In uno dei versanti più belli del massiccio del Civetta.
Una magnifica immersione nel cuore dell'Agordino. Un viaggio lungo un ampio sentiero che dalla Val Corpassa guarda verso le torri e le guglie Dolomitiche del massiccio roccioso del Monte Civetta. In Primavera tutto rimane ancora fermo e in assoluto silenzio, in attesa che il Rifugio Vazzoler dia inizio alla nuova stagione calda.
Una poco impegnativa "passeggiata" in solitaria, dove in Primavera tutto profuma di una Natura che porta con se antiche tradizioni.
Io adoro chiamare "passeggiata" quel contesto in cui il cammino, sebbene con quel dislivello che mi accompagna nelle quote maggiori, durante la stagione dei fiori mi regala l'opportunità di camminare su ampie strade forestali, che sebbene mi tengono ancora lontane dal "puro" sentiero di montagna, profumano di avventura e di quella nuova apertura verso la bella stagione.
E' quell'equilibrio perfetto che trovo lungo la Val Corpassa, una lunga valle boschiva che nell'Agordino guarda in direzione del massiccio del Monte Civetta. E' il suo versante a Sud, che in Capanna Trieste pone le basi per quell'inizio di giornata che promette sole e cielo azzurro nelle sue quote maggiori. Capanna Trieste è ancora chiusa, in "dolce" attesa di poter aprire i propri battenti tra qualche settimana.
Le Torri e i suoi bastioni
Un breve tratto di strada asfaltata, un ponte in legno per attraversare un grande torrente carico di quell'acqua che dai nevai maggiori scarica a valle ciò che l'Inverno lascia come ricordo. Una facile serpentina sale in quota mentre alcuni versanti rocciosi creano la scenografia perfetta per presentare al mondo intero Torre Trieste, un enorme monolito roccioso che identifica da subito ciò che rappresenta questo versante del Civetta.
E' come uscire da un "tunnel" naturale, quelle grandi ombre dettate da questi versanti e che non permettono al mio sole di entrare definitivamente all'interno della mia giornata. Ma appena lascio la Torre dietro di me i primi spazi erbosi finalmente vengono illuminati dalla nostra stella primaria, e aprire così un nuovo scenario naturale dove non solo la Trieste ne farà parte per tutta la giornata, ma anche altri miracoli di questa mia Natura che ora si inseriscono perfettamente dentro ai miei sogni.
Siamo troppo abituati a osservare il Monte Civetta da quella sua cartolina che guarda al versante Nord, quel versante che riproduce perfettamente quella sua enorme e liscia parete in direzione del Rifugio Attilio Tissi. Il Monte Civetta invece è un insieme di versanti selvaggi e impressionanti per la loro mole e possanza. Nel suo interno custodisce guglie e campanili rocciosi che sembrano sprofondare verso il centro della terra. Enormi bastioni di perfetta Dolomia che sembrano quasi impenetrabili pure per l'essere umano.
Il Monte Civetta e il suo intero gruppo sono di una vastità inimmaginabile. Di una bellezza geologica che non trova mai la parola fine.
Rifugio Mario Vazzoler - 1714m
La forestale centrale cammina lungo la base di queste meravigliose pareti. Se in cammino il mio piede sinistro guarda sempre verso la Val Corpassa e tutto ciò che mi lascio alle spalle, il mio piede destro invece si muove al lento ritmo di questi bastioni rocciosi. Una strada in cui il mio cammino rimane sempre in pace e senza troppo impegno, per giungere così in uno di quei punti di riferimento che si identifica nel Rifugio Mario Vazzoler.
Lui per ora rimane ancora chiuso dopo un lungo e solitario Inverno, ma è solo questione di poche settimane ormai per tornare nuovamente ad accogliere ogni escursionista di passaggio. Si pone a poco più di 1700m di quota, in un punto panoramico dove traspare tutta la forza della grande montagna.
Guardo a questo rifugio in modo particolare. Non perchè il Vazzoler stesso sia particolare, ma perchè a ogni inizio di una nuova stagione nel rifugio vedo quell'elemento che manca nella mia "quotidianità" in alta montagna. Una quotidianità che durante l'Estate diviene un punto di riferimento, di accoglienza, di aggregazione e di massima libertà. Una quotidianità che da Autunno a Primavera inoltrata viene a mancare in modo costante e progressivo, come se quelle porte e finestre chiuse durante le stagioni fredde siano parte della mia vita che manca, come quel tassello per terminare il puzzle perfetto....
Ma di una cosa sono certo: arrivato alla metà di Maggio sento che ormai manca poco.
Lungo l'Alta Via n°1
Entra per un breve tratto la "mitica". Un percorso di 125km con un dislivello totale di +7300m a identificare uno dei più lunghi e meravigliosi cammini lungo l'intero arco delle Dolomiti del Nord Italia. Un breve tratto che da Torre Trieste sale leggermente in direzione del Pian di Pelsa e del più lontano Rifugio Attilio Tissi, per poi proseguire e disperdersi in altri lontani versanti Dolomitici. Un tratto che identifico in quell'unico chilometro che per me è sufficiente per sentirmi parte del "mito".
