Croce Padella al Sasso Padella
- Stefano Germano
- 20 mag
- Tempo di lettura: 8 min
Una croce di vetta, un immenso volo lungo la Val Cismon.
Di tanto in tanto trovo piacevole uscire per un po di tempo da quei lunghi cammini che rientrano all'interno di quei settori maggiormente blasonati e, come spesse volte succede, trafficati dal turismo di massa. Uscire da quei schemi ben definiti per avventurarmi all'interno di contesti che magari dicono ben poco e che sulla carta nutrono in certo disinteresse.
Sono particolari che nel modo di vivere la mia libertà personalmente ritengo indispensabili per raggiungere quel perfetto equilibrio in cui la Natura, in questi casi, si presenta nella sua veste migliore: quella reale. Da qui per istinto sento il bisogno di distaccarmi dalla realtà blasonata e d'immergermi in qualcosa che nella sua naturale diversità mi pone anche quelle difficoltà dove toccare con mano la vera Natura.
Domadoi - 1114m
Sulla carta una piccola località che si trova lungo quella strada di collegamento tra Fiera di Primiero e il Passo Cereda. Un paio di abitazioni e la Baita del Vecio compongono questo nucleo abitativo. Una stradina da poco asfaltata che sulla destra, in direzione del Passo Cereda, inizia a distaccarsi dalla realtà, da quella quotidianità che lega le grandi strade di collegamento lungo le valli. Domadoi termina qui, lungo questa piccola strada interna dove trovare parcheggio tra quei pochi spazi laterali.


Valtegnarich - 1197m
E' come dire il punto di partenza di questa mia giornata. Un'oasi di pace e serenità che si specchia tra questi suoi verdi prati, illuminati dal primo sole di un mattino dove il cielo azzurro lascia alla nostra stella primaria tutti gli spazi necessari per esprimere nel modo migliore i propositi che per oggi mi sono posto. I propositi certo. Una vita senza propositi è come una vita senza obbiettivi. Questo luogo per me del tutto nuovo ora alimenta al meglio i miei di propositi e obbiettivi congiunti.
Un paio di baite e un fienile compongono questa piccola oasi, prima di dare spazio ai boschi che si innalzano verso le Pale Alte. Un camino fumante testimonia la presenza di qualche essere umano ancora chiuso all'interno di una notte appena passata. Si tratta di abitazioni a uso privato, quelle classiche seconde case di proprietà utilizzate a proprio comodo. Quella di Valtegnarich è solo un primo passo all'interno di questi improvvisi spazi erbosi. Più a monte, verso la fase di rientro, altre realtà come questa rimangono per me ancora un incognita, una piacevole incognita.

Aria pungente di primo mattino, quel paio di gradi sopra lo zero che all'interno di questo mio mondo sono un piacere unico e da condividere solo con me stesso. La magia del sole dai verdi e rigogliosi prati si estende anche sui primi arbusti che costeggiano il mio cammino. Mi bastano pochi passi per giungere così su di un piccolo pianoro erboso con una meravigliosa vista verso le Pale di San Martino.

Il grande versante Sud. Quel versante che dalla Val Canali si innalza verso il Cimerlo (2503m), verso la gola rocciosa del Pradidali e che si divide tra la Cima di Ball (2807m) e Cima Canali (2900m). Ma a fare buon viso a un panorama unico nel suo genere, quel versante più Orientale e che vede in Cima Sedole (2405m) e nel Sasso delle Lede (2580m) un cerchio di roccia naturale perfetto e inconfondibile alla vista di chi ha conoscenza di queste vette Dolomitiche.
Tutte estremità che vanno oltre ai 2500m di quota dove la neve sembra rimanere perenne, con quel fascino particolare che la mia fantasia la identifica come eterna. Una vista resa così perfetta da un orizzonte completamente pulito a identificare, conoscendone la giusta posizione, la sagoma del Rifugio Pradidali (2278m) immerso in questo suo bianco candore. Fermo li dopo un lungo Inverno con tante cose ancora da raccontare a meno di un mese dalla sua riapertura ufficiale di stagione, alla base dell'imponente mole di Torre Pradiali (2553m). Lo scenario merita già una prima pausa, il giusto tempo per osservare e cercare così nuove prospettive verso vette già vissute ma da altri punti di vista.
I boschi di Lavinaia
Sebbene tutto questo si componga di poche anime, entrare nei boschi è come uscire definitivamente anche da quei pochi frangenti quotidiani, da quel mondo in cui in un piccolo pugno di case si racchiude una quotidianità decisamente, e fortunatamente, diversa. Entrare nei boschi è come lasciarsi alle spalle tutto ciò che di umano porti traccia. Un sentiero che nell'immediato mi chiude all'interno di una gabbia dorata, dove finalmente questa Natura fa sentire la sua voce.
Una fitta vegetazione che di tanto in tanto lascia penetrare quei raggi di sole e dare così vita a giochi di luce che si confondono tra le foglie e gli alti arbusti. Una piacevole sinfonia dettata dagli uccellini che all'interno di questo ambiente hanno creato un loro mondo, lontano da tutto ciò che la presenza dell'essere umano, anche per quanto pacifica, porta con se. Una lunga salita dove il cielo sembra sparire del tutto, giungere così su di un ripiano erboso che ora identifica meglio le Pale Alte.

