top of page
LOGO WEB_edited_edited.jpg

In Malga Bosch Brusà.

  • Immagine del redattore: Stefano Germano
    Stefano Germano
  • 14 mag
  • Tempo di lettura: 8 min

Tra le nuvole ai piedi delle Cime d'Auta.



Le previsioni non sono tra le migliori. Un inizio di Maggio caratterizzato da una forte perturbazione che "imprigiona" l'arco alpino con nuvole minacciose cariche di pioggia e anche di neve per le quote maggiori. Ma decido ugualmente di seguire il mio cammino, e ricercare anche in queste giornate non perfette la giusta motivazione per mantenere sempre vivo il mio #spiritolibero.


Sappade e Meneghina, due piccoli centri abitati che si adagiano in tutta tranquillità tra le quote maggiori lungo la Vallada Agordina. Una lunga e meravigliosa valle che vede in Falcade e Caviola i centri turistici più blasonati. Due piccole frazioni che in questa mia mattina di Primavera si nascondono al mondo intero grazie alle nuvole grigie che di primo mattino mimetizzano anche qualsiasi visuale delle Cime d'Auta.


Una stretta stradina che dopo Meneghina prosegue per qualche centinaio di metri in direzione del Rifugio Barezze, che ancora oggi devo capire se si tratta di un rifugio in attività o chiuso definitivamente. Ma a prescindere da questo appunto, è all'altezza del rifugio stesso che trovo un ampio parcheggio e dare così il via in modo definitivo a questa mia giornata apparentemente "uggiosa".




Cascata delle Barezze - 1415m


Mattinata fredda e umida. Una notte che lascia spazio a forti precipitazioni che nelle quote maggiori lascia il segno con quella leggera velatura di bianco, sicuramente debole all'impatto con Madre Terra ma che ben definisce un periodo transitorio di stagione. La Primavera va anche così, dove l'oramai lontano Inverno lascia quell'instabilità di Primavera che porta con se giornate di sole meravigliose e fenomeni a volte burrascosi e difficili da un punto di vista escursionistico.


E' la mia prima volta da questo versante che guarda in direzione di Malga Bosch Brusà e del Sass de la Palaza. Già da subito la mia idea iniziale di effettuare quel perfetto anello che collega la Bosch Brusà con Malga ai Lach raggirando il Sass, alimenta minuto dopo minuto la sua "non" fattibilità. Mentre a valle, verso Falcade, la visibilità è perfetta per qualsiasi cammino. Più a monte, verso le Auta, le prime ore del mattino sono scaturite da grandi cumuli nuvolosi che oltre a rendere impossibile qualsiasi punto di vista nutre il sospetto di possibili e forti precipitazioni.



"Ma come spesso mi accade, si parte ugualmente per poi decidere il da farsi".



Il sentiero 631 scende leggermente di poco per raggiungere in un centinaio di metri il Ponte delle Barezze. Attraversa una grande gola rocciosa dove il torrente Marmoladella accompagna con forza le grandi quantità d'acqua che si mescolano tra il disgelo dei nevai maggiori e le forti precipitazioni di questi giorni. Una naturale venatura d'acqua per dare vita, all'altezza del ponte stesso, alle "caotica" magnificenza della Cascata delle Barezze.





All'altezza del ponte un piccolo sentiero scende lungo la gola boschiva per giungere in pochi minuti alla base della cascata e ammirare così la sua selvaggia bellezza. Visto il rigonfiamento del torrente non riesco ad avvicinarmi più di tanto a quella piscina naturale formata dal fine corsa di questa cascata. Ma va bene così, la prudenza e la massima attenzione verso gli elementi più forti della Natura vanno sempre rispettati.




Pian della Baita


Il sentiero non è che un'ampia e piacevole strada forestale. Si innalza dolcemente all'interno di questi piacevoli boschi del Pian della Baita, in una costante formazione di pini e abeti e di provvisorie legnaie da poco realizzate con i primi tagli di stagione. L'umidità imperversa all'interno del Pian, con quei grandi cumuli nuvolosi a rendermi impossibile ogni punto di vista e ogni possibile riferimento naturale.





Una leggera pioggia inizia un po alla volta a farsi sentire. Rimango fermo per qualche minuto a ridosso di una base a strapiombo alla ricerca di qualche possibile occasione per ammirare l'intero versante boschivo del Pian ma senza risultato. Riesco a cogliere però un elemento di grande importanza: il silenzio assoluto, dove le nuvole sicuramente contribuiscono a tenere lontano qualsiasi "rumore" per ora estraneo. Solo la leggera pioggia che con dolcezza si appoggia ai rami e l'inconfondibile e pacifico concerto di uccellini che si disperdono all'interno delle nuvole.


