che sulla carta dovrebbe essere un torrente ma che da tanti anni vedo completamente senza una goccia d’acqua. Magari è una condizione che si crea durante il disgelo primaverile, ma per mia conoscenza so benissimo che questa linfa vitale per tutti gli esseri viventi sarà ugualmente presente e rigogliosa nelle quote più alte.


L’Oberhutte – (1694m di media)
Tengo come riferimento questa valle, l’Oberhutte, che considero come il punto finale per il primo cambio di sentiero. Difatti lungo il cammino sulla mia destra il sentiero 8 sale in direzione del Kohlalplatal e la Forcella dei Baranci (2526m) per scorrere ai piedi della Torre dei Baranci (Birkenschartlturm – 2661m). Un sentiero rimasto chiuso per diversi anni causa frane nelle quote più alte, e che con la mancanza delle indicazioni di divieto ora dà l’impressione di essere stato ripristinato.
L’Oberhutte è una grande spalla boschiva che sale in direzione dell’Hangenalpental, e che guarda direttamente in direzione di Cima Piatta Alta (Hochenbenkofel – 2867m), e del Passo Grande dei Rondoi (GR. Wildgrabenjoch – 2286m) su due differenti versanti.
Tengo questo punto come riferimento perché proprio alla base di partenza di queste due diverse diramazioni di sentiero giungo al cospetto di un piccolo altare roccioso che ricorda la figura di un Alpino. Qui il bivio ora da nuove indicazioni di sentiero. Oltre al numero 8 e al 105 segnalati direttamente al Rifugio Tre Scarperi, il sentiero 9 da nuove indicazioni per due possibili alternative da tenere in considerazione per l’imminente Autunno, privo ancora di neve ovviamente, e per la prossima Estate.

Difatti il primo, al Passo Grande del Rondoi, forma un fantastico anello che sale in direzione del versante ad Ovest del Morgenkopf per attraversare lo Schwaben Alp ai piedi della Torre dei Scarperi, e che si collega alla mia escursione odierna. Mentre il secondo, in Forcella del Lago, in una lunga e difficile ma straordinaria salita in croce di vetta di Cima Piatta Alta.
Due personali consigli che ti invito a segnare sulla tua agenda escursionistica per due tappe Dolomitiche di grande risalto sia naturale che avventuroso. Tutto questo però in stagione consona, magari in Estate senza la neve e con le giornate di luce più lunghe.
Rimango saldo al mio sentiero 105, che da questo bivio inizialmente si inoltra lungo la grande piana rocciosa dello Ixenbach avvicinandomi sempre più alla base del Morgenkopf. È una delle cime che inesorabilmente farà parte di questa mia lunga giornata. Una naturale partner di grande bellezza e che dell’intera Val Campo di Dentro risulta sicuramente l’emblema naturale d’eccezione.
La mia giornata si compone di un sentiero che complessivamente raccoglie a sé un dislivello di +900m totali, di cui l’80% si affronta lungo questa salita che nell’immediato si inerpica nell’Innichbacher Graben, una lunga vallata rocciosa a dare vita più a monte al Crodon di San Candido (Innichriedlknoten – 2891m) e il Lastron dei Scarperi (Schusterplatter – 2957m), che avrò occasione di ammirare al meglio una volta raggiunta la mia meta al Sasso di Sesto.

Ricordo perfettamente questa lunga gola quando nell’Estate scorsa feci quell’anello che dal Passo Grande dei Rondoi raggira la Torre dei Scarperi, e che è uno dei due itinerari che poco fa ho menzionato. In quell’occasione questo tratto lo feci all’inverso e quindi in tutta la comodità della sua lunga discesa. Ora però facendo memoria di tutto questo sono ben consapevole che non sarà una passeggiata, che di per sé stessa già in discesa fa notare quella sua naturale e impegnativa pendenza.
Morgen Alm – Alpe Mattina (2285m di media)
Una lunga serpentina che si inerpica attraverso questi fitti boschi. Un sentiero ben marcato e che guarda direttamente verso questa selvaggia gola, dove l’eco dell’acqua evidenzia la presenza del Rio di San Candido che con grande forza scende verso valle.
Si sale e un passo dopo l’altro la caratteristica formazione rocciosa delle Dolomiti di Sesto inizia a prendere forma. Il sentiero rimane ben saldo alla base del Morgenkopf con dei bellissimi punti di vista che guardano verso la Val Campo di Dentro e tutto ciò che mi lascio alle spalle.




