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Dentro le mie Dolomiti

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  • Immagine del redattoreStefano Germano

Mondeval in Autunno (Casera Mondeval de Sora e il Piz del Corvo) - Val Fiorentina

Ritorno al Mondeval, in questa veste autunnale in un anello tutto da vivere tra il Piz del Corvo e il Monte Mondeval.

 

Ampi spazi aperti dove la Natura sembra voler concedere palcoscenici che danno la dimensione dell’infinito. Sono le poche parole che mentre scrivo mi vengono in mente, preso dall’ispirazione verso un luogo che di anno in anno guardo attraverso i suoi sentieri. Lo spazio, quello che sembra quasi eterno e dalla lunga spinale rocciosa che da Forcella Ambrizzola (2277m) si allunga verso Forcella Giau (2360) e l’irta parete di Ponta Lastoi de Formin (2657m). Uno spettacolo che si compone di quel grande “pianoro” aperto al cielo e che porta il nome di Mondeval, della sua Casera e di questo anello che per la prima volta affronto in totale solitudine. Solitudine certo, perchè credo che non ci sia cosa migliore della solitudine da vivere all’interno di questo territorio nella splendida e solare Val Fiorentina.



La mia strada mi porta a scendere verso la Valle, dopo essermi perso per qualche minuto verso la “vastità” in persona che il Monte Pelmo esprime dal Passo Staulanza (1766m). Un punto di vista che lascia senza fiato, dove il “Caregon del Padreterno” per l’ennesima volta lascia traccia dentro le mie emozioni più belle. Il Pelmo, immenso e maestoso. Si divide tra la Val di Zoldo e la Val Fiorentina dove poterlo ammirare da questi due versanti opposti e avere così l’opportunità di due prospettive completamente diverse. Come lui il Monte Civetta, ben visibile dal Passo Staulanza per poi venire completamente nascosto dal Monte Crot (2158m) che nel mio immaginario diviene la porta di entrata nella "Valle del Sole".


Il Monte Pelmo e il Monte Crot, così si presentano in località Palui.

Due massicci che non capitano per caso, non per qualche istante e solo di passaggio. Sia il Pelmo che la Civetta saranno due dei tre componenti rocciosi che mi faranno compagnia in questa mia giornata in completa solitudine. Ciò che mi aspetto è quella continuità relativa alle diverse prospettive, che in un continuo cambio di altitudine mi permetterà di osservarne la loro totale possanza, quel cambio di visuale che il contesto naturale del Mondeval arricchirà in modo del tutto naturale. C’è un particolare molto importante che per oggi alimenta maggiormente la mia curiosità. L’intero territorio che andrò ad affrontare lo conosco bene, come le mie tasche.


Anni e anni di passaggi lungo questi sentieri che dalla Val Fiorentina si collegano alle Dolomiti d’Ampezzo, con il tempo hanno inciso quella conoscenza da sentirmi a casa e in totale equilibrio con questo ambiente così immenso.


Dell’intero anello vedo il punto più interessante lungo quel ampio vallone che collega Forcella Gaiu con il Ponte di Sassi, un passaggio a 2115m che si dirama in due settori. Il primo segue una lunga discesa verso valle, verso i centri abitati di Toffol e la più lontana Pescul, mentre il secondo torna nuovamente in quota per scorrere con un leggero impegno su di un’ampia forcella che si pone tra il Piz del Corvo (2383m) e la vetta del Monte Mondeval (2455m). Questo tratto per me è tutto nuovo, impone quella leggera velatura d’interesse e curiosità per un angolo del Mondeval a me del tutto sconosciuto.

 

Casera Mondeval de Soto – 1841m


Un ampio parcheggio che sulla destra guarda verso una strada forestale che segna l’inizio del mio cammino. Un punto di partenza che in località Palui, 200m più avanti del ristorante Baita Flora Alpina (che trovo sulla sinistra), guarda verso i boschi de Le Stroppe, già all’interno della Val Fiorentina. Inizialmente sale su di una strada sterrata che dopo poche curve diviene dura dall’asfalto presente. È una carrozzabile che disegna un arco stradale che raggiunta la Piera de l’Auta scende nuovamente in direzione del piccolo centro abitato di Toffol, una delle piccole meraviglie culturali della valle.





