Stefano Germano
Spiz de Zuel – Val di Zoldo
Aggiornamento: 20 feb
Panorama idilliaco verso la Val di Zoldo, e non solo…
Una lunga valle che si disperde ai piedi della Moiazza. Quasi sconosciuta se non fosse per la presenza di una Malga che prende il nome dalla valle stessa. La Val de la Grava, selvaggia e ricca di boschi che guardano verso la Civetta da quel suo versante così particolare, quasi ad accompagnarmi a scoprire un suo punto di vista completamente nuovo e ricco di grande interesse escursionistico.

La Val de la Grava si pone nel versante più occidentale della Val di Zoldo. Una lunga vallata che si instaura con il vicino Agordino, dove la presenza delle varie vette che formano la Moiazza ne disegnano il suo confine naturale. Il sentiero è il 557 che parte all’altezza del vecchio albergo Le Vare, ora definitivamente chiuso, lungo la strada che dalla Val di Zoldo sale in direzione del Passo Duran.
Chiesa è il piccolo centro abitato su cui fare riferimento. È l’ultimo piccolo paese che con le vicine Cordelle e Gavaz forma questo nucleo pacifico e silenzioso al cospetto del Vant della Moiazza. Le Vare offre un ampio parcheggio dove, chiedendo sempre il permesso, è possibile lasciare la propria auto. La strada asfaltata che stà alle sue spalle, e le tabelle indicative del caso, sono il punto di partenza di questa mia giornata invernale.


La mattina presto porta sempre l’oro in bocca. La tranquillità di questo valico di montagna non è ancora stata presa d’assalto dal traffico veicolare, e tutto questo trasmette quella bellissima sensazione di pace che si abbraccia perfettamente a queste temperature rigide. La mia stradina sale velocemente costeggiando inizialmente il B&B Moiazza per poi affiancarsi a qualche piccola baita privata che nei miei sogni collettivi rimangono sempre un possibile progetto per un futuro prossimo.


La salita mi pone subito dei punti di vista molto particolari. Punti di osservazione che guardano verso Sud, dove prevale Cima Nord di San Sebastiano (2488m) e tutta una serie di pareti e campanili a formare questo immenso versante, l’ultimo prima di giungere nell’Agordino. Il cielo è leggermente velato, riflette in modo molto suggestivo la luce di questo mio sole che sarà comunque partecipe, sebbene in certi momenti debole, di questa mia infinita giornata invernale.
La Val de la Grava si compone di un immenso bosco, dove la presenza del Ru de la Grava dona un po’ di vita a questo silenzio così filtrante. L’inizio è di quelli positivi, spensierati e ricchi di quella curiosità che mi avvolge sempre nelle situazioni in cui ciò che stò per affrontare è quella prima volta che fa la differenza. Se lo Spiz de Zuel, o meglio conosciuto come Agnelessa, è il mio obbiettivo finale, lo Spiz stesso è quella mia prima volta in vetta a questo che è considerato uno dei panorami più belli dell’intera Val di Zoldo, e non solo.


Da un tabià all’altro, una serie di serpentine che compongono quei poco più di 300m di dislivello per giungere solo alla prima tappa prima della salita finale allo Spiz. Una tranquilla passeggiata attraverso questi boschi completamente sommersi dalla neve. A dire il vero l’ultima nevicata che si ricorda porta indietro di qualche settimana, ed ora il mio cammino si compone di una strada forestale ben battuta e quel sottile strato di neve dura e ghiacciata che impone i ramponcini per un proseguo più facile e dal passo sicuro.
Nulla di rilevante in questa prima parte se non una deviazione interna alla valle che in circa 1h conduce ai ruderi di Casera Moiazza. Questa vecchia struttura si posiziona a circa 1750m di quota, seguendo il sentiero 559 che dopo aver oltrepassato il Ru sale in direzione del Bivacco Grisetti (2050m), che si pone però più a monte della Casera stessa. Vedo però che in questo periodo questa possibile alternativa non è mai stata presa in considerazione da altri escursionisti. Il sentiero stesso infatti non mostra nessun segno e nessuna marcatura sulla neve lasciata in precedenza.