Ora sono al cospetto del mio sole, di questa mia giornata segnata da “Nerone” e da quel grande caldo che tra Agosto e Settembre stà attenagliando un pò tutta la nostra penisola. La bianca roccia riflette questa calura in modo continuativo sul mio corpo, illuminando di pura ed eterna bellezza il mio sentiero. La giornata ora è perfetta e non potrei chiedere di meglio, l’entusiasmo è alle stelle ed uscire definitivamente dai boschi è come entrare in perfetta sintonia con questo ambiente così meraviglioso e selvaggio.


La roccia, quella bianca e che delle Dolomiti di Sesto ora regna indiscussa lungo il cammino. Improvvisamente un primo punto di vista verso la Torre dei Scarperi (Schwabenalpenkopf – 2687m) che sebbene ancora lontana attrae la mia attenzione. Quel suo dente roccioso e quei campanili che vanno a comporre questa spettacolare composizione, e che con questa prima vista fa ben capire che per la lunga salita ormai il tempo è quasi terminato.
La Torre si posiziona al centro naturale dello Schwaben Alp, un pianoro che guarda direttamente verso le Tre Cime da una posizione decisamente privilegiata.




Ora tutto cambia ogni mia prospettiva. Dalla naturale formazione rocciosa si espandono dei verdi prati ricchi di erba fresca. Sembra quasi un miraggio l’improvvisa presenza di un gruppo di pecore dalla lana bianca libere all’interno di questo Paradiso fuori dal mondo. Alcune si tengono ben riparate dal sole su di alcune piccole paretine rocciose, dando l’impressione di non sopportare troppo il caldo. Altre invece rimangono tranquille al loro pascolo e nutrendo nei miei confronti anche una certa curiosità.



L’incontro è una bella sorpresa che da colore e vita a questa giornata già perfetta. Non sono selvatiche, tengono nella loro candida lana la tipica marchiatura bluastra che ne identifica un proprietario e un alpeggio di appartenenza. Però non avrei mai pensato di trovarle quassù, così notevolmente distanti da un Rifugio o da una Malga estiva.
Una pausa, rimango con loro per una bella mezz’ora per una bellissima pausa dove tenerci rispettivamente compagnia. Alcune sono curiose, si avvicinano a me appena tolgo dal mio zaino un po’ di frutta secca. Una di loro sembra più curiosa di altre, arrivando addirittura ad avvicinarsi alla mia mano con quella leccata a dovere e farmi divertire. A ridere di questa sua innocenza e di questa sua semplicità nelle cose. Un momento decisamente positivo. Mi fa stare bene e questo è un piccolo valore che da importanza al senso della vita.
Torre di Toblin 2617m
E tutto guarda a circa +200m di dislivello per raggiungere la mia meta, la più bella platea naturale che guardi verso le Tre Cime di Lavaredo e non solo. Duecento metri in una costante ma ben distribuita salita lungo il sentiero 105 che ora si innalza su tratti sempre rocciosi e alcuni ben attrezzati con dei pontili di legno a rendere i passaggi più instabili in totale sicurezza.
Entro nella roccia, entro con quella forza in cui il sentiero stesso in certi frangenti si infila all’interno di piccole paretine rocciose, dove alcune gallerie e trincee fanno da memoria alla Grande Guerra e a quei pesanti e sanguinosi combattimenti.






Punto strategico militare che si posiziona su di una piccola forcella e che guarda ora verso la statuaria Torre di Toblin (2617m) che per la prima volta osservo da questo versante, regalandomi così lo spettacolo di una fisionomia che si allontana moltissimo da quella più abituale provenendo dal Rifugio Locatelli.
Mentre cammino mi avvicino sempre più alla base di questa Torre che in diversi momenti della mia vita ho risalito attraverso la sua bellissima via ferrata, e che consiglio vivamente per gli appassionati di vie dirette su parete.

Un bivio, l’ultimo di giornata in senso di marcia. Un bivio per tre diverse destinazioni, di cui una che in circa venti minuti scende al Rifugio Locatelli (Drei Zinnen Hutte – 2405m), una seconda che salendo leggermente la base della Toblin in poco tempo porta al Sasso di Sesto, e una terza che però prenderò in considerazione nella fase di rientro.
Sale leggermente il mio sentiero, su di un ghiaione bianco come la neve. L’apoteosi delle Tre Cime viste da quassù ha già preso forma, ma la grande emozione di osservarle da un punto decisamente privilegiato la riservo una volta raggiunto il Sasso.

