Stefano Germano
Denti di Terra Rossa - Val di Fassa e Alpe di Siusi
Dagli alpeggi della Val Duron, in Val di Fassa, ai favolosi prati dell’Alpe di Siusi.
Un Trekking lineare che si pone su di un unico sentiero, un unica via di cammino che di ora in ora cambia completamente ogni aspettativa. I Denti di Terra Rossa divengono il punto centrale dell’intera escursione, dove il Rifugio Alpe di Tires (2440m) mi appare come la porta d’ingresso del Parco Naturale dello Scilliar – Catinaccio. Magnifica espressione naturale dove la Val di Fassa mi accompagna dolcemente verso quei territori marginali del l’Alto Adige, che dallo Sciliar guardano ai versanti geografici più estremi delle Dolomiti.

Val Duron
Bellissima valle ricca di alpeggi che dalla Val di Fassa guarda in direzione di questi nuovi versanti che escono definitivamente dal Trentino. Dal centro turistico di Campitello di Fassa la si può raggiungere tramite un sentiero boschivo che di per se fa già dislivello. Ottima alternativa, visto poi la lunga giornata che mi aspetta, è un servizio navette che da Campitello stesso sale in valle con capolinea il Rifugio Micheluzzi (1850m).
Ne approfitto per giungere così di mattino presto al Rifugio per un’ottima ed abbondante colazione.

Il Micheluzzi è una delle due strutture ricettive presenti lungo la valle. Si posiziona a 1850m di quota come ottimo spunto panoramico che abbraccia a se l’intera valle e con quella prima istantanea verso i Denti di Terra Rossa già ben visibili. È un primo assaggio di tutto ciò che incontrerò lungo il mio cammino.

La Val Duron si allunga con un leggero dislivello su di ampi prati e alpeggi estivi dove non manca la presenza di piccole baite private, e quei fienili che accompagnano malghe e stalle in piena attività stagionale. Un ottimo caffè con quella fetta di torta che non può che dare inizio positivo a questa mia nuova giornata, a questo mio nuovo itinerario che vivo con quell’emozione che tocco quasi con mano.
Il sentiero 532 è l’unica via di cammino lungo la valle, almeno fino al raggiungimento del Pas de Duron (Mahlknecht Joch – 2158m) che nella parte finale seguirà un nuovo sentiero. Il cammino è piacevole, l’intera valle è chiusa da due alti versanti erbosi che formano due differenti creste per due differenti territori. Se sulla sinistra del mio cammino il versante opposto da vita alla Val de Dona (vedi mio articolo dedicato all’Antermoia), sulla destra una bellissima marcatura di sentiero (il 4 – 594) accompagna lungo un Trekking in alta quota che collega il Rifugio Sasso Piatto (vedi Trekking dedicato) al Pas de Duron guardando già all’Alpe di Siusi. La Val Duron quindi risulta essere proprio l’ultimo fazzoletto di territorio Trentino prima di aprirsi all’Alto Adige.



Questa affinità e vicinanza tra due diversi territorio (e regioni) la si percepisce sempre di più, man mano che il mio cammino si allunga verso i versanti maggiori della valle con la presenza di una malga dopo l’altra. Forse sarà dettato da un mio personale pensiero, o da quell’impressione che colgo da quel saluto o da semplici scambi di parole che evidenziano un accento leggermente modificato.
Da questo versante della Val di Fassa tutto scorre nella più assoluta tranquillità. Perfino la presenza di altri escursionisti è ridotta proprio al minimo, ma non vorrei che questo sia dovuto a quella mia abitudine di partire sempre al mattino presto e anticipare abitudini altrui.


Perfino in Baita Brach (1856m) la notte sembra ancora regnare solenne e silenziosa. La Baita è la seconda struttura turistica presente in questo versante, molto frequentata e conosciuta durante la stagione estiva. La sua è una posizione turistica molto interessante, visto che si pone a circa 20 minuti dal Micheluzzi e aperta verso l’intera valle.
Tutto ai miei occhi risulta quindi perfetto, con quella possibilità di vivermi ogni situazione nella pace più assoluta prima dell’avvento del turismo di massa che troppe volte, a mio personale avviso, approfitta di un contesto così naturale e fragile per dare sfogo al caos più frenetico di stagione.