Un ponte di legno sospeso che guarda verso l'ignoto e una piccola baita, al Pian de la Foca, come ottimo riferimento per una piccola pausa e valutare così la situazione che sembra precipitare sempre di più. Zaino a terra mi muovo all'interno di questi suoi stretti spazi erbosi, che a strapiombo guardano verso la profonda gola dove i boschi sembrano sprofondare in direzione delle viscere della Terra. Una pausa salutare e che mi regala forti emozioni, in cui la mia solitudine prende maggiormente vita da questo strano ambiente quasi fiabesco. Tra i boschi e le nuvole.










Malga Bosch Brusà - 1867m


Rimango sempre fiducioso in quelle previsioni di qualche ora prima che guardano verso ampi spazi di cielo sereno con qualche possibile addensamento. Ma per esperienza all'interno dell'ambiente montano le previsioni meteo possono sempre variare ogni possibile aspettativa. Certo che salire nelle quote maggiori come programma e non avere l'opportunità dei vasti panorami lungo la Val di Forca (non solo le Auta ma anche la Valfredda, il Fuciade e tutte quelle vette che guardano verso le Pale di San Martino) sarebbe un vero peccato, essendo queste il perno centrale dell'intera escursione.


Mi concedo delle tempistiche decisionali una volta raggiunta la malga, per poi valutare bene il da farsi e prendere così una decisione definitiva. La strada forestale ora si restringe leggermente, aumentando anche quel dislivello che in questa seconda fase di cammino diventa leggermente più impegnativo. Attorno a me solo il silenzio, i boschi e le nuvole che ora portano anche del leggero nevischio. Questo mi piace, mi trasmette un'ottima sensazione di benessere. Non quel freddo pungente ma stare bene con me stesso, sebbene queste nuvole che ora accarezzano il mio cammino sono piene di quell'umidità naturale.





Spigolature di cammino che in teoria guardano verso punti panoramici verso la Vallada. Punti che dai parapetti in legno presenti si perdono nel vuoto, nel nulla e nel grigiore assoluto. Il sentiero ora "profuma" già d'alpeggio. Ultimi tratti pianeggianti, una tabella che da alcune indicazioni per quanto riguarda il giusto atteggiamento da tenere durante la presenza del pascolo ed eccomi giunto in Malga Bosch Brusà.





Si posiziona su di un ampio pianoro prativo dove, in situazioni ovviamente ottimali, il versante più Occidentale delle Auta ne fa da perfetta cornice naturale. Due ampie strutture, di cui una che porta con se tutta la bellezza e l'armonia di un'antica montagna e la seconda più recente e che di legno profumato si congiunge alla piccola stalla di un tempo. Approfitto di tutto questo per prendermi un po di tempo. Una pausa dettata non solo alla scoperta di questo pianoro ma anche per le giuste valutazioni meteo.








Piccola realtà agricola da molti decenni, dedita ai pascoli estivi e alla produzione di prodotti caseari e salumi acquistabili direttamente in malga. Stando alle informazioni che ho ricevuto a valle, dispone di una quarantina di coperti a sedere per avere così l'occasione di gustare i suoi prodotti a km0 seduti comodamente verso panoramiche che dalla Vallada Agordina salgono direttamente a monte. Oltre al Sass de la Palaza (2214m) si espande la visuale rocciosa verso il Pizzo Forca (225m) e il Col Becher (2444m), che per oggi mi rimangono solamente un miraggio e niente più.


Punto finale per una pacifica e serena giornata estiva, come punto di passaggio e di ristoro prima di proseguire verso i sentieri che guardando verso le Auta salgono verso i versanti della Valfredda e del più lontano Fuciade. In un certo senso ciò che mi ero prefissato per oggi....


Un lento cammino mi accompagna all'interno dell'alpeggio della malga. Alcuni fiori di un giallo fiammante sembrano assorbire tutta la vitalità di questa leggera pioggia che dolcemente si estende lungo i verdi prati. Un misto di vita con qualche evidente forma a dare così vita a improvvisi fiocchi che con debolezza riescono a contrastare le temperature che vanno ben oltre quei 5°, che in Natura si potrebbe tradurre in normale pioggia.





Vengo distratto unicamente dal suono continuo di una piccola fontana adiacente alla malga, mentre tra i boschi continua con trepidazione il lavoro di qualche picchio e il cinguettio irrefrenabili di piccole creature piumate. Sebbene le nuvole colorano di grigio intenso il mio cielo, cancellando quasi per magia la possente mole delle vette sovrastanti, mi sento bene all'interno di questo mondo così solitario e dimenticato dal mondo intero. Ho libertà di movimento. Quella libertà che mi concede il privilegio di fare tutta mia questa malga ancora chiusa e che per ora porta con se solo i segni di un passato Inverno.