Sasso di Sesto 2539m
Una nuova forcelletta che tra le sue due diramazioni conduce all’attacco iniziale della Via Ferrata Torre di Toblin salendo direttamente dal Rifugio Locatelli su di un sentiero secondario, e che sulla mia destra sale su di un tratto leggermente in salita. Dieci minuti, solo dieci minuti dove non distrarsi da tutto ciò che ora si espande all’interno di questo mio universo che si divide tra la roccia e il cielo.

Voglio arrivare alla base maggiore del Sasso, voglio arrivare lassù ed aprire definitivamente gli occhi su quello che io ora considero un “nuovo mondo”. Il tempo di togliere lo zaino, di ricompormi in modo quasi rispettoso a questo che io ora considero un luogo dove porre il massimo rispetto e guardare con occhi che improvvisamente si illuminano di tanta maestosità.
Un punto di osservazione che a 360° apre il sipario su di un teatro naturale unico al mondo. Dalla Torre di Toblin ora prende vita una ruota panoramica che porta in scena il Lastron dei Scarperi e il Crodon di San Candido (Innichriedlknoten – 2891), che fanno parte di quel grande massiccio roccioso a Nord del Locatelli e delle Tre Cime. Per non parlare della verde e lussureggiante Alpe dei Piani (Boden Alpe – 2530m di media) e i suoi due magnifici laghi per poi salire con lo sguardo verso l’Altensteintal e le massicce Crode Fiscaline.

Dall’Alpe dei Piani la lunga spinale rocciosa che da Forcella Pian di Cengia (Bullelejoch – 2522m) da così vita ad una serie di campanili che sfociano tutta la loro maestosità nel Monte Paterno (Paternkofel – 2649m) dove riesco ad osservare perfettamente in lontananza la sagoma della Croda dei Toni (Zwolferkofel – 3094m) e del Monte Cengia (2559m). Tutto sembra non trovare fine...




Le Tre Cime di Lavaredo – 2999m
È l’apoteosi della mia giornata. Il grande pianoro roccioso che da Forcella Lavaredo (Paternsattel – 2455m) scende lungo il Lange Alm e porre così la base di quella che è una delle cartoline più belle delle Dolomiti nel mondo: le Tre Cime di Lavaredo. Dal quassù, dai 2539m del Sasso di Sesto, ora tutto ha una risposta a tutte quelle possibili domande. Le osservo da un versante decisamente più elevato rispetto al Rifugio Locatelli, quei poco più di centro metri che sebbene potrebbero sembrare pochi creano una differenza abissale.
La vista di questa meravigliosa scultura di Madre Natura viene ben accompagnata da quel silenzio che rispetta uno dei principi fondamentali riguardo la Natura stessa: oltre a silenzio anche il rispetto di ciò che ci ospita.

Solo un paio di persone condividono con me questo momento così intenso da questo punto così privilegiato. Solo qualche abituale gracchia sorvola questo mio cielo, contrastando il rumore del vento che con molta grazia le mantiene in un costante ed interminabile volo libero. Quassù sono lontano dal caos del Locatelli, da quella fiumana umana che troppe volte viene meno al rispetto di tutto ciò che li circonda.
Tutta questa pace, tutto questo silenzio mi rapisce dentro, dove questa mia giostra naturale trova la fine del suo corso verso lo Schwaben Alp, il Monte Rudo (Rautkofel – 2711m) e la Croda dei Rondoi (Schwalbenkofel – 2969m), guardando già in direzione delle varie Crode che poi si disperdono verso le Dolomiti di Fanes, Sennes e Braies.
Un colpo al cuore, momenti dove trovare quel punto perfetto ed entrare in piena contemplazione con queste montagne, con questo mio cielo e con il vento che rinfresca questa mia giornata così torrida. È tutto così perfetto da sembrare un sogno. Occhi che non smettono di guardare, di accompagnare questa meravigliosa giostra panoramica con quel forte desiderio di mantenerla in vita per l’eternità.