Una delle aspettative più interessanti di questo mio Trekking è data dall’opportunità di poter guardare con occhi nuovi e sempre diversi al grande massiccio roccioso dell’Antermoia, che da questo versante si manifesta nella Croda del Lago (2806m), nel Molignon di Mezzo (2820m), Molignon di Dentro (2852m) e nel Molignon di Fuori (2779m). Vette rocciose che al momento possono dire poco se non nulla. Enormi bastioni rocciosi che invece svettano al cielo, dando vita a una maestosa parete di Dolomia di impressionante valore naturale. Muri di roccia selvaggia, in certi aspetti dalle altissime pareti lisce e di una verticalità da fare impressione anche al più audace alpinista.
Di tutte loro mi interessa osservarle da questo frangente, essendo state in precedenza artefici principali del mio Trekking al Lago e Rifugio Antermoia dove dal Valon de Antermoia si presentavano sotto una veste geologica completamente diversa. È un po come chiudere un cerchio naturale, dove una determinata vetta si completa osservandola da diversi punti di vista. Questo racchiude a se una delle mie soddisfazioni maggiori, riuscire a dare forma e vita di una montagna e completare così un opera visiva personale. Non è solo Trekking, ma anche la possibilità di conoscere la montagna stessa sotto i suoi infiniti aspetti.


Tutto prosegue in continuità e con spunti sempre nuovi. La bellezza di questa valle la si può identificare da tanti fattori, come il suo bellissimo torrente interno che oltre a sostenere gli alpeggi presenti da anche vita a due sorgenti come la Sorgente Pra del Monech (più a valle all’altezza del Rifugio Micheluzzi), e la Sorgente Frighela che invece sta più a monte. Di acquitrini e piccoli torrenti che scendono dal versante a Nord della valle riesco a contarne almeno una decina. La notte appena trascorsa ha portato con se l’ennesimo temporale e ora dai versanti più a monte è rigogliosa la presenza di questo nostro elemento così vitale.
Capita addirittura di arrivare su di una malga e ammirare con grande sorpresa la presenza di una decina di Yak (tipico bufalo Himalaiano), che con grande disinvoltura si rilassano lungo questo torrente. La loro è una presenza placida e tranquilla. Alcuni si fanno ben accarezzare mentre altri rimangono giustamente scettici dalla vicinanza di un essere umano. D’istinto mi pongo una piccola pausa per ammirare e vivere per alcuni minuti questa loro presenza e la bellezza che esprimono. Guardarli tranquillamente “a mollo” tra questo fragoroso torrente o liberamente distese sull’erba bagnata del primo mattino, trasmette quella sensazione di pace e di libertà. Non esiste recinto e nessuna protezione che ne limiti ogni loro movimento, ma quella libertà di avere a disposizione ampi spazi erbosi ed illuminati da questo sole di primo mattino.



Malga Docoldaura – 2046m
Si apre così un ambiente del tutto nuovo. Una grande pianoro erboso che improvvisamente da vita ad un grande, e ennesimo, alpeggio. Piccole baite dedite unicamente al pascolo e due recinti dove bellissimi cavalli aspettano sicuramente di guadagnarsi la libertà assoluta tra questi grandi spazi. Ma questo mio scenario non si ferma solo a questo. Il Monte Spiz (2684m) da vita ad una grande parete rocciosa a formare la Croda dell’Alpe e l’inizio del tratto più impegnativo dell’intera giornata. Se quei poco più 600m completano il dislivello totale della giornata, un buon 70% si affrontano a partire da questo punto fino al raggiungimento dei Denti di Terra Rossa e del Rifugio Alpe di Tires. Una serpentina che improvvisamente prende vita lungo questa strada forestale. Ripida nell’immediato e con nuovi punti di vista verso la Val Duron che un passo dopo l’altro da nuova forma a tutto ciò che mi sono fin d’ora lasciato alle spalle.





