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Baita Forcia

  • Immagine del redattore: Stefano Germano
    Stefano Germano
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 10 min

Con vista sulla Marmolada nell'Agordino più bello.



Una fresca e silenziosa mattina mi si apre lungo una piccola valle che guarda verso i territori del Col di Lana e di Livinallongo. E' la Val de Davedin, una fitta serie boschiva che nei versanti maggiori custodisce un piccolo borgo. Davedino, 1530m, un pugno di case disperso all'interno di fianchi di montagna dove il solo suono del Ru de Davedin sembra scandire un tempo che all'interno di questo piccolo luogo sembra disperso da tempo.


Non è nemmeno facile riuscire a trovare quei pochi metri a sufficienza per trovare uno spazio idoneo per la mia macchina. Un nucleo abitativo percorso per pochi metri da una stradina sterrata che finisce nello stesso istante in cui entro fisicamente tra queste poche case. Quassù tutto sembra fermo nel tempo. Sembra una di quelle piccole oasi di pace e serenità dove, oltre al Ru, persistono solo i suoni naturali di questa Natura in pace con il mondo intero.





Pure io ora mi sento in pace con tutto ciò che mi sta attorno, e questo mi fa stare bene.




Val de Davedin


Non serve molto per avere quel riferimento di partenza che per chi come me sale quassù per la prima volta è essenziale. Attraverso queste poche case presenti, quel tratto di sterrato inizia a prendere nell'immediato il colore verde dell'erba. Prima però cerco di guardarmi per bene attorno, alla costante ricerca di qualcuno con cui scambiare un veloce buongiorno. Un paio di auto parcheggiate, due gatti che si godono il sole battente del primo mattino e un solo camino fumante che potrebbe indurre la presenza di qualcuno.


Ma non sono solo. Lo sento come lo vedo grazie a quella piccola tenda ricamata che con grande eleganza adorna una piccola finestra che guarda verso il mio cammino. Si muove quel che basta per farmi capire che qualche mano tesa in questo momento sta cercando di scrutare la mia presenza. E' tutto così strano quanto surreale. Non provavo queste sensazioni da tanto tempo. Sensazioni dettate da quello che nel mio possibile immaginario corrisponde a una cultura che per validi motivi vuole rimanere lontana dalla civiltà, nel rispetto nei miei confronti ma con quella giusta distanza da mantenere. Un riserbo dove non riuscire a trapelare nulla, nemmeno un veloce e banale buongiorno.


La piccola strada percorre un breve tratto prima di raggiungere le prime indicazioni di sentiero. Guardandomi alle spalle esplode in una eterna bellezza la vista che dal Col di Lana si espande verso la Tofana di Rozes e quei primi versanti dell'Averau. Parlo di quei margini di territorio che dalle Dolomiti d'Ampezzo si collegano nell'immediato con l'Agordino. Ma per ora, senza saperlo, ciò che focalizza la mia mente è solo questa prima parte visiva. Più a monte, e più tardi, questa espansione sarà maggiore, da togliere il fiato.









I boschi verdi e lussureggianti mi rapiscono nell'immediato. In questo ultimo venerdì di Maggio il sole splende a dismisura su di un cielo azzurro e dal calore che mi fa stare bene. Il Ru de Davedin prosegue la sua inebriante corsa seguendo il senso opposto al mio cammino. Se lui scende io invece salgo con molta leggerezza all'interno di questo meraviglioso scenario naturale. Dai boschi le prime baite che da decenni riposano in santa pace su dei piccoli fazzoletti d'erba. Piccole e verdi radure a cielo aperto che rapiscono nell'immediato la mia attenzione. Una su tutte, e non sarà la prima, che mi allontana di un centinaio di metri dal mio sentiero. Due unità e una legnaia esterna dove il tutto si compensa di quel colore rossastro naturale del legno di montagna.








