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Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

Il Lago delle Buse e Forcella Ziolera - Lagorai

Aggiornamento: 2 lug

Escursione in quota che dal Passo Manghen sale leggermente al meraviglioso Lago delle Buse, nella magnificenza del Lagorai e della Val di Fiemme.


Entrare nella Val di Fiemme da uno dei suoi angoli più belli e panoramici. Quello del Passo Manghen è sicuramente uno dei punti di transito più belli che collegano la Valsugana con questa prima parte iniziale del selvaggio Lagorai, che guarda proprio nella Val di Fiemme come il territorio geografico di appartenenza per questo bellissimo anello escursionistico.

Il Manghen si posiziona ad una quota di 2013m, lungo quella stretta strada di montagna che dalla Valsugana entra definitivamente all’interno di questo nuovo angolo del Trentino. Il suo storico e rinomato Rifugio - Rifugio Manghen - e quel piccolo lago che vede il punto di partenza di questa mia nuova e lunga giornata.



Quello del Lagorai è sicuramente un territorio del tutto particolare. Il “Lagorai d’Incanto” come giustamente viene definito. D’incanto per quel suo ambiente così selvaggio, dove la scura roccia che prende vita da quei vasti prati verdi si allontana definitivamente dai “Monti Pallidi”, da quella roccia bianca di Dolomia che delle Dolomiti si compone per buona parte.

Una lunga spinale che scorre in alta quota, custodendo al suo interno un considerevole numero di piccoli laghi che identificano perfettamente questo splendido contesto naturale. Laghi tanti, certamente. Tutti ben raggiungibili da una fitta rete di sentieri che dal Passo Manghen scorrono fino a giungere al lontano Passo Rolle, e guardare nelle Pale di San Martino come il tratto finale di questo luogo così vasto e meraviglioso.


Uno di questi è il primo spunto per questo mio Trekking. Il Lago delle Buse, un ampio specchio d’acqua che dal Passo Manghen dista come una facile e comoda passeggiata. Ma il lago è solo il primo spunto per un anello che sale in quota, in direzione di Forcella Ziolera tra il Montalone e la vetta di Cima Ziolera, per chiudere dal versante che guarda verso la Valsugana questa mia nuova giornata.

Il Rifugio Manghen quindi. Quel suo sentiero 322/A che nell’immediato guarda già verso la Val di Fiemme. Una piccola grotta commemorativa che porta la triste testimonianza di chi tra queste montagne ha lasciato i ricordi più belli, e quel primo impatto visivo verso valle, verso quelli che un tempo erano vasti boschi ora tristemente distrutti da Vaia. L’inizio è piacevole, con quella facilità da mettere subito di buon umore. La roccia scura già domina il territorio.




I tratti decisamente più impegnativi sono due, impegnativi per modo di dire dai. Il primo lo si trova quasi nell’immediato, quando il sentiero raggirando Cima Manghen (2187m) si innalza leggermente verso un nuovo versante dando così vita al "Mesotrekking", come viene definito da un punto di vista escursionistico. Le prime chiazze di neve ancora presenti, che come spesso accade durante questa stagione e ancora riparate dalla luce e dal calore del sole, inevitabilmente coprono alcuni tratti di questa legger salita.

Acquitrini un pò d’ovunque, danno vita a piccole zone paludose dove l’acqua sommerge i primi spazi erbosi. Piccoli ruscelli che spuntano un po dappertutto, prendendo vita dalle quote più a monte dove la neve è più consistente ed ambiente ideale per ammirare le Salamandre delle montagne. Piccole creature, completamente nere o con qualche macchiolina gialla. Rimangono ferme e beate al cospetto di qualche timido raggio di sole che in questa giornata appare offuscato da cumuli nuvolosi che non promettono nulla di buono. L’acqua e il sole, due perfetti abbinamenti per poter guardare con molta curiosità verso queste piccole e pacifiche creature di questa Natura.





I fiori certo non mancano. Bellissimi prati ricchi di Crocchi che prendono sempre più vita man mano che la giornata prende piede. Un bellissimo giardino naturale dove una piccola comunità di flora e fauna rendono così maggiormente piacevole il mio cammino. A tutto questo si aggiunge una presenza molto particolare, un grande tronco che simboleggia uno dei punti più interessanti della Val di Fiemme. Viene ufficialmente chiamato “L’Eterno”, un tronco che appare comodamente seduto su di una roccia a contemplare un ampio panorama che si estende verso valle. Eterno, perché se la sua età approssimativa si raggira sui 900 anni si può ben dire che di stagioni e di generazioni ne ha viste parecchie. Spunti e particolari che rendono il cammino sempre interessante.