Malga Docoldaura (2046m) spunta su di un piccolo pianoro erboso che guarda direttamente verso i verdi alpeggi della Duron. Un bellissimo punto di vista da questa struttura, che sembra quasi a voler “governare” e imporre una certa supremazia verso l’intera valle. Da qui noto un gruppo di escursionisti (i primi della giornata) che a differenza mia hanno scelto di salire dalla Duron su di un sentiero secondario, che si innalza attraverso i verdi prati circostanti ma che dai loro sguardi pone un impegno maggiore rispetto alla forestale centrale. Arrivano alla malga stanchi e con quel forte desiderio di una meritata pausa su quella fontanella di acqua fresca che loro ora arriva come oro colato.

A dire il vero per una piccola pausa ne approfitto pure io. Questa fontanella attira anche la mia attenzione, preso soprattutto dall’intenzione di approfittare di caricare le mie borracce di acqua nuova e fresca, che nel contesto estivo è sempre una manna caduta dal cielo. Ma ciò che da una parte mi da soddisfazione, dall’altra il pensiero di un improvviso capovolgimento meteo inizia un po a preoccuparmi.
Non tanto dal fatto che un temporale di stagione potrebbe rovinare marginalmente una bella giornata, ma dal fatto che i cumuli nuvolosi che si stanno creando non sono certamente di buon aspetto. Il vento inizia a tirare forte, complice sicuramente l’innalzamento di quota che di norma ne crea maggiori addensamenti. Pure le temperature iniziano da li a poco a scendere in modo progressivo, tanto che devo, per ora, ricorrere ad una maglia tecnica più pesante.


Pas de Duron – 2168m
Vento forte e freddo, e il cielo che ormai si divide da quel grigiore poco raccomandabile a forti addensamenti neri che con grande velocità, e complicità del vento, iniziano a nascondere i grandi versanti rocciosi che mi circondano. La situazione è abbastanza anomala, per esperienza non si tratta di quel temporale che sebbene improvviso si presenti su di una veste così “minacciosa”. Arrivo al Pas de Duron dove il sentiero ora risulta più pianeggiante e meno impegnativo.
Giusto il tempo di arrivare al passo e rendermi conto di non riuscire ad osservare le vallate che già da ora guardano verso l’Alpe di Siusi. Il Rifugio Molignon (Mahlknechthutte – 2050m), che sulla mappa si posiziona a circa 15 minuti di lunga discesa, è già vittima dei grandi addensamenti temporaleschi che da questo versante salgono con grande frenesia verso il mio passo.


