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Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

Invernale al Rifugio Venezia – Val di Zoldo

Aggiornamento: 20 feb

Il maestoso Pelmo, mole di una possanza straordinaria.

 

Pima uscita del 2k22 e prima invernale. Una straordinaria escursione che si allunga attraverso la Val di Zoldo per giungere così ai piedi del possente Monte Pelmo, e al relativo Rifugio Venezia. Un perfetto sentiero che vede in Casera Rutorto quella deviazione per chiudere un anello indimenticabile.

Giornata gelida, tipica di questi paesi che vivono a ridosso delle grandi montagne. A Zoppè di Cadore 1460m il termometro scende a -9° poco prima delle otto del mattino. L’orario di partenza che io definisco perfetto, soprattutto in quei frangenti in cui il sentiero che si affronta prevede diverse ore di cammino, e con quelle possibili varianti che potrebbero cambiare un pò le cose.

Zoppè di Cadore è quel caratteristico paesino di alta montagna che io prediligo rispetto ai centri che si trovano lungo le valli, e che spesso sono monito di traffico e di quella pace che viene a mancare. Di Zoppè porto con me tanti bei ricordi in diverse stagioni dell’anno, e questo è quel valore aggiunto che ne fa una grande differenza.

A quest’ora del mattino un paio di anime che si muovono all’interno di queste piccole vie completamente ghiacciate, quel silenzio e quella tranquillità che mette subito a proprio agio. Quella carica di energia interiore che ci vuole per scaldare l’animo ed iniziare questa fantastica escursione.

Si parte direttamente dalla parte alta del paese, lungo quella strada interna che sale in direzione de Le Fraine e che dal punto di vista geografico conduce in direzione del Rifugio Gianpietro Talamini. Ottimo spunto per diverse panoramiche che guardano verso il Col del Pian e i primi fienili presenti.

Temperature così rigide che provo per la prima volta dopo tanto tempo. L’intera area alle prime ore del mattino è ancora completamente chiusa al sole da tutte le vette che circondano questo piccolo Paradiso. Il Col del Pian 1554m come il Piòl Alto 1430m, sono le due vette che tengono ancora nascosto quel tiepido sole. Un gioco d’ombra che però regala un atmosfera di grande spessore. Devo dire che la cosa non mi dispiace anzi, l’Inverno è anche questo.

Primi raggi di sole che illuminano la Civetta…

Guardandomi attorno vedo in lontananza la bellissima Civetta, con quel suo versante Sud che guarda verso la Val di Zoldo e che a quest’ora è già illuminata dal sole, come una vera Regina. L’inizio del sentiero è in prossimità di Malga Livan, da dove è comunque possibile proseguire senza l’ausilio delle ciaspole. A tal proposito mi preme dare un informazione molto importante. Durante la stagione invernale questo itinerario, fino al Rifugio Venezia, normalmente è sempre ben battuto. Questo porta la comodità di camminare senza l’ausilio delle ciaspole, che però possono diventare indispensabili per quel “fuori pista” tanto desiderato e sicuramente meritato.

La vetta dell’Antelao 3263m dal sentiero 456

Attraverso questa Natura completamente gelata uno dei punti di vista che immediatamente appare di fronte a me, è la vetta incontrastata dell’Antelao che dai suoi 3263m di quota svetta come un dominatore nel cielo blu di questo primo mattino. Il sentiero 456 è quello che per ora da inizio alla mia giornata, per giungere così al bivio de Le Fraìne con quel primo cambio di direzione. Da questo punto infatti il 456 prosegue per il Rifugio Talamini mentre, tenendo sulla sinistra, il 493 è il riferimento che si innalza verso i boschi del Col de La Vizia 1732m.

Al bivio. Sulla destra il 456 per il Rifugio Talamini, sulla sinistra il 493 per il Rifugio Venezia

La prima parte di dislivello, quello che compone questi primi +486 che si innalza tra i boschi del Vare de Pecol, una piccola vallata che guarda verso i Tabià de Fies. Un dislivello benchè minimo che sale dolcemente in direzione dei Tabià Belvedere.