"In cammino tra i boschi, e di tanto in tanto alcune panoramiche verso
le Pale di San Martino"

Un facile cammino ora si allunga ai piedi di questa spinale di roccia. Leggeri sali e scendi dove di tanto in tanto l'orizzonte mi richiama alla vista del versante delle Pale di San Martino. Qualcosa cambia notevolmente. Più si sale più la fisionomia naturale di queste vette cambia di quel poco da evidenziare comunque alcuni particolari che prima rimanevano nascosti. Ora questo disegno prende sempre più vita, come le nuvole che all'orizzonte delle Pale di San Martino iniziano a raggrupparsi per quelle previsioni che nel pomeriggio non promettono nulla di buono.
Prà Caoril - 1625m
Come nella vita, ciò che accadrà poi verrà gestito in base alle situazioni che si verranno a creare: possibile maltempo compreso. Il piacevole cammino per ora rapisce ogni mia possibile prospettiva, dove un facile sentiero mi concede un rilassamento fisico e mentale che mi permette così di vivere al meglio il bosco. Sulla carta giungere al nuovo punto di riferimento sembra questione di quella mezz'oretta che scorre così piacevolmente da bloccare le mie tempistiche. La mattina sembra correre veloce, mentre i miei passi sembrano allontanarsi da quel punto fermo.
Sarà forse dettato dal fatto che camminare per la prima volta lungo questi versanti non conosce tempo. Ogni cosa, ogni singolo particolare coglie così la mia attenzione dove perfino l'aria fredda e pungente sembra quasi far parte di questa magnifica alchimia. Aria fredda certo. Sebbene metà Maggio i repentini cambiamenti climatici di questo periodo colgono di sorpresa chiunque possa pensare di vestirsi in modo leggero e affrontare così la Primavera a pelle nuda.

Prà Caoril e quello che ora identifica la parte più impegnativa dell'intera giornata. Lascio temporaneamente la via centrale del sentiero 744 per guardare a monte. Una piccola pausa prima d'intraprendere per me la parte più ignota, quella che maggiormente coglie il mio interesse. La salita si fa sentire da subito. Poche centinaia di metri che però disegnano un primo tratto boschivo per poi, all'altezza di una piccola e bianca Madonnina, salire una gola rocciosa che già mi permette di guardare al cielo aperto.

Sasso Padella - 1867m
Un passo dopo l'altro tra una serpentina che sembra innalzarmi verso quelle prime leggere velature che ora coprono il mio cielo. Uno sguardo verso le Pale di San Martino per quei primi cumuli grigiastri che potrebbero portare con se quelle possibili piogge previste. Più lontano, invece, le prime panoramiche territoriali del vicino Agordino che per oggi saranno solo un piccolo angolo da scrutare con molta curiosità.

La gola rocciosa termina di fronte a una piccola forcella. Linea di sentiero ben definita per quell'ultimo strappino che per ora non identifica la possente mole della grande croce di vetta. Un passaggio a ridosso di una parete liscia da risalire grazie a un cordino d'acciaio che semplifica quei pochi metri di salita e giungere così in croce di vetta del Sasso Padella. Croce Padella, la mia prima croce in alta quota per questo nuovo anno. Una di quelle emozioni che finalmente mi fanno nuovamente riassaporare la bellezza divina di questi simboli, che in alta montagna portano con se quei liberi pensieri che ognuno di noi è libero di esprimere.