E’ questione di pochi minuti, istanti che nell’immediato chiudono il mio cielo sebbene da lontano al Val Duron splende ancora di questo suo sole estivo. Arrivare al Passo Alpe di Tires (Tierser Alpljoch – 2440m) è questione di una mezz’ora (sentiero 4) sebbene ora la strada è nuovamente in continua salita. Un tempo non sufficiente da riuscire ad arrivare al Rifugio e mettermi così al riparo da una forte tempesta, che impone la ricerca di un possibile e vano riparo. Capitano spesso situazioni analoghe. Capitano in circostanze dove la geologia del territorio rende facile trovare quel riparo di fortuna per quel temporale di stagione che in breve tempo smorza la sua forza. Solo che la circostanza vuole che quel temporale di stagione lasci spazio ad una bufera di vento, pioggia e ghiaccio.
Coperto dal mio poncho non devo fare altro che proseguire il cammino al cospetto di una forza che a queste quote acquisisce maggiore portanza. Da una parte mi sto anche divertendo, sul serio, e questo dato anche dal fatto che non si presentano tuoni o lampi che potrebbero peggiorare la mia situazione e quella di altri escursionisti che ora trovo lungo questo tratto finale di sentiero. Arrivare al Pas è come muovermi all’interno di una nuvola scura che nulla trapela in ciò che mi circonda. Una bellissima tabella indicativa con le varie diramazioni di sentiero e oltre il nulla, se non l’oscurità della nuvola stessa. Il Rifugio dovrebbe essere qui a pochi metri da dove mi trovo, ma è difficile stabilirlo quando quassù è la tua prima volta.
Seguo il cammino di un gruppetto di Hikers giusto per riferimento, pochi minuti per iniziare a focalizzare all’interno di questo “nulla” la rossa sagoma del grande tetto e il Rifugio Alpe di Tires che finalmente si presenta. Non c’è molto tempo da perdere ne per le foto di rito ne per esaudire la mia curiosità in generale. L’evoluzione della bufera è in continuo aumento e giusto il tempo per entrare e spogliarmi di ciò che alla peggio mi ha saputo riparare, cioè ben poco. Il Rifugio ovviamente sovraffollato vista la situazione, e quel po di spazio su di un tavolo occupato da una compagnia di tedeschi che con molta ospitalità mi invitano ad aggregarmi a loro e ai loro ettolitri di birra che al momento scorre come la bufera esterna.
Il momento con loro è socievole e allo stesso tempo piacevole, sebbene non ci si possa capire l’uno con l’altro.
Rifugio Alpe di Tires – 2440m
Tipicamente Ladino, tipicamente di lingua madre tedesca. L’Alto Adige tipicamente espresso dai modi che spaziano dall’abito tradizionale a quell’accento fortemente marcato di un italiano che si allontana dal mio di italiano. Una tradizionale cucina che pone le sue basi dagli affettati ai formaggi tipici di questa nuova regione, che ben si assimilano con carne e zuppe condite a non posso di tutte le possibili squisitezze. La birra poi non ne parliamo, il menù stesso si compone di un quantitativo di birre dai più svariati palati e tipologie. Per uno come me perfettamente astemio, condividere il tavolo con questo mare di birra, che già porta a canti e inni tipicamente altoatesini, con della semplice e umile Coca Cola impone nell’immediato una serie di sguardi nei mie confronti che per qualche istante ammutolisce la mia piacevole compagnia.
Ma loro, da buoni intenditori, capiscono perfettamente il mio spirito perfettamente italiano, dove tutto sfocia in una serie di battute a me dirette con sorrisi impetuosi annessi. Una classica presa per il culo insomma, di quelle per cui rido pure io senza sapere il perchè. Ma dopotutto sono in netta inferiorità numerica (7 contro 1) e questo comunque permette un piacevole pranzo a suon di piatti tipici che riscaldano e attenuano la fame accumulata. Uno sguardo al radar meteo e constatare che la perturbazione è in fase terminale con un ampio e splendido sole a cielo limpido che non tarderà a raggiungere il Rifugio e le zone annesse.

Tutto improvvisamente prende una svolta. La tecnologia moderna in termini di App ormai fornisce informazioni così talmente precise da poter pianificare un’intera giornata di Trekking in tutta tranquillità. La mia di App infatti (Meteo & Radar) mi fornisce indicazioni su di un imminente capovolgimento meteo. È questione di poco più di quell’oretta di tempo in cui la grande perturbazione temporalesca abbandoni definitivamente il mio territorio, garantendo quel sole splendente per un perfetto cielo azzurro.
E così è!!!
Il tempo per pranzare tranquillamente, per quel caffè che tempra lo spirito ed ecco che dal versante opposto, quel versante roccioso che guarda verso la Valle di Ciamin e dell’altipiano dello Sciliar, una lingua di cielo azzurro avanzare velocemente in direzione del Passo Alpe di Tires.





Improvvisamente tutto prende nuovamente vita, tutto prosegue da dove un paio d’ore prima si era lasciato. Un interno mondo di escursionisti (tantissimi quel giorno al Rifugio), come richiamati per istinto prendere d’assalto quella grande terrazza esterna ancora completamente inzuppata d’acqua, per orientare il proprio sguardo verso quel caldo sole che ora illumina e brilla di meraviglia la rossa roccia di Dolomia che avvolge questo luogo immenso. Dal grande tetto del Rifugio gli ultimi frangenti d’acqua cadono nel terreno dando così vita ad un piccolo concerto sonoro piacevole, al cospetto di questa nuova bellissima giornata.

