Stefano Germano
Tre Cime Inverno – Misurina
Aggiornamento: 20 feb
Le Lavaredo non si smentiscono mai, nemmeno d’Inverno.
Una serie di elementi che rendono le Tre Cime come uno dei spettacoli più belli in assoluto. Non esiste stagione per fermarsi ad ammirarle da uno dei suoi punti di vista più privilegiati. A volte però gli elementi naturali che compongono queste montagne ti portano a fare delle scelte.

Ed è proprio così. Quando uno degli elementi più violenti ti vede costretto a cambiare il tuo programma nel preciso istante in cui al tuo obbiettivo manca veramente poco. Ma verso la forza della Natura non si può “combattere”, ma solamente dire di essere comunque arrivato ad un buon punto.
Ma andiamo con ordine…
Lago d’Antorno – 1880m
Quel piccolo lago ora completamente chiuso dalla morsa del gelo. Il suo bellissimo Rifugio Lago Antorno che nelle primissime ore di una nuova giornata è ancora al riparo di una lunga e gelida notte. Una sensazione che prosegue, la mole dei Cadini di Misurina non permette ancora al sole di illuminare e riscaldare per bene questa Natura.

Dal Lago d’Antorno verso il lontano Sorapis
Ma uno dei più belli punti di vista in questo istante riscalda il mio cuore. Le Tre Cime di Lavaredo, quel loro inconfondibile versante Sud e il Sorapis, che in lontananza rappresentano gli emblemi perfetti di questa area geografica lungo le sponde di Misurina.

Le Tre Cime di Lavaredo, il loro versante a Sud direttamente dal Lago d’Antorno
Non salgo alle Tre Cime d’Inverno ormai da parecchi anni. Ci torno con quel forte desiderio di poterle rivedere nuovamente sotto quella loro meravigliosa veste bianca che tanto mi manca. Tutto quindi parte da questo piccolo lago, posizionato a 1880m di quota, ai piedi del Col de la Selva (1921m) in prossimità del suo Rifugio omonimo
E’ una di quelle partenze facili, l’inizio di una nuova e lunga giornata su di un sentiero che poi si traduce in quella che nel resto dell’anno si presenta come la strada asfaltata che da Misurina sale al Rifugio Auronzo. Ma ora tuto questo viene visto sotto un’aspetto totalmente diverso. L’Inverno, come sempre, cambia completamente ogni abitudine e visuale naturale.

Non c’è quindi una numerazione di sentiero da seguire. Questa lunga strada inizia leggermente a salire dopo aver oltrepassato quella che è l’area dedicata al pedaggio auto durante l’Estate. Essendo una lunga serpentina ben battuta, consiglio di considerare per l’intera giornata l’utilizzo dei ramponcini. Renderanno ogni passo più sicuro e comodo.

Il Ciadin di Rinbianco (2402m – sx) e il Ciadin dei Toci (2473m – dx)
Di facile e piacevole inizio dunque. Questa prima parte che si affronta come una comoda e confortevole passeggiata costeggia sulla destra le prime vette rocciose che a Nord danno poi vita al grande gruppo montuoso dei Cadini di Misurina.
E infatti basta arrivare in Malga Rinbianco a 1847m per dare inizio al cambiamento…

Vista verso Malga Rinbianco (1847m centrale) in Val de Rinbianco

Malga Rinbianco e il Sorapis (sx) e il Cristallo (dx)
Da questo punto infatti le prime panoramiche. Mi fermo per qualche minuto, ho bisogno di quell’energia che solo gli occhi riescono ora ad alimentarmi. Dalla Rinbianco uno di quei buongiorno che vorresti ricevere tutte le mattine. I Cadini iniziano a farsi finalmente vedere, quel loro possente versante Nord e in lontananza il Sorapis e il Cristallo già brillanti al sole.
La sensazione è straordinaria. le temperature in queste prime ore del mattino si aggirano sui -8°, ma la facilità di questa prima parte di sentiero riscalda per bene il cuore e il corpo. Giungere in Malga Rinbianco è quesitone di circa 15 minuti dal Lago d’Antorno, e tutto procede al meglio di qualsiasi aspettativa. Ottimo inizio dunque, già coronato da questi meravigliosi punti di vista.
Ed è da questo punto che si inizia ad affrontare il dislivello maggiore di giornata.

