Theo, il pastore
- Stefano

- 23 ott
- Tempo di lettura: 7 min
Un uomo, una storia fatta di sacrifici.

Il sentiero mi è maestro di vita. Non è solo un cammino che mi porta ad avvicinarmi al cielo, a guardare questo meraviglioso mondo naturale da infinite prospettive e sentirmi privilegiato e parte integrante con questa Natura. Il sentiero è anche l'opportunità di conoscere persone, perfetti sconosciuti e dialogare con loro per scoprire cose che spesse volte mi fanno capire quanto difficile e quasi impossibile sia "riuscire" a "sopravvivere."
L'alpeggio, per me da sempre un fascino particolare. Quella perfetta dimostrazione in cui vedere gli animali liberi tra queste infinite distese prative mi riportano all'Estate e al caldo sole di stagione, ma soprattutto a quel senso di libertà espressa con naturalezza e lontano da quella che, ribadisco, è la frenesia completamente nociva dei tempi moderni. Una storia vera, una di quelle che lungo un cammino mi avvicinano spontaneamente a una nuova verità, lontana dalla mia ma che coinvolge come per destino un perfetto sconosciuto.
Il Comelico, la Val Digon e il Monte Cavallino (GR Kinigat - 2689m). Una di quelle mattine di metà Primavera dove i verdi versanti della Costa della Spina sono già liberi dalla neve da diverse settimane. I primi alpeggi, quei primi movimenti in assoluta libertà dove mucche e cavalli si stanno già godendo quel caldo sole di stagione all'interno di un verde che profuma di nuovo. La prima erba, quella piena di vita che subito coglie l'appetito e l'attenzione di queste adorabili creature.
Per il Monte Cavallino, poco conosciuto ma spettacolare per le infinite panoramiche che guardano verso il Comelico e il versante opposto austriaco. Un facile cammino su di un ampia strada forestale che da Casera Silvella (Val Digon 1833m) si innalza verso verdi e lussureggianti creste. Le stesse che definiscono la linea di confine tra l'Italia e l'Austria, e che danno vita alla famosa Traversata Carnica. A metà strada una piccola casera che da diversi anni diviene per me quel punto perfetto per una piccola pausa meditativa.
Casera Rigoieto (2080m) sembra quasi non esistere sebbene ben descritta sulle mappe. Si nasconde alle pendici di Cima Vanscuro (Pfannspitze - 2678m) coperta da una spalla erbosa lasciando temporaneamente il sentiero che sale in direzione del Passo Silvella (2329m). Se non la conosci non la trovi, ma se la conosci ti trovi di fronte a uno dei più belli alpeggi del Comelico. Una casera dedita unicamente ai pastori con un piccolo bivacco dove potervi pernottare la notte. Umile e con poche comodità , rispecchiando perfettamente quello che è il naturale mondo degli alpeggi e delle umili origini portate quassù dai pastori.
Piccola, costruita con le naturali pietre presenti. Bella come la vedo e la voglio io, illuminata da questo meraviglioso sole e immersa tra un verde che solo il Comelico, il verde Comelico, riesce a creare. La prima parte si compone di una piccola stanza molto spartana: il bivacco. Segue la lunga stalla e al termine l'alloggio riservato ai pastori. Mucche sparse un po dappertutto, ma non molte considerando che si tratta delle prime due settimane ufficiali di stagione. La giornata è serena e piacevole. Un paio di mucche nella stalla e alcune decine di loro sparpagliate sui prati circostanti. Tranquille, rilassate e sicuramente felici di tornare in "libertà" dopo diversi mesi invernali rinchiuse nelle stalle più a valle.
Mi trovo così assorto in un momento molto particolare. Mi faccio conquistare dal silenzio e dalle bellissime panoramiche che si allungano verso vari versanti del Comelico. In primis dalla lunga e verde lussureggiante Costa della Spina. Un lungo abbraccio verso l'intera Val Digon per dare poi vita a quel antico vulcano che porta il nome di Col Quaternà (2503m) e da alcuni cavalli che liberamente si muovono lungo i versanti lontani di questo luogo così idilliaco.
Una piccola sagoma umana si muove verso la mia direzione. Scende con la dovuta calma da un medio versante di Cima Vanscuro fino a raggiungermi per quel saluto tranquillo come il suo passo. Si chiama Theo, ed è l'unico pastore presente in questo alpeggio. Uno scambio di pensieri, la richiesta di una sigaretta e la mia risposta magari per lui deludente essendo io un non fumatore.
Viene dalla Moldavia, dalla regione di Bessarabia confinante con la vicina Ucraina. La guerra nel paese vicino è scoppiata da pochi mesi e per lui è la prima stagione in Italia dall'inizio del conflitto. Si presenta abbastanza preoccupato. La sua famiglia e la sua casa distano pochi chilometri da quel confine che al momento sembra ancora lontano da tutto ciò che poi avrà quel proseguo che tutti conosciamo.
Con cortesia mi chiede che tipo di smartphone tengo, il suo è un Nokia vecchio di almeno 10 anni e con grande, se non nulla, difficoltà riesce a comunicare con moglie e figli. Tento io di fare una chiamata. Mi fornisce il numero ma per quanto il mio sia di ultima generazione se non c'è campo telefonico non è possibile inviare nemmeno messaggi. Lo vedo dispiaciuto e la sua espressione mi colpisce molto. Capisco la sua sofferenza, quella sua ovvia preoccupazione di un marito e di un padre che da diverse settimane non sente la famiglia.