Non amo molto l’asfalto, non lo amo particolarmente soprattutto quando si allunga verso questi boschi, che a metà di Ottobre respirano quell’aria fresca e che arrossisce i miei occhi. La sensazione che provo è molto particolare, quest’aria così fredda che nell’ombra della montagna prende sempre più forza su questo mio viso che porta ancora il colore dell’Estate. Una sensazione di cambiamento che vivo sulla pelle anche in questi frangenti così del tutto naturali. Piera de l’Auta (1759m) è il punto dove la strada asfaltata inizia a scendere nuovamente verso valle, appena oltrepassato il ponte in cemento. Ora inizia ad accompagnarmi lungo il mio sentiero, seguendo il cammino dove la terra, la roccia e gli alberi mi immergono nell’immediato nel cuore del mio mondo naturale.


Inizia così il mio sentiero, il 466 lascia la Piera de l'Auta

Il 466 sale leggermente attraverso due grandi massi rocciosi che sembrano quasi opera dell’uomo, quando invece chissà da quale versante hanno guardato la loro ultima corsa. In lontananza l’acqua si fa leggermente sentire. La valle che ora mi innalza leggermente in quota dà vita a tre torrenti. Più a monte il Rio de Mondeval e il Rio d’Ambrizzola, che scendendo a valle si uniscono al Rio de Col Duro dando così vita a un’unica vena acquifera che da questo versante alimenta la Val Fiorentina.




Non ci si mette molto a giungere in Casera Mondeval de Sot, una decina di minuti da Piera de l’Auta e giusto il tempo per essere illuminato dal sole che finalmente esce allo scoperto. L’aria ora si fa più dolce e tiepida, sembra quasi che all’improvviso una nuova Primavera stia per sorgere lungo la mia alba stagionale. Il dolce tepore è lo stesso, e la vita all’interno dei boschi improvvisamente inizia un nuovo corso di giornata. I colori del fuoco brillano all’interno di questi lussureggianti prati che mescolano un ormai debole verde al giallo iniziale di stagione. Con la complicità della forte luce solare creano un’alchimia di colori che rendono piacevole la vita, riuscendo a percepire quelle sensazioni così meravigliose dove la Natura ora mi abbraccia all’interno del suo millenario habitat.



Sola piccola e quasi indifesa. Abbandonata all’ Autunno e al lungo Inverno che non tarderà ad arrivare. Sembra così fragile che questa sua solitudine all’interno di questo silenzio ne scandisce tempi che ormai si contano in una sola mano. La realtà invece è totalmente l’opposto. In questa sua presunta fragilità nasconde la forza di un piccolo mondo lontano dalla nostra quotidianità, che da decenni vive e affronta le stagioni portando a sé, durante l’Estate, gli alpeggi della Val Fiorentina e tutta la vitalità all’interno di questo suo piccolo regno. Un regno che da decenni guarda verso il Monte Civetta da una prospettiva del tutto privilegiata. Il Monte Civetta, chissà da quanti anni questa sua meravigliosa mole si ritiene fedele compagna di questo piccolo alpeggio disperso e solitario.





Il punto panoramico è di grande effetto. Unire la Casera con la lontana Civetta diviene una perfetta cartolina naturale da immortalare per l’eternità. Oltre ai colori anche il cielo azzurro da vita a dei momenti che meritano quella pausa d’obbligo, dove i versanti più a monte offrono già un primo punto di vista verso la cresta del Monte Mondeval (2455m). Ma tutto ha il suo tempo, come il Mondeval stesso che avrà lodi e meriti nella seconda parte di questa mia giornata. Durante questa mia prima pausa rifletto molto su tutto ciò che osservo e che ho scritto. Una riflessione che porta con sé quel leggero filo di malinconia nel guardarmi per bene attorno. Tracce, segni e oggetti che inevitabilmente hanno fatto parte dell’Estate.