La parte di dislivello maggiore dunque. Quei +440m che compongo il dislivello totale dal Lago Antorno al Rifugio Auronzo. Tutto si comprende all’interno di questa bellissima strada panoramica, ora senza il traffico veicolare estivo ed immersa nel silenzio assoluto. In effetti sembra strano poterla vivere da questa sua prospettiva, conscio della grande affluenza motorizzata durante l’Estate.

Ottimo spunto per osservare i Cadini di Misurina a prendere sempre più forma. Da questo versante una serie di raggruppamenti rocciosi come il Col de le Bisse 2280m e la lunga parete innevata del Ciadi de Longères che di seguito da vita alle Cianpedele che con grande sovranità cadono lungo il Valon de Lavaredo. Ma questo sarà spunto per un nuovo panorama che si potrà ammirare nella seconda parte di questa mia escursione.

Punti di vista. Il Sorapis (sx) e il Cristallo (dx)

Il Col de le Bisse

In lontananza la Croda Rossa
Essere arrivati a questo punto è giungere ai piedi delle Tre Cime. La prospettiva che ora mi si apre, da una curva all’altra, è quella di una definizione maggiore del territorio geologico che mi circonda. Ora le Lavaredo emergono da questo bianco candore in modo sempre più emozionante, le prime avvisaglie del Rifugio Auronzo che ora dista solo poche centinaia di metri e l’ultima curva di questa infinita strada che finalmente mi conduce ai piedi di questo Paradiso in alta quota.

Ancora qualche centinaio di metri, le Lavaredo si riflettono già ai miei occhi…

Il Rifugio Auronzo (2320m) ai piedi delle Tre Cime, versante Sud
Direi poco meno di due ore per giungere al primo obbiettivo di giornata. Il Rifugio Auronzo ora entra a far parte delle mie prospettive di giornata. Il panorama e la sua accoglienza vanno ora vissute con quella giusta pausa dopo la lunga salita.
Rifugio Auronzo – 2320m
Ed è proprio così, aperto in questo periodo l’Auronzo diviene la perfetta pausa per un qualcosa di caldo da mettere sullo stomaco. Per queste due ore di salita il forte vento è stato in certi frangenti il mio “compagno di viaggio”, meno insidioso unicamente lungo i versanti più al riparo della Val Longeres ma più pungente nei tratti più esposti.
Arrivare al Rifugio Auronzo significa essere completamente alla mercè di questa potente forza. La totale mancanza di ripari naturali come boschi o rocce, rendono questo elemento più forte e noi esseri umani completamente vulnerabili. Osservo grandi nebulose di neve farinosa che si innalzanall’altezza di Forcella Col di Mezzo (2305m – versante Ovest delle Tre Cime).
E questo è “garanzia” di una giornata sicuramente più movimentata nelle quote maggiori.

Il Rifugio Auronzo, alle sue spalle la parete rocciosa di Cima Ovest (2973m)

Prospettiva dell’Auronzo verso il Cristallo (sx)
Panorama stupendo, un grande abbraccio naturale che raccoglie a se l’intero versante all’interno del territorio di Auronzo e Misurina. Uno spettacolo di grande intensità, dove il forte vento e le gelide temperature ancora abbondantemente sotto lo zero, spariscono come nell’immediato…
Rifugio Auronzo – Punti di Vista

Il Cristallo nella parte centrale…

Una debole presenza del Sorapis che si nasconde alle spalle dei Cadini di Misurina…

Il Ciadin de Longeres (centrale) e il Valon de Lavaredo (sx)
In un unico posto tanta immensità. Rimanere fermo sulla terrazza panoramica del Rifugio è l’occasione perfetta per poter scrutare l’orizzonte e creare una mappatura di tutte le vette che, dalle più vicine alle più lontane, si raccolgono all’interno di questa istantanea reale.
Un caffè caldo e una meritata fetta di torta all’interno del Rifugio, una decina di minuti per rimettere così lo zaino in spalla e prepararsi per la seconda tappa di giornata. Ora mi attende l’attraversamento dell’intero versante Sud delle Lavaredo, un passaggio perfettamente orizzontale.