Il panorama da quassù è stupendo. I miei occhi ora iniziano quel grande volo che mi accompagna verso orizzonti che non sembrano avere fine. Ai miei piedi, per modo di dire, l'intera Val Cismon che dall'abitato di Mezzano attraversa la comunità di Fiera di Primiero per poi salire verso San Martino di Castrozza e tutto ciò che questa croce di vetta mi concede su di un orizzonte completamente pulito. Il Colbricon come punto finale della maestosa catena del Lagorai e che a vista d'occhio identifica il Passo Rolle. A Occidente le vette ancora innevate di Cima d'Asta che per ora sembrano ancora inaccessibili.

A Sud la lunga cresta de Le Vette e la Val Noana che scorre ai loro piedi, per chiudere con il gruppo del Cimonega e il Cimon di Fradusta questa parte di volo istintivo. Tutto questo illumina di una bellezza unica il maestoso Gruppo delle Pale che da questa mia quota finale ora esprime tutta la sua maestosità. Definire ciò che ora mi si apre di fronte vorrebbe dire descrivere ogni singolo particolare roccioso all'infinito, che dalla Val Pradidali sale nelle quote superiori. Non solo le varie torri e cime già descritte precedentemente di questo versante, ma in aggiunta tutto ciò che un passo alla volta conduce verso il grande altipiano e le vette che ne fanno da cornice naturale.

Il Tempo. Prendo tutto il mio tempo per fare ogni mia considerazione personale. Prendo tempo per vivere a occhi aperti l'immensità di questo luogo che per me ora diviene l'ombelico del mondo, dove non aggiungere e chiedere altro. Sono solo quassù, e questo è ciò che cerco. Solo ai piedi di questa grande croce che sembra il perno centrale del mondo intero. Le sue grandi braccia si estendono verso il cielo come simbolo di protezione eterna, mentre il vento identifica nuovamente il forte respiro della Terra.
Ora è tutto perfetto, sebbene l'orizzonte richiami verso di me quelle nuvole che tanto vorrebbero partecipare a questa mia giornata. Inizia la discesa senza farmi mancare quell'aspetto di eterno lupo solitario che per l'ennesima volta trova la sua tana perfetta, quel luogo che diviene nuovamente protezione e allo stesso tempo emozione. Quassù mi sento protetto, mi sento accompagnato per mano da una Natura che per quanto selvaggia sia rimane la vera identità del nostro pianeta.
La Scofa - 1344m
Lascio lassù, in quella croce, tutte le emozioni per tornare a essere ciò che mi sento dentro: abitante di questi boschi. Torno a essere l'escursionista #spiritolibero che tra questi sentieri ritrova sempre il luogo perfetto dove sentirsi veramente libero. Al Prà Caoril per riprendere in mano il mio anello dopo le grandi emozioni vissute nelle quote superiori. Ritornare nuovamente all'interno dei boschi è percepire improvvisamente quelle temperature fresche che identificano questo periodo di transizione.
Una lunga discesa fino a La Scofa, nuovo riferimento per una nuova via di cammino. E' il punto più lontano dell'intero itinerario che ora guarda in direzione di quei ampi spazi prativi e di tutte quelle baite e fienili che fanno da perfetto ornamento alla Val Uneda. Una serie di cambi di direzione tenendo come riferimento Ritasa con il mio cielo completamente chiuso e una leggera pioggia che più di tanto non disturba il mio cammino.

Lascio la Val Uneda su di una forestale che ora scendendo verso Domadoi va a toccare con mano queste piccole realtà. Alcune ancora chiuse e altre invece con quel perfetto spirito di vita in cui i legittimi proprietari eseguono un rituale che si ripete chissà da quanto tempo durante questo periodo. Si falcia l'erba, si sistemano orti e si riordina ciò che il logorio del lungo Inverno lascia come segno tangibile. Il sole improvvisamente riappare su di una benefica apertura che ora mi permette di ammirarne il suo azzurro perfetto. Valtegnarich ritorna così a riscaldare ogni mio punto di vista.

Valtegnarich - 1197m
Prati verdi con eleganti sfumature di giallo. Il tarassaco esplode all'interno di questa fresca vitalità, dove perfino il lontano rumore meccanico di piccoli attrezzi agricoli non disturbano minimamente questa mia nuova prospettiva. E' un rumore dettato dall'impegno da parte dell'uomo di mantenere integro e pulito questo angolo di Paradiso che guarda verso il Passo Cereda. Un ultimo sguardo alla magnificenza rocciosa delle Pale di San Martino, illuminate ora da un sole completamente diverso delle ore precedenti su di un cielo completamente libero dalle nuvole.

"Non potevo chiedere di meglio per chiudere questo cerchio in modo perfetto"
Stefano
Semplicemente grazie