Dalla Casera verso il Monte Pelmo (sx) e il Monte Civetta (dx). Al centro il Monte Crot

Dalla Casera verso il Monte Mondeval (2455m sx) e il Piz de Mondeval (2504m dx)

Tracce lasciate da altri escursionisti e dagli animali al pascolo. Segni che riportano la presenza di esseri viventi che convivono tra il bosco e questo luogo in assenza di esseri umani. Oggetti, che nella quotidianità dei pascoli estivi vengono utilizzati nelle varie mansioni. Tutte cose che potrebbero sembrare di poco conto o addirittura insignificanti.


"Nella mia mente tutto questo invece si chiama “Vita”


Quella vita in cui persone e animali hanno condiviso questo piccolo angolo di Paradiso dalle prime fioriture primaverili ai primi accenni autunnali. Animali al pascolo, escursionisti di passaggio e quella unione di pensieri e sentimenti che ci rendono tutti uguali. La Natura si compone di tanti pensieri e tante emozioni, gli stessi pensieri e le stesse emozioni di chi, come me ora, segue questa linea di sentiero.


Quel pizzico di malinconia è dettato dalla solitudine assoluta. Quasi a voler gridare ad alta voce “ma dove siete finiti tutti”. Mi capita spesso durante questo periodo dell’anno. Una sensazione che immancabilmente si ripete e risuona nella mia mente. Sembra che tutto sia svanito nel nulla, e questo, credimi caro lettore, in certi frangenti è un po’ triste e forse in Natura tutto questo è anche normale. Ma tutto passa, come la malinconia stessa che nell’immediato viene portata via dal vento e, chissà magari, nelle sensazioni ed emozioni di qualcun’altro.

 

Il Mondeval – 2150m di media


Il sentiero 466 inizia a salire con un leggero impegno maggiore. Cammino con grande piacere attraverso questi prati giallastri, guardandomi, di tanto in tanto, sempre dietro e osservare la Casera diventare sempre più piccola per poi sparire definitivamente. La Civetta invece sembra diventare sempre più grande e massiccia alla mia vista, con il Monte Pelmo che un po’ alla volta entra in scena con quella sua mole ed eleganza d’inevitabile bellezza. Questi due colossi, che saranno i miei compagni di viaggio per tutta la giornata, da quassù sono di una bellezza indescrivibile. Il sentiero sale sempre di più quindi. Lasciato sulla sinistra un bivio che sarà il mio riferimento durante la discesa finale nel pomeriggio, attraverso un piccolo ponte di legno che scavalca il Rio de Mondeval.








La parte più impegnativa della giornata, sebbene breve, inizia ora. Completamente a cielo aperto, illuminato da questo meraviglioso sole nel cielo più azzurro inimmaginabile guardando direttamente le spalle erbose del Col Duro (2335m). Di tanto in tanto il silenzio viene leggermente preso da strani suoni, da strani gemiti che giungono dai boschi circostanti. Camosci? o qualche altro quadrupede di media stazza che si muove liberamente o indisturbato? Difficile saperlo. Sebbene la mia curiosità prenda il sopravvento e mi concedo qualche minuto fermo e in silenzio, è quasi impossibile riuscire a trovare risposta. Per quanto impegno e pazienza ci possa essere, per noi è difficile riuscire a “scovare” il compagno misterioso.


"L’uomo non vede quando l’animale invece ci osserva…"


E sì! Parole vere e che trovano un nesso solamente in Natura. La serpentina sale, inerpicandosi leggermente ma senza troppa fatica. La quota aumenta e con essa anche le panoramiche che guardano verso Sud, verso ciò che fino ad ora mi sono lasciato dietro. Il Monte Pelmo ora sta per raggiungere l’apice di grandezza, tenuto in ombra dal sole che vi si posiziona di spalle. Questo effetto luce ne disegna una sagoma in cui il “gigante” esprime al meglio tutta la sua bellezza. Alcuni grandi massi rocciosi lungo il sentiero ora creano una scenografia del tutto particolare, dove sia il Pelmo e la Civetta assumono l’aspetto di due perfette e naturali modelle da fermare nel tempo con qualche scatto d’obbligo.



