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Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

I Laghi del Colbricon - Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

Dove il ghiaccio si impossessa dell’acqua.

 

Voglio tradurre in questo modo questa mia lunga giornata invernale tra le Dolomiti. Desidero toccare con mano ciò che l’Inverno imprigiona in se stesso, rendendo pure l’acqua, questo forte e possente elemento, ennesima “preda” di una forza naturale impossibile da arginare. Un mio piccolo viaggio che dai boschi della Foresta di Paneveggio si eleva dolcemente fino a raggiungere i bordi di questi due piccoli ma affascinanti laghi di alta montagna.

Una mattina che segna il Passo Rolle (1972m) di una tiepida e piacevole giornata. Temperature che di buonora preavvisano già quelle temperature così anomale per essere un giorno di fine Febbraio. L’intera area invernale è già attiva, e da Malga Rolle (1910m) quel breve tratto di cammino che mi porta adiacente agli impianti invernali della Tognazza (2209m). Tutto è quasi pronto per una nuova giornata sci ai piedi e per il massimo divertimento di questo luogo così particolare.



Un breve cammino, quei 200m che già rapiscono la mia attenzione. Punti di vista che si allungano verso gli spazi aperti di Campo Croce e Malga Costoncella (1941m), e una vista sicuramente privilegiata che guarda nel Cimon de la Pala (2663m) come il migliore buongiorno. A poco a poco il sole inizia a spuntare alle spalle di questo enorme bastione roccioso, regalandomi degli “effetti” visivi del tutto naturali. Colori, ombre e ogni possibile sfumatura che i miei occhi e la mia mente elaborano da perfetto #spiritolibero. Un giro a 360° che conclude il suo corso ad Ovest, dove l’inconfondibile forma piramidale del Colbricon (2602m) si presenta come ciò che mi attende, quello che tra qualche ora sarà definitivamente.




Il sentiero si racchiude in un'unica via di cammino. Il 348 che dagli impianti invernali della Tognazza si addentra nell’immediato all’interno dei boschi. Sono quegli stessi boschi che danno vita alla Foresta di Panaveggio, una lunga lingua boschiva che dal Passo Rolle scende lungo la Val Travignolo, trovando la parte finale in Val di Fiemme. Quella stessa valle che qualche giorno fa mi ha dolcemente accompagnato lungo quel meraviglioso sentiero verso Malga Bocche.

Ora mi trovo nel versante opposto, quel versante che guarda verso la piramide del Colbricon per dare poi vita alla lunga catena del Lagorai, e a quel suo eccezionale Trekking estivo che si racchiude nel TransLagorai. Un punto cruciale, che durante l’Estate vede un Trekking quasi infinito, ma che durante l’Inverno limita ogni possibile movimento sebbene le aspettative rimangono sempre a portata di mano. Questo mio sentiero, il 348, è anche parte del famoso Sentiero Italia e quindi un piccolo frangente di questo grande cammino che scorre lungo la nostra penisola. Boschi, fitta vegetazione, pochi punti che mi permettano di guardare possibili panorami, e quel ghiaccio che la notte gelida mantiene lungo questo sentiero ben battuto.




Da questo versante di sentiero, le temperature diminuiscono nell’immediato. Scorre lungo il Pian dei Tiri all’ombra della Tognazza e della Cavallazza (2324m), tenendo nascosto per quasi tutta la giornata quel piacevole tepore di un sole che già dalle prime luci del nuovo giorno farebbe sicuramente piacere sentire, assorbire nel proprio corpo. Provo questo desiderio, questa forte necessità di tornare ad “ascoltare” il calore del sole, ad osservarlo per rimanere ad occhi chiusi e percepire così tutta la bellezza e la vita che questa nostra stella primaria emana su di noi esseri umani. Questo forse è dettato da un lungo Inverno che sta quasi per finire, un lungo periodo in cui sento il bisogno e la necessità di tornare finalmente a muovermi all’interno di questi infiniti sentieri con la massima libertà, con quella leggerezza dettata da abiti meno pesanti ed avere la mia pelle a stretto contatto con la Natura che mi circonda.