Tutto è ben composto e in ordine. Il lungo Inverno non ha minimamente scalfito nulla di ogni elemento che compone questo piccolo Paradiso delle fate. Sicuramente la mano dell'uomo, del proprietario, ha già provveduto a ripristinare questo piccolo gioiello che ora guarda alla bella stagione come il rifugio, il luogo perfetto dove potersi nascondere, riposare e rimanere così maggiormente lontano da qualsiasi oltraggio della civiltà. Non mi prolungo oltre. E' pur sempre una baita privata e una proprietà che non dovrebbe essere nemmeno presa in considerazione da chi, come me, è solo di passaggio.









Ciampei - 1860m


Una leggera salita che impone poco impegno fisico per quel passaggio che in modo del tutto inaspettato esce improvvisamente dai boschi per aprirsi su di un vasto altipiano immerso nei verdi prati. Uno nuovo scenario naturale prende così vita. Una piccola baita che sulla sinistra è l'aspetto migliore per una piccola sosta, prima di intraprendere quella parte finale che non dista molto lontano. Baita Ciampei si racchiude all'interno di un recinto di un rigoglioso prato di erba fresca, una fontanella con acqua fresca e un grande tavolo che per questi miei momenti di riposo sono un invito che non si discute.





Zaino a terra e quel rifornimento di acqua fresca che con un leggero pasto ora diviene anche spunto per muovermi liberamente all'interno di questo suo quadrato per guardarmi bene attorno. Il Ciampei è la porta di accesso di questo pianoro in alta quota. I grandi boschi si diradano verso il versante Orientale del Migogn, mentre le prime baite in lontananza si spargono tra questi verdi alpeggi e le alte spalle erbose del Mont da Laste. Una sinfonia naturale che non cambia aspettative da come sono partito da Davedino. Ora il Ru da Mont è la vena principale di questa importante risorsa, non solo per chi come me si avventura tra queste zone ma anche per gli animali al pascolo che non tarderanno a raggiungere questo loro Paradiso di stagione.


Ma ciò che distrae il mio sguardo attento è il forte contrasto con i verdi prati presenti e la grande piramide che ora come per magia spunta da lontano. E' la bianca vetta di Ponta Serauta (2962m), margine più Orientale della Regina Marmolada. Un effetto ottico straordinario. Se gli alpeggi di Ciampei e quelli più a monte risaltano la Primavera inoltrata, in lontananza questo enorme dente bianco sembra rimanere ancora fermo a quell'Inverno che comunque sia non demorde di fronte alle prime e calde giornate di Primavera.








La visione è sublime. Rimango fermo a scrutare ogni possibile riferimento che questo quadro naturale mi pone di fronte. In silenzio e in completa solitudine. Un miracolo....





Baita Forcia - 2032m


Da Ciampei ora non manca molto a uno dei punti più interessanti della mia giornata. Il sentiero 635 ora cammina in modo molto dolce, accompagnandomi con tutta la calma possibile verso le tante baite e fienili dispersi all'interno di questo luogo che scopro così, un po alla volta e carico delle giuste emozioni. Ruschei e Tiè si arricchiscono così di queste umili dimore. L'acqua sembra ora dominare maggiormente il mio cammino. Un facile attraversamento del Ru da Mont per quei brevi tratti in leggera salita che scorrono al fianco di alcune di queste strutture, mentre altre, quelle più lontane che sembrano volute così dai legittimi proprietari, riescono a mimetizzarsi tra i primi versanti boschivi. Quelli del Migogn per intenderci, quelli che risultano boschive per una loro buona parte.











E' così che mi avvicino ai prati colorati di Baita Forcia. Un tappeto di fiori gialli che si dividono in Calta palustre, fiori di Arnica e il meraviglioso Botton d'oro per dare vita a questo tappeto naturale, dove le rossastre pareti della baita creano un contrasto perfetto tra ciò che è creato dalla Natura e quello che abili mani artigianali hanno scalfito nel legno. A 2032m il mio punto fermo per oggi, sebbene una parte del mio obbiettivo di giornata si trova in un punto di passaggio che affronterò nel primo pomeriggio. Il luogo è suggestivo. Un silenzio quasi impercettibile dove altri torrenti nelle quote superiori rimbalzano lungo questo pianoro come un leggero soffio di vento.











