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Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

Lungo il Fuciade (Passo San Pellegrino)

 

L’anello di congiunzione finale. Il punto geografico che va a chiudere un Trekking abbinando il Veneto (Dolomiti Agordine della Valfredda) e il Trentino (Passo San Pellegrino in Val di Fassa), in una giornata caratterizzata dai primi giorni d’Autunno con quei primi deboli segnali del nuovo che arriva.

Il Fuciade si collega alla vicina Valfredda abbinando in un unico contesto naturale un’ambiente che condivide territorialmente la lunga spinale rocciosa che da Cima dell’Uomo (3010m) si allunga verso Est, con un abbraccio finale rivolto al Sass de Valfredda (3009m). Un’unica cartolina divisa su due diversi territori regionali, con quei Casoni che si rispecchiano in maniera perfetta aldilà del Pra Gran.

Sentiero escursionistico adatto a tutti, sia dagli escursionisti più impegnati e che riscendono direttamente dalle zone rocciose poste più a Nord, che dalle famiglie che risalendo direttamente dal Passo San Pellegrino (1919m) vi giungono seguendo la comoda carrareccia che in circa un’ora porta ai suoi alpeggi.

L’arrivo direttamente dalla Val Scura, piccola vallata boschiva che guarda verso il versante del San Pellegrino, il sentiero si allunga nella Natura più tranquilla, uscendo definitivamente dal territorio del Passo molto più frequentato sia d’Estate che d’Inverno con il grande centro invernale presente.

L’incontro che considero una delle attrazioni principali di questo itinerario è quello dato dai Casoni, che come quelli che si vedono lungo la Valfredda sono testimoni viventi di quella tradizione alpina dedita ai lunghi alpeggi estivi di altri tempi. Anche in questo caso tutto rimane perfettamente conservato grazie alla passione dei vecchi e nuovi proprietari che di queste antiche dimore ne curano il mantenimento sia per questioni private che per l’utilizzo degli stessi come fienili ancora attivi durante i bei pascoli estivi del territorio.

Un unico viale, ampio e che consente una bellissima passeggiata ammirando l’intero versante roccioso più a Nord che prende vita passo dopo passo. Ciò che osservo in queste antiche dimore è la cura nei minimi particolari. Cura che si nota dal buon mantenimento strutturale, dai vari ornamenti che immancabilmente ne danno risalto maggiore e dai fiori che colorano di vita ogni angolo tra il legno e la pietra.

L’Autunno è già iniziato da un paio di settimane circa. In alcune zone l’erba si mantiene ancora con quel suo verde di una stagione che da poco ci ha salutato. Alcuni fiori, come il Botton d’Oro, tentano di resistere alle prime lunghe e fredde notti e questo rimane ancora un segnale di una forma di vita che tenta di affrontare questo cambiamento alla meglio.

Ciò che l’Autunno sta iniziando a marcare maggiormente riguarda le zone più in quota rispetto al Fuciade. I prati che si innalzano verso la Pala Martina e il Prà Gran per esempio simboleggiano già quel colore di quell’erba bruciata dal gelo e distesa su se stessa. Cosa diversa lungo questo viale naturale sebbene il dislivello si aggiri per poco più di 200 metri.

Si arriva con tutta tranquillità verso il “centro” nevralgico di questa piccola cintura urbana naturale. Il Col Codè simboleggia l’entrata all’interno di queste unità abitative e la cartolina naturale prende una nuova forma visiva. I Casoni sono molto più vicini l’uno con l’altro, sembra quasi che in alcuni casi tre o quattro unità vadino a formare delle piccole “borgate” separate solo da pochi metri l’una dall’altra.

Tutto questo è romantico e allo stesso tempo permette di viaggiare un po nel tempo. Pensare a quelle epoche oramai quasi del tutto abbandonate, pensare alla convivenza tra queste antiche culture. Chi saliva direttamente dalla Val di Fassa e chi dal territorio regionale opposto dell’Agordino. Una convivenza che vedeva questi uomini a far parte di una generazione lontanissima dalla nostra, dove il contatto con questa Natura, con questa imponente roccia che si staglia a Nord ne creava un tutt’uno in un perfetto equilibrio.

Mi piace pensare a tutto questo. Cerco di immedesimarmi in questa situazione prendendomi la confidenza di salire lungo quelle piccole e all’apparenza scale esterne. Camminare lungo quelle terrazze facendo scorrere la mano su quelle staccionate e guardare con i miei occhi verso panoramiche che si allungano verso Sud, dove le Pale di San Martino dovevano essere il miglior buongiorno che si potesse desiderare.

Vista sulle Pale di San Martino

Credo che in questi casi non serva portare con se troppe informazioni su ciò che il sentiero o il territorio riserva. Una volta entrati all’interno di questo piccolo e lontano Mondo tutto ciò che si desidera sapere lo si trova anche scritto sulle pareti di legno di queste piccole strutture. Attrezzi da lavoro, oggetti, parti diverse di un’antica quotidianità sembrano messe a disposizione per raccontare questa loro lunga storia. Una specie di libro aperto che di baita in baita ne racconta il suo passato.

Tanta roba in poco più di un chilometro di sentiero, tanto è lungo il centro nevralgico del Fuciade. Torno volentieri in questa nuova stagione. Avevo visitato il Fuciade durante l’Inverno del Dicembre 2019, una metamorfosi e un modo di vivere questo angolo di Paradiso in maniera completamente diversa.

Leggi il mio articolo, guarda le mie foto e il mio video del Fuciade d’Inverno.

Il Fuciade in versione invernale

Arrivare così al Rifugio Fuciade, punto geografico che chiude l’intera vallata prima di allungarsi verso altre destinazioni. La giornata rimane bella calda, la presenza di altri escursionisti rende ancora attivo l’intero territorio con quella continuità di movimento che sembra non voglia chiudere definitivamente una stagione già finita. Dopotutto la facilità e la sicurezza dell’intero territorio continua ad alimentare la curiosità di tanti escursionisti e questo è un valore aggiunto molto importante.

Rifugio Fuciade

Tutto si racchiude all’interno di una perfetta spensieratezza, un passaggio che poi prosegue lungo altri sentieri. Da qui risalendo in direzione di Ponta de Jigole (2815m) o la più lontana Forcia Rossa (2483m) ci si allunga fino a raggiungere l’intero massiccio della Marmolada. Scavalcando il Prà Gran si entra all’interno del territorio dell’Agordino e la bellissima sorella gemella: la Valfredda. Mentre la vetta per antonomasia di Cima dell’Uomo (3010m) da inizio a quel sentiero spettacolare in quota che attraversa per intero tutte le creste che da Ponta del Ciadin (2923m) al Gran Lastè (2717m) si allungano in un infinito abbraccio al Passo San Pellegrino.

 

Lungo il Fuciade – Punti di Vista

 

Lungo il Fuciade – La Mappa

MAPPA-FUCHIADE-1Download

 

Lungo il Fuciade – Il Video


 

Location: Fuciade (TN)

Area Geografica: Passo San Pellegrino (TN)

Regione: Trentino

Accesso: Dal Passo San Pellegrino (1919m) su sentiero 607

Tempi di Percorrenza: Dal Passo San Pellegrino in circa 60 minuti

Dislivello Totale: Dal Passo San Pellegrino al Fuciade +650m

Link: Rifugio FuciadePasso San PellegrinoVisitTrentinoVal di Fassa

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