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Dentro le mie Dolomiti

  • Immagine del redattoreStefano Germano

Spiz de Pore, tra la Val Fiorentina e l’Agordino (Agordino)

Quel punto che non immagineresti, quella visuale geografica che istintivamente ti richiama a se e che quasi nell’immediato collochi tra i luoghi più significativi di un’intera stagione. Il Monte Pore, o Spiz de Poure nel dialetto locale, è una verde vetta che spicca a 2405m di quota, che guardando direttamente verso la Val Fiorentina e l’Agordino in un unico abbraccio raggruppa le vette che si innalzano lungo il Passo Giau per risalire nei versanti più a Nord verso il Falzarego. Di questa vetta ne avevo notato la sua presenza all’incirca un paio di anni fa, muovendomi all’interno di territori confinanti e che per diversi motivi avevano catturato la mia attenzione. E’ una di quelle situazioni in cui in maniera quasi istintiva il tuo sguardo cade sempre lungo quel pendio che tanto ti attrae ma di cui ben poco conosci. La decisione di affrontare in modo diretto questo suo versante panoramico scatta all’incirca un paio di settimane prima, camminando lungo il sentiero che pone le basi dell’Averau e che del territorio che si divide tra il Giau e la Val de Codalongia dispone di una panoramica perfettamente lineare. La vedevo brillare al sole di una calda giornata di inizio Luglio. Il verde di cui ne compone il 100% del territorio così fortemente riscaldato da uno dei nostri elementi primari dava vita alle piccole baite disperse lungo quel suo infinito e panoramico territorio. Un colpo di fulmine, un alimentare maggiormente la mia curiosità da mettere questa cima tra gli obbiettivi principali di questa mia nuova stagione estiva. Risalire dalla valle ampezzana e intraprendere la strada che sale verso il Giau, per poi proseguire verso la lunga discesa che conduce il Val de Codalongia, quella lunga e verde vallata che è la porta d’ingresso della bellissima Val Fiorentina. Il Rifugio Fedare 2000m perfetti, da li il mio mezzo meccanico lascia il posto alla forza delle mie gambe lungo quel sentiero, il 463, che sarà lunico riferimento da seguire da qui alla cima. Giornata perfetta, calda e completamente solare dove solo qualche debole nuvola cerca di farsi vedere ma senza riusce a prevalere su di un cielo perfettamente pulito. Le prime luci del mattino sono quelle che in certi contesti preferisco. Quel contesto sono i verdi prati dediti al pascolo, quel verde così forte e caldo che, seguendo quella logica dell’importanza sulla positività di certi colori, alimentano la mia di positività e quell’istinto a non fermarmi di fronte a nessuna possibile difficoltà.

Inizia il sentiero alle spalle del Rifugio Fedare

Baite private ai bordi del sentiero

Abbandono nel giro di pochi minuti ciò che io definisco la civiltà, quell’area ai piedi del Rifugio Fedare che durante la stagione invernale viene occupata dagli sport invernali. Gli impianti di risalita che arrivano verso l’Averau in questo mio contesto estivo spariscono nel giro di pochi minuti, e con la stessa velocità entro all’interno di questo silenzioso contesto, attorniato da quel verde così particolare che per l’intera giornata sarà il mio compagno d’escursione.

Nessun Rifugio se non il Fedare e punto di arrivo con l’unico obbiettivo la croce posta sulla cima. Nuovo sentiero uguale a mille cose da scoprire, la formula perfetta che incentiva maggiormente questa mia lunga giornata. Il mio sentiero si immerge nel verde più assoluto, dove solo l’enorme bastione di roccia che compone l’intero versante dell’Averau e del Nuvolau è l’unica presenza di Dolomia al naturale. Ciò che rimane sono i lussureggianti pascoli della Masonadie e delle sue malghe alpine, solitarie ed immerse in questo straordinario ed assoluto silenzio.