Non posso fare a meno di guardare verso la lunga valle che mi sono lasciato alle spalle. Se da Davedino il Col di Lana e la Tofana di Rozes si sono aperte verso punti di vista straordinari, ora, da questo punto, un margine panoramico ancora maggiore. Con il Col de Lana non più visibile, dalla Tofana si apre un meraviglioso scenario verso i versanti di confine delle Dolomiti d'Ampezzo. Il Lagazuoi, il Gran Lagazuoi, l'Averau con il Nuvolau e leggermente più lontane la Croda da Lago, il Sorapiss e lo Spiz de Poure. Le Ampezzane e alcuni frangenti delle Agordine in un unico punto di vista. Tutto questo nel mio silenzio, nella mia solitudine in un leggero e costante soffio di vento.





A questo punto mi chiedo cosa potrei volere di più. Personalmente ritengo importante dire che tutto ciò che mi ospita quassù è perfetto a sufficienza. Ma la Natura a volte riesce e darti qualcosa in più. Poche decine di metri dalla baita e un paio di tane con alcune marmotte che in questa mia giornata tra questi alpeggi sono gli unici esseri viventi incrociati, i due gatti a Davedino a parte. Indomabili e con quella frenesia tipica di chi vede la mia presenza un disturbo, sebbene il mio intento è quello di non invadere troppo il loro territorio. Corrono l'una verso l'altra da una tana all'altra. Un fischio così potente graduato maggiormente dalla loro vicinanza con la baita. Cerco di essere indifferente a loro, per fare in modo di non spaventarle e di rassicurarle di questa mia presenza pacifica.


Questi sono momenti tutti miei. Quei momenti in cui dopo aver pranzato a sufficienza mi muovo liberamente all'interno di questi ampi spazi. Marmotte a parte mi sento libero da ogni possibile legame con la civiltà. Non sento la mancanza di nulla e di nessuno, sebbene la mia famiglia rimane sempre il mio valore per principio. Ma quassù tutto prende una forma completamente diversa, lontana dalla frenesia e da tutto ciò che il mondo moderno ti impone. Il cellulare non lo controllo mi sa da qualche ora, questo perchè ciò che trovo lungo il mio cammino mi tiene lontano anche da quelle abitudini che ormai invadono le nostre giornate. Un'immersione accompagnato dal vento, dai panorami che ora risalgono le alte spalle prative del Mont da Laste fino ai versanti maggiori delle Crepe Rosse.









Lassù, verso quelle alte creste risuona leggermente il fischio di altre marmotte. Lontane dalle loro simili presenti in baita, dove il loro istinto le porta ancor più lontano solo dove il vento riesce ad arrivare. Guardando bene quei versanti maggiori, la sensazione che provo è della presenza di esseri viventi che per pura scelta hanno deciso di vivere la loro vita agli stremi della Natura stessa, almeno in questo territorio. Guardo la mia mappa e nessuna linea di cammino, nessun sentiero nemmeno secondario che possa essere un valido motivo per un possibile passaggio. Anche su questo il loro istinto è dalla loro parte. Lontano dall'uomo e da qualsiasi via di cammino che potrebbe portarlo lassù. Questo lo trovo meraviglioso...




El Jof - 2124m


Non nascondo di lasciare a malincuore questo luogo. Ci sono dei momenti nella nostra vita in cui quella che potrebbe sembrare inizialmente una spensierata giornata tra i monti trasformarsi in istanti presi dalla malinconia. Sicuramente l'ambiente e l'atmosfera che ora mi circonda alimenta in modo del tutto naturale questi istanti in cui la mente mi porta al pensiero di chi da pochi mesi non fa più parte della mia vita. Da sempre rimango fermo su quel pensiero in cui il destino è l'unica strada che segna l'esistenza di tutti noi. Lo stesso destino che in questo 2025 ha visto mancare mia Mamma e mio Papà a distanza di 61 giorni l'una dall'altro.