Il cammino è piacevole, leggeri sali/scendi che non impegnano per nulla. Quel dislivello di una trentina di metri che si snoda tra questi grandi fusti, tra questa foresta che non permette di osservare nulla oltre questa sua possente consistenza. Gli uccelli cinguettano, accompagnano il mio cammino in questa prima parte di giornata. Volano di ramo in ramo dettati da quel loro istinto che li porta ad organizzare la loro quotidianità senza un attimo di tregua. Questo è piacevole, una piacevole compagnia che sa di vita e che mi trasmette delle sensazioni positive. Arrivare quassù e camminare tra questo silenzio assoluto è come scappare definitivamente da quella nostra quotidianità sempre più frenetica ed esagerata.


 

Rifugio Colbricon – 1927m


Ci vuole meno di 1h di facile cammino perché tutto cambi radicalmente. Ci vuole veramente poco per uscire da quella foresta ed iniziare a vedere i primi raggi di sole che tra questi alberi finalmente trovano lo spazio per illuminare il mio sentiero. E ci vuole veramente poco per i primi punti di vista che guardano verso la grande piramide di roccia vulcanica di Cima Colbricon. Appare quasi all’improvviso, inizialmente semi nascosta dalle ultime avvisaglie boschive per poi prendersi definitivamente gli spazi necessari e renderla così il punto di riferimento per l’intera giornata.



Ai suoi piedi una prima panoramica che racchiude a se i due piccoli laghi, che io in modo del tutto fantasioso ho nominato il Lago Superiore e il Lago Inferiore. Tutto questo in un unico colpo d’occhio, una perfetta istantanea naturale che si racchiude all’interno di un silenzio quasi surreale. Ai piedi del lago superiore l’inconfondibile sagoma in pietra di Dolomia del Rifugio Colbricon a 1927m di altitudine.

Chiuso ed abbandonato al lungo Inverno, eterno custode di questo angolo di Paradiso terreno. Prende vita unicamente durante la stagione estiva, accogliendo a se escursionisti di passaggio o chi si addentra all’interno di questa foresta per passarvi un intera giornata. Ora invece rimane inerme, quasi a voler simboleggiare la lunga stagione rigida in attesa che tutto riprenda vita poco a poco. Ciò che percepisco è che nella sua totale solitudine riesca ugualmente ad accogliermi, quasi a volermi offrire quel poco che la stagione attuale possa comunque riservare.





Con il passare dei minuti il Rifugio viene raggiunto anche da altri escursionisti. Quella dei Laghi del Colbricon è una meta che non conosce stagioni. Vuoi per la semplicità del sentiero, vuoi per quella sua particolare distanza dal mondo interno e dai svariati colori che si presentano stagione dopo stagione, questa è un area che si frequenta per tutto l’anno. Mantiene viva ogni sua prospettiva, un tempo che non si limita solo a certi spazi stagionali ma un continuo pellegrinaggio per chi, come me, quassù vuole trovare la sua giusta dimensione.

L’istantanea è di grande effetto. Il Lago Superiore è una grande distesa bianca perfettamente orizzontale. Le sue placide acque ora rimangono inermi come la stagione stessa, sebbene la sua quotidianità nei bassi fondali rimanga comunque attiva anche in questo periodo. un’istantanea così perfetta che la grande piramide scura dei Cima Colbricon completa l’opera naturale. Sono toppo preso dal contesto, mi sento parte di questa Natura così meravigliosa e il mio istinto da perfetto #spiritolibero mi incita a muovermi, a non rimanere inerme a tutto ciò che mi circonda.




Il sole è alto in questo mio cielo che si compone del blu più bello ed inimmaginabile. Una serie di sfumature e di leggere velature che si liberano senza senso, dettate sicuramente dalla guida del vento che ora inizia lentamente a far parte della mia giornata. Il sentiero inizia ad aggirare il Lago Superiore dal suo versante a Sud. Guarda direttamente verso il Colbricon risalendo leggermente una spalla rocciosa che sembra volermi guidare verso nuovi punti di vista. Per istinto seguo questa guida, arrivando al versante più a monte di questa spalla. È una piccola forcella che guarda verso la Val Bonetta, aprendo uno spettacolo visivo meraviglioso.