Ciò che dispiace è di non notare la presenza di nessun animale che di questo alpeggio ne andrebbe a creare uno scenario completo ed indescrivibile. La forte emergenza Covid-19 impone delle restrizioni anche in questo settore.

Per vari motivi molti di questi alpeggi estivi in questa nuova stagione nessuna traccia, e per il mio personale pensiero questo è un grande valore aggiunto che viene a mancare. Il verde dunque. Una salita poco impegnativa, piacevole e contornata da queste antiche strutture. Spunti e panorami che non mi abbandoneranno per l’intera giornata. Il Pelmo e la Civetta che a Sud in queste prime ore del mattino risaltano di quell’ombreggiatura caratteristica di questa prima parte di mattinata. Un’ombra che identifica maggiormente la loro imponente mole, quasi ad identificarne la loro eterna padronanza di questo territorio naturale.

Primo colpo d’occhio verso la Civetta

Su sentiero e prime avvisaglie de la Croda Negra (sx) e dell’Averau (dx)

Il Giau, che con il Cernera sarà la mia cornice perfetta per il versante ad Est e le già menzionate vette del Nuvolau e dell’Averau che andranno a coprire, con le sponde della Croda Negra, l’intero versante Nord. Per completare l’opera manca quel spunto che ad Ovest sembra ritardare quel mio riferimento così importante.

Ma tutto ciò non si fa attendere molto, mi basta raggiungere una piccola e verde forcella per far si che un’incredibile sipario si innalzi per dare luce ad un palcoscenico di straordiaria bellezza. La Marmolada accompagnata dal Sella in un’unica panoramica che merita quella prima sosta di metà mattina.

Un punto fermo indiscutibile, un momento che si tramuta in una decina di minuti dove lo zaino rimane appoggiato per terra in modo da permettermi di visualizzare con più attenzione tutto ciò che ho di fronte, prima con occhi e mente e poi con le foto di rito per immortalare nel tempo, e nei ricordi, questo grande regalo.

Vista sulla Marmolada

Vista su Sella

Sono quei momenti che sembra capitino una sola volta nella vita. Così non è nella realtà, ma la sensazione che istintivamente si prova ti induce a tradurre questi istanti come un qualcosa che non potrebbe più tornare indietro. Il bello della Natura sta anche in questo. La vetta e la sua croce rimangono in attesa, brillando al sole quasi a ricordarmi che la loro attesa non potrebbe essere per sempre. Il sentiero si fa più pianeggiante, le piccole baite della Masonadie, più a valle rispetto al mio cammino, si spostano ad ogni mio passo dandomi quel continuo cambiamento di vista per arrivare così in Forzela de Antersas (2247m), punto di inizio della ripida salita alla vetta. Tutto il massimo dislivello della giornata si concentra in questi ultimi 45 minuti circa di sentiero.

Fienili alpini lungo il Melei

Vista sulla Civetta (sx) e sulla vetta dello Spiz de Pore (dx)

La vetta dello Spiz de Pore, seminascosta la Marmolada (dx)

Alle mie spalle la Croda Negra (sx) e l’Averau (dx)

I prati de le Masonadie

La croce sembra quasi di toccarla con mano ma è ben visibile che ciò che serve per arrivarci richiede quello sforzo che fino ad ora non era mai stato chiesto. Un passo alla volta, con calma e senza fretta. I punti più impegnativi vanno vissuti momento per momento, anche in quei frangenti in cui il sentiero è poco stabile e con qualche presenza franosa. Nulla di pericoloso ma solo la grande voglia di arrivare fino alla cima.

La quota si innalza verso il cielo azzurro, l’aria rinfresca in maniera perfetta quel poco di sforzo che si sente nelle gambe e tutto inizia ad avere una vista completamente diversa. Arrivare in cima a quei 2405m è come aver raggiunto la vetta della montagna più alta del Mondo. Una sensazione che provo ogni volta quando metto piede per la prima volta su di una vetta, una nuova conquista che mi fa sentire l’uomo più straordinario della Terra e dalla soddisfazione tutta particolare.