Momenti in cui Madre Natura sembra mettere in scena i miei pensieri per dare così vita a ciò che tengo dentro al mio cuore. La solitudine che si disperde tra questi vicini e lontani panorami, il vento che scorre lungo queste distese prative dove l'erba verde di Primavera sembra danzare seguendo un ritmo dettato unicamente da Madre Natura stesa. Queste baite e questi piccoli fienili che in questi precisi istanti rispecchiano perfettamente la mia stessa solitudine che amo vivere quando sono quassù, quando per alcuni momenti desidero staccare con il mondo intero. Loro due entrano in modo così naturale tra questi istanti, mentre con spensierata tranquillità salgo quell'ultimo sentiero che un passo dopo l'altro mi accompagna verso la "Regina".





La Marmolada come non ho mai visto prima, almeno da questa angolazione. El Jof è una piccola forcella che segna la mia quota massima per oggi. Si apre magnificamente verso quella che nelle ore precedenti si presentava come quel dente di roccia completamente ricoperto dalla neve. Quel dente invernale che andava in contrasto con l'erba di Primavera del Ciampei e di Forcia. Punta Serauta (2962m) apre i miei occhi verso questo magnifico versante della Regina che guarda verso Oriente. Una lunga valle ai suoi piedi, quella di Rocca Pietore e di Sottoguda che sale verso il Passo Fedaia (2057m), dove è possibile scorgere un primo accenno del grande ed eterno ghiacciaio. Zaino a terra inizia così per me un nuovo viaggio, dove verso la grande montagna devi esprimerti solo con sincerità.





Un piccolo serpente rimane fermo al sole su di un sasso bianco. Grazie a questo riesco a vedere quella sua perfetta colorazione marrone risaltare sulla nuda roccia. Rimango fermo pure io quasi a voler emulare qualsiasi suo pensiero a fronte di questo infinito paesaggio. La Marmolada è sempre un grande colpo al cuore, soprattutto in quei momenti in cui mi riporta indietro nel tempo quando, da ragazzino, salivo lassù verso Punta Penìa con mio Papà. Tutto sembra coincidere perfettamente con queste due figure importanti che non faranno mai più parte della mia vita, almeno quella terrena. E' un susseguirsi di emozioni che sembrano non avere fine, dove una vita intera con loro sembra passarti di fronte in pochi minuti.





Il periodo di Giugno poi era per loro il momento in cui preparare le valigie per quella loro lunga Estate da trascorrere tra i monti, in quelle verdi vallate del Comelico a loro tanto care. Una serie di situazioni in cui tante cose si mettono insieme e in un unico istante. Cose in cui la tua consapevolezza sa bene che non torneranno mai più, ma vivranno per il resto della tua vita solo nei ricordi e in momenti come questi.




La malinconia è una grande emozione. Come la gioia, il dolore, e la tristezza, fa parte della nostra vita, fa parte del nostro modo di esseri umani....




El Jof e la Marmolada in un unico e interminabile respiro. La Val de Davedin e tutte quelle piccole baite che mi hanno accompagnato lungo queste meravigliose e indimenticabili distese prative. Il Forcia se vuoi può diventare quel tuo lungo viaggio dove mettere assieme tante cose, un angolo di mondo dimenticato e fermo nel tempo dove il tuo spirito e la tua anima sono in grado di farti vivere emozioni che porterai con te per sempre.


Rientrare a Davedino seguendo la stessa via di cammino, con quella strana sensazione in cui tutto ciò incontri sia tutto nuovo. Gli alpeggi, i panorami e le baite stesse in un insieme di nuove emozioni. Il lavoro mentale in montagna è importante perchè mi permette di resettare istanti magari vissuti anche poche ore prima, come se tutto ciò che inevitabilmente prende vita dentro di me si traduca in un intenso lavoro spirituale dove sentirmi poi sereno e pulito...




Stefano





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