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Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

In Val Venegia – San Martino

Aggiornamento: 6 mar

Straordinaria escursione di media difficoltà, ai piedi delle magnifiche Pale

 

Una bellissima giornata in quota tra ombre, colori e sfumature che ai miei occhi esprimono energia vitale. Una media escursione al cospetto dell’intera e maestosa muraglia rocciosa del versante più a Nord delle Pale di San Martino. Un susseguirsi di straordinarie emozioni.


 

Al Passo Rolle – 1980m

L’alba è una di quelle che ti induce a rimanere sotto le coperte per quell’oretta in più che potrebbe fare la differenza. Le temperature al Passo Rolle (1980m) indicano la linea di mercurio ferma a quei -5° che in questa nuova giornata in arrivo anticipano una delle prime giornate di vero Inverno, dopo un inizio di stagione che ha regalato intere settimane di un piacevole tepore. Il mio #spiritolibero preme e vince quella partita in contrasto con quella mia parte di ego che vorrebbe approfittare delle comodità di una calda camera di albergo.



Il cielo limpido mi dona quel buongiorno che alimenta maggiormente il mio desiderio di immergermi nell’immediato tra questi bianchi e gelidi sentieri battuti ai piedi del Cimon de la Pala (3129m) e di quella imponente parete rocciosa che forma il versante più a Nord dell’intero gruppo montuoso delle Pale di San Martino. Ai piedi di questa possanza di roccia l’intera Val Venegia e quei suoi lati naturali che di stagione in stagione sono un susseguirsi di nuove scoperte e nuove emozioni.


È così talmente presto che l’intero ambiente che mi circonda sembra abbandonato dal mondo intero. Nemmeno il personale addetto agli impianti invernali deve muovere il primo dito per quei primi preparativi prima di dare inizio ad una nuova e lunga giornata con gli sci all’interno di questo grande comprensorio invernale che dal Passo Rolle si collega alle valli circostanti. È un inizio di giornata nel segno della pace e tranquillità, dove il pacifico popolo di sciatori deve ancora invadere il loro territorio preferito.



Approfitto anche di questo, il mio sentiero di cammino impone un paio di passaggi trasversali alle piste di discesa (consentiti) e l’orario così mattutino gioca a mio favore. Adiacente al grande parcheggio automobilistico presente lungo la strada che sale da San Martino di Castrozza, qualche centinaio di metri prima del Passo, seguo quella che è l’unica via da percorrere, che durante l’Estate diviene la strada bianca che sale a Baita Segantini. Fa così talmente freddo che l’ampia battitura è così talmente ghiacciata da impormi, per una camminata più agevole, i ramponcini, con le ciaspole ben salde sullo zaino per quello che saranno i miei fuoripista lungo la valle.

Il freddo si sente, pungente e portato da una serie di leggeri aliti di vento che salgono direttamente dalla Val Cismon per poi andare in contrasto con altre vene ventose che al Passo Rolle salgono dai versanti che guardano verso Nord. Tutto si tinge di blu. La neve rispecchia una parte di quel cielo così tenue da formare con quel suo candido alone un’unica tinta, risaltando maggiormente le forme e i bordi rocciosi che vedono nel Cimon de la Pala il capostipite di quella lunga spinale di roccia che per tutta la mia giornata sarà il punto fermo di questa escursione invernale.



Le indicazioni di riferimento parlano chiaro, come le mappe in dotazione. Capanna Cervino e Baita Segantini sono i riferimenti da seguire per congiungermi alla lunga discesa che apre definitivamente le porte alla Val Venegia. Salendo con molta calma questa prima parte di via che guarda verso il Campo Croce, mi torna in mente l’Autunno scorso, quando mi muovevo nella stessa direzione e sullo stesso sentiero, per quella che è stata una delle mie escursioni autunnali più belle del 2k22: il Cristo Pensate al Castellaz.

Riesco ad identificare ogni punto di vista in quella indimenticabile e assolata giornata. Riesco a fare memoria di ogni punto di osservazione e panoramico, che da quei colori così forti e tinti di fuoco ora mi appaiono completamente ricoperti di quella velatura bianca leggermente tinta di blu. La lontana Val Travignolo, che da vita ai verdi pascoli di Malga Iuribello (1868m), e che dire del versante che guarda verso il Colbricon, che con la Cavallazza e la Tognazza forma un altro punto di vista che nella mia memoria rimangono ancora ben ancorati a quei colori d’Autunno. È l’occasione perfetta per fermarmi più volte e in vari punti, che da questa serpentina iniziale mi dona prospettive sempre diverse.


