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Dentro le mie Dolomiti

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  • Immagine del redattoreStefano Germano

La Val San Nicolò - Val di Fassa.

Aggiornamento: 21 nov

Bella espressione di questo mio Autunno, la Val di San Nicolò.

 

Me la ricordo completamente diversa quando più di tre mesi fa, in piena Estate, mi sono addentrato all’interno di quel suo versante che scorre più a monte. Allora la stagione mi ha concesso un lungo cammino verso Baita Monzoni, lungo quella sua valle omonima. Un’esperienza che porto dentro al mio cuore e ai ricordi più belli, e tornare così nuovamente in valle dopo tanti anni.



Quella estiva è una parentesi che lascio al passato, per guardare al futuro e a tutto ciò che da questa mia nuova esperienza ne posso trarre. Ora tutto mi appare completamente diverso, perfino il grande parcheggio adiacente al grande campeggio posto a inizio valle. Completamente libero, quasi a dimenticare un luogo così rinomato e amato da chi nella Val di Fassa ne vede un punto di ritrovo molto particolare. Qualche cantiere di manutenzione aperto, boscaioli intenti a terminare il loro lavoro prima dell’arrivo dell’Inverno, e i grandi impianti di collegamento invernale che di questa valle ne prendono già piede.



È un susseguirsi di transenne, protezioni e di quei cannoni già pronti per la messa in opera e creare così quel lato artificiale di una neve che sicuramente non tarderà ad arrivare. La lunga stradina asfaltata che sale verso valle è completamente abbandonata a quel primo gelo che inesorabilmente inizia a fermare la sua corsa notturna a ridosso di qualsiasi elemento. L’erba, quei grossi tronchi d’albero ben lavorati e in attesa di essere portati nelle varie falegnamerie della vicina Val di Fiemme, e quei piccoli crocifissi che si incontrano lungo il cammino. Tutto leggermente rivestito di quel fine alone bianco, nella penombra ancora presente in valle mentre le vette più a monte già chiamano il sole di giornata.



È il susseguirsi di un silenzio quasi surreale, interrotto unicamente da quei frangenti in cui il Ru de San Nicolò si avvicina alla mia via di cammino. L’acqua scende con grande forza a ridosso di questi suoi versanti rocciosi, tanta che sembra quasi di vivere la valle nel periodo del disgelo primaverile quando dalle maggiori sommità il primo caldo sole scarica a valle quella neve che non riesce più a contrastare la forza della stagione della rinascita. È così in Malga Crocifisso, e quella sua cappella storica risalente al lontano 1835.


Malga Crocifisso e la chiesetta adiacente

Scorre così questa mia prima mezz’ora lungo la valle, lungo questa strada asfaltata che porta i capitelli di una Via Crucis che di anno in anno ripete una secolare tradizione Fassana. Prosegue così a ridosso del Ponte da le Chieve per aprire nell’immediato il tanto desiderato scenario dell’intera valle. Quello vero, quello composto dalle sue meravigliose baite e da quei fienili che ora, a distanza dai mesi estivi, sembrano quasi abbandonati a sé stessi in attesa che il lungo Inverno faccia il suo corso. Gli alpeggi visti a quel tempo lasciano spazio a una piccola comunità di muli che vivono nel silenzio più assoluto questa nuova giornata. Forse una delle ultime prima di scendere nelle stalle dei grandi centri lungo le valli.



Silenziosi quasi da passare inosservati. Rimangono placidi e fermi al cospetto del sole di primo mattino che dona luce e colore autunnale all’intera valle. Ora tutto prende una piega completamente diversa. Se fino a pochi istanti fa tutto mi sembrava freddo e senza vita, ora il verde e i colori d’Autunno prendono vita grazie a questo effetto visivo che mi permette di stare bene, di sentirmi bene e di condividere qualche momento molto particolare al cospetto di questo grande recinto. Loro mi osservano silenziosi e incuriositi, alcuni di loro si avvicina a me in tutta calma e senza fretta. Io allungo la mano per quella carezza verso un viso che sembra guardarmi con simpatia in un perfetto linguaggio dove uno sguardo vale più di mille parole.