Quel libro di vetta posto sulla croce che apro con il massimo rispetto, perchè li non ci sarà solo la mia firma ma ciò che raccoglie sono le firme di altre persone, come a testimoniare la vita, il passato e il pensiero di chi quella vetta l’ha “conquistata” prima di me.

A metà salita piacevole pausa che guarda verso l’Averau

A metà salita piacevole pausa che guarda verso il Sella

Forcella de Antersas 2247m, inizia l’attacco e più impegnativo finale allo Spiz

Fiori lungo il sentiero di salita

Ora il momento si fa più intenso, ciò che mi sono lasciato alle spalle nelle ore precedenti ora prende vita in modo completamente diverso. Essere come in cima al Mondo quindi, e per esso iniziare quella tradizionale torsione a 360° per rendere così questa mia giornata completa ed immensa.

Il panorama dalla vetta del Pore è un qualcosa di indescrivibile. Il Sella, uno scorcio del Sassolungo e del Sassopiatto. La Marmolada seguita dalle Pale di San Martino, la Civetta e il Pelmo per finire con il Nuvolau e l’Averau che con la Tofana di Rozes e il Lagazuoi completano l’opera.

L’aria è fresca, il sole è caldo e io non ho parole da poter aggiungere. Mi sento solo di condividere questo immenso silenzio con altre persone che mi hanno preceduto in vetta. Un silenzio dove il tenersi in disparte l’uno con l’altro, osservando questi orizzonti così infiniti, esprime al meglio i pensieri di chi nella montagna trova quei valori indispensabili nella vita.

Ampia panoramica sui verdi prati de le Masonadie, il Melei e le Soas

Tratto finale in vista della cima dello Spiz

La Croce di vetta a 2405m con vista verso la Marmolada

La Croce di vetta a 2405m con vista verso il Lagazuoi e il Gran Lagazuoi

Il Pelmo (sx) e la Civetta (dx)

Dalla vetta vista su la Ra Gusela (dx), l’Averau (centrale) e la Tofana di Rozes (sx)

Le Masonadie, il Melei e le Sosas, sono tutti verdi prati posti ai piedi del Pore. Raccolgono a se le piccole baite dedite agli alpeggi e sono quello spunto perfetto per scendere verso di loro, stendermi immerso e assorto in una inderscrivibile forma di rilassamento tra questa erba, verde e fresca per un’intero pomeriggio di caldo sole, nel cuore della mia Estate dolomitica. Un perfetto finale di giornata.

 

Punti di Vista – i verdi prati e le baite alpine de le Masonadie, il Melei e le Soas

Fiori di sentiero

I prati de le Masonadie

Le Masonadie e l’Averau

Baite e fienili alpini

Ultima presenza visiva della Marmolada

Panoramica rivolta alla Marmolada (sx) e il Sella (dx)

Alpeggi lungo il Melei

Alpeggi del Melei e in lontananza il Sella

Gli alpeggi del Soas

Lo Spiz de Pore

 

Spiz de Pore – La Mappa

SPIZ-DE-PORE-1Download

 

Lo Spiz de Pore – Il Video


Guarda i miei video all’interno del mio canale YouTube

 

Location: Spiz de Pore

Area Geografica: Passo Giau – Colle Santa Lucia – Agordino (BL)

Regione: Veneto

Accesso: su sentiero 463 che dal Rifugio Fedare si innalza verso i verdi pascoli de le Masonadie, con indicazioni dirette allo Spiz de Pore

Tempi di percorrenza: dal Rifugio Fedare alla vetta dello Spiz de Pore 1h 45m

Dislivello totale: dal Rifugio Fedare alla vetta dello Spiz de Pore +405m

Link: Val Fiorentina Agordino Dolomiti InfoDolomiti VenetoMontagna Rifugio Fedare Promozione Belluno e Provincia

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