Tutti punti lontani, di riferimento per quella stagione che sembra sia finita da pochi giorni ma che si avvicina ad un periodo dove stavo per chiudere il 2k22 e tutte le avventure Dolomitiche che mi ha regalato. Tutto questo mi fa sempre riflettere. Ritornare nuovamente sui miei passi di momenti di vita passata muove in me una certa malinconia, che dura poco per fortuna ma che in quel suo frangente mi ricorda tempi e momenti ormai passati. La montagna per me non è solo avventura, senso di libertà, voglia di vivere e di godere in ogni centimetro delle bellezze della Natura. A volte prende anche quel mio lato malinconico sicuramente dettato da una sensibilità che rimane ben salda ai miei ricordi più belli.

 

Rifugio Capanna Cervino – 2082m

A differenza della strada bianca estiva, quella invernale segue delle scorciatoie che di anno in anno prendono sempre una direzione diversa. In questo mio frangente segue per un tratto la linea di collegamento degli impianti di risalita, rimanendo a fianco e a debita distanza con una delle piste di discesa per raggiungere così il Rifugio Capanna Cervino, posizionato a 2082m. Tutto nuovo e completamente ristrutturato. Non ricorda più quella vecchia struttura che per tanti anni è stata uno dei punti di riferimento più importanti per la ricettività turistica. Ora è tutta nuova, ma l’accoglienza e la cordialità rimane sempre la stessa.


È ancora prigioniera del gelo notturno. Il sole rimane ancora ostaggio delle grandi pareti rocciose e questo crea un’immagine molto simbolica. Sembra quasi abbandonata da un gelo eterno, dove nulla fa pensare che questo sia un luogo che tra poche ore sarà animato da sciatori ed escursionisti per un pasto o una calda bevanda ristoratrice. La mia immaginazione prende sempre il sopravvento, senza farmi dimenticare che adiacente a Capanna Cervino c’è il secondo (ed ultimo) punto di attraversamento di una delle piste di discesa. Visto l’orario mattiniero attraverso senza problemi, ma di buon riferimento per il rientro quando tutto sarà ovviamente diverso.


Il paesaggio è a dir poco lunare. È come camminare sul suolo di un pianeta lontano, di quelli che la scienza identifica unicamente ricoperto di ghiaccio. Spunti visivi che guardano al Colbricon con cambi di prospettive sempre più interessanti, rese luminose da quel mio sole che in questo frangente da già luce alle bianche vette che ricoprono quasi per intero quei suoi versanti composti di roccia scura, lavica e che caratterizzano questo promontorio roccioso. E cosa non dire del Cimon de la Pala che ora diviene sempre più possente. Il sentiero invernale, come quello estivo, cammina in direzione di questi campanili e guglie rocciose, dove iniziano a prendere vita anche Cima della Vezzana (3192m), di Cima Val Grande (3036m), Cima del Focobon (3054m) e del lontano Mulaz (2906m) che in definitiva chiude questo immenso braccio di roccia.



È una vera e propria apoteosi. Un susseguirsi di imponenti bastioni rocciosi così talmente alti da tenere ancora nascosto il mio sole, sebbene a mattina già inoltrata. E sarà così per diverse ore. Infatti per esperienza so bene che in questo periodo l’intera Val Venegia sarà illuminata dalla nostra stella primaria solo per una finestra di poche ore, prima di scomparire nuovamente nel primo pomeriggio verso quei versanti coperti dalla Costazza (2290m) e dal Castellaz (2333m) a rendere impossibile la sua luminosa presenza.

 

Baita Segantini al Passo di Costazza – 2200m

È una delle pagine più storiche dell’intero Passo Rolle e della Val Venegia. Baita Segantini è la cartolina fotografica più conosciuta al mondo che guarda verso il Cimon. Una struttura che nel corso dei decenni ha subito poche variazioni strutturali, rimanendo un punto di riferimento per tutti gli escursionisti che durante l’anno si avventurano tra i vari sentieri lungo la valle. A quest’ora del mattino è ancora chiusa, ma già sento quei primi odori e profumi che si liberano nell’aria e che sono la testimonianza di una cucina già in funzione per la lunga giornata in arrivo.