"E' il quarto anno che salgo qui in Comelico per gli alpeggi estivi. In Moldavia lavoro in una miniera di carbone soltanto durante l'Inverno. A diverse centinaia di metri in profondità durante l'Estate è impossibile lavorare e la miniera chiude e quindi per non rimanere fermo vengo qui in Italia per lavorare e portare a casa qualcosa."
Il suo è un viso scavato dalle fatiche e dalla tipologia di lavoro che laggiù svolge. I suoi 35 anni di età io li traduco almeno di una cinquantina solo dal suo aspetto così stanco e provato da una vita così dura. In quei momenti vorrei poter esaudire due cose, due suoi desideri: quella telefonata a casa sua e un pacchetto di sigarette.
"Sono quassù da solo da tre settimane. Con me non ho nemmeno un cane, quelli ubbidiscono solo ai loro legittimi padroni e nel mio caso sarebbe una compagnia poco utile. Tengo a bada una settantina di capi sparsi lungo queste ampie spalle erbose, di giorno come di notte. Due notti fa un temporale di quelli potenti e la presenza di un paio di lupi che, a conti fatti, almeno una mucca se la sono ben distribuita. Ho camminato per l'intera notte sotto un uragano di tuoni e fulmini, ma da solo per ora è così.
Il resto del pascolo salirà quassù la prossima settimana, ancora 200 capi da gestire per tutta la stagione. Saliranno altri pastori con i cani e li sarà sicuramente un lavoro più agevole per me e per gli altri."
Tutta una serie di situazioni che capisco passano in secondo piano. I suoi pensieri vanno verso casa sua e tutto ciò che in quell'angolo di mondo al tempo era solo all'inizio. La preoccupazione di un padre e marito assente per portare a casa il possibile, per un difficile sostentamento in un mondo molto lontano dal nostro. Durante questo nostro breve incontro altre parole altre dimostrazioni di una vita sicuramente difficile, e alle mie/nostre abitudini forse impossibile da sostenere. Ma una realtà dei fatti che ancora oggi mi fa ben capire a quanti ostacoli esseri umani si vedono ancora affrontare giorno dopo giorno.
Vorrei rimanere con lui per più tempo. Dargli l'opportunità di parlare con qualcuno dopo settimane solo all'interno di un ambiente che ai miei occhi è un vero Paradiso. Tutto ciò che i miei pensieri elaborano per lui si traducono in un sacrificio lontano da questo mio Paradiso.
"Certo, meglio quassù all'aria aperta che sottoterra in una miniera. Ma la mia è una vita che vede un futuro in cui vivere al buio per un intero Inverno e al sole caldo durante questi miei lunghi mesi. Allo stesso modo un enorme sacrificio, che il sole di queste montagne non riesce ad alleggerire. Cio che mi manca in questo tuo Paradiso è l'affetto della mia famiglia e la soddisfazione di vedere i miei figli crescere."
Parole queste che ancora oggi mi porto dentro. Parole da parte di un perfetto sconosciuto e del suo forte desiderio di parlare con qualcuno, come a volermi sostituire con quelle parole lontane che tanto gli mancano. Quella sigaretta come unica compagna di vita quassù e anche un semplice messaggio da inviare ai suoi cari giusto per sapere che laggiù va tutto bene. Devo proseguire il mio cammino, l'intero anello che mi aspetta è lungo e non mi resta latro che salutarlo e ringraziarlo di questa sua presenza.
Mi sento però in dovere di cercare di esaudire almeno un suo di desiderio.
"Theo, ti trovo quassù tra un paio di mesi?"
"Si italiano, tra un paio di mesi sono ancora quassù!"
"Cosa desideri che ti porti?"
"Una stecca di sigarette se per te non è troppo"
" Di che marca?"
" Non fa nulla, basta che siano sigarette"
Lo saluto e mi allontano. Di tanto in tanto mi volto a cercare quella sua già piccola statura per Natura. Lo vedo allontanarsi con tutta calma dalla Rigoieto, con quella pace in cui mi piace vederlo eterno padrone di un Paradiso che per ora diviene un luogo lontano dai suoi affetti più cari e indiscutibili. Un Paradiso per me, un grande sacrificio per lui.
Torno in Val Digon dopo un mese e mezzo. Non più il Cavallino ma la lunga, e meravigliosa, traversata della Costa della Spina. Casera Rigoieto in questo caso la trovo nella fase pomeridiana di rientro verso Casera Silvella, in un caldo pomeriggio di fine Luglio. Mucche, cavalli e capre sparse in modo meraviglioso, una sinfonia di piccole campanelle che risuonano lungo l'intera valle. Lui in Rigoieto non c'è. Forse sarà lungo i versanti maggiori di questi verdi alpeggi a guadagnarsi il giusto vivere (spero) e guardare dalle creste maggiori in direzione di casa sua.
Come l'altra volta nella Rigoieto la parte riservata ai pastori la trovo aperta. Un tavolo e quelle sigarette promesse. Lascio tutto li sopra, senza nessun riferimento o foglio scritto. Theo capirà sicuramente e con il pensiero saprà ringraziarmi.
"Questa è una storia che mi è capitata tempo fa. Una storia che ancora oggi porto con me come uno dei incontri più belli che possano avvenire tra due esseri umani. Te la racconto ora, perchè penso che storie così siano e rimarranno per sempre intramontabili."
Stefano









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