Il Monte Pelmo (sx) e il Monte Civetta (dx)

Vista particolare verso il Monte Civetta

Lungo il sentiero verso la vetta del Monte Mondeval

Il momento ora raggiunge l’apice di bellezza. La salita termina all’altezza di una tabella di sentiero, da dove prende vita il grande e immenso pianoro del Mondeval. La vista è qualcosa di indimenticabile, in un punto panoramico che dai grandi spazi autunnali in lontananza prende vita la lunga spinale rocciosa che dallo Spiz de Mondeval (2504m) giunge a Ponta Lastoi de Formin (2657m). All’interno di questi due punti di riferimento una serie di vette, guglie e campanili a dare forma alle cime del Formin e di Cima Ambrizzola (2715m) del gruppo della meravigliosa Croda da Lago. Mi trovo al centro di un mondo dove sono circondato da ampi spazi erbosi che vanno nell’immediato in contrasto con il cielo. Più lontano, a Nord, la bianca roccia che ora sovrasta questi miei spazi quasi eterni.





Uno dei cammini in solitaria tra i più belli che si possano desiderare. Ora il sentiero torna a essere pianeggiante, con quei leggeri passaggi su piccole spalline erbose che mi fanno sentire come una piccola barca all’interno di un grande e immenso mare. Attorno a me quel “nulla” che prende sempre più piede alle mie emozioni più belle man mano che mi addentro nel cuore di questo meraviglioso pianoro. Un grande masso si pone al centro di questo mio mondo, un masso di pietra bianca che raccoglie a sé una storia millenaria. La Sepoltura Mesolitica del Mondeval.


In cammino nel cuore del Mondeval...

Colori e sfumature autunnali...

Lo Spiz del Mondeval (2504m)

La Sepoltura Mesolitica del Mondeval

Una sorta di rifugio, un luogo che porta con sé l’incredibile storia di Valmo e di quel mondo lontano millenni di cui solo lui ne può dare testimonianza. Venne scoperto negli anni ’80 i resti di un nostro antenato che tra questo pianoro e le montagne circostanti ha vissuto la sua vita da cacciatore e umile pastore. Resti che vengono calcolati in un passato lontano più di 6000 anni fa A.C. che sommandoli con i nostri oltrepassano di molto gli 8000 anni. Un ritrovamento che per la nostra storia raggiunge un livello di conoscenza eguagliabile solo alla mummia di Otzi, l’uomo del Similaun, e i suoi approssimativi 5.300 anni.

Un luogo mistico, carico di quell’energia di una vita, o forse anche più vite, che nel cuore di questo mio Paradiso ha vissuto le stagioni e ha visto queste montagne con quella fisionomia che noi possiamo solo in teoria immaginare. Porta con sé un leggero velo di mistero, leggenda e quella particolare curiosità di poter ammirare questo scheletro ben conservato e visitabile a Selva di Cadore, al Museo Vittorino Cazzetta. Un modo molto umile da parte nostra per non dimenticare, per osservare con i propri occhi com’era il mondo lontano dalla realtà attuale. Sono quelle cose che quando capita non bisogna mai trascurare. Le tracce del passato per noi ancora ben conservate sono un punto di riferimento molto importante. Il nostro passato che ci guida al nostro futuro.



Saluto Valmo, per l’ennesima volta a dire il vero. Ogni occasione che mi porta quassù è sempre un valido motivo per quel passaggio di pochi minuti, per quegli istanti dove rendere merito alla memoria di un mondo lontano, inimmaginabile e misterioso. Casera Mondeval de Sora è un po’ la compagna di una vita di questo luogo. Una leggera salita per qualche centinaio di metri in facile cammino e la Casera ora è tutta mia. Si posiziona a 2158m di altitudine e a differenza della “cugina” Mondeval de Soto questa è ben tenuta e costruita in modo solido con la roccia scura presente all’interno del territorio.


Casera Mondeval de Sora (2158m) con al centro il Beco di Mezzodì (2603m)

Casera dedita agli alpeggi estivi e non pubblica. Durante le varie estati che mi hanno condotto quassù, ho potuto vederla animata da mucche, cavalli e addirittura da un’ampia colonia di muli. Un luogo che mi riporta indietro nel passato e che mi fa rivivere momenti della mia vita, in cui il Mondeval stesso e le cime che lo circondano mi accompagnano con malinconia a tempi che non torneranno mai più. Energia, positività, il respiro della montagna che sembra trasporti fin quassù quei momenti che in un modo o nell’altro hanno segnato la mia passione per queste montagne e per questa Natura.