Fitti boschi completamente ricoperti di neve, per buona parte ghiacciati da quella notte che da poco ha lasciato spazio a questo primo sole che finalmente inizia ad illuminare il mio sentiero. Ora la temperatura è molto più gradevole.

Momenti molto piacevoli, l’ottima battitura del sentiero non impone nessuna difficoltà anche se questo è reso agevole da queste basse temperature di primo mattino. Una semplice serpentina che giunge ad un nuovo bivio, un nuovo cambio di direzione. Qui basta proseguire mantenendo il cammino lungo il 493, sulla mia destra infatti si trova una diramazione che rientra sempre all’interno della stessa numerazione di sentiero ma che si innalza verso le Crepe de la Vizia.

Leggermente il bosco inizia a diradarsi, a sfumare per lasciare spazio al cielo di questa mia bellissima giornata. Ciò che basta per farsi quell’idea che fino ad ora è stata una bella passeggiata. Nulla di più perfetto infatti, la quasi completa assenza di impegno fisico, sebbene questo leggero dislivello, permette di potersi guardare attorno dove ogni momento è occasione per vivere in piena gioia questa straordinaria Natura selvaggia.

Spensieratezza, tranquillità e quella sicurezza di affrontare un sentiero in alta montagna al di fuori di qualsiasi pericolo che spesse volte questa stagione si mette a confronto con gli escursionisti. Non si potrebbe chiedere nulla di più, sebbene ora i Tabià Belvedere ci riservano una delle prime panoramiche dell’intera giornata.

 

Tabià Belvedere – 1752m

Si tratta di due baite e un fienile che si incontrano lungo il sentiero. La prima è una struttura ben tenuta e di recente restauro, una proprietà che essendo privata bisogna rispettare. Nel caso la si trovi chiusa nulla vieta di potersi sedere su questa sua bella terrazza che guarda verso la Civetta per una piccola pausa. Le due rimanenti invece sono più gestite per le attività di alpeggio estivo.

All’altezza di questi primi Tabià il sentiero si snoda in orizzontale con qualche leggero sali/scendi e punti di vista che tornano a guardare verso la Val di Zoldo. In lontananza, infatti, i primi punti di vista che guardano verso l’intero versante Sud della maestosa Civetta. Da questo punto così privilegiato, l’opportunità di ammirare questo enorme massiccio nella sua totale bellezza.

I boschi tornano ad accompagnare questo facile cammino. Le temperature segnano qualche grado in più rispetto alle prime ore, è passata più di un’ora dalla partenza da Zoppè e la mia applicazione mi segna già un paio di gradi sopra lo zero. Il sole finalmente domina questo cielo azzurro nella totale assenza di un minimo filo d’aria. La perfezione che prende forma insomma….

…come testimonianza di perfezione questo primo punto di vista verso il Pelmo. Eccolo che prende vita, diventando così il vero dominatore di questa giornata. All’altezza di un bivio, una curva che leggermente segue la destra, per regalare così questo improvviso colpo al cuore.

Non vorrei sembrare troppo espansivo con i commenti, ma ogni volta che affronto questo sentiero, indipendentemente dalla stagione, uno dei mie primi pensieri è riverso a questo punto panoramico. Credo quello che da questo versante delinei perfettamente i suoi 3168m di altezza.

Momenti di assoluta solitudine…

Vista verso la Civetta…

Questo versante si aggancia con la nuova numerazione di sentiero. Si lascia definitivamente il 493 per proseguire su sentiero 471. La variazione coinvolge unicamente la numerazione del sentiero, ma non la via che rimane la stessa. Un bel punto di passaggio alla base delle rocciose Crode de Pena, una rossastra formazione geologica che a contrasto con questi boschi innevati risaltano maggiormente l’ambiente che mi circonda.