È come poter osservare l’intera Val Cismon, quella lunga vallata che da questo mio punto di osservazione guarda verso il Tognola (2363m) e a tutte quelle piccole vallate che compongono l’intero territorio che dalle sponde di Cima Valcigolera (2540m) scendono verso San Martino di Castrozza. Questo punto di vista amplia maggiormente le mie vedute, e con esse quel forte vento che improvvisamente sale da questi ampi territori. Forti raffiche che già si preannunciavano dal Lago Superiore e che qui ora trovano una loro naturale via di cammino. Ora rimango inerme veramente, lo sono dalla possanza di Cima Colbricon che da questo punto di vista si avvicina notevolmente alla sua base ponendomi di fronte la sua straordinaria possanza.


 

L’Anello dei due Laghi.


È tutto così meraviglioso, tutto così perfetto. Mi lascio alle spalle questo punto di Natura viva, scendo nuovamente la spalla rocciosa per congiungermi con il Lago Superiore, quello del Rifugio Colbricon, per dare inizio alla seconda parte di giornata. Il doppio anello escursionistico tra i due laghi. Per un breve tratto rimane il sentiero 348, costeggiando il versante più ad Ovest dei piccoli laghi. Sale leggermente rispetto alla quota di quello superiore, quel giusto necessario per avere così una nuova immagine naturale.

Il Rifugio ora sta nel versante opposto, ai piedi di quella che ora inizia ad identificarsi come la lunga parete mista bosco e roccia che nella sua maggiore estremità da vita alla Cavallazza (2314m). Ora posso ben identificarla, osservarla nei suoi minimi particolari con quell’idea accattivante di quel suo lago, il Lago Cavallazza, che custodisce a 2141m di quota. Il suo quasi a volermi istigare a salire più in alto, e raggiungere così le sponde di quelle sue acque per ora completamente ghiacciate. Ma il mio intento è un altro, altre acque ghiacciate ma che per ora scorrono ai miei piedi. Un passo dopo l’altro e un susseguirsi di cambi di prospettive. Cima Colbricon non mi abbandona, e non lo farà per il resto della giornata. Grandi sporgenze di neve soffice, colori e ombre che il sole ricama su ogni piccolo fazzoletto di bianca neve e quelle piccole avvisaglie che guardano verso il Cimon de la Pala che ora rapiscono la mia attenzione.






Sembrerebbe quasi impossibile poter osservare parte di quel versante più a Nord delle Pale di San Martino da questo punto. Considerando che i laghi stessi si trovano si di un avvallamento inferiore rispetto alle Pale e la presenza della Cavallazza, riuscire a scrutare, sebbene di poco, i bastioni di roccia del Cimon è assolutamente possibile. il segreto sta nel risalire leggermente il sentiero 348 che poi sale in direzione del Passo del Colbricon (1908m), soffermarsi su di una piccola forcella che guarda ai ruderi di una vecchia malga e il gioco è ben che fatto. È emozionate poter avere questa visuale sebbene non completa. È possibile ammirare il Cimon de la Pala e una parte di Cima della Vezzana (3192m).




Seguo una linea ben battuta che non richiede l’utilizzo delle ciaspole. Segue una perfetta linea di cammino che dal Lago Superiore mi conduce al Lago Inferiore, camminano leggermente ai bordi senza quella voglia di camminarci sopra, di effettuare una traversata da una sponda all’altra attraverso queste sue acque così ghiacciate. È una sensazione quasi naturale la mia, preferisco camminare su solida terra sebbene lo strato di ghiaccio presente nell’acqua possa comunque dare garanzie di forte tenuta. Le temperature sono alte da molti giorni, non nevica da così tanto tempo che quella caduta ormai settimane fa non mi da quella sicurezza che da sempre contraddistingue le mie avventure tra queste montagne. Meglio lasciare perdere…

I due laghi sono divisi da una spalla rocciosa. Un lungo braccio che ne identifica anche i due diversi dislivelli. Circa una cinquantina da quello Superiore all’Inferiore, una cinquantina di metri che questa spalla naturale permette di ammirarli tutti e due uno vicino all’altro. Per un attimo guardo ciò che mi lascio alle spalle, e l’attimo dopo ciò che mi attende. Scendo leggermente su questa via battuta, tenendo un passo che rimane più elevato rispetto al precedente. Da questo secondo passaggio si ampliano nuove panoramiche, nuovi punti di vista che qualche ora prima la Foresta teneva nascosta a se.