Il Lagusel – 2099m


Un grande parcheggio si accentra all’interno di queste prime baite. Un ponte in legno attraversa il Ru per dare inizio alla lunga salita dove il sentiero 640 guarda già al versante maggiore dell’intera giornata. Mi sposto nel versante opposto, saluto per ora l’intera valle e quelle sue baite sparse lungo questi suoi verdi alpeggi. Troverò tutto nel pomeriggio quando rientrando nuovamente sui miei passi avrò il tempo per osservarle e viverle per tutto quello che si meritano. Torno nuovamente all’ombra della grande montagna, una spalla boschiva che ora nasconde quel meraviglioso tepore vissuto fino a qualche minuto prima.


È il versante più impegnativo dell’intera giornata, quella parte di dislivello che seguendo una strada forestale si inerpica a tutta forza verso la Marisana e la Palacia, due tratti geografici della quota maggiore per quanto mi riguarda oggi. L’idea è quella di seguire una parte di quel sentiero estivo lungo la Valle dei Monzoni, quella parte che in precedenza avevo tralasciato e che non scorreva lungo le placide acque del Lagusel. Ora è arrivato il momento di colmare quella mancanza e di approfittare di questa meravigliosa stagione per guardare nuovamente verso punti di vista già vissuti, ma con quella particolarità dove tutto torna a essere una nuova scoperta.



Se la mappa profilava un notevole dislivello su di un tratto di salita non molto lungo, la reale verità si traduce in alcuni tratti dove ampi strati di cemento rendono più praticabile la salita dei mezzi a motore per i malgari che salgono negli alpeggi superiori. Quei poco più di 300m di dislivello si fanno sentire in alcuni tratti, dove in uno di questi l’occasione diviene propizia per guardarmi bene attorno e iniziare ad abbracciare questi colorati boschi, senza perdermi di vista una prima immagine che scalda subito il cuore. Mi basta porre lo sguardo verso Nord, dove i primi frangenti colmi di neve danno vita a Punta Penìa della Marmolada. È un primo assaggio, un primo momento di forte emozione per quello che più a monte completerà l’opera.


Il versante opposto, verso il Sas de Adam

I boschi colorati di stagione dei Piani de Secigne

Vista verso la Regina, verso Punta Penìa della Marmolada

Questo è quello che basta, una carica di energia e di positività che mette benzina nelle mie gambe dove ogni possibile impegno fisico si affronta con quella consapevolezza che ora la Natura è parte di te stesso. Il sole improvvisamente torna a brillare, lo tengo di fronte con quel tiepido tepore che illumina il mio viso. I boschi si diradano e l’alpeggio prende così vita all’interno di una nuova dimensione dove ampi spazi erbosi si coprono di una cornice boschiva dai mille colori autunnali. Il tutto è meraviglia.




Il Lagusel non si compone di quel piccolo lago di alta montagna, ma anche di alcune piccole ed eterne baite che da quassù vivono da decenni tutte le stagioni che Madre Terra gli dispone. Un ampio panorama ora si apre verso il versante opposto al mio, quello che guarda verso la Marmolada ma che prima scorre lungo un crinale erboso d’alta quota e che abbraccia a sé il sentiero attrezzato Pederiva. Da lassù prende vita dal Sas de Roces (2612m) per scorrere in una quasi perfetta linea orizzontale verso il Sa de Adam (2430m) per poi cadere direttamente in Val di Fassa. Lungo queste sue verdi spalle noto con grande stupore alcune piccole baite nascoste da una fitta vegetazione, quasi a volersi distaccare dalla Val San Nicolò per dare così vita a un mondo tutto loro.





Da qui partono pensieri, riflessioni e quel viaggio in cui la mia fantasia mi porta a immaginarmi all’interno di una di quelle piccole baite, senza tempo e senza prendermi tempo. Mi immagino eterno custode di uno di quei piccoli gioielli senza tempo e misura, mi immagino padrone assoluto di un luogo che mi possa permettere di viverci a periodi o anche forse per tutta la vita. Immerse nel silenzio più assoluto, fuori da qualsiasi aspettativa umana e lontano da tutto ciò che la frenesia della vita moderna sempre più ci toglie.


Io, solo e questa Natura che diviene la mia “compagna” per l’eternità.

