Stefano Germano
Il Lago delle Stellune - Lagorai - Val di Fiemme
Aggiornamento: 28 lug
Un lago leggendario, un rubino incastronato ai piedi della Catena del Lagorai.
Una bella camminata che volevo fare da tempo, una di quelle che guardi da un punto di vista molto particolare perchè entra perfettamente all'interno di un contesto che vede nel Lagorai un punto di riferimento verso quelle Dolomiti che "profumano" di Natura libera e selvaggia. Un contesto che cammina leggermente lontano dall'escursionismo di massa.

Un cammino che spicca il volo con quella meravigliosa "fame" di avventurami e scoprire alcuni di questi meravigliosi specchi d'acqua che si perdono beatamente all'interno di questo meraviglioso contesto naturale. Il Lagorai e i suoi infiniti laghi certo, perchè se questo mio bisogno di Natura vive un periodo di grande cambiamento, è proprio guardando verso il Lagorai e questi meravigliosi laghi che il mio interesse e la mia attenzione trova spunti perfetti per una perfetta armonia interiore.
Ponte delle Stue 1246m - la partenza
Un punto di passaggio lungo quella avventurosa serpentina stradale che collega il Passo Manghen con la meravigliosa Val di Fiemme. A metà di questo rocambolesco passaggio il Ponte delle Stue lo si percepisce quasi nell'immediato, reso vivo dal fragore del Rivo delle Stue e dalle sue frastagliate acque.
Tutto parte da questo punto, in quel sentiero, il 318 parte del famoso Sentiero Italia del C.A.I., che di quella sua ampia forestale vede un buon 70% dell'intero itinerario per poi seguire il tratto finale in puro sentiero di montagna.


Il cammino scorre tranquillamente. L’ampio sentiero costeggia le ruggenti acque del Rivo delle Stue, portando a valle i grandi nevai delle quote superiori che in certi versanti riescono a contrastare i primi caldi della nuova stagione. Un ruggito del tutto naturale che per buona parte di questa lunga camminata sarà una delle colonne sonore più presenti. Il Rivo scorre lungo tutta questa verde vallata, alimentato da un Inverno che sembrava non finire mai e che per gli alpeggi presenti e le ampie radure erbose è di un valore inestimabile.


Tutto inizia al meglio, con quella piena consapevolezza di avere al mio fianco una Natura viva e rigogliosa che già profuma di quell’Estate ormai alle porte. Ogni nuova occasione non capita mai per caso, come in questa mia lunga giornata che mi porta a camminare per la prima volta all’interno di questo territorio. Una prima volta che in modo del tutto naturale risveglia ogni mio interesse, ogni mia curiosità di osservare e ricercare in ogni minima parte quella differenza che nel contesto generale è un valore aggiunto di inestimabile importanza.
Una lunga valle che si presenta verde e splendente di un sole meraviglioso, quel sole che nelle prime ore del nuovo giorno dona quell’effetto ottico che alla mia vista si presenta pieno di positività.
Hai presente quando i colori caldi trasmettono solo sensazioni benefiche? Ecco, il mio stato d’animo ora vive in tutto questo.
La lunga strada forestale cammina all’interno di un fitto bosco dove in certi momenti il sole riesce a penetrarvi e creare, con quella nebbiolina di primo mattino, improvvise forme che nella mia fantasia assumono le sembianze di quegli spiriti della Natura che tanto alimentano storie e leggende di queste montagne. Non mi sento per nulla solo, sebbene ciò che già prevedo è quella tipica giornata in completa solitudine. Non mi sento mai solo quando l’ambiente che mi ospita è rigoglioso delle sue acque e di quella quotidianità che vede in uccellini e marmotte una frenesia che non conosce limiti.