Ora tutto ricomincia in un lungo ed entusiasmante movimento. Zaino in spalla ognuno per la propria strada, ognuno verso nuovi mondi Dolomitici che da questo punto prendono vita tra la Val di Fassa e l’Alpe di Siusi.
Forcella Denti di Terra Rossa (Rosszahn Scharte) – 2499m
Il mio obbiettivo si trova lassù, in quella forcella che per me ora rimane zona ignota. I Denti di Terra Rossa svettano nel cielo con un’eleganza ed una bellezza indescrivibile. Il Rifugio stesso si pone alla base delle sue guglie e dei suoi torrioni rocciosi, a farlo sembrare protetto da una morsa possente e naturale. Il Rifugio ora passa in secondo piano, il sentiero 2 scorre su di una leggera salita ai piedi di questi torrioni. Seguo quel suo cammino che sale leggermente ed apre punti di vista verso la Val Duron che raccoglie a sé una grande emozione. Tutto ciò che mi sono lasciato alle spalle nelle ore precedenti è ben raccolto e “raccontato” da questa perfetta vista panoramica.


Riesco ad osservare perfettamente le malghe incontrate durante il cammino, dove perfino il Rifugio Micheluzzi, per quanto poco, riesce a farsi "vivo" all’orizzonte. Percettibile quell’inconfondibile tintinnio degli alpeggi a valle, trasportati fin quassù da un vento che un passo dopo l’altro aumenta di intensità. Una leggera e piacevole salita al cospetto di questi Denti, dove osservare ogni minimo particolare da un punto di vista sicuramente privilegiato. Da un versante più estremo in vetta ad uno dei Denti noto una croce di vetta. La cosa mi incuriosisce, da sempre attratto come sono da questi eterni simboli della montagna. Capisco che devo arrivare lassù, al cospetto di questo sacro emblema che tanto rappresenta una delle immagini più belle che una vetta può rappresentare.



Tutta una serie di osservazioni che però mi distraggono da un contesto che ora sta per prendere vita. Arrivo in forcella in circa 15 minuti dal Rifugio. Vengo accolto da un’improvvisa e forte scarica di vento che nell’immediato mi vede coprirmi leggermente da un grande masso adiacente alla forcella stessa. Una forza indescrivibile e poche volte vissuta nei miei Trekking. Una forza che sale direttamente dai versanti dell’Alpe di Siusi che ora si aprono di uno scenario meraviglioso. Sistemato il cappellino in modo da non prendere il volo, mi siedo beatamente su di una panchina perfettamente scolpita nel legno e che mi permette così di rimanere completamente assorto in tutto ciò che questo nuovo punto di vista mi offre.

Il post temporale porta con sé venti forti in alta quota, e il forte vento pulisce l’orizzonte da qualsiasi impurità naturale rendendo così il mio orizzonte limpido e senza confini. È meraviglioso ciò che ora osservo rimanendo in totale silenzio, con quella complicità di essere completamente solo.
Dalla forcella prende così vita il mio ennesimo volo libero.
Un grande salto che mi permette di volare all’interno del Parco Naturale dello Scilliar – Catinaccio, lungo l’immenso altipiano alpino del Seiser Alm. Un volo immenso che guarda verso lo Sciliar e l’inconfondibile dente roccioso di Cima Santner (2413m) per poi atterrare dolcemente verso il centro turistico di Siusi (1038m). E questi sono solo i margini territoriali del mio volo. All’interno di tutto questo prende vita un modo alpino ricco di pascoli, baite ed una serie di piccole colline a rendere merito di questa Natura.