Il Lago delle Buse – 2090m

Dall’Eterno è questione di pochi minuti. Una prima tabella indicativa che identifica varie diramazioni di cammino e quell’ampio pianoro completamente bianco che identifica uno dei primi gioielli del Lagorai. Il Lago delle Buse, per buona parte ancora completamente ricoperto dalla neve e meravigliosa espressione naturale che apre così il mio sipario ad un nuovo contesto roccioso. Dalle sue placide sponde si espande quel primo colpo d’occhio su questo primo versante della catena del Lagorai. Monte Manghen (2187m), Monte Ziolera (2478m) e il Montalon (2435m) a dare così vita a questo nuovo scenario Dolomitico.



Tutto assume l’aspetto di Natura vera, con quel lato selvaggio che prende sempre più piede. Una lunga spinale montuosa che da questo versante per buona parte porta ancora con se le nevi di un lungo Inverno. Trovo questo contesto motivante e carico delle giuste emozioni. Il silenzio è assoluto, unicamente interrotto dal fragore dei piccoli ruscelli, dal vento e dalle Gracchie libere nel cielo. Un classico, un contesto del tutto naturale quando si parla di laghi dispersi tra queste quote e lontani dalla massa di “umani” che troppe volte ne abusano incivilmente.





Ma tutto non si concentra unicamente al lago stesso. Mi basta seguire un po' l’istinto, lasciare lo zaino in un luogo ben preciso e muovermi liberamente tra queste radure che costeggiano questo specchio d’acqua. Il Piano delle Fave è un’ampia veduta che apre una panoramica che guarda direttamente alle vette più lontane della catena, quelle vette che guardano verso il Cermis per intenderci. Questa ampia vallata dà vita a piccoli Paradisi interni, composti da bassa vegetazione che nasconde a se piccoli specchi d’acqua non presenti sulle mappe ma che sicuramente prendono vita dal disgelo di stagione. Questa serie di situazioni che si uniscono tra di loro alimentano così la mia fantasia, quella curiosità di osservare e prendere in considerazione tutti i vari aspetti che all’apparenza potrebbero significare poco o addirittura nulla.



Prendersi tempo, osservare con attenzione ogni minimo particolare e dedicare minuti preziosi di un’intera giornata a tutto ciò che ci circonda. Partendo da ogni singolo filo d’erba per arrivare a toccare con mano le emozioni e le sensazioni più belle, quelle che alla fine fanno l’immensa differenza.





Forcella Ziolera – 2322m

A dire il vero quello della Ziolera non era il punto di transito per questa mia escursione. L’intenzione iniziale era quella di lasciare il Lago delle Buse transitando lungo la base della lunga spalla del Montalon, per poi salire in Forcella Pala del Becco (2248m) e guardare da quel versante la via di ritorno verso il Passo Manghen. Ma la neve presente lungo questo versante mi fa ben capire che in solitaria l’idea la vedo abbastanza ardua, e metto così in atto il famoso piano “B” che in queste situazioni va sempre bene e garantisce soprattutto la mia incolumità personale.


Il cambio di direzione guarda verso un nuovo sentiero, e adire il vero ad una salita che per quanto breve sale di un buon dislivello. Dopo tutte le foto e osservazioni di rito nei riguardi del Lago delle Buse, il sentiero 361 inizia la sua rocciosa serpentina, sebbene anche in questo frangente di neve ne trovo parecchia. Il cammino è piacevole, quei +178m di dislivello che in questo breve tratto rimangono comunque facilmente gestibili dalla sua naturale formazione rocciosa. Il vento ora soffia sempre più forte, in maggiore contrasto tra le correnti d’aria che a valle che ospita il Lago e quelle che riescono a varcare la Forcella. Uno scontro tra un unico elemento ma diviso in due forze differenti. La quota si eleva, il panorama su ciò che mi lascio alle spalle ora identifica punti e luoghi che dalle quote più basse non riuscivo a percepire.



Forcella Ziolera si posiziona a 2322m di altitudine. Dal Lago la si raggiunge in circa 45 minuti che in questo mio contesto attuale potrebbero anche essere un tempo più prolungato. La presenza di neve lungo la salita non ha facilitato molto il cammino, e questo naturale elemento potrebbe magari ritardare i tempi stabiliti anche dalle tabelle indicative di sentiero. Il tempo stà cambiando molto velocemente Oltre alle forti correnti d’aria in quota dai versanti che guardano verso la Val di Fiemme, minacciosi cumuli nuvolosi non promettono nulla di buono. L’aria stessa sapora di pioggia, di quell’imminente scarica naturale che dalla valle prende sempre più forza.