Libero. Libero di camminare lungo un sentiero che trasmette libertà e sicurezza. Libero di uscire dall’ombra dei boschi ed abbracciarmi con il sole tiepido che improvvisamente si impossessa di questo cielo così azzurro. Libero di ascoltare la forza dell’acqua che improvvisamente dà vita ad una lunga cascata che dai versanti boschivi più in quota scende a valle a tutta forza, per poi disperdersi sui verdi prati e dare così vita ad una immensa palude che nella sua frenetica corsa alimenta il Rivo ed altre piccole vene acquifere.
Le quattro Malghe
Quattro valori aggiunti a questa mia lunga giornata. Le Malghe si collegano agli alpeggi in un connubio che da sempre rende piacevole le mie escursioni. Lungo questa valle se ne contano ben quattro, sebbene due di queste non diano segno di attività. Malga Stue Bassa (1464) è la prima, così piccola che spunta improvvisamente sulla mia sinistra e leggermente più in alto rispetto al sentiero. Nascosta tra l’erba alta, me ne accorgo grazie ad una tabella indicativa di sentiero che ne evidenzia la presenza.
Nell’immediato mi dà subito la sensazione di essere dismessa, sebbene ancora ben strutturata e ben rafforzata dai suoi massi di roccia scura. La sensazione mi arriva dalla poca curanza in tutto ciò che gli stà attorno. Oltre l’erba alta anche quello stato in cui forse da troppo tempo non viene vissuta dall’uomo, da quello stato in cui da troppo tempo non viene curata e mantenuta integra in tutti quei particolari che ne richiedono manutenzione ed attenzione. È un mio pensiero, un mio punto di vista ovviamente.

Indipendentemente da tutto questo il fascino rimane, perché in ciò che resta leggo una lunga storia di vita e convivenza tra uomini e animali, dove rimane da sempre viva quella sensazione di libertà assoluta. Piano piano riprendo il mio cammino, guardando sempre con occhi attenti a tutto ciò che mi ospita in questa bellissima giornata. Raggiungere Malga Stue Alta (1566m) è questione di pochi minuti dalla precedente. Una bella sorpresa, un impatto che nell’immediato mi regala sensazioni decisamente diverse rispetto alla “sorella” minore. La Stue Alta è ancora chiusa, ma l’alchimia che la avvolge trasmette la sensazione di un’attività che prenderà nuovamente vita nel giro di breve tempo.

Due uomini con molta cura stanno rimettendo tutto a nuovo. Lo sfalcio dell’erba e tutte quelle circostanti necessari dopo un lungo Inverno. Due baite adiacenti alla grande stalla, ben curate e sicuramente ben attrezzate per l’alpeggio che non tarderà ad arrivare. Una bella Malga all’interno di un contesto che si divide da ampi prati verdi, i boschi circostanti e il Rivo che non demorde minimamente da quel suo naturale e piacevole concerto.


Guardandomi per bene attorno, il sentiero 318 si innalza alternandosi tra vari territori che nel contesto generale danno così vita a questa lunga valle. La Costa dei Casoni, il Fratton, il Busone e il Campolongo, sono solo alcuni tratti che formano il territorio gestito dalla Magnifica Comunità di Fiemme. Difatti lungo il sentiero non è raro trovare tabelle di demarcazione che evidenziano la gestione e proprietà territoriale di questa lunga valle. Oltre a questo, non si deve dimenticare che l’intero versante a Sud, rispetto al mio senso di marcia, guarda verso la lunga Catena del Lagorai.
Cima Manghen e il Lago delle Buse, per esempio, distano poca distanza sebbene nascosti da altre spalle boschive, come il gruppo del Montalon che da questo punto dà vita ad una lunga spinale che giunge fino Forcella di Val Sorda. La prima parte di una lunga catena che vede nel Lagorai un contesto naturale di grande spessore, fascino e quella montagna selvaggia tanto ricercata.


