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SILENZIO - TEMPO  -  MISURA

Il mio Autunno, tra silenzio e riflessione.

  • Immagine del redattore: Stefano Germano
    Stefano Germano
  • 9 ott
  • Tempo di lettura: 7 min

Quel momento tutto mio.


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L’Autunno del silenzio e della riflessione. E’ sempre così, di anno in anno al termine di una lunga Estate con quelle prime avvisaglie che preannunciano la stagione del foliage. E’ così che questo cambiamento naturale combacia perfettamente con il mio cambiamento personale. Un cambiamento che in questi ultimi anni mi ha spinto a vivere la montagna seguendo ciò che riesco a raccogliere dalle emozioni più forti. Non solo le emozioni segnate dai grandi massicci rocciosi e da tutte quelle meraviglie custodite da una Natura meravigliosa, ma anche le emozioni che entrano dentro e che nei pensieri e nelle riflessioni mi permettono di trovare pace e serenità.


Non potrei trovare terreno più fertile con ciò che l’Autunno riesce a trasmettermi. Ma per vivere al massimo ogni singola emozione e riflessione, non potrei che chiedere una di quelle giornate in cui le condizioni meteo sfavorevoli inducano a restarsene chiusi in casa. Un fine settimana d’inizio Ottobre. Previsioni che si dividono tra basse nuvole, leggere piogge e con qualche possibilità di schiarita. Direi perfetto per quello che in questo periodo è lo stimolo che porto dentro. Di camminare e muovermi senza una destinazione ben precisa, seguendo solo ciò che l’istinto mi indica come via da seguire e cercare nei momenti più impensabili le emozioni più belle.


E’ così che mi si presenta una mattina lungo un versante che dall’Agordino si delinea con al vicina Val di Fassa. La Vafreda come il Fuciade per dare vita a una di quelle giornate che capitano raramente, magari proprio con l’avvento dell’Autunno.


Giornata grigia, invasa da nuvole che sembrano volermi dire qualcosa. Un vento freddo che sale dalle valli verso i versanti maggiori, con le nuvole stesse che in modo sincronizzato seguono questa via e rendermi quasi impossibile osservare quei versanti rocciosi che da Cima dell’Uomo si allungano verso la vicina Marmolada. Inizia a cadere una leggera pioggia, leggera e silenziosa che sembra non voler disturbare questo mio cammino all’interno di questa mia solitudine voluta. I Casoni della Valfreda, testimonianza di un passato lontano in cui la montagna era meno invasa dal turismo di massa e che nei miei pensieri più positivi rispecchiano la montagna di una volta.  


E’ così che vengo accolto, è questo il benvenuto che questa Natura mi riserva quasi a capire perfettamente ogni mio pensiero e ogni mio desiderio. Dai casoni vengo avvolto dalla loro storia e da ciò che nei miei pensieri più intimi rappresentano. Mentre salgo camminando con grande spensieratezza lungo questa sua stradina centrale, il vento comincia ad aumentare con quella forza in cui la leggera pioggia lascia improvvisamente posto a una leggera nevicata. Così leggera da non avere la forza di coprire queste immense distese prative, ma con quella delicatezza in cui percepire questa leggerezza sulla pelle del mio viso.



E’ una sensazione meravigliosa. Un inizio di Autunno dove non potere chiedere nulla in più, se non lasciare alla Natura stessa di dimostrarsi al meglio e di farmi emozionare lasciando al mio istinto di farmi da guida un passo dopo l’altro.



E’ un richiamo che mi suggerisce di proseguire, di guardare verso quei versanti rocciosi che si innalzano verso il cielo. Nelle vaste distese prative più in quota mi trovo avvolto da una nebbia che non mi permette di guardare oltre al mio naso. Non quella nebbia marcia e schifosa della pianura, ma le nuvole che ora mi rendono parte di questa loro forza, di questo magnetismo che percepisco dal forte freddo che sento quasi penetrare nelle ossa. È come muoversi all’interno dell’ignoto, dove non esistono più punti cardinali e punti di riferimento. Mi sento solo, all’interno di un mondo ignoto e che tanto mi affascina.   