Un panorama che si apre verso la Val Travignolo, verso quel suo versante più a Nord che guarda verso Malga Costoncella (1941m) e Malga Agnelezza (1921) che ammiravo al mattino da Malga Rolle. In aggiunta ora il Bosco di Costoncella, ampia radura boschiva vicina a Malga Iuribello (1868m e non visibile), e addirittura un piccolo frangente del Castellaz (233m) e il suo meraviglioso Cristo Pensante. Impensabile all’inizio poter spaziare così tanto da un luogo quasi completamente nascosto dalle naturali sporgenze rocciose e dai boschi circostanti, impensabile e meraviglioso come le sorprese che spesse volte la Natura riserva.




Tutto prosegue nella perfezione più assoluta. Sebbene l’intera area sia già stata presa d’assalto da altri escursionisti, tutto rimane nel pieno del rispetto per questo luogo così silenzioso e completamente fuori dal mondo intero. Trovo così il mio punto perfetto per quella pausa di metà giornata, il mio ennesimo pranzo a sacco, che vista la stagione del quasi tutto chiuso (Rifugi e Malghe) diviene il mio ennesimo panino. Mi rilasso su quella che io giudico come la cartolina fotografica perfetta di questo luogo. Riesco a fermare il tempo in un'unica immagine, quella che abbraccia a se il Lago Inferiore, la piramide di Cima Colbricon e una parte del versante che segue la vetta dando vita alla lunga spinale di roccia di Cima Stradon (2328m).



Non potrei chiedere di più, tengo in mano una piccola parte di un Paradiso che sembra disegnato su di un pezzo di carta. Una di quelle fotografie abilmente preparate per attirare qualsiasi tipo di attenzione, quasi a volerne fare un perfetto specchio per le allodole. Invece questo è tutto vero, con quella similitudine di colori che il sole e il cielo rispecchiano all’interno di questo Paradiso bianco. Un susseguirsi di leggeri avvallamenti, piccole dune bianche che aumentano il volume e la consistenza delle rocce ora completamente coperte e che fanno da cornice a questo secondo specchio d’acqua. Porta pure lui i segni di chi ne ha attraversato le varie sponde, creando delle croci naturali lasciate dalle proprie orme. Ma io non cambio idea, rimango solidamente con i piedi per terra.




Rientrare nuovamente al Rifugio Colbricon è come svegliarsi un po’ alla volta da un meraviglioso sogno. Ora è più vivo rispetto le ore precedenti. È raggiunto così da tanti escursionisti che come me vogliono ammirare questi punti di vista così unici. Il sole gira durante il pomeriggio, creando nuovi giochi d’ombra dove ciò che al mattino veniva ancora tenuto nascosto ora prende luce, regalandomi nuove prospettive e nuovi motivi per immortalare questo luogo che sembra quasi infinito. Pure la fase di rientro lungo lo stesso sentiero, il 348, per buona parte si illumina al cospetto della nostra stella primaria, lungo la Foresta di Paneveggio che al mattino presto sembrava prigioniera di eterni giochi d’ombra.




 

Laghi del Colbricon – Note Tecniche

Facile escursione su di un facile sentiero adatto anche per famiglie con un dislivello complessivo (da Malga Rolle al Rifugio Colbricon) di +30m. il Rifugio e i Laghi si raggiungono su sentiero 348 in circa 50 minuti di facili e continui sali/scendi attraversando il versante più a Nord della Foresta di Paneveggio.

Pochi spunti di osservazione in questa prima parte di escursione, punti panoramici che prendono definitivamente vita al momento in cui si arriva al Rifugio Colbricon. Il Rifugio è chiuso durante l’Inverno e si consiglia pranzo a sacco. Per quanto riguarda l’attrezzatura, perfetto l’utilizzo dei ramponcini anche per i due anelli dei due laghi che di norma tengono una perfetta battitura. Eventuale utilizzo delle ciaspole unicamente per i due anelli stessi solo nei casi di recenti nevicate e mancanza di quella battitura di riferimento.


 

I Laghi del Colbricon - La Mappa


 

I Laghi del Colbricon - Il Video


Guarda i miei video all'interno del mio Canale YouTube


 

Location: Laghi del Colbricon - Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

Area Geografica: Passo Rolle - San Martino di Castrozza

Regione: Trentino

Accesso: su sentiero 348 da Malga Rolle adiacente agli impianti invernali della Tognazza

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