Improvvisamente un docile tintinnio scorre lungo la valle, trasportato da quel forte vento che ora inizia a farsi sentire. Ormai sono fuori dalle zone ampiamente boschive. Cammino a cielo aperto e questo permette al vento stesso di scorrere verso valle libero e carico di quella freschezza che va in contrasto con quel piacevole tepore del mio sole. Tutto brilla di luce intensa: l’erba fresca, i bassi pini e le piccole piante che prendono vita lungo le sponde del Rivo delle Stue. L’acqua stessa che luccica in modo tale da alimentare quella mia sensazione di sete, quasi ad invitarmi a quella pausa di rito dove mangiare qualcosa di leggero e dissetarsi di quell’acqua tanto preziosa.
Ma a tutto questo metto un freno. La pausa di metà mattina ora ci può stare, ma il tintinnio che scende dai versanti maggiori anticipano di poco la presenza di animali al pascolo. Per esperienza vissuta in prima persona è buona regola evitare di bere da torrenti che seguono un alpeggio più a monte. È una buona regola che di norma vuole essere preventiva, onde evitare improvvisi e fastidiosi disturbi intestinali. E la mia di esperienza vissuta in passato mi pone questa importante regola. Ma la pausa quella ora diviene d’obbligo, soprattutto in vista di Malga Cazzorga e il suo bellissimo pascolo di bovini.
Quel suono così inconfondibile e così tanto cercato dopo un lungo anno. Quella presenza beata e pacifica che apre così le “danze” alla nuova stagione in arrivo, alla nuova Estate. Malga Cazzorga (1845m) è il primo alpeggio di stagione, il primo sotto questo splendido sole e questi verdi prati che ora prendono vita. La sensazione che provo è immensa, una sensazione liberatoria dopo tanti mesi in cui la neve ha completamente fermato e nascosto tutto questo. Non sono nuovo nel dimostrare ammirazione e sensibilità per questi contesti alpini, per questi momenti che allietano da sempre il mio cammino lungo questi sentieri.

La Malga è in piena attività. Quella sua grande stalla vede uscire proprio nel momento in qui transito un considerevole numero di mucche, che con attenta disciplina si avviano lentamente verso i primi ampi prati che avvolgono questo alpeggio. Mi sembra di leggere in loro quella voglia di muoversi liberamente tra questi ampi spazi aperti ad un cielo meraviglioso. Sembra quasi che i lunghi mesi passati nelle calde stalle lungo le valli diano quell’opportunità di liberarsi definitivamente di quegli stretti spazi che per mesi sono stati d’obbligo. In loro prende nuovamente vita quel valore di libertà che da sempre vedo in tutto questo.
La mia pausa al loro fianco, trovando quel punto che nel mio immaginario risulta perfetto per condividere con tutte loro questi momenti così umili e naturali, escludendo ancora di più la frenesia e tutta quella negatività che la quotidianità dispone in modo del tutto gratuito. Mi pongo su di un prato leggermente più in alto da loro, di fronte ad un crocifisso in legno dove la presenza di Cristo viene simboleggiata da due pezzi di legno incrociati. Un punto perfetto dove condividere questa mia pausa che, sebbene breve, per quanto mi riguarda è di un valore molto importante.


La quarta Malga prima del mio lago? Ma certo, giusto il tempo per salutare la forestale che mi ha condotto fin quassù per dare così vita al puro sentiero di montagna. Un sentiero che si innalza nell’immediato, che da Malga Cazzorga mantiene la sua via di cammino nel 318 e che apre verso nuovi spazi, nuovi orizzonti e punti di vista.
Ora tutto ciò che dà vita alla Catena del Lagorai assume un aspetto più chiaro e deciso. La Pala del Becco (2423m), Cima delle Buse (2574m) e il Monte Montalon (2501m) si espongono in tutto il loro splendore, in quel fascino particolare che testimonia la selvaggia bellezza del Lagorai.