Il luogo perfetto per il mio pranzo a sacco di metà giornata. Seduto su uno dei massi esterni presenti mi godo questo grande promontorio erboso. Un susseguirsi di piccole spalline che dall’erba danno vita a rocce di media grandezza. Viste da così lontano sembrano dei greggi di pecore dalla lana bianca, mentre si allungano verso i versanti più rocciosi del Beco di Mezzodì (2603m) e di Forcella Ambrizzola (2277m), punti geografici che guardano verso la magnifica Croda da Lago e il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Il Pelmo in lontananza spunta improvvisamente, sembra uscire di gran forza da questo grande pianoro accompagnato da un sole che ora illumina di bellezza la grande distesa erbosa che a Occidente sale con leggerezza in quota e dare così vita alla piccola croce di vetta del Monte Mondeval (2455m).







È tutto qui, a mia portata di mano. È tutto un grande mondo che prende vita e che mi vede come l’unico essere vivente presente sulla terra. Per l’ennesima volta mi sento come l’unico superstite di chissà quale catastrofe umanitaria, dove il resto del mondo diviene così abbandonato da tutti meno uno, il sottoscritto. Qualche gracchia libera nel cielo e incuriosita dalla mia presenza, ma soprattutto da un possibile odore liberato dal mio cibo. La loro curiosità e il loro avvicinamento sono l’unica compagnia che ora mi separa da una civiltà frenetica (e sbagliata) di cui mi tengo volentieri lontano.


"Il mio mondo e la mia vita ora si racchiudono in tutto questo, in questo ambiente così magnetico e mistico dove sicuramente Valmo ne è complice volontario."


Ma la mia giornata è arrivata solo per metà.


Proseguo con tanta energia e voglia in corpo. Energia e voglia di riprendere il cammino, salendo leggermente di quota seguendo un sentiero non sempre segnalato su tutte le mappe escursionistiche, però ben marcato ed evidenziato da una tabella posta proprio all’esterno della baracca della Casera. Il Lago di Baste.



 

Lago di Baste – 2281m


Non ci vuole molto a raggiungerlo. Sono circa una ventina di minuti seguendo questa leggera marcatura sui prati e qualche piccolo affranto roccioso. La direzione di cammino mi pone di fronte tre diversi riferimenti naturali. Se il primo guarda alla vetta del Monte Mondeval, e questo suo fantastico pianoro in salita. Più lontano, a Occidente, il Monte Cernera inizia a fare parte di questa mia seconda parte di cammino. Un tratto che dalla Casera al Lago mi separa in quella ventina di minuti dove l’imponente spinale rocciosa del Piz de Mondeval e di Ponta Lastoi de Formin sembrano seguire il mio stesso passo. Il sentiero, infatti, si avvicina leggermente a questa grande muraglia di Dolomia, e guardare in direzione di Forcella Giau (2369m) come un nuovo punto di riferimento molto importante.





Ai piedi di tutto questo un piccolo Lago, una piccola testimonianza di quella Natura in grado di produrre poesia. Il vento soffia forte, proviene con grande potenza dai margini della Val Cernera che, scontrandosi con le raffiche di stagione che dal Passo Giau arrivano in Forcella Giau, creano quel vortice naturale dove perfino parlarsi a una certa distanza diviene in certi istanti difficile. Una delle più belle cartoline che il mondo conosca del Mondeval.




Una tra le migliori istantanee del Monte Pelmo che con grande grazia riesce a rispecchiarsi su queste placide acque. Sembra quasi un miraggio vedere spuntare dal nulla questo specchio d’acqua così unico. Girarci attorno è questione di quei pochi minuti che inevitabilmente possono diventare ore. Da un versante all’altro ogni vetta rocciosa che lo sovrasta riesce a trovare la sua gemella, perché se il Pelmo riesce a catturare l’attenzione in questo lago, pure il Cernera e Ponta Lastoi de Formin riescono a rendersi partecipi della magia di queste acque.