Un silenzio surreale, dove solo il vento di tanto in tanto mi ricorda la sua presenza. Fa molto freddo all’interno di questo ignoto, l’umidità comincia farsi sentire come è forte il desiderio di poter guardare oltre. Oltre queste nuvole dense che in certi punti sembrano regalarmi dei frammenti, un’improvvisa diradazione che un po alla volta sembra volermi svelare il segreto di tutto ciò che stà oltre. Un punto fermo il mio, che all’altezza della tabella escursionistica che divide il Fuciade da Forcia Rossa improvvisamente apre uno squarcio nel cielo e ammirare per la prima volta oggi l’azzurro di un immenso cielo.  


Un susseguirsi d’improvvisi e veloci movimenti che dai verdi alpeggi della Valfreda sembrano emulare immaginarie creature selvagge fuori controllo. Il vento in men che non si dica sembra voler scaricare tutta la sua rabbia verso questo ignoto, con quella forza tale da innalzare verso il cielo tutto ciò che da qualche ora mi tiene completamente all’oscuro di ciò che mi sta attorno. La magia prevale, con quel tocco che solo la Natura riesce a riservare solo a chi osa chiedere anche nelle situazioni peggiori. Si apre così il palcoscenico della Valfreda, che dai Casoni che ormai tengo alle spalle si espande verso i versanti maggiori che da Cima dell’Uomo da vita alla lunga spinale rocciosa dove Cima Ombretola e il Sas de Valfreida nella storia sono l’anticamera naturale che accompagna verso la Regina Marmolada.   


Un imponente muro di bianca Dolomia, ma bianca non solo per la sua naturale composizione geologica ma per la coltre nevosa che ricopre completamente queste meravigliose cime. Dal verde rossastro d’inizio Autunno dei grandi promontori erbosi al bianco candido di una neve che sembra rivestire questo immenso dono della Natura di una delicata veste. Straordinaria espressione in cui una stagione si sta lentamente evolvendo, con quei primi colori che per ora invadono solo la vegetazione più fragile e dove la neve ne fa da perfetta cornice in istanti che per ora ritengo solo miei.



Sono istanti in cui le sensazioni che provo non si possono raccontare. Per capirle si deve per forza viverle, soprattutto quando tutto questo viene riscaldato da un leggero tepore di un sole che trova il suo spazio.



Hai mai provato a sentire la forza del silenzio? Sei mai riuscito a trovare il punto perfetto, quello fermo al centro della terra dove raccogliere dai quattro punti cardinali tutta l'energia potente del silenzio? Ti posso garantire che è una situazione surreale. Una forza esteriore che unita alla solitudine assoluta ti fa percepire il respiro della Terra. Nulla sembra più muoversi. Improvvisamente anche le nuvole sembrano rimanere plagiate da questa forza così naturale che per noi esseri umani prende forma come una divinità non terrena.


Vivo questa intensità con la perfetta convinzione che ci vuole anima e un contatto terreno del tutto particolare. Per entrare in stretto contatto con questa dimensione, e con la sua intimità più pura, si deve iniziare il cammino con quei propositi che restano al di fuori da un normale Trekking, da una normale giornata in escursione. Devi volerlo, assolutamente volerlo. Devi guardare alla luce di un nuovo giorno con quella prospettiva in cui nulla ti deve distrarre se non la cognizione di dedicare un'intera giornata, o qualche ora, a quello che è il tuo confronto diretto con questa dimensione, con questo ambiente che improvvisamente si distacca dalla tua quotidianità.