Ma se mi sposto leggermente il mio è un volo che prosegue senza sosta. Mi basta spostare il mio campo visivo verso il versante opposto, dove pure in questo punto trovo l’ennesimo tronco di legno ben lavorato e sistemato a dovere. Quel versante che ora mi riporta nuovamente verso la Val Duron, con il possente gruppo del Catinaccio d’Antermoia a presentarsi in tutta la sua maestosità.
Visto da questa quota è veramente impressionante, con quell’opportunità di focalizzare per bene tutte quelle composizioni rocciose che nella sua sommità maggiore danno vita ad un infinito altipiano. E che dire del Sasso Piatto e di tutto ciò che circonda l’ennesimo massiccio da qui visibile. È una dimensione stratosferica, una serie di punti di vista infiniti che prendono vita al cospetto di questi denti rocciosi a crearne quella perfetta scenografia.

Rimango qui per circa un’ora. Di tanto in tanto qualche escursionista di passaggio con cui condividere qualche parola, per poi rimanere in perfetta solitudine con me stesso. Non potrei chiedere di più, non potrei nemmeno pretendere di più perché le foto che seguono parlano da sole. Parlano di una eterna solitudine che non puoi paragonare a nulla, che non ha prezzo se non il valore di assoluta libertà. Quella libertà che quassù elimina qualsiasi negatività o pensiero cattivo, riuscendo a tenere lontano quelle parti di quotidianità che per l’ennesima volta ritengo nocive per la nostra salute e per il nostro diritto di essere uomini liberi. Tutta una serie di pensieri ed osservazioni personali che per chi mi conosce bene sa da dove hanno inizio e dove potrebbero avere una fine.
Tu chiamala come vuoi. Io ammirando i Denti da questo punto di vista identifico tutto come "libertà", dove in un unica parola si racchiude una risposta a mille domande.




Ma ora è il momento di rientrare.
Rientro al Rifugio Micheluzzi
Ultimi sguardi, ultimi accenni verso quel panorama che da questo punto guarda verso i versanti dell’Alto Adige e del grande parco che in lontananza da vita alla Scilliar. Ultimi sguardi che si scontrano inevitabilmente con quel forte vento che per l’ennesima volta attenua qualsiasi possibile rumore, e questo sentiero che dolcemente mi riporta al Rifugio.
Mi vedo purtroppo constatare che quella croce di vetta vista in precedenza diviene un obbiettivo impossibile da raggiungere. Nessun sentiero e nessuna possibilità di arrivare al cospetto di questo sacro emblema, che per me prima di identificare un simbolo religioso identifica la montagna stessa,
Il sole brilla che è una meraviglia, uno spettacolo naturale che alimenta quella sua forza vitale che per noi esseri umani è la base della vita. Rientrando lungo questa grande strada forestale, sempre sentiero 8, il verde si illumina così di colori forti e caldi. Un pianoro all’altezza del Passo Duron improvvisamente prende vita di un alpeggio di liberi cavalli. Lascio il sentiero e risalgo leggermente questo punto per raggiungere queste adorabili creature.




Un pianoro erboso che da vita ad un meraviglioso palcoscenico che si staglia contro il Sasso Piatto. Il punto di vista è eccezionale, dove queste libere creature si muovono in tutta tranquillità al cospetto di questo grande massiccio roccioso. Ne viene fuori una cartolina perfetta, una perfezione che maggiore non si potrebbe pretendere.
Vivo intensamente questi istanti, li vivo cercando quel contatto con questi animali nel modo più naturale possibile. Rispetto un loro possibile timore nei miei confronti, mi avvicino con dolcezza a passo lento quasi a voler creare quella perfetta armonia che trasmetta solo fiducia. Loro rispondono alle mie intenzioni liberamente, lasciandosi tranquillamente avvicinare e creare così quel contatto fisico dove la mia mano, accarezzando questi loro docili ed enormi musi, stabilisce quel perfetto contatto di fiducia e rispetto.