L’ambiente è straordinario, una bellezza infinita che in ogni minimo particolare trova la giusta occasione per fermarsi un attimo e riflettere su quello che sono i valori più importanti della vita. Onestamente provo molta pena nei confronti di chi vive la sua vita dando come principio e priorità a tutto ciò che è materiale, a tutto quelle situazioni che in questi anni hanno cambiato il nostro stesso modo di vivere. Una pena così selettiva e che fortunatamente non ci rende tutti uguali, una differenza dove io stesso mi sento fortunatamente diverso.

 

Darè Spiza Corf – 2270m


Sicuramente il Darè Spiza Corf ti dice poco o addirittura nulla, e onestamente diceva poco e nulla anche al sottoscritto. Nemmeno le mappe escursionistiche descrivono questo luogo che scopro unicamente una volta raggiunto. Seguendo sempre le indicazioni della mappa la forcella è indicata unicamente dalla sua quota e, da un punto geografico, tra la vetta del Piz del Corvo e il Monte Mondeval. Ma ciò che mi affascina maggiormente è che, sebbene il Mondeval è uno dei territori che per un motivo o per l’altro diviene sempre un mio punto di passaggio, questa parte finale che va a chiudere questo anello è un cammino per me del tutto nuovo.


Il Monte Mondeval (sx), il Piz del Corvo (dx) e al centro il Darè Spiza Corf

Mi sto per addentrare all’interno di un nuovo territorio che vede protagoniste queste due vette, su di un bellissimo transito lungo una forcella posta alla loro base e mantenendo fede ai grandi spazi erbosi del Mondeval. È il sentiero 465 che scende direttamente da Forcella Giau (2360), che in questo caso non si raggiunge, e che è ben tracciabile seguendo una evidente marcatura che guarda direttamente al Monte Cernera. Diciamo che è cosa semplice tenere come riferimento questo massiccio di roccia scura. È questione di pochi passi per vedere con grande facilità la traccia del 465 che da Forcella Giau scende costeggiando la base del Cernera.




Per me ora è tutto nuovo, almeno fino al ricongiungimento con Casera Mondeval de Sot. In lontananza una serie di riferimenti geografici che mi permettono di camminare senza l’ausilio della mappa. Già dalle sponde del Lago di Baste sono ben visibili le vette del Mondeval, sulla sinistra, e del Piz del Corvo, sulla destra. Al centro di queste due vette un ampia radura in quota completamente immersa negli ampi prati del versante più a Sud del Mondeval.


"Oltre a tutto questo la Val Fiorentina, e tutta la naturale bellezza

di questa meravigliosa valle."


Già da questo punto panoramico l’adrenalina sale alle stelle. Quella sensazione in cui quella lontana forcella ti chiama a se, con quella piena consapevolezza che questa mia prima volta laggiù dovrà essere perfetta. Ma cosa chiedere di più in una giornata come questa, dove questo sole autunnale brilla su di un cielo limpido e meraviglioso. Scende con grande foga il mio sentiero, devo tenere come riferimento il Ponte di Sassi, che si pone su di una piccola forcelletta e che nella direzione opposta alla mia scende a valle, nel centro abitato di Toffol (1458m). Se tanto devo ora scendere, tanto dovrò poi salire per giungere al Darè. La serpentina scorre veloce lungo i verdi alpeggi della Val Cernera, tra quelle rocce scure che evidenziano in passato un’attività vulcanica.


Di tanto in tanto guardarsi indietro, in ciò che è stato...

...per guardare in avanti, verso nuove prospettive.

Il Ponte dei Sassi onestamente non mi risulta. Arrivo al termine della discesa per congiungermi con il sentiero in salita e con questo deduco che si tratti unicamente di un nome che ne identifica una determinata posizione geografica. Pensiero che può benissimo tradire ogni mia aspettativa, ma di certo mi pone di fronte a un punto di vista verso la Marmolada di grande spessore. Fantastica, immensa e unica nel suo genere. Per questa deviazione di sentiero non sono presenti tabelle indicative. Da questo mio punto che guarda direttamente al versante più a Nord del Piz del Corvo, sono ben evidenti un paio di tracce di sentiero che risalgono leggermente il versante della montagna. Impossibile sbagliarsi tenendo questo riferimento di cammino anche perchè è l’unica via di sentiero che sale verso i versanti delle due montagne.