 

I Campi di Rutorto – 1931m

Il Pelmo diventa una costante presenza, all’interno di questi boschi si entra a far parte del bellissimo alpeggio di Casera di Rutorto. Si pone leggermente più a valle rispetto il mio sentiero, ai piedi delle Crepe de la Varella. Sono già presenti alcune indicazioni che scendono verso questa piccola valle che raggiungerò nel pomeriggio, nella fase di rientro.

L’immenso scenario che regalano i Campi di Rutorto iniziano un po alla volta a prendere forma. Nuovamente i boschi lasciano spazio a questo mio spazio a cielo aperto. Il Pelmo sempre più immenso, soprattutto su di un piccolo avvallamento dove il sentiero inizia leggermente a salire.

Non mancano i panorami ne i punti di vista verso “el caregòn”, ora sembra di essere veramente ai suoi piedi mentre la spalla a Nord delle Crode de Pena danno vita a questa serpentina ben battuta con quell’ultimo piccolo impegno di giornata.

Punto di vista del “caregòn”…

Leggermente si torna a salire…

Tabella indicativa sulla destra per il Rifugio Venezia

In alcuni brevi tratti si sale con prepotenza, sulla destra una tabella indicativa che durante l’Inverno è consigliata per accorciare le distanze con il Rifugio Venezia. Questa marcatura così perfetta è ciò che rende sicuramente più facile questa ultima parte di metà giornata. A dire il vero non è male l’idea di infilare ciaspole ai piedi per dare inizio a questa prima spensierata camminata su neve fresca.

Una diversa serie di cambi di direzione, i primi paletti del sentiero originale che finalmente fungono da indicatore di direzione da seguire. Ora sono “in vetta”, raggiungo così la parte più alta dell’intera giornata e di fronte a me questa grande piana bianca che vede nei Campi di Rutorto la base possente ed inviolabile del Monte Pelmo.

Spigolo roccioso della Pala Sud e in lontananza la Civetta

Il panorama ora si definisce nella sua totale vastità. Dal Passo di Rutorto mi sento immediatamente attratto dalla spalla rocciosa della Pala Sud del Pelmo (2500m) che apre un meraviglioso punto di vista verso la Val d’Agnel e la lunga spinale della Civetta, ad Ovest della Val di Zoldo.

Il Sorapis (sx) e la piramide dell’Antelao (dx)

Mentre ad Est, lungo il versante che guarda verso la Valle del Boite, l’Antelao e il Sorapis che si disperdono tra i boschi che salgono in direzione del Col de Fer (2019m). Due punti di vista di grande effetto, che si sovrappongono a ciò che di più immenso ho di fronte.

Ai piedi dell’immensità…

Un paio di leggeri avvallamenti ed ecco che il Passo di Rutorto (1931m) mi da il suo benvenuto. Il Rifugio Venezia in lontananza, sopra quella sua piccola collina che da decenni ne caratterizza il suo habitat naturale. Una piccola fortezza che sembra inviolabile, degna custode delle più belle storie che lega l’uomo a questo immenso massiccio roccioso.

 

Rifugio Venezia A. de Luca – 1946m

Meraviglioso luogo escursionistico di ritrovo. La sua è una posizione che lo vede rientrare all’interno della Valle del Boite, il versante opposto della Val di Zoldo. Non solo da Zoppè di Cadore, ma un perno naturale da identificare questo Rifugio come il punto geografico perfetto. Dal Passo Staulanza attraverso la Val d’Arcia (sentiero 480), come da Palafavèra in Val di Zoldo (sentiero 474+472), e da Borca di Cadore lungo la Valle del Boite (sentiero 475).