Su sentiero 101, guardando verso la Croda dei Toni…
Devo dire che ciò che mi sorprende molto è la poca presenza di neve guardando verso questo versante. In effetti il sentiero 101 si allunga verso la Croda dei Toni con una presenza benchè minima di neve, che in certi frangenti mi vede proseguire con i ramponi ai piedi sulla pura roccia. Ciò mi stupisce da un certo punto di vista stagionale.
Perfino i grandi ghiaioni che dal sentiero risalgono verso le varie basi rocciose che poi danno forma alle Tre Cime, in alcune zone sono completamente spoglie del loro manto nevoso di stagione. Grandi lingue di roccia spuntano al sole da far sembrare questa parte di territorio in un imminente Primavera, con quel classico periodo di disgelo che tutto riporta un pò alla volta alla luce del sole.
Ma tutto questo mi distrae per poco, dal Valon de Lavaredo lo spettacolo sembra non aver fine…

Tutto prende forma in modo diverso. Da questo nuovo versante sono molto più solo rispetto alla prima parte che sale al Rifugio Auronzo. In effetti l’apertura stagionale del Rifugio chiama a se molti turisti, e a dire il vero pochi escursionisti. I turisti che risalgono direttamente dal Lago d’Antorno utilizzando il comodo servizio delle motoslitte navetta, si contano in un numero notevolmente maggiore rispetto all’escursionista che lasciato l’Auronzo prosegue per questo versante.
Io mi ritengo l’escursionista, colui che affronta la montagna con la consapevolezza e il desiderio di andare oltre ad un comodo e caldo Rifugio. Voglio arrivare dove solo pochi desiderano, sfidando il freddo e il forte vento che aumenta sempre di più la propria forza. Soprattutto in questo versante, che guarda verso il Valon de Lavaredo portando con se forti raffiche che con grande violenza si stagliano lungo le pareti di Cima Ovest 2973m e Cima Grande di Lavaredo 2999m.
Lo spettacolo è surreale, straordinario. La piccola Cappella degli Alpini, quanti ricordi…

Sbuca improvvisamente a ridosso di una curva di sentiero che gira verso sinistra. Un luogo sacro che riporta a se la memoria di tutti quei ragazzi che durante la Grande Guerra hanno trovato la morte. Un piccolo luogo dove dovrebbe regnare solo il silenzio come forma di rispetto nei confronti di questi giovani ragazzi, soldati italiani ed austriaci senza nessuna distinzione.

Un luogo molto particolare che merita attenzione, quei minuti necessari per capire il significato della sua presenza e per rendere così omaggio a ciò che purtroppo la Guerra insegna dal punto di vista di atrocità. Ma guardando oltre, questa struttura è quel riferimento che anticipa il nuovo che sta per arrivare. Ora le Tre Cime iniziano a prendere una forma decisamente diversa, sembrano amalgamarsi passo dopo passo, con punti di osservazione che ora iniziano ad allungarsi verso le Dolomiti di Sesto.

La Croda dei Toni (3094m) linea di confine tra il Veneto e l’Alto Adige…
Ed è da questo punto, appena lasciata la piccola chiesetta, che ci si trova di fronte ad una deviazione di sentiero che guarda verso un nuovo territorio. Sto per giungere al Rifugio Lavaredo, una delle ultime strutture all’interno delle Dolomiti Bellunesi (Veneto) prima di sconfinare nelle Dolomiti di Sesto (Alto Adige)
Seguendo il sentiero 101 mi mantengo lungo la linea del versante ad Est delle Lavaredo. In questo versante trovo molta più neve rispetto al precedente. Ghiacciata e obliqua dove i ramponi tornano a fare bene il loro lavoro. Mi vedo molto più in alto rispetto al sentiero roccioso estivo, questo mi pone di fronte a dei scivoli ghiacciati che scendono per qualche decina di metri. Da stare un po attento.