Per le prossime settimane ci sarà sicuramente molto da lavorare. Per quanto ferma, i duri mesi invernali lasciano come sempre il segno. Sarà compito di chi a valle sta già pianificando e organizzando la nuova stagione prendere in mano la situazione e rendere la malga nuovamente ospitale per gli escursionisti pronti al richiamo di questi luoghi e di queste montagne.


La mia fantasia prende così il volo. Per un po di tempo vivo questo angolo Agordino cercando di carpire ogni piccolo particolare che identifichi il passaggio di qualche altro escursionista prima di me. Non trovo tracce che per quanto poco identifichi una precedente presenza. Sia la struttura che le cucce dei cani esterni sembrano fermi come la fine dell'Estate scorsa ha lasciato, mentre guardo con stupore e ammirazione il lento ma leggibile movimento delle nuvole.


Dalla lontana valle il vento porta in quota grandi cumuli bianchi che a questa quota, e maggiormente più a monte, si scontrano con le nebulose grigie e maggiormente umide, creando improvvisi scenari dove scariche elettriche sono poi seguite da deboli tuoni. Ma di tanto in tanto la Natura pensa ugualmente di premiare questa mia devozione nei suoi confronti sebbene in condizioni meteorologiche pessime. Forti correnti d'aria per alcuni istanti si aprono in direzione del Col Becher, regalandomi meravigliose visioni verso le ancora bianche pareti di questa roccia arida e scolpita nel tempo.


Vengo così rapito da questo momento naturale che, grazie alla quota, sembra mettermi a stretto contatto con la forza di elementi violenti e distruttivi. Non nascondo che in un paio di occasioni sento maggiore sicurezza rimanendo ben coperto dalla struttura della malga, abbandonando in fretta e furia i prati e la maggiore esposizione a queste forti raffiche di luce che arrivano dal cielo.


Ma la mia è una costanza e una pazienza che a volte non mi porta dove vorrei. Un paio d'ore quassù in trepida attesa di un miglioramento, mi fanno ben capire che lassù, verso la Val di Forca e la Valfredda, per oggi non mi è consentito arrivare. Il maltempo e il temporale ora imperversa su questo mio Paradiso. Zaino in spalla, e guardandomi per bene di mantenere un movimento costante per non sostare a lungo nei boschi inizio la mia discesa verso valle.


Un cammino lungo questo sentiero che ora diviene una piacevole e spensierata discesa. Mi lascio alle spalle le quote maggiori della malga e il suo interminabile temporale, avvicinandomi a valle e avere così un regalo inaspettato. Per quanto avrei voluto riceverlo in quota, una volta raggiunto nuovamente il Pian de la Foca e la sua piccola baita il sole si apre su di un meraviglioso scenario in cui bianche nuvole lasciano spazio ad ampi tratti di cielo sereno.





La leggera pioggia lascia spazio a un panorama verso Caviola e Falcade, illuminando questo versante maggiore della Vallada Agordina di una luce che profuma di vita. Mentre dai rami continua a scendere una leggera pioggerellina, residuo delle piogge della notte e delle ore successive, mi immergo in questi brevi tratti in cui la Natura vuole ugualmente compensarmi di una giornata che sulla carta sembrerebbe andata in modo del tutto negativo.





Nulla di negativo invece, sebbene con la piena consapevolezza di non aver raggiunto il mio "obbiettivo", ma con la gioia di aver camminato per la prima volta all'interno di un sistema naturale meraviglioso. Nuvole grigie e minacciose nel cuore di queste foreste vive, e colori naturali che hanno reso questo mio consapevole cambio di programma meraviglioso ed indimenticabile. La Natura che non ti aspetti ma che in un modo o nell'altro ha saputo compensare ciò che di inaspettato ha voluto limitare.


Il silenzio e la solitudine dopotutto sono l'essenza di questo mio lungo e interminabile cammino. Non c'è pioggia o altro che possa limitarmi nel guardare sempre verso i versanti maggiori di queste montagne, tenendo sempre in considerazione ciò che sono le mie responsabilità e quelle limitazioni che la Natura pretende.




Stefano







Comments

Rated 0 out of 5 stars.
No ratings yet

Add a rating

©2024 - 2025 by Stefano Germano - IntoDolomitesBlog

Tutto il materiale foto e video presente sul Blog è realizzato e di proprietà di Stefano Germano, gestore, autore e proprietario amministratore del sito.

bottom of page