Una serie di punti di vista molto forti e carichi di emozione. Poter finalmente guardare queste vette in tutta la loro bellezza impone diversi stop quasi forzati. Per osservare, per scrutare ogni singolo particolare che di passo in passo cambia di continuo, evidenziando spessori e naturali formazioni che entusiasmano il mio cammino all’interno di uno spettacolo in continua mutazione. Il puro sentiero di montagna cambia anche il mio umore.
Se la strada forestale a volte diviene anche noiosa, il puro sentiero invece accende quella voglia interna di avventura, quel grande desiderio di poter camminare tra l’erba e la roccia mantenendo sempre inalterata quella continuità formata da cambi continui di direzione e di dislivello, e quell’instabilità che mantiene con Madre Terra un contatto più vero e naturale.
Il Baito Stellune è la quarta di queste meraviglie. Si posiziona a bordo del mio sentiero, da lontano l’impressione è quella di una grande struttura costruita completamente con la scura roccia tipica del Lagorai. Mi avvicino con tutta calma, quasi a non voler disturbare questo suo momento di inattività e provo un grande dispiacere nel rendermi conto che per una metà tutto si presenta completamente diroccato. Una struttura bellissima ed immensa, costruita con al classica roccia scura del Lagorai, ma con quella sua parte incredibilmente distrutta.
La cosa mi lascia molto stupito. Non so se questo Baito sia ugualmente utilizzato durante l’alpeggio Estivo. Noto tracce di vita, tracce di utilizzo anche recente ma di cui non riesco a valutare un possibile stato di abbandono o di “semi” attività. Il danno strutturale dovuto al crollo è ben evidente in una struttura massiccia e costruita ad hoc. Questo mi fa pensare ad un possibile ed eventuale danno naturale (forse Vaia?), non credo minimamente un fattore legato all’incombenza umana.




La guardo comunque con ammirazione, cercando di immaginarmela strutturalmente integra e considerandola una bellissima oasi di pace e tranquillità all’interno di un contesto naturale meraviglioso. Il mio sentiero, la mia montagna. Tutto procede per il meglio, seguendo una via di cammino piacevole e spensierata. La lunga Catena del Lagorai rimane sempre al mio fianco, presentandomi aspetti sempre più belli ed interessanti. I boschi si diradano sempre più, ormai il contesto naturale che mi circonda è completamente assorto in ampi e spettacolari spazi erbosi dove questa lunga vallata espone i suoi aspetti più belli ed emozionanti.





Lago delle Stellune – 2091m
Emozione certo, una lunga emozione che tengo stretta come se in quei momenti e in quei frangenti fosse la cosa più importante della mia vita. Un’ultima tabella indicativa di sentiero, quella che anticipa di un centinaio di metri il Lago delle Stellune. Da questo cambio di sentiero devo solo guardare in un’unica direzione, senza muovere un minimo passo.
Il lago dista da me di un centinaio di metri, ed è come se fossi già piacevolmente adagiato lungo le sue sponde. Una leggera discesa su di una leggera marcatura terrena che si confonde con questa erba che ora assume un aspetto molto diverso. Non più quella verde e lussureggiante dei pascoli alle quote inferiori, ma un’erba secca e che porta con sé ancora qualche residuo di stagione bianca.

Per istinto cammino tenendo come riferimento ciò che il lago già mi presenta, tra queste ampie radure dove una grande quantità di fiori di diversi colori sfoggiano tutta la loro eleganza tra questi alpeggi che ancora rimangono lontani da quei colori che non tarderanno a mutarsi. Lo vedo per la prima volta nella mia vita.
Rimango in silenzio lungo il bordo delle sue placide e tranquille acque. Un eterno silenzio lo avvolge, contrastato unicamente dal fragore di piccole cascate che imperterrite proseguono quella sua corsa dettata da un disgelo che non conosce fine. La cartolina nell’immediato si apre osservando quel riflesso così perfetto delle grandi vette che lo attorniano, da sembrare una foto divisa in due parti perfettamente uguali.


Vorrei tanto poterci girare attorno, camminare tra quei grandi massi che costeggiano le sue sponde. Questo purtroppo non mi è concesso, il suo versante che guarda verso le grandi vette è ancora completamente invaso dalla neve e questo ne limita per sicurezza ogni possibile intenzione. Ora devo trovare il punto perfetto, quel punto dove appoggiare il mio zaino e farmi rapire da ogni singolo particolare che rientra perfettamente all’interno di questo contesto così unico.