Verso il Rifugio Lavaredo…
E’ comunque un bel passaggio, molto avvincente ma che non deve comunque distogliere l’attenzione. Questi scivoli scendono verso la base più bassa dei Piani di Lavaredo, formati da una grande lastra di ghiaccio che nel caso di caduta non vedo nei miei bastoncini una possibile e sicura presa. Ribadisco quindi un po di attenzione.

Cima Grande di Lavaredo (2999m sx) e Cima Piccola di Lavaredo (2792m dx)
Bella prospettiva verso le Lavaredo dunque. Le grandi torri, i pinnacoli rocciosi che si innalzano verso il cielo azzurro e che vede in Cima Piccola di Lavaredo 2792m uno dei simboli maggiori che ne rappresenta questa sua particolarità.
Paradiso estivo per l’alpinismo, dove alpinisti da tutto il Mondo arrivano fin quassù per poter sfidare questi pinnacoli ed altissime torrette di pura Dolomia. Uno spettacolo da ammirare anche lungo il sentiero, da brividi pensando alla forte esposizione.

Il Rifugio Lavaredo (2344m) con alle sue spalle la Croda di Passaporto (2681m) e il Paterno (2649m)
Un bellissimo passaggio, reso tale non solo dalla leggera esposizione di ghiaccio, dalle torri e dai suoi pinnacoli rocciosi ma anche dalla vista che vede nel Rifugio Lavaredo uno dei punti di riferimento di questa mia giornata invernale.
Rifugio Lavaredo – 2344m
Bello e solitario, una piccola perla in legno raffinato che si posiziona a 2344m tra i Piani di Lavaredo e il grande massiccio roccioso che compone la Croda di Passaporto 2719m e il Monte Paterno 2649m. Aperto unicamente durante la stagione estiva, d’Inverno diviene spunto per quel punto logistico dove porre le basi per un ristoro a sacco, magari quella pausa di metà giornata.

La Croda di Passaporto (2719m) e di spalle il Monte Paterno (2649m)
Nella sua più assoluta solitudine regna verso punti di vista e panorami di grande risalto. Da questa sua perfetta posizione guarda ben oltre i Piani di Lavaredo. A Sud una delle immagini sicuramente più ad effetto verso i Cadini di Misurina, per porre l’attenzione nella Croda dei Toni e gli interi Piani di Cengia. Guarda verso il versante ad Est delle Tre Cime dando maggior risalto al torrione di Cima Piccola di Lavaredo 2857m e a quella prime medie vette che ne compongono questo versante.

Uno sguardo verso i Cadini di Misurina

Spicca alta nel cielo la Cima Piccola di Lavaredo…
Pausa d’obbligo in questo frangente, lo stretto necessario per poter ammirare con molta attenzione tutto ciò che mi circonda. Il vento però continua perenne, riesco a stare comodamente seduto all’esterno del Rifugio Lavaredo grazie ad alcune panche presenti.
Folate che da questo nuovo versante risultano più forti e continuative. Guardo verso Forcella Lavaredo e noto delle grandi nubi di neve friabile che viene con grande forza levata in aria. Segno evidente che dal versante Nord delle Tre Cime, dal Lange Alm, le correnti d’aria sono più forti.
Ma proseguo ugualmente come da programma, magari poi si vedrà…

Il Rifugio Lavaredo e i Cadini di Misurina

Vista verso Forcella Lavaredo…
Riprendo così il cammino cercando di essere comunque ottimista. Seguo sempre la linea di sentiero 101, che in questo frangente di stagione è l’unica battitura presente sulla neve. Sale leggermente per un breve tratto dando sempre più fisionomia alle stupende Tre Cime che, immancabilmente, prendono sempre più forma nella loro visione più conosciuta e famosa.