Il Venezia, classico Rifugio stagionale aperto unicamente d’Estate. Un punto di riferimento per l’escursionismo che si snoda lungo questo tratto dell’Anello Zoldano e per quel suo classico anello che circumnaviga l’intera base a 360° del Monte Pelmo. L’Anello del Pelmo, che consiglio di scoprire leggendo il mio articolo dedicato, uno dei Trekking estivi più belli e che mette in risalto il rapporto tra uomo e montagna in maniera perfetta.

Silenzioso ed immobile all’interno del suo Inverno solitario. Quella sua terrazza esterna che guarda verso la Valle del Boite per dare maggiore risalto alla lunga catena dolomitica che inizia dall’Antelao per chiudersi con il lontano Cristallo, già territorio delle Dolomiti d’Ampezzo. Una giornata idilliaca. Leggere velature che si sparpagliano attraverso questo infinito cielo azzurro, qualche escursionista che approfitta di un sole che visto il periodo sembra sia preludio di un’imminente Primavera.

La giornata perfetta. Quella perfezione che vorresti non finisse mai. Il mio pranzo a sacco al cospetto di questo tiepido calore, quel silenzio totalitario sebbene questo mio spazio sia condiviso con altri escursionisti. Ma rimane vige quella regola dettata dalla Natura, in cui la montagna trasmette quel potere che riesce a silenziare qualsiasi rumore estraneo, quello dell’uomo in primis.

Sono quei momenti che scaturiscono scambi di sguardi nel più assoluto silenzio. Movimenti che in modo del tutto naturale avvicinano a se perfetti sconosciuti per un semplice saluto, con quella spontaneità nel voler condividere un pezzo di cioccolata o un semplice bicchiere di the caldo. Il potere di questa Natura, unire a se le persone all’interno di questo mondo che ci rende tutti uguali.

Vista verso la Spalla Est (3024m)

Passa così una bellissima ora, nella più assoluta tranquillità e che vede nel momento della ripartenza quel saluto con quel pensiero dettato da un possibile “arrivederci”. Quel the caldo e quel pezzo di cioccolata condiviso da chi si vede per la prima volta nella sua vita, monito di uguaglianza e di rispetto reciproco. Forza della Natura, potente energia interiore.

Ritorno a prendere il mio posto, lungo quel sentiero che guarda l’altra metà mancante. Saluto il Rifugio Venezia con quel pensiero che mi porta a quell’arrivederci alla prossima Estate, quando tutto questo sarà vissuto in maniera diversa rispetto ad ora. Questo sentiero che rientra attraverso i Campi di Rutorto per quella deviazione che completerà questa mia fantastica giornata.

 

Casera Rutorto – 1670m

Per la Casera si scende nuovamente attraverso i Campi di Rutorto, su sentiero 471 che porta in direzione delle Crode de Pena per giungere ad un bivio che sulla destra da indicazioni per la Casera. E’ una deviazione che si nota già molto bene durante la fase di salita. Da questo punto le ciaspole diventano indispensabili.

A differenza del sentiero principale, pure questa variante risulta ben battura ma con la differenza che con il passare delle ore il tiepido sole ha leggermente scaldato l’ambiente rendendo questa neve più sciroccosa, e quindi difficile da affrontare solo con l’utilizzo dei scarponi.

Una bella discesa immersa tra i boschi, lasciando così definitivamente il tratto dell’Anello Zoldano che i circa quindici minuti di spensierata e tranquilla ciaspolata in mezzo a questa Natura così meravigliosa, cambia totalmente l’aspetto naturalistico.

Devo dire che le sensazioni che provo sono positive. Già la prima parte dell’intero itinerario non ha imposto delle grandi difficoltà, e questo permette di sentirmi ancora in una buona condizione fisica sebbene le ore di marcia accumulate. I boschi quindi, il sole che riflette lungo questa splendida valle completamente sommersa dalla neve e la Casera che in maniera impeccabile spunta improvvisamente ai piedi del Pelmo, l’irriducibile.