In poco più di un chilometro l'eleganza di Torre Venezia (2337m), di sicuro una delle più belle di questo versante. Eleganza certo, perchè se questo mio breve tratto dell'Alta Via n°1 è così breve ma pieno di energia, è altrettanto possente la vista che guardo ora verso la Venezia. Mi trovo proprio ai suoi piedi, per sentirmi per l'ennesima volta il nulla al cospetto di tanta grandezza naturale. Un lungo respiro, attimi in cui la mia mente viene ora "rapita" da così tanta maestosità.
Case Favretti - 1870m
E' un emozione che non trova un momento di pausa. Lasciare questi fitti boschi e trovarmi così a stretto contatto con questa forestale che ora si "trasforma" in un mondo di roccia bianca e selvaggia. Una leggera salita che mi permette di osservare in lontananza Casera Pelsa, il mio punto di arrivo. Per ora rimane solo un punto di vista, Case Favretti è quel piccolo gioiello che improvvisamente compare dal nulla, ma che regala una panoramica verso la mia montagna rocciosa degna di ogni merito.
Sebbene la forestale cammini nelle vicinanze, tengo ugualmente le "dovute distanze". Favretti infatti raggruppa a se piccole realtà abitative "private". Piccole baite ben curate e che della loro riservatezza è giusto mantenere il dovuto rispetto. Si posizionano su di un pianoro da "sogno", in bella vista verso il Col del Camp ma soprattutto verso Torre Venezia e quei nuovi versanti che a Ovest danno poi vita a quel lungo cammino in cui l'Alta Via prosegue in direzione di altri pianori erbosi e del Tissi già menzionato.
Un luogo che sembra dimenticato dal mondo intero. Un luogo che dai stessi proprietari sembra tenuto a distanza dal mondo intero, per volere più che per una circostanza. Mi permetto di fare qualche foto, qualche ripresa ravvicinata per il mio video grazie al consenso di uno dei legittimi proprietari. Lo trovo quassù solo come io sono in questa giornata. Dopo il lungo Inverno si ridà nuova vita a queste abitazioni. Si taglia l'erba, si sistemano dei piccoli giardini adiacenti.
Un saluto, quattro chiacchiere veloci e il suo consenso alla mia richiesta, nel poter così "entrare" dove di mio non c'è nulla.
La Natura non si smentisce nemmeno in questo punto, in questo luogo che per me per ora è solo un punto di passaggio. Mi meraviglio di queste grandi distese prative, di quei crocchi (Crocus) che con grande eleganza abbelliscono queste distese ancora bruciate dal gelo invernale, ma che non tarderanno a tornare verdi e rigogliose per accogliere così gli alpeggi estivi della casera che ora mi attende poco più in là.
Casera di Pelsa - 1830m
Con un pizzico di esagerazione la definisco la "mia" casera. Non lo faccio per un fattore di padronanza che poi non mi appartiene, lo faccio solamente per la confidenza e la tenerezza che nutro per questi luoghi così particolari. Casera Pelsa è l'ultimo baluardo di quella che io identifico come "civiltà all'antica", con quell'unicità in cui riconoscere l'esempio perfetto di quell'antica montagna, di quei antichi valori che luoghi e strutture come questi riportano alle nuove generazioni.
La casera è formata principalmente da un primo caseggiato (privato) recentemente restaurato e che nel mio caso diviene solo l'occasione per un saluto al proprietario che, approfittando di una bellissima giornata soleggiata di Primavera, da un paio di giorni se ne stà quassù tranquillo e solitario. La Pelsa invece porta con se tante di quelle primavere che sembra si possano leggere una pietra dopo l'altra.
Il panorama da quassù è idilliaco. Una grande prato le concede un punto di vista verso il versante Sud/Ovest della Civetta, dove, tra le altre presenti di torri, ora posso anche indugiare verso la Torre di Pelsa (2377m) e una lunga spinale rocciosa che prende vita ai pianori inferiori: le Forzelete e i Piani di Pelsa. Ma si tratta solo di una piccola parte di tutto ciò che ora posso ammirare, comodamente seduto tra questi suoi ampi spazi che vedono in Col delle Capre (1892m) il suo grande alpeggio di stagione.
Raggiunta la mia meta ora la gestione del mio tempo è solamente mio. L'Agordino mi regala un pezzo del suo prezioso Paradiso, ancora solitario e quasi dimenticato dal mondo intero. Un piccolo angolo che tengo stretto, sebbene i punti panoramici mi trasmettono quella sensazione di possanza che questo massiccio mi trasmette. Ancora poche settimane per poi tornare nuovamente in vita, e raccogliere a se uomini e animali in questa continua e progressiva tradizione dei grandi pascoli in alta quota.
E anche qui un pezzo del mio cuore, per sempre.
Stefano
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