Evidenti tracce di sentiero tra i verdi prati. L'unico riferimento dal Ponte di Sassi

Bastano pochi passi lungo questa nuova linea di cammino e la prima traccia bianco e rossa su roccia per avere così la certezza in caso di possibili dubbi. Una salita che non impegna molto. Scorre alla base di queste due bellissime montagne dove sia il Piz che il Mondeval ora si presentano come mai avevo visto prima. È una bella sensazione, quella dettata da un luogo che per me è famigliare ma che vedo da una prospettiva completamente diversa. Perfino Ponta Lastoi de Formin che mi lascio alle spalle è un nuovo bel vedere, e visto il nuovo innalzamento di quota mi si pone come mai prima ho avuto l’occasione di ammirarla. Bellissima sensazione e quel piacere di vivere questa che ora io considero una mia “nuova” montagna.




Devo considerare una nota tecnica molto importante. Si tratta di un passaggio che non è molto frequentato durante l’Estate come potrebbe inizialmente sembrare. La mancanza di riferimenti visivi, come tabelle o altre colorazioni inerenti, vengono a mancare verso la parte finale del sentiero di salita. Un paio di passaggi che non fanno trapelare nessuna marcatura sul terreno e l’erba più alta che si trova proprio in corrispondenza della forcella. Questo per chi è nuovo in questo passaggio potrebbe tradire una possibile retta via da seguire. Sono presenti distanti l’uno dall’altro un paio di paletti non marcati con la colorazione tradizionale, ma che in questo caso sono comunque sufficienti per capire quale direzione seguire.


La mia non è una nota che cade per caso, sono sempre molto attento a dare i giusti riferimenti anche in quei casi, come questo, in cui gli ampi spazi potrebbero comunque offrire la giusta direzione da seguire. Ma basta tenere gli occhi per bene aperti, guardare a monte del Piz del Corvo e notare ben in evidenza la sua croce di vetta. Sembra quasi a portata di mano da quanto vicina possa sembrare. In effetti è questione di una mezz’oretta circa salire quel suo crinale erboso finale e giungere alla sua sommità. Questo è un riferimento molto importante e che, guardando bene, in lontananza espone per bene una tabella segnaletica che identifica il punto di arrivo al Darè Spiza Corf.


Darè Spiza Corf (2270m)

Che porti questo nome lo scopro unicamente raggiungendo la tabella di sentiero. Fin pochi passi prima nemmeno potevo immaginare che si chiamasse così, non riportato dalla mia mappa Tabacco e quindi come località “ignota”. È il punto decisivo, quella congiunzione su di un sentiero che andrà successivamente a chiudere questo meraviglioso cerchio naturale che ora vede lungo la base del Monte Mondeval la parte finale di questa mia giornata. Ma prima lo spettacolo che questo passaggio offre, perchè se il Monte Pelmo non lo si è mai visto da una determinata prospettiva, e quota, questo punto posso assicurare è uno dei migliori in assoluto.


Il Monte Pelmo e leggermente a sinistra l'Antelao...

Il sole guarda verso il tramonto. Il transito in forcella lo si può benissimo considerare verso la metà del pomeriggio, con le giornate autunnali che si accorciano sempre più e la complicità stagionale porta il Pelmo a essere illuminato dalla nostra stella primaria già dalle prime ore pomeridiane. Il periodo poi diventa complice di questa “mutazione” dove la limpidezza e la luce si riflette sulla bianca roccia del “Caregon” in modo del tutto particolare, risaltando maggiormente ogni piccolo particolare di questa meravigliosa montagna. Il mio punto di osservazione si amplia maggiormente se mi guardo bene attorno.


Non solo il Pelmo, il mio viaggio dimensionale ora guarda verso la piramide dell’Antelao, visibile solo da questo punto lungo l’interno anello, le Rocchette di Prendera, il Beco di Mezodì e il Monte Mondeval che in primo piano sovrasta il mio panorama. Tutto questo abilmente colorato dal giallo autunnale di questi ampi prati che con molta venenza scendono lungo la Valaza. Momento catartico? Certo, e non dovrebbe essere diversamente, anche perchè, magari con le giornate più lunghe, aggiungere a questa giornata la croce di vetta del Piz del Corvo non sarebbe male come idea. Considera quell’oretta in più tra salire e scendere.