Devo dire di trovare questo passaggio molto motivante e piacevole allo stesso tempo. Le Lavaredo rimangono da sempre nella memoria collettiva come uno dei simboli delle Dolomiti in generale. Quella loro mole, quella loro straordinaria possanza che passo dopo passo prende sempre più forma. Un ultimo tratto finale prima di raggiungere la forcella leggermente più impegnativo e il ghiaccio, quello che in questo tratto finale risulta più consistente.

Le Tre Cime di Lavaredo (2999m) da Forcella Lavaredo (2454m)
Giunto in forcella è come venire improvvisamente investito da un’enorme turbolenza che libera nel cielo nubi di neve finissima e raffinata. Le mie previsioni confermano la situazione attuale, ancora prima di concentrarmi su ciò che questa forcella mi riserva vengo distratto in maniera del tutto naturale dalla forza di questo elemento.
Forcella Lavaredo – 2454m
Una forza così dirompente che dal Lange Alm, l’enorme altipiano che si pone alle basi delle Tre Cime, prende vita risalendo direttamente dalle vallate più lontane. Come la Val Rinbon, canale perfetto che con tutta la sua naturale forza spinge più a monte le forti correnti d’aria che si formano da versanti minori. Cerco e trovo un punto fermo, un riparo su alcune rocce di grandi dimensioni.
Da questo riparo posso finalmente dedicarmi al mio tempo…

Il momento perfetto, quello in cui il vento in certi momenti fortunatamente placa la sua grande forza. Riesco così ad ammirare in tutta tranquillità il grande panorama che si estende a Nord. L’enorme Lange Alm completamente coperto dalla neve. Una grande distesa rocciosa completamente sommersa da questo candido manto bianco. Trovo piacevole poter ammirare questo punto così particolare sotto questa sua veste invernale.

La Croda di Passaporto (2719m centrale) e il Paterno (2649m – sx)

Da sx la Torre dei Scarperi (2687m), la Torre di Toblin (2539m centrale) e la spalla del Paterno (dx)
Un panorama che dalla Croda di Passaporto accompagna la mia vista verso la spalla ad Ovest del Paterno, dove, in lontananza, la minuscola struttura del Rifugio Locatelli (2405m) si fa notare maggiormente, attraverso il bianco che la circonda. E’ un susseguirsi di vette rocciose, di torri che iniziando dalla Toblin (2617m), alla Scarperi (2687) e al Sasso di Sesto (2450m) compongono le vette principali di questo versante.

Da Forcella Lavaredo verso le Tre Cime e in lontananza i Cadini di Misurina
Sebbene ora il vento ricomincia ad alzarsi in maniera notevole, non rimango fermo su questo mio punto di vista completamente in balia di questa sua forza portentosa. La magia che crea questo momento mi porta ad avvicinarmi maggiormente alla base delle Lavaredo, da questo loro versante che guarda verso Est ed espormi così maggiormente a queste violente raffiche.
E’ un punto di vista che arricchisce maggiormente il mio desiderio di guardare ben oltre. Una spettacolare vista verso Sud, dove il Rifugio Lavaredo mi sembra così piccolo da scomparire nei precisi istanti in cui il vento innalza al cielo una grande quantità di neve polverosa, e in lontananza la meravigliosa visione verso i Cadini di Misurina.