Dalla Segantini la vista panoramica in quota più bella dell’intera parete di questo versante più estremo delle Pale di San Martino. E dico in quota per una quesitone di prospettiva, che a differenza delle prossime direttamente dalla Val Venegia regala la maggiore sensazione di imponenza e maestosità di questi suoi versanti. Fermata d’obbligo con quella immancabile sbirciatina sulla mia mappa escursionistica per dare così un definitivo nome ad ogni media ed alta vetta che mi si pone di fronte.


A dire il vero una sbirciatina abbastanza veloce. Il vento a questa quota aumenta di portata a differenza dei primi aliti al Passo Rolle. Da questo mio punto di vista sono nel versante più a monte della Val Venegia, e dalla valle stessa salgono forti correnti fredde che in modo del tutto inevitabile si scontrano con forza a ridosso delle pareti sovrastanti. Questo crea quell’effetto a mulinello dove il vento stesso rimbalza per poi aumentare di forza sparpagliandosi tra i vari versanti presenti. Per avere garanzia di trovare meno vento devo iniziare la lunga discesa e collegarmi così con la valle.


Da Baita Segantini il sentiero 710 da come indicazioni di riferimento per Val Venegia e Pian dei Casoni. Uno dei passaggi più belli dell’intera giornata. Una lunga discesa ai piedi di queste imponenti vette. Un dislivello che ora scende vertiginosamente seguendo una via ben battuta che mi avvicina maggiormente alla base di quel muro di roccia che ora mi sovrasta completamente. Di norma durante l’Inverno la via segue la stessa serpentina della strada bianca, ma in questa occasione, e viste le recenti nevicate, segue una linea di cammino molto diversa.


Il momento è di grande impatto emotivo. Il mio è uno stato in cui mi diverto e allo stesso tempo guardo bene nel seguire la traccia principale per evitare così di seguire tracce secondarie che renderebbero la discesa più lunga e ripida. Sono pienamente convinto che questa parte alta della valle veda il sole così talmente poco in questo periodo, da formare uno strato uniforme di neve solida e a tratti ghiacciata dove i ramponcini fanno un lavoro del tutto eccezionale. Il bianco della neve e quel leggero strato di quel blu creato da questa ombra quasi perenne in certi tratti confonde la giusta marcatura da seguire. Un effetto ottico sbalorditivo, dove l’utilizzo degli occhiali da sole confonderebbe sicuramente le idee.



Inizio ad incrociare alcuni gruppi di escursionisti che in questo frangente stanno risalendo la valle nel senso opposto. Difatti loro salgono direttamente dai Piani dei Casoni, che collegandosi direttamente dalla strada per il Passo Valles (2031m), danno vita a questa escursione nel senso inverso. La lunga discesa cambia ogni prospettiva, che vede nel Campigol della Vezzana il punto più basso dell’intera vallata. Ora la prospettiva verso le pareti rocciose assume un aspetto completamente diverso. Se da Baita Segantini tutto aveva un suo senso, ora da questo punto più a valle non solo Cima Mulaz esplode in tutta la sua imponenza, ma dal Cimon de la Pala inizia un immenso abbraccio di Natura selvaggia ed imponente. Lo spettacolo che si ammira da quaggiù.



Da un punto di vista escursionistico, il Campigol della Vezzana è l’inizio del sentiero 710 che dalla Val Venegia sale direttamente al Mulaz e al Rifugio Volpi Misurata al Mulaz (2571m aperto solo d’Estate). Questo sentiero di mia conoscenza mi porta quasi per istinto ad osservarlo ora, completamente ricoperto dalla neve senza lasciare nemmeno una minima traccia di quel suo grande vallone di pietrisco e roccia. E questa mia curiosità mi permette di individuare un gruppo di escursionisti che con gli sci ai piedi stà risalendo il versante di Cima Focobon, per raggiungere quasi sicuramente il punto più estremo di questo immenso vallone in quota e poi scendere con grande maestria lungo questa sua vertiginosa ed immaginaria linea di discesa. Adrenalina pura!!