Il vento spinge verso le vette più alte, le stesse in cui mi trovo ora, quei primi strati di foschia che con il passare dei minuti assume sempre più l’aspetto di quelle nubi che di passo in passo rendono il cielo grigio con qualche formazione più scura. In Forcella la mia pausa di metà giornata, o quello che in un certo modo cerco da fare. Trovare a questa quota il punto perfetto che mi ripari il più possibile da questo vento è quasi impossibile. Il versante più a Sud, quello della valle che guarda verso Malga Ziolera, è in preda ad un contesto temporalesco già da qualche minuto. Forte vento sia da un versante che dall’altro, dove ogni possibile copertura rocciosa in questo istante diventa vana.


Il tempo necessario per riuscire a mordere solo mezzo panino. In un solo istante inizia a piovere, tutto sembra calare in un’improvvisa e repentina notte. Armi e bagagli fatti, il poncho che nel suo bene riesce a ripararmi da queste forti scariche d’acqua mista a ghiaccio e improvvisi tuoni che immancabilmente entrano in scena. Devo dire che in tutto questo trambusto riesco a vedere quell’aspetto naturale che da sempre mi affascina. Trovo quasi per miracolo quel spuntone di roccia che improvvisamente mi ripara dal forte vento prodotto dai due opposti versanti, ma non dalla pioggia in cui il poncho, per quanto possibile, fa il suo ottimo lavoro.



Con il vento e l’acqua le temperature si abbassano, ma questo non lo ritengo un problema. Ciò che temo maggiormente sono i fulmini che di tanto in tanto si scagliano sui versanti che in questo contesto mi ospitano. La scura roccia di cui si compone la catena del Lagorai è una vera e propria manna per questo elemento così naturale, e sentirle quasi da vicino non è il miglior modo di osservare questo aspetto naturale. Rimango ugualmente affascinato da tutto questo. La mia posizione in alta quota mi dà l’opportunità di ammirare questi due differenti versanti e osservare giochi di colori e luci dettati da un cielo che in lontananza esprime alcune fasce in cui il sole riesce a penetrarvi.



Come spesso accade il temporale in alta montagna ha quasi sempre i minuti contati. Anche se l’orizzonte più lontano non promette un cielo più sereno, una tregua temporalesca è quel che ci vuole per riprendere il cammino su sentiero 322. Al Passo Manghen da questo mio punto manca poco, all’incirca quella mezz’ora che chiedo come tregua. Il sentiero scorre veloce ed in orizzontale, attraversando questa spalla a Sud di Cima Ziolera. Ora la mia vista si perde verso la Valsugana e a tutti quei frangenti geografici che guardano le vallate che in rapida successione danno vita a piccoli alpeggi adiacenti alle loro Malghe. Devo unicamente porre attenzione alle rocce scivolose del sentiero.



Passo Manghen – 2013m

E lentamente tutto arriva alla sua naturale conclusione. Forcella del Frate (2283m) è l’ultimo passaggio in quota prima di affrontare la discesa finale per il Passo. La pioggia torna nuovamente a rallegrare la mia giornata. La discesa si presenta nell’immediato scivolosa e con un ampio versante di Cima Valsolero ancora ben ricoperto di neve. Neve acquosa, marcia e molto scivolosa. Torno lentamente un pò alla volta alla normalità, a stretto contatto con il mondo composto da umani. Un’intera giornata completamente da solo, dove solo la Natura e i suoi naturali elementi (temporale compreso) sono stati i miei assidui compagni di viaggio.




Piove a dirotto, forse così tanto come mai prima in questa giornata. Il sentiero che anticipa di pochi minuti il Manghen forma un naturale ruscello che amalgama l’acqua stessa alla polvere dando così vita ad un continuo pantano. Il poncho ha fatto la sua parte, i miei scarponi ormai affogati dall’acqua e i piedi intorpiditi dal freddo. In tutto ciò che compone il mio abbigliamento tengo asciutto forse nulla nemmeno le mie mutande, ma tutto questo non comporta nessun cambiamento al valore che do a questa mia giornata. Una giornata condivisa con questa Natura e questa libertà “assordante”, dove l’acqua, quelle leggere spruzzate di neve e anche il temporale stesso sono stati la cornice perfetta per una nuova avventura lungo questa piccola parte della catena del Lagorai, nella splendida Val di Fiemme.


 

Lago delle Buse - Note Tecniche


Punto di partenza: Rifugio Passo Manghen a 2013m

Dislivelli: Rifugio Passo Manghen - Lago delle Buse +77m

Lago delle Buse - Forcella Ziolera +178m

Forcella Ziolera - Passo Manghen -255m

Tempi di cammino: 2h 30m soste escluse

 

Lago delle Buse - Il Video


Guarda i miei video all'interno del mio Canale YouTube

 

Location: Rifugio Passo Manghen 2013m

Area geografica: Catena del Lagorai - Val di Fiemme

Regione: Trentino

Alloggio in Val di Fiemme: B&B Affittacamere Ceschini - Tesero (TN)


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