Mi sento come il Signore delle Lavaredo. Rimanere fermo ed immobile e sentirmi addosso quella forza così fuori controllo, con quella spinta tale da dove far fatica a scattare le foto di rito e le riprese per il mio video. Ma “non mi arrendo”, cercando di portare a termine ciò per cui sono salito fin quassù.
L’idea del Rifugio Locatelli purtroppo la devo mettere da parte, troppe difficoltà e nemmeno una minima marcatura dove poter fare riferimento per l’attraversamento del Lange Alm in direzione del Rifugio. Nessun escursionista nei paraggi, completamente solo, e questo fa pensare.
Non devo fare altro che desistere, il buon senso prevale sulla logica dei fatti e la logica prende il sopravvento nello stesso istante in cui questa Natura per l’ennesima volta mi dimostra una forza che va oltre le mie possibilità di essere umano.
Mi rimane nel cuore ed impresso nella mia mente tutto ciò che questa forcella mi ha saputo regalare, tutto ciò che questa Natura così meravigliosa, e allo stesso tempo “violenta”, mi ha saputo insegnare. L’emozione di rimanere per un po di tempo fermo in quel punto, in balia di un solo elemento.

Rifugio Lavaredo (2344m)
Ritorno così sui miei passi, lungo quel sentiero 101 che nelle ore precedenti mi ha spinto fin quassù. Rientro in pace e con quella tranquillità di aver raggiunto un obbiettivo importante, l’ennesimo per ciò che è il mio rapporto con queste montagne. Ho vissuto momenti di grande intensità, a stretto contatto con un elemento che a queste quote dimostra tutta la sua potenza.
L’ho sentiero imperterrito sul mio corpo, sul mio viso, cercando in qualche occasione di toccarlo a mani nude, ma trovandomi completamente disarmato da quel gelo che nel giro di pochi secondi sembra entrare nella carne. Impossibile resistere, quella mancanza di sensibilità che non permette nemmeno ad un singolo dito il più semplice dei movimenti.

Al Rifugio Lavaredo nel frattempo si sono radunate alcune persone. Un paio di comitive formate da una decina di escursionisti, che al riparo del Rifugio stesso approfittano di questa pace e di questo calore di un tiepido sole di metà mattina. In questo momento il forte vento sembra aver definitivamente abbandonato l’idea di scagliarsi con forza verso questa silenziosa e solitaria struttura.
Ne approfitto pure io, mi siedo su una delle panche esterne, guardando verso un orizzonte che vede spuntare i Cadini di Misurina da una grande coltre di neve completamente ghiacciata. Ora sono più tranquillo, non sono solo e questo è importante per ristabilire quel giusto equilibrio tra me, solitario ed inerme, e la grande montagna, padrona incontrastata del suo ambiente naturale.
Tre Cime Inverno – Note Tecniche
Bellissima escursione invernale da punto a punto. Partire al mattino presto dal Lago di Antorno all’interno di quella lunga strada che sale direttamente al Rifugio Auronzo. L’Auronzo lo si raggiunge in meno di due ore, con l’opportunità di ammirare il sole che spunta attraverso i Cadini. Bella sensazione. Dal Rifugio Auronzo si affronta il sentiero 101 che scorre in modo molto tranquillo attraverso la base del versante Sud delle Tre Cime di Lavaredo. Raggiunto così il Rifugio Lavaredo per salire successivamente in Forcella Lavaredo.
Dislivello totale dell’intera escursione in salita +616m. L’unico tratto più impegnativo è quello che dal Lago di Antorno sale al Rifugio Auronzo +446m, mentre dal Rifugio Lavaredo a Forcella Lavaredo il dislivello mancante. Consiglio vivamente l’utilizzo dei ramponcini, utili nella prima fase di salita all’Auronzo e basilari nel tratto che dal Lavaredo si sale in forcella. La possibilità di attraversare il Lange Alm ed arrivare così al Rifugio Locatelli è sempre affidata alle perfette condizioni meteo e al buon senso che in montagna non deve mai essere sotto valutato.
Tre Cime Inverno – Il Video
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Location: Forcella Lavaredo alle Tre Cime di Lavaredo (BL)
Area Geografica: Auronzo Misurina – Dolomiti Bellunesi
Regione: Veneto
Accesso: Dal Lago d’Antorno (Chalet Lago Antorno) su carrozzabile per il Rifugio Auronzo