 

Malga Venegiota (1824m) e Malga Venegia (1772m)

Praticamente il cuore della Val Venegia. Una lunga valle che si apre ai boschi che leggermente scende in direzione del Piano dei Casoni. La Val Venegia è un punto di riferimento escursionistico che non conosce stagioni. In ogni momento dell’anno che dalla fioritura primaverile la si può vivere respirando il calore del sole estivo all’interno dei suoi meravigliosi alpeggi. Durante l’Autunno una miriade di colori che salgono dai boschi della Costazza e della Cavallazza, mentre l’Inverno regala delle bellissime e facili ciaspolate. Facili e spensierate passeggiate all’interno di questo contesto naturalistico adatto a tutti, bambini compresi.


Al suo interno i due punti di riferimento turistico per eccellenza. Già da subito, appena sceso da Baita Segantini, un lungo e retto sentiero ben battuto mi accompagna attraverso questo facile cammino. Ora la mia vista spazia sempre di più, in un susseguirsi di punti di vista che guardano verso quel versante più a Nord dove vette e spalle montuose sono già illuminate dal sole. La valle in questo momento rimane ancora nascosta all’interno di questo riflesso di un blu glaciale, le imponenti vette che mi circondano ancora non permettono al sole di penetrarvi.

Malga Venegiota (1824m) è la prima delle due che mi da il benvenuto. In questa stagione è chiusa al pubblico tenendo un calendario di apertura unicamente estivo. Arrivo giusto in tempo alla Venegiota per scoprire i primi raggi di sole che finalmente, alla soglia di metà giornata, illuminano questa struttura completamente immersa in un bianco candido manto nevoso. Ammirarla con questa sua veste dà maggiore risalto al contesto naturale in pietra con cui è stata costruita. dei suoi tavoli esterni solo un paio sono puliti dalla neve, ne approfitto così per una piccola sosta e per le mie osservazioni di rito. Osservo con molta attenzione anche il movimento del sole. Questi primi raggi di luce spuntano alle spalle di Cima Valgrande, che vista la sua particolare forma rocciosa permetterà al sole di entrare in valle solo per poco tempo prima di venire nuovamente nascosto dal possente Cimon de la Pala.


Il momento è opportuno. Opportuno per percepire una strana ma bellissima sensazione di calore. Tiepido e con quella leggerezza che dopo diverse ore completamente in ombra lungo la valle e al cospetto di forti raffiche di vento, è un piacere immenso che mi godo da questa terrazza esterna che guarda verso il Passo della Costazza. Sebbene la presenza di altri escursionisti un pò troppo “focosi” nell’esprimere al meglio un caos che per me rimane sempre fuori luogo, mi adatto alla situazione e cerco di guardare tutto ciò che mi circonda mantenendo la mia attenzione e la mia cognizione mentale su tutto quello che ora il sole ai miei occhi dona la vita. Ne approfitto per allontanarmi da questo caos della Domenica, sebbene sia Sabato, e con ciaspole ai piedi mi muovo verso la parte centrale della valle per inoltrarmi così all’interno dei boschi adiacenti per un breve tratto.



L’ennesima mia scelta azzeccata quando decido di mantenere le distanze da quella parte di turismo che poco rispetta certi luoghi che invece dovrebbero essere vissuti e condivisi magari con un po’ di più calma e tranquillità. Camminare all’interno di questi boschi completamente innevati è pura poesia. Giochi di luce, riflessi del sole che sulla bianca neve disegnano le forme più stravaganti che solo la mia immaginazione e fantasia riescono a darne un significato ben definito. Tanta di quella neve da sprofondare fino alle ginocchia sebbene le ciaspole facciano il loro dovere con grande comodità. È la prima volta in questo nuovo Inverno che mi sento partecipe della stagione stessa. Tutto questo è pura libertà di espressione, che mi permette nella mia assoluta solitudine di entrare cosi in perfetto contatto con questa Natura libera solitaria.


Ciò che permette l’intero cammino lungo la valle è di sfruttare la lunga strada forestale che come ogni Inverno risulta ampiamente battuta. Questo permette di camminare liberamente senza ciaspole o ramponcini in una lunga e piacevole passeggiata.