Magico volo, fantasia la mia estrema…


Pochi passi per lasciarmi alle spalle questi punti di vista e queste baite, che anticipano di poco il Lagusel a 2099m di altitudine. Prende i colori dell’Autunno, dove gli alberi della Palacia si riflettono tra queste limpide acque. Un piccolo specchio d’acqua dove perfino un piccolo sasso lanciato per curiosità potrebbe rompere un’alchimia che dura da chissà quanti millenni. Nulla, in questo istante, potrebbe scalfire la perfezione che crea quell’acqua perfettamente piatta e immobile perfino di fronte a qualsiasi elemento naturale. Nemmeno il vento che scende dai versanti maggiori riesce a disturbare questo piccolo ed eterno sortilegio.


Il Lauscèl (Lagusel) - 2099m

Per me c’è poco da fare. Non serve solo camminare e vivere ogni singolo particolare come parte integrante di un Trekking. Bisogna anche essere capaci di pensare e di tradurre ogni singola prospettiva con il linguaggio della Natura, con quei piccoli segnali che possono arrivare da qualsiasi elemento che ne faccia parte. Un piccolo lago e quelle sue placide acque parlano una lingua che deve essere tradotta cercando la giusta ispirazione, cercando di ascoltare il vento e respirare ogni sua singola folata. La Natura se vuoi si compone di strani pensieri, strane creature che dal bosco scendono verso le sponde di questa pace interiore che puoi percepire, puoi sentire se solo hai pazienza e tempo per sederti a occhi chiusi e aspettare il richiamo di essa. Io la vivo così, non solo camminando e osservando i panorami, ma cercando la voce che prende vita dalle leggende.




Sella Palacia – 2259m


Il mio sentiero ora costeggia leggermente questo piccolo lago, questo mio immenso Paradiso terrestre. Rimango sempre solo durante questo giorno di metà settimana dove le quote superiori rimangono definitivamente abbandonate dal resto del mondo. Forcella dai Pief è un punto di passaggio che guarda verso il Pecol de la Geja e successivamente i Prè de San Nicolò, ampi spazi erbosi che durante l’Estate divengono l’alpeggio di Baita Monzoni. Uno sguardo verso questo versante, con quel pizzico di malinconia dove tutto sembra per l’ennesima volta abbandonato agli elementi naturali che non tarderanno ad arrivare.



Questa piccola forcella dista un paio di minuti da ciò che io ho programmato come il punto perfetto per il mio pranzo di metà giornata. Ritengo da sempre importante pianificare con una certa precisione una giornata in alta quota, soprattutto in quei contesti in cui sono cosciente di essere solo con quella piccolissima percentuale di probabilità d’incrociare altri esseri umani. Due piccole baite ben tenute, si posano in tutta tranquillità su di un piccolo pianoro erboso ai bordi di un piccolissimo e sconosciuto laghetto di alta montagna. Sono la base naturale di quelle grande cresta rocciosa che da vita a l’Ort, una selvaggia cima che s’innalza a 2689m. Da qui il Gran Laste (2716m) e più lontano, verso Est, un raggruppamento di guglie e punte di Dolomia che dal versante opposto guardano già in direzione del Passo San Pellegrino.



Il punto è perfetto, a completare questo quadro naturale con una meravigliosa vista che a Nord mi trasporta nuovamente in direzione del sentiero attrezzato Pederiva e la sua lunga e inconfondibile cresta rocciosa. Ora questa mia quota arricchisce maggiormente il valore che nutro per questa vista e che si completa con i svariati colori di stagione dei boschi che ora scendono maggiormente verso valle.


Silenzio, Tempo, Misura.


Sono tre parole che da sempre considero la seconda regola per chi affronta questa vita, dove la prima, la sicurezza, diviene per me intoccabile. Quassù ora raggiungo il mio silenzio, il mio tempo e la mia misura delle cose.





Mi rendo conto di essere abbastanza in ritardo rispetto a quella tabella di marcia che mi ero prefissato qualche ora prima. Sono così talmente coinvolto anche emotivamente da questo luogo da non rendermi conto come il tempo possa scorrere velocemente. Il vento inizia a portare verso le quote maggiori, quelle che guardano verso i versanti de l’Ort, grandi cumuli di nuvole bianche. In certi momenti coprono il mio sole creando quell’effetto in cui dal piacevole tepore si passa immediatamente a quel freddo di stagione che ti penetra dentro. Ora mia aspetta una breve traversata quasi orizzontale, verso una nuova dimensione di vita.