Ma io devo, e voglio, salire più in alto e verso il versante opposto a quello in cui questa strada forestale per ora mi accompagna. È questione ancora di pochi minuti per uscire dalla fitta boscaglia ed iniziare così ad avere il cielo aperto sopra la mia testa. Un ultimo pianoro, la grande parete della Crepa Bassa (2484m) e in lontananza quella Casera che della valle stessa prende il nome. Avvicinarsi è come aprire un libro di montagna quasi storico, dove la fitta boscaglia lascia definitivamente spazio a questo versante roccioso più estremo della Moiazza con le prime meravigliose avvisaglie della Civetta.
Casera di Grava – 1627m
Tipica casera estiva, dove durante la stagione calda l’intero alpeggio prende vita con i suoi bellissimi pascoli. Casera di Grava si posiziona all’estremità di un bellissimo pianoro che guarda verso la Crepa Tonda (1884m) e il Col della Besadora (1846m). Oltre, più a Nord, le prime spalle rocciose che da questo suo punto di osservazione guardano verso Forcella delle Sasse (2476m) e un susseguirsi di spalle di roccia che improvvisamente si innalzano verso la Torre di Valgrande (2715m), la Torre di Alleghe (2649m) e la Torre di Coldai (2600m). In sintesi quello che è il versante ad Est del gruppo della Civetta che guarda verso il Rifugio Coldai.


Nota molto importante è che da questo luogo, da Casera di Grava, su sentiero 557 in circa 4h si raggiunge il Rifugio Coldai collegandosi all’Anello Zoldano e seguendo una parte di sentiero che raggiunge l’attacco della Via Ferrata degli Alleghesi. Un cammino in quota lungo questo versante più a monte che al solo pensiero mi fa venire i brividi. Una meraviglia.

La Casera è aperta al pubblico unicamente durante il periodo estivo. Dai suoi pascoli, a km0, è possibile acquistare i principali prodotti caseari che, come da targa posta all’esterno, sono di qualità Agordina sebbene la Casera stessa rientri all’interno del territorio della Val di Zoldo. È il punto ideale per la mia prima pausa di giornata. Di altri escursionisti per ora nemmeno traccia e questo è quel valido motivo per osservare (per la prima volta) questo versante a me del tutto sconosciuto ed immerso in questo Inverno. La neve, quella leggera velatura nel cielo a creare delle fasce di luce del sole e dare così un’immagine quasi surreale a tutto ciò che ora mi circonda.
E pensare che basta così poco per tornare nuovamente alla “civiltà”. Difatti basta seguire quel sentiero che sale in direzione di Forcella della Grava per raggiungere in circa 20 minuti il Rifugio Su’n Paradis, punto di arrivo di uno dei tanti impianti invernali che salgono direttamente da Pianaz e Pecol Vecchio nell’alta Val di Zoldo. Ma per ora questa civiltà rimane ancora lontana da questo mio Paradiso silenzioso.




La parte finale allo Spiz inizia in prossimità della Casera. Cambio di sentiero, lasciando il 557 per seguire il 584 che oltre la direzione per lo Spiz indica anche come destinazione Forcella del Tolp. Ultima parte, quel dislivello leggermente maggiore rispetto alla prima parte. Ciò che trovo interessante è il cambio di prospettiva che si percepisce dell’intera Val de la Grava. Ora la quota prende un pò alla volta il sopravvento e con essa una visuale di questa parte finale di vallata e il versante presente della Moiazza che sembra espandersi a dismisura.



Se ciò che prima mi impressionava in un certo modo, ora lo spazio rende tutto più maestoso regalandomi così nuove prospettive che rendono onore a questo raggruppamento montuoso. La neve aumenta di volume una curva dopo l’altra, mantenendosi dura e ghiacciata e ben percorribile con l’ausilio dei miei ramponcini. Il sentiero stesso si allunga in modo uniforme rendendo questi +400m di dislivello complessivo più facili da affrontare. I boschi, che in questa parte finale si alternano con il cielo aperto, per giungere alle ultime due serpentine che improvvisamente si innalzano mai come prima lungo questo sentiero.





Già da questo frangente che raggira leggermente lo Spiz, i primi versanti che guardano verso l’Agordino e le lontane vette delle Dolomiti Bellunesi vanno in netto contrasto con questo cielo che rimane magia e sensazioni. Difatti prende già vita quel versante della Val di Zoldo che guarda verso il territorio Longaronese, e tutta quella serie di vette e boschi selvaggi a dare vita ad un nuovo versante Dolomitico. L’ultimo tratto impegna leggermente più di ciò che è stato in precedenza, tralasciando l’impianto di antenne presenti su di un colle che anticipa la vetta (inguardabili n.d.r.) affronto così il margine estremo dello Spiz. Una collinetta che svetta a 2033m di quota, due panche ed un tavolo in legno ed eccomi al cospetto di una delle viste più indimenticabili della Val di Zoldo, e non solo…
Spiz de Zuel (o Agnelessa) – 2033m
Un punto di vista che si staglia a 360° verso un mondo Dolomitico meraviglioso. Dopo aver preso i tempi per una giusta pausa mi dedico completamente a tutto ciò che mi circonda. Parto da un punto geografico che da Sud sale verso Est, dove l’intero massiccio di Cima Nord di San Sebastiano apre il sipario a questa scenografia naturale impressionante. La lunga spinale rocciosa del Sasso di Bosconero (2468m), Forcella Cibiana e il Monte Rite (2183m), per entrare così nella Valle del Boite che con l’Antelao e il Sorapiss rendono omaggio a questa bellissima vallata che guarda verso l’Ampezzano.