La spensieratezza è così tanta che giungere in Malga Venegia (1778m) è questione di pochi minuti. La valle inizia lentamente a chiudersi guardando in direzione del versante a Sud, quello che ho affrontato nelle ore precedenti. A Nord invece si aprono nuovi punti di vista che guardano verso quei territori che dalla Val Travignolo scendono in direzione delle Dolomiti della Val di Fassa.



Nuovi punti di vista che ora danno nuovamente vita a gruppi montuosi che avevo già avvistato al mattino presto, durante la salita in Capanna Cervino in prossimità del Passo Rolle. Cima Bocche (2745m) e i suoi pianori che scendono verso il Paso Valles (2031m) ora sembrano più vicine. Da questo mio punto geografico riconosco perfettamente le Laste de Boce e l’Agnelezza de Boce, sebbene a tratti marginali. La memoria porta sempre al passato, a quella mia indimenticabile escursione estiva di diversi anni fa lungo la cresta rocciosa che alla vetta di Cima Bocche si allunga in direzione del Bivacco Redolf (2340m), per scendere lungo la bellissima e lussureggiante Val de Leghes e Malga Bocche (1946m), uno dei punti di vista più suggestivi che guardano in lontananza in Castellaz e la lunga parete di questo mio versante delle Pale di San Martino.


Ottimo pranzo in Malga Venegia, quel caffè che poi fa la differenza e una bella mezz’oretta seduto al cospetto del sole che lentamente inizia a nascondersi nuovamente. Giunge così il momento di rimettersi in marcia. Per rientrare nuovamente al Passo Rolle la mia intenzione del mattino era quella di formare quel perfetto anello che raggirando il Castellaz, da Malga Venegia, raggiunge Malga Iuribello (1868m) per rientrare così al Passo Rolle dal versante opposto. All’altezza del punto di aggancio di questo sentiero nessuna marcatura e di conseguenza nessun riferimento per salire lungo i boschi del Castellaz (versante Nord). Cerco invano qualche possibile riferimento secondario, ma la forte consistenza nevosa non mi permette di avere così quel minimo riferimento per un proseguo sicuro e certo.



Il mio piano “B” vede nel sentiero del mattino come l’unica alternativa per il rientro. Da Malga Venegia in direzione di Malga Venegiota lungo quello stesso sentiero che ora mi si presenta in una lunga e costante salita. Ritrovo così la lunga serpentina che dal Campigol della Vessana sale in direzione del Passo Costazza. Ritrovo anche il forte vento che scende dal passo attirato come una calamita dalla valle. Enormi cumuli di polvere nevosa che in alternanza si alza formando così dei giochi di riflesso nel sole a dir poco fantasiosi.


Pure il Cimon de la Pala viene abbracciato da una leggera coltre di nubi e tutto questo crea quella perfetta alchimia di fine giornata. Tornare nuovamente in Baita Segantini è chiudere definitivamente questa escursione e tutte le emozioni che da stasera saranno un nuovo status motivazionale per la mia libertà all’interno di queste meravigliose montagne.

 

La Val Venegia – Note Tecniche

Escursione da ritenersi più impegnativa durante l’Inverno. La neve e le condizioni climatiche che si creano all’interno della valle possono in qualche maniera rendere il cammino un po’ più difficile. La scarsa presenza del sole durante il periodo invernale, e la presenza di ampi spazi completamente ghiacciati che dal Passo Costazza scende lungo la valle, sono quel livello decisamente maggiore che si presenta. Il vento forte di norma è maggiormente presente durante la stagione rispetto al resto dell’anno. Una volta scesi in valle tutto risulta più facile divenendo una bellissima passeggiata fino al capolinea di Malga Venegia. Per il rientro si segue lo stesso sentiero dell’andata, dove in questo caso si deve considerare un dislivello di +422m che separano Malga Venegia a Baita Segantini. Tempi di cammino che si possono gestire senza particolari problemi per l’intero arco della giornata.




 

In Val Venegia – Il Video

Guarda i miei video all’interno del mio Canale YouTube

 

Location: Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino (TN)

Area Geografica: Passo Rolle

Regione: Trentino

Accesso: Dal Passo Rolle seguendo indicazioni per Capanna Cervino e Baita Segantini

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