Questa parte di cammino ora si congiunge con ciò che è stato durante l’Estate. Da Frocella dal Pief riprendo nuovamente il cammino su quel sentiero che ora mi torna famigliare. Un susseguirsi di leggeri sali/scendi seguendo sprazzi di luce intensa e improvvise ombreggiature dettate da quei grandi ammassi cumuliformi che ora scorrono veloci nel cielo. Il vento aumenta in modo sequenziale, disegnando su questi fitti boschi carichi di colore delle enormi ombre che vanno in contrasto con ciò che il sole riesce abilmente a illuminare. È un passaggio molto particolare e suggestivo, di quelli che trasmettono quell’energia che ti rende un tutt’uno con l’ambiente che ti circonda.




Il versante più a monte della Palacia da vita alla spalla erbosa della Marisana, una piccola croce di vetta che guarda direttamente a valle. È quasi impossibile distogliere la memoria si ciò che è stato diversi mesi fa. Non riesco a capacitarmi di questa forza interiore che si “intromette” portandomi indietro nel tempo senza lasciarmi concentrare su ciò che mi si presenta oggi. È un gioco mentale dove le emozioni rendono partecipi quei momenti così forti e intensi vissuti in una calda e solare giornata di Luglio. Sarà forse per quell’alpeggio di cavalli incrociato quassù. Sarà forse per quella giornata che mi ha visto camminare lungo questi sentieri dopo più di dieci anni fa dall’ultima volta. Sarà quel che sarà, ma di certo ora il passato si impossessa del mio presente.




Le gambe ora vanno da sole. Sembrano quasi senza controllo e desiderose di trasportare il mio corpo e la mia mente in Sella Palacia. Raggiungo la sua quota, quei 2259m che per oggi è il massimo di dislivello. Bum!! è come percepire un’improvvisa cannonata che prende direttamente lo stomaco. Nemmeno il tempo di appoggiare lo zaino a terra per le foto di rito, che nell’immediato i miei occhi guardano verso Est, verso uno degli spettacoli naturali più belli dell’intera Val San Nicolò e che posso vivere e osservare solo da questo punto.





Si apre così una immensa valle dove pini e abeti creano dei contrasti colorati meravigliosi, espandendosi lungo il Lavarè fino a raggiungere il Col Ombert (2670m). Un enorme avvallamento che scende con tanta rapidità verso il Pè de Forcia in direzione di Baita alle Cascate (1960m), che in questo momento i miei occhi vedono come il palcoscenico di un teatro universale. Ciò che sta alle spalle di tutto questo si dispone in una lunga parete boschiva che salendo in direzione del Passo di San Nicolò (2340m) dona la magnifica visione della Regina Marmolada visibile da questo incantevole punto. Ora posso considerare la Marmolada la mia Regina. Bella ed elegante, con Punta Penìa che primeggia di fronte a questo magnifico spettacolo tinto di bianco. Un candido manto la copre quasi a volerne nascondere quel suo lato selvaggio e che non perdona, a voler trattenere a sé i misteri e le leggende che si porta dentro dall’eternità.

Sella Palacia - 2259m

Vista 1 verso il Lavarè e la Marmolada

Vista 2 verso il Ciamp e la Marmolada

Il momento è catartico, e diversamente non potrebbe essere. Dalla Sella vengo attratto dalla vetta della Marisana, di cui un sentiero ben visibile accompagna verso la sua estremità maggiore. Vorrei approfittare della situazione, giungere in quella sua piccola croce di vetta ma il tempo scorre nuovamente veloce. Mi concedo una piccola tregua in Sella e raccogliere quei venti minuti in questo mio punto fermo e guardarmi bene attorno. Le nuvole coprono sempre più questo mio cielo che ora si colora di una sottile velatura bianca a rendere l’intero ambiente completamente diverso. Il sole non brilla più lungo la mia valle, e i colori di stagione improvvisamente si tingono di colori molto freddi e poco luminosi. Pure l’aria cambia, identificando questo Autunno avanzato in forte raffiche cariche di freddo. È tempo di scendere, il cammino è ancora lungo.