Da questo versante primeggia su tutti il maestoso Pelmo (3168m) che da questo punto mi permette di ammirare il Passo di Rutorto (1931m) con qualche leggera avvisaglia nella sagoma del Rifugio Venezia (1946m) e i bianchi pianori che si innalzano verso le Crode de Pena. Ma tutto non si ferma solo a questo. Seguendo questo mio viaggio panoramico la Val Fiorentina, il Mondeval, Forcella Ambrizzola (2277m) e l’immancabile Becco di Mezzodì (2603m) e tutta la serie delle Rochette. La Croda da Lago (2701m) e Ponta Lastoi de Formin (2657m) chiudono con il Cernera (2664m) questo versante più a Nord prima di lasciare spazio ad una leggera esposizione della Tofana di Rozes e del Monte Lagazuoi.


Se pensi che tutto si fermi qui ti sbagli di grosso caro lettore. Di ciò che fa parte il Passo Giau (non visibile da qui) l’estremità della Ra Gusela e il lontano Sass de Stria chiudono questa infinita panoramica prima che la Civetta si prenda definitivamente la scena di questo eterno teatro naturale. Partendo da Cima Ovest di Coldai (2396m) un susseguirsi di guglie e campanili rocciosi che anticipano i versanti più imponenti, che da quote superiori ai 2000m si innalzano a oltre 3000m, e dare così vita alla maestosità della Civetta e di quelle torri e pareti che rappresentano le Dolomiti nel mondo.




Il mio punto di osservazione è quasi surreale, infinito e quasi impercettibile. Rimango seduto al cospetto di così tanta emozione. Il vento soffia forte, con quelle raffiche alternate quasi a farmi ricordare che tutto questo fa parte del pianeta in cui tutti noi viviamo, e che troppe volte sottovalutiamo in quella sua fragilità troppe volte dimenticata. Il sole, quel mio sole che rimane sempre leggermente nascosto da questa velatura nel cielo, inizia a scendere verso occidente, verso quel versante della Moiazza quasi intenta ad attenderlo per dare inizio così a quel lento imbrunire prima di chiudere definitivamente questa giornata.
Giusto il tempo per una piccola pausa, giusto il tempo per guardarmi bene attorno e cercare di memorizzare il più possibile ciò che i miei occhi ancora riescono a focalizzare. Lascio questa vetta, poco conosciuta ma che racchiude a se quella misticità dettata da un luogo che guarda verso il tempo passato in modo da conquistarti il cuore e l’anima. Scendo per la stessa via di sentiero che mi ha portato fin quassù, dove incrocio alcuni escursionisti che da li a poco raggiungeranno l’estremità dello Spiz. Il mio augurio è che anche loro possano vivere i miei stessi momenti, istanti che si dovrebbero portare nel cuore per l’eternità.


Giungo nuovamente in Casera della Grava. Ora è già completamente in ombra dalla grande parete della Moiazza, come l’intera Val de la Grava che mi accompagna nuovamente lungo questa discesa tra i boschi che ora tornano ad occupare questa parte finale di giornata. Il vento soffia forte, più presente rispetto al mattino durante la fase di salita. Soffia così forte da creare dei naturali fischi che danno voce agli alti arbusti che compongono questa parte selvaggia della valle. Il Ru prosegue la sua corsa, come da spalla vocale alla voce degli alberi per accompagnarmi a Le Vare e mettere la parola fine a questa mia ennesima esperienza tra le mie Dolomiti. Unica, impagabile ed ineguagliabile. La mia ennesima che consiglio di farti pure tua caro mio lettore.
Spiz de Zuel (o Agnelessa) – Note Tecniche
Non molto da dire da un punto di vista tecnico. È un’escursione che solo nella fase di salita impone tempi complessivi che si aggirano sulle 3h, compresa sosta di salita in Casera della Grava. Come dislivello il totale da Le Vare alla vetta dello Spiz si riassume in +788m. Il sentiero si compone per l’80% di strada forestale, di norma ben battuta ma che in caso di recenti nevicate potrebbe imporre l’utilizzo delle ciaspole. Per il rientro si segue la stessa linea di cammino di salita. Dallo Spiz si scende a Le Vare in circa 90 minuti senza soste.
Spiz de Zuel – Il Video
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Location: Spiz de Zuel (o Agnelessa) – 2033m
Area Geografica: Val di Zoldo (BL)
Regione: Veneto
Accesso: su sentiero 557 lungo la Val de la Grava