La loro curiosità non è da meno alla mia. C’è chi addirittura alle mie spalle, ed a mia insaputa, si avvicina in silenzio per dare dei forti strattoni al mio zaino con la bocca. Rimango sorpreso da questa capacità di avvicinarsi e muoversi nel più assoluto silenzio, come a volermi colpire di spalle in modo del tutto benevolo.
Nel giro di pochi minuti mi vedo così circondato da queste loro grandi figure, da questa loro meravigliosa possanza ed autorità. Tutto si svolge nella tranquillità più assoluta, dove l’alchimia che viene a crearsi testimonia la loro abitudine nel confrontarsi con noi esseri umani. Ma questo rientro non termina di stupirmi.

L’intera valle sembra prendere vita. Il sole e le poche nuvole presenti creano degli effetti sui grandi prati verdi che sembrano raffigurare perfettamente la Natura stessa in costante movimento. Le grandi pareti rocciose di questo versante più a Nord del l’Antermoia assumono ora un colore ed una luce che rende maggiormente vigore ad una serie di insenature ed enormi valloni, che in certi frangenti danno vita a repentine cadute di piccole pietre che ad occhio nudo sono impossibili da osservare. Il rumore, quel tipico rumore che identifica anche nella roccia una continua evoluzione, un continuo movimento che nei millenni ha lentamente plasmato e cambiato la naturale fisionomia di questi grandi massicci. Quante volte mi sono chiesto come si presentassero queste montagne milioni di anni fa, una domanda che pure ora viene spontanea.
Malga Docoldaura è l’ultima pausa prima della parte finale. Ne approfitto per entrare nuovamente in contatto con l’ennesimo alpeggio, questa volta composto non solo dai cavalli ma anche da placide mucche in perfetta simbiosi tra di loro. Ne approfitto anche per fare la conoscenza di una mucca che non mi abbandona per nessun motivo al mondo. Incuriosita da tutto, non solo dal mio zaino ma anche dai miei bastoncini e da ogni mio singolo movimento. Rimane al mio fianco anche durante un breve tratto di forestale, fino a giungere a quel cavetto elettrico che ne delimita il suo naturale territorio. Rimane lì, ferma e senza abbassare minimamente lo sguardo man mano che mi allontano. Di tanto in tanto mi fermo e mi giro verso di lei, rimane impassibile ad ogni mio movimento ma sarà per un’altra volta o forse per un’altra vita.


Ripercorrere la valle lungo questa bellissima e leggera discesa mi regala grandi piaceri. Non solo legati alla tranquillità e alla pace che ho accumulato nell’intera giornata, ma anche per quella vitalità che va oltre agli animali al pascolo. Baita Brach e successivamente il Rifugio Micheluzzi sono ora presi d’assalto dal turismo di massa di stagione. Chi di passaggio come il sottoscritto, chi invece come meta finale per una breve passeggiata all’interno della Duron. Tutto si svolge piacevolmente, dove il turismo di massa presente si gode pacificamente e nel rispetto di questa Natura meravigliosa questa bellissima giornata estiva.
Il sole e il cielo azzurro di primo mattino, le nuvole minacciose che improvvisamente portano con sé una forte tempesta nel buio più assoluto, per poi ridare nuovamente vita e quella luce ai Denti di Terra Rossa dolcemente incastonati tra l’ennesimo cielo azzurro e gli infiniti panorami dalle mille emozioni.
I Denti di Terra Rossa - Note Tecniche
Lunghezza sentiero: 7km (solo andata)
Dislivello totale: +603m
Tempi di cammino: 3h (individuale - solo andata)
Tipologia sentiero: E - Escursionistico
I Denti di Terra Rossa - La Mappa
I Denti di Terra Rossa - Il Video
Guarda i miei video all'interno del mio Canale YouTube
Location: Denti di Terra Rossa - Parco Naturale Sciliar Catinaccio (BZ)
Area Geografica: Val Duron (Val di Fassa) - Passo Alpe di Tires (Sciliar Catinaccio)
Regione: Trentino - Alto Adige
Accesso: su sentiero 532 che dal Rifugio Micheluzzi si incammina lungo la Val Duron
Alloggio in Val di Fassa: B&B Ingrid - Campitello di Fassa (TN)