Tutto questo mi fa inesorabilmente cambiare idea. Scendere come programmato al Rifugio Locatelli anche no da ora! Meglio rimanere quassù e dedicare maggior tempo a questa istantanea naturale che ormai mi ha rapito dentro, nei punti più vulnerabili di quel mio #spiritolibero che da tempo mi allontana sempre più dal caos e da quel turismo di massa che difficilmente riesco ad accettare.
Nulla in contrario su ciò che è di diritto, su quelle che sono le scelte nell’offrire un turismo più agevolato ma io preferisco rimanere con quella vecchia mentalità in cui la Natura e la vetta della montagna te la devi conquistare con la fatica e l’impegno.
Prendo quindi più tempo, quel tempo necessario per non farmi mancare nulla da tutta questa meraviglia.
Passo dell’Alpe Mattina – 2463m
È per creare quella piccola alternativa che possa dare così vita ad una variante più che interessante per la fase di rientro. Difatti tutto ora guarda verso una lunga discesa che dal Sasso di Sesto rientra in direzione della Val Campo di Dentro. Quella del Passo dell’Alpe Mattina (Gwenalpenjoch) è una leggera variante che nel suo piccolo nasconde un paio di punti escursionistici di grande spessore.
Non devo fare altro che camminare lungo quel tratto del sentiero 105 che scorre alla base della Toblin e raggiungere il precedente bivio, proprio quello che da questo punto scende in direzione del Rifugio Locatelli.
Sono per l’esattezza quattro diversi punti direzionali. Oltre al rientro diretto in Val Campo di Dentro e verso il Locatelli, da questo punto un sentiero secondario raggira la Toblin dal suo versante a Nord per congiungersi con Forcella San Candido (Innichrield – 2385m) per poi scendere in direzione dell’Alpe e i Laghi dei Piani.
Guardo invece verso Ovest, verso lo Schwaben Alp e la Torre dei Scarperi. Si tratta del sentiero 11 che sale leggermente verso il Passo, per nulla marcato se non con qualche piccolo ometto in pietra di riferimento. Improvvisamente scorre all’interno di alcune trincee della Grande Guerra muovendosi con tutta facilità guardando direttamente verso le Tre Cime.


È un passaggio molto interessante e che si accentra maggiormente, attraverso grandi lastroni di roccia, tenendo sempre in considerazione le favolose Lavaredo. Arrivo ad un punto in cui mi sembra di osservarle nella loro perfetta centralità, lasciandosi così osservare da un punto di vista geologico sicuramente molto particolare. Una piccola e facile spallina da oltrepassare tenendo sempre attenzione a non perdere quel poco di marcatura presente tra queste formazioni rocciose.
In effetti se le mappe evidenziano in modo perfetto il sentiero 11, nella realtà dei fatti non è proprio così semplice. In alcuni passaggi mi rendo conto di camminare fuori da quella possibile linea di demarcazione, con quella sensazione di perdere contatto con la giusta via da seguire fino a raggiungere un punto dove la Torre dei Scarperi torna ad essere ben visibile e di conseguenza il sentiero 11/A ben marcato tra i verdi prati dello Schwaben Alp.

Devo dire che da questo punto inizio una piccola discesa completamente fuori dalla mia traccia di cammino. Con la stessa onestà non riesco più a capire dove si trovi il sentiero originale che scorre lungo il Passo, ma questo ora non è più un problema. Ampi spazi e nessun pericolo con quello spirito di avventura per crearmi così una via di cammino tutta mia e dettata dalla mia fantasia.
E così il sentiero 11/A mi riporta nuovamente in direzione del Morgenkopf e di quella selvaggia gola rocciosa. Ritrovo nuovamente le bianche pecore del mattino più o meno dove le avevo lasciate, questa volta tutte libere a pascolare e per nulla intimidite da quel sole torrido che a quest’ora del pomeriggio ha notevolmente smorzato la sua forza.





Ripida, lunga e quasi interminabile. Ottima occasione per una pausa su di un punto del Rio de San Candido per tenere per un po’ i piedi immersi nelle sue fresche acque, e per quella piacevole bevuta rigenerante da queste sue acque così pure e rumorose.
Il Morgenkopf lentamente nasconde il mio sole, rientro così il Val Campo di Dentro per quella piacevole e finale pausa al Rifugio Tre Scarperi con un vario assortimento di torte (assaggini) che con un caffè doppio chiude alla grande questa mia fantastica giornata tra le Dolomiti di Sesto.



Il Sasso di Sesto - Note Tecniche
Lunghezza Sentiero: 12km
Dislivello totale: +907m
Tempi di cammino: 5h (individuali)
Tipologia di sentiero: EE per escursionisti esperti e ben allenati
Il Sasso di Sesto - La Mappa
Il Sasso di Sesto - Il Video
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Location: Val Campo di Dentro - Tre Cime di Lavaredo (BZ)
Area Geografica: Dolomiti di Sesto (BZ)
Regione: Alto Adige
Accesso: dalla Val Campo di Dentro/Rifugio Tre Scarperi
Alloggio nelle vicinanze della Val Pusteria: B&B Campitello13 - San Nicolò in Comelico