Casera Rutorto 1670m e il Pelmo, l’irriducibile

Tipica Casera adibita agli alpeggi estivi. Attiva solo durante i mesi caldi dove avere così l’occasione di ammirare il secondo alpeggio lungo questo territorio. Con i Campi di Rutorto, infatti, Casera Rutorto è il punto centrale di questi due meravigliosi tratti geografici che durante l’Estate ci regalano dei momenti di grande montagna. Quella pace e quella tranquillità di sana convivenza.

Bellissima la sua espressione invernale, al cospetto del “caregon” l’effetto solitudine che trasmette è di grande valore per questo anello, per questa escursione. Consiglio vivamente questa deviazione che potrebbe, magari, sembrare di poco conto.

Anche perchè per rientrare verso Zoppè non è necessario risalire nuovamente verso il sentiero principale, la forestale per intenderci. Infatti basta seguire quella battitura di sentiero che guarda verso Sud, in direzione dei Piani di Sotto.

Questo sentiero non è numerato, regala l’ultimo colpo d’occhio al Pelmo per poi inoltrarsi nuovamente attraverso i boschi. Leggeri sali/scendi ben battuti, qualche passaggio che impegna leggermente per giungere così ad un bivio. Il sentiero che si incrocia è la variante 471 che scende all’altezza dei Tabià Belvedere. Seguo sulla destra l’indicazione 471 per una lunga discesa con alcuni tratti un pò ripidi.

Lungo questa parte finale consiglio le ciaspole o i ramponcini. Quei tratti in pendenza nascondono un fondo ghiacciato, che con la perenne ombra di questi boschi diventano una possibile sorpresa. Quel scivolone sgradevole che si può anche evitare grazie all’utilizzo di uno di questi due attrezzi.

Un tratto finale molto bello e gradevole sebbene non offra nessun spunto panoramico. La fitta boscaglia crea quell’effetto “frozen”, dove gli alberi e il letto del Rio di Già, che attraversa questa valle, vengono completamente sommersi da enormi formazioni nevose.

Attraversato il Rio cercando il punto di passaggio più sicuro (attenzione alle grandi lastre di ghiaccio presenti), giungere al limite più a monte di Zoppè di Cadore è questione di una decina di minuti. Infatti si raggiunge il paese dal lato opposto rispetto a quello iniziale della mattina.

Il cerchio perfetto quindi. Un anello che si sviluppa cosi in maniera del tutto spontanea all’interno di un contesto naturale privo di qualsiasi pericolo anche durante gli inverni più rigidi e colmi di neve. Con le soste incluse ho completato questo mio anello in circa sette ore.

Ora non mi resta che questa mia ultima panoramica verso il piccolo e tranquillo paese di Zoppè. Dal silenzio della mattina alla pace che a metà pomeriggio mantiene viva quella tranquillità di questo piccolo nido in alta montagna. Un piccolo Paradiso invernale, o forse per tutto l’anno.

 

Invernale al Rifugio Venezia – Note Tecniche

Lunga escursione che impegna l’intera giornata, soste incluse. Il dislivello in salita si compone di due tratti leggermente impegnativi. Dall’abitato di Zoppè di Cadore per i Tabià Belvedere +350 circa, e nell’ultimo tratto che dal versante più a Nord delle Crode de Pena sale ai Campi di Rutorto +110m. In tutti e due i casi il dislivello è distribuito in maniera semplice e che non implica particolari problemi, nemmeno con neve alta. E’ possibile effettuare dei bellissimi “fuori pista” ciaspole ai piedi lungo i vari versanti dei Campi in direzione del Rifugio Venezia.




 

Invernale al Rifugio Venezia – Il Video


Guarda i miei video all’interno del mio Canale YouTube

 

Location: Rifugio Venezia ai Campi di Rutorto 1946m

Area Geografica: Val di Zoldo – Dolomiti Bellunesi (BL)

Regione: Veneto

Accesso: Da Zoppè di Cadore su sentiero 456 + 493

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