Mi sento in dovere di staccare per qualche ora dalla mia normale quotidianità, da questo veleno. Lo sento per il rispetto che ho di me stesso e di quel pensiero in cui tenermi sempre più lontano da questa nostra società sempre più allo sbando, sempre più fuori controllo. Sento la necessità di farlo per alimentare maggiormente quel rifiuto, quella nausea che al di fuori di questo mio mondo naturale mi tiene ancora prigioniero di una realtà che non ritengo più mia. Per farlo bene devo rispettare non solo me stesso, ma anche questa meravigliosa Natura che mi ospita. Devo tenere tutto questo lontano da quella mia società marcia, e devo farlo con un grande sforzo mentale perchè solo con l'impegno ritengo possibile tenere pulita la mia mente e libera da ogni intrusione esterna, nociva e completamente fuori luogo.


Posso ben capire che tutto questo ti potrebbe anche risultare strano, tu che mi leggi, ma ti posso assicurare che tutto entra all'interno di un filo logico che in questi ultimi anni mi ha permesso di guardare al mondo, soprattutto la mia quotidianità, con quella negatività che quassù, tra queste montagne e questo ambiente naturale, trova delle risposte che non riuscirei trovare altrove. Decidere di dedicarmi una giornata di così intensa riflessione è un bene che voglio fare a me stesso, indipendentemente se le nuvole, il freddo e la pioggia sembrano volere ostacolare il mio passo e ogni mia visuale.



Ben venga tutto questo, rappresenta al meglio questo mondo che ora mi ospita.



La magia sembra volermi portare oltre. Il silenzio improvvisamente lascia un leggero spazio a quel tintinnio che quassù richiama solo una cosa. Quell'evidente segnale in cui sentirmi nell'immediato non più solo, ma in compagnia di una delle più belle rappresentazioni naturali che questi alti e immensi pianori offrono solo durante l'Estate. Non ci posso credere, rimango veramente incredulo nel vedermi apparire all'improvviso un gregge di pecore dalla bianca lana scendere direttamente da quel promontorio che vede nel Fuciade un nuovo miracolo.


Mi chiedo come sia possibile, con quella perplessità in cui trovandomi in una stagione già fredda ma improvvisamente così ricca di vita. Un gregge composto da qualche centinaio di adorabili creature che seguendo l'abile guida di quattro cani dotati di un intelligenza straordinaria, e non i classici amici quattro zampe viziati dai loro legittimi proprietari (merenderos). Un livello d'intelligenza da ubbidire al proprio padrone seguendo unicamente un fischio, un segnale acustico che lega il rapporto uomo-animale da un legame che si esprime nella fiducia e nel rispetto reciproco. Un mondo pure questo meraviglioso.


Quattro chiacchiere con l'unico pastore presente. Un uomo sui 45 anni che con calma e lentezza nel scandire le parole mi trasmette tranquillità e pace interiore, un dono riservato unicamente a chi vive la propria quotidianità all'interno di questo mondo. Mi piace sentire la sua umiltà, quel rispetto che sento nei miei confronti e dialogare con me con quel leggero sorriso a dimostrarsi una persona che oltre a questo non desidera altro. Ultimi giorni mi dice. Ultime ore per questo alpeggio che per quest'anno sta per finire. Per me è un regalo immenso, che si abbraccia perfettamente con lo stesso spirito che mi ha accompagnato quassù oggi.


Ora penso di aver aggiunto dei valori importanti per la mia quotidianità. Sebbene le ore serali mi riportano nuovamente a quella mia di quotidianità, sbagliata, sempre di fretta e ormai sull'orlo di un baratro senza più ritorno, il mio Autunno, il mio silenzio e le mie riflessioni hanno raccolto il meglio che questa Natura poteva offrirmi.

L'atmosfera delle nuvole, quella leggera pioggia e quel po di neve, ampi spazi nel cielo per ammirare l'azzurro dell'Universo e il tepore del sole, a chiudere con un improvvisato mondo animale che non poteva risultare sorpresa più bella.



Così doveva essere, è ciò che volevo...



Sono emozioni, sono esperienze, energia vitale che bisogna poi tenere dentro e custodire come un segreto inviolabile. Un segreto che, sebbene io te lo racconti, la sua energia vitale rimane custodita nelle mie emozioni più belle, quelle vissute direttamente, quelle che tu non potrai mai capire perchè custodite dalla mia anima.




Stefano





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