Autunno...

In lontananza: il Beco di Mezzodì (sx), le Rocchette di Prendera (centro) e l'Antelao (dx)

Ma ora il mio pensiero è di dare continuità a questa mia nuova scoperta, a questo mio nuovo sentiero. Le tabelle presenti al Darè parlano chiaro sebbene senza dare numerazione di sentiero. Casera Mondeval de Sot viene indicata con un tempo di marcia che si aggira sui 45 minuti, anche se alla fine risulterà quella bella oretta in continua discesa. Inizialmente il sentiero scorre lungo una bellissima cresta poco esposta e che guarda verso un lungo vallone boschivo che con grande forza scende direttamente a valle. A un certo punto però è quasi facile perdersi tra l’erba che quassù continua ad essere poco battuta e quindi alta.


Inizia la discesa, guardando verso "El Caregon"...

Scorrendo una bellissima cresta, il panorama ora guarda anche verso il Monte Civetta...

Non sembra, ma perdere la traccia di sentiero è molto facile...

Ma in questo l’aiuto viene da una serie di paletti che questa volta risultano efficienti per proseguire il cammino in tutta tranquillità. Ora la discesa si fa leggermente più ardua sebbene senza nessun pericolo. Cammina lungo questi ampi spazi che scendendo leggermente di quota guarda nuovamente ai boschi incrociati al mattino. Alcuni tratti leggermente franosi, soprattutto in quei frangenti dove la friabile roccia scura spunta improvvisamente tra questi ampi prati. Il Pelmo lentamente si nasconde dietro alle spalle boschive della Vallazza per quell’immersione finale tra pini e abeti che mi conduce nuovamente al bivio in prossimità del Rio Mondeval.


In località Vallazza tabelle indicative di sentiero...

Ultime avvisaglie panoramiche verso il Pelmo...

...e il Monte Civetta.

Tutto torna a come avevo lasciato qualche ora prima. Il sole ora gira nel senso opposto e questo assume una luce ben diversa, e che guarda in Casera Mondeval de Soto e i suoi boschi con quelle sfumature completamente diverse. Un cambiamento che offre così spunti e osservazioni che risaltano maggiormente la mia curiosità. Ho perfino la fortuna di osservare un paio di Camosci che con una certa attenzione escono di poco dal bosco. Una manciata di secondi per condividere uno spazio di tempo limitato prima di vederli nuovamente sparire con quella destrezza e velocità per loro istintiva.



Casera Mondeval de Soto e quei pochi minuti necessari per giungere nuovamente alla Piera de l’Auta. Da quel suo ponte in cemento e dalla sua strada asfaltata posso ben definire chiusa questa mia giornata all’interno della Natura del Mondeval. Quella mezz’ora necessaria per scendere nuovamente a Palui, e quel saluto dettato dal Monte Pelmo ora illuminato di una luce quasi accecante a definire in totale bellezza questo mio anello. Da una parte visto e vissuto tante volte, e dall’altra con quel cammino nuovo e che tanto ha dato risalto alle emozioni e sensazioni che ha saputo trasmettermi.





 

Mondeval in Autunno - Note Tecniche:


Lunghezza sentiero: 14km 800m

Dislivello totale: +1043m dalla località di Palui (partenza) al Lago di Baste (quota maggiore)

Tempi di Cammino: 6h (individuali)

Tipologia di sentiero: EE - Escursionisti Esperti

 

Mondeval In Autunno - La Mappa


 

Mondeval in Autunno - Il Video



Guarda i miei video all'interno del mio Canale YouTube

 

Location: Mondeval - Dolomiti Bellunesi

Area geografica: Val Fiorentina

Regione: Veneto

Accesso: su strada asfaltata boschiva interna in località Palui - Pescul (BL)

Per la notte: ho soggiornato in Val di Zoldo, al Residence Panorama - Hotel Maè di Pecol

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