Rientro in Val San Nicolò


Una lunga discesa che ora mi riporta nuovamente più vicino alla quotidianità. Il mio sentiero lascia questo luogo così ricco di emozioni, così silenzioso quasi a volermi invitare a seguire questa sua ripida linea di cammino che nell’immediato si presenta piena di fango. Non piove da diversi giorni quassù, ma con molta probabilità alcune falde acquifere sotterranee riescono a portare alla luce dei piccoli rigagnoli e rendere così ogni mio passo con quel pizzico di attenzione in più. Sarebbe abbastanza sgradevole ora inzupparsi di fango.


È una parte che ora mi riporta alle quote minori. Il sentiero 641 ora guarda direttamente verso quei boschi pieni di colore che dalla Sella ammiravo nel silenzio e nella mia assoluta solitudine. Quei colori, quei grandi tratti boschivi del Lavarè diventano così una nuova dimensione naturale. In prossimità di una piccola baita di legno termina questa mia serpentina fangosa, dopo aver incrociato alcuni massi rocciosi a fare da magnifica scenografia ai piedi del Sas da Lastè (2731m). E’ il punto terminale di un solitario cammino che per più di due ore mi ha tenuto lassù, lungo quei frangenti maggiori di sentiero e maggiormente vicino al cielo.


Il Lavarè

Il Sas de Roces - 2612m

Il Sentiero dei Russi, verso valle

In lontananza la Regina mostra la corona...

Il Ciamp e la vicina Baita alle Cascate per trovare nuovamente l’ampia strada forestale che attraversa l’intera Val San Nicolò. Le prime baite e i primi fienili che si estendono all’interno dei grandi prati del Ciampiè, con le prime strutture turistiche che già da qualche settimana hanno chiuso la loro stagione in attesa di quella prossima Primavera che tutto porterà nuovamente in vita. Poca gente quaggiù, in questa parte della valle che durante l’Estate è un susseguirsi di escursionisti e appassionati della bicicletta. Poco movimento, se non quello dettato dai proprietari di queste piccole realtà abitative, dediti a passare l’ennesimo loro fine settimana in “casa loro”. È tutto completamente diverso rispetto a qualche mese fa, in questa valle che ora mi sembra sempre più abbandonata ai nuovi elementi di stagione che non tarderanno ad arrivare.



Il rientro in direzione del grande parcheggio più a valle mi porta a pensare, a trarre una serie di ragionamenti di questa mia ennesima giornata tra queste montagne. Mi ci vuole circa un’ora per uscire dalla valle e chiudere così questa nuova esperienza personale. Un’ora che tra una baita e l’altra, un grande prato dopo l’altro, mi fa riflettere su come il passato sia tornato in vita lungo questo mio sentiero. Ancora oggi, mentre scrivo, non riesco a capire bene fino in fondo perché la mia mente si sia così fortemente concentrata su ciò che questi luoghi ancora oggi, e a distanza di diversi mesi, siano il risultato di un richiamo quasi inevitabile. Cerco così di trarne una possibile risposta, che guarda a quel periodo in modo molto particolare e che oggi, su questo stesso sentiero, in certi momenti è nuovamente tornato in vita.


Il passato, indipendentemente da ciò che potrebbe essere visto in positivo come in negativo, è un qualcosa in cui a volte dobbiamo fare i conti per il resto della vita. La Natura e tutto ciò che mi circonda oggi mi ha dato una grande opportunità: quella di rivivere un momento che oscilla tra la malinconia e la felicità. Ma questo è un qualcosa che vivrà per sempre dentro di me, perché è cosa mia e di questo ne vado fiero.


In Val San Nicolò, da tornarci…sicuramente.


 

Val San Nicolò - Note Tecniche


Lunghezza sentiero: 14km 500m

Dislivello totale: +829

Tempi di cammino: 3h (individuale)

Tipologia di sentiero: Escursionstico E


 

Val San Nicolò - La Mappa




IN VAL SAN NICOLO' NELLA VAL DI FASSA
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Val San Nicolò - Il Video


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Location: Val San Nicolò (TN)

Area Geografica: Val di Fassa

Regione: Trentino

Accesso: dal grande parcheggio del Camping all'entrata della valle

Per il mio soggiorno in Val di Fassa: B&B Ingrid - Campitello di Fassa (TN)





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