Un piccolo capitello dove una bellissima Madonnina si presenta in preghiera guardando verso queste acque, con quell’intenzione di chiedere a questa Natura così selvaggia e meravigliosa una protezione particolare per tutti quelli che intraprendono il viaggio all’interno di questo mondo che ai miei occhi sembra fermo da millenni. Sono solo, completamente solo sin dall’inizio di questa giornata.
Ora ciò che provo è un senso di solitudine ancora maggiore, dove l’immensità e la bellezza del luogo che mi ospita mi fa sentire nuovamente quel nulla al cospetto di così tanta grazia ed imponenza. Sono solo certo, ma con quella sensazione in cui la Natura stessa, i fiori, le acque circostanti, il sole e il vento, risultano la migliore compagnia per un viaggio così breve ma di inestimabile valore personale.

Ogni angolo, ogni piccola insenatura e tutto quello che gira attorno ad una perla come questa implica in modo del tutto spontaneo quel forte desiderio di riflessione e di pensiero. Vengo completamente assorto da questo miracolo naturale, vengo rapito dal vento che sembra raccontarmi una storia che in un certo modo si collega ai misteri che si celano lungo le sponde di questo rubino. Come spesso mi accade, lascio il mio zaino in disparte con quel forte desidero di muovermi liberamente all’interno di un contesto che in un momento come questo mi rende parte di questa misticità, di questa magia.
Come già detto non ho l’opportunità di girarci attorno completamente, ma questo non è un problema perché il mio #spiritolibero mi concede un margine di spazio così grande da riuscire ad esaudire ogni mio pensiero, ogni mia necessità. Arrivo al Lago delle Stellune per la prima volta in vita mia, un nuovo punto di vista che ora amplia sempre più la mia mente a nuovi spazi e a nuove emozioni, e che da quando ho iniziato a “vivere” il Lagorai da questo meraviglioso versante della Val di Fiemme, mi ha concesso quell’opportunità, quella fortuna, di trovare un nuovo sentiero carico di stimoli e di “pulsazioni” interiori che mi invitano ad andare oltre, a scoprire ed ampliare sempre più ogni mia possibile visuale.

La mia giornata si ferma lungo le sponde di questo meraviglioso lago. Di tutto ciò che potrei ora desiderare credo che non serva aggiungere altro, se non la consapevolezza di poter vivere questa mia ennesima solitudine in un mondo che sembra fermo da sempre. Disteso sull’erba al cospetto di questo meraviglioso gioco tra il sole e le nuvole, attorniato da tutta una serie di fioriture colorate dove sentirmi nuovamente padrone di me stesso al cospetto di un contesto naturale che per sempre porterò dentro al mio cuore.


Per il rientro non devo fare altro che seguire la stessa linea di cammino del mattino. Baito delle Stellune, Malga Cazzorga e quel suo meraviglioso pascolo, Malga Stue Alta e Malga Stue Bassa per chiudere definitivamente questa lunga linea di sentiero, attraverso una serie di piccole vallate ricche di un colore ben diverso. Nel pomeriggio il sole è già ben alto, nuove sfumature e una nuova luce che ora mi accompagna nuovamente con grande serenità al Ponte delle Stue.
Lago delle Stellune - Note Tecniche
Lunghezza sentiero: 7km
Dislivello totale: 899m (solo andata)
Tempi di cammino: 3h
Tipologia di sentiero: Escursionistico
Lago delle Stellune - La Mappa
Lago delle Stellune - Il Video
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Location: Lago delle Stellune
Area geografica: Catena del Lagorai - Val di Fiemme (TN)
Regione: Trentino
Accesso: Sentiero 318 dal Ponte delle Stue
Alloggio in Val di Fiemme: B&B Affittacamere Ceschini - Lago di Tesero (TN)