Al centro del mio Mondo - Monte Pelmo
- Stefano

- 16 ott
- Tempo di lettura: 14 min
Alla ricerca della mia felicità.
Una di quelle giornate dove l'Autunno mi ispira un intimo contatto con questa Natura, con questo ambiente che in questo periodo si sta vestendo di un abito meraviglioso. Una delle massime espressioni di bellezza di questo mio mondo, dove dedicare la "mia" giornata perfetta per un cammino che desidero mi avvicini maggiormente al vero senso della vita.
Se mi guardo bene attorno, ciò che respiro è un aria che all'interno della nostra società moderna diviene sempre più pesante, sempre più opprimente. Abitudini che inevitabilmente mi fanno vivere quella pessima sensazione in cui sentirmi sempre più soffocato da un sistema in continua evoluzione e sempre più preso da tempistiche che con grande difficoltà riesco a tenere a bada. E' come se il mio passo sia più lento al progresso e a ciò che il mondo moderno mi impone.
Arrivo alla soglia delle mie prime 60 primavere con quella stanchezza addosso dove non riuscire più ad accettare ciò che questa continua evoluzione ai miei occhi diviene un pericolo, una prigione per quel principio che in ogni essere umano vede la "libertà" come il primo diritto in assoluto. Nauseato da tutto questo decido così di prendermi un periodo tutto mio, un momento da ritenersi speciale per poter, anche se per un paio di giorni, trovare nuovamente la serenità e quell'aria pulita che per la mia libertà non può che farmi del bene.
Coi - Val di Zoldo - 1500m
Un piccolo angolo di Paradiso disperso in alta quota e lontano da ogni minima presenza di civiltà. Coi, Costa e Brusadaz formano un piccolo nucleo di antiche borgate ai piedi del Monte Pelmo, tre piccole realtà abitative isolate all'interno di un ambiente silenzioso e in pace con il mondo intero. Aprire la finestra al mattino presto e ricevere il buongiorno dal Monte Civetta che, con i primi raggi del sole del nuovo giorno, tinge le sue bianche pareti a Sud di un fuoco intenso.
L'Enrosadira all'alba di una nuova quotidianità, dove non esiste la fretta opprimente
ma quella sensazione interiore di pace e silenzio.

Cosa volere di più all'alba di un nuovo giorno. Come poter immaginare modo migliore d'iniziare una nuova giornata all'interno di una dimensione così pura e serena, dove considerare la fretta, il traffico, il caos e una "routine" completamente velenosa, il prodotto della fantasia di un abile autore di libri di fantascienza. Eppure, se guardo la mia realtà e la mia quotidianità al di fuori di questo contesto naturale, so benissimo che non si tratta di fantascienza ma ciò con cui combatto ogni giorno. Coi in questo istante risulta come l'inizio di una nuova terapia.
La Val di Zoldo e le sue due montagne per eccellenza: il Monte Pelmo e il Monte Civetta. La Val di Zoldo dei miei più cari ricordi da bambino, quando in compagnia di mio Papà ho mosso i miei "primi" passi da escursionista. La Val di Zoldo e quelle sue quote maggiori che alle pendici del Monte Pelmo diventano il "laboratorio" perfetto per questa mia ispirazione terapeutica a contatto con una Natura straordinaria.
Per oggi nessun Trekking organizzato ad hoc. Nessun itinerario o obiettivo particolare ma solo la "libertà" di muovermi all'interno di una ristretta area dove avere solo come riferimento due sentieri: uno per la salita e uno per il rientro.
Tutto ciò che si trova all'interno di questi due riferimenti è quella piccola parte di quel mio punto perfetto all'interno di un mondo ora tutto mio.

Coi quindi, in questo suo mondo così piccolo che è addirittura difficile trovare un po di spazio per parcheggiare l'auto. Ma va bene così. Identifica perfettamente un luogo che per me ora diviene aria pura da respirare. Il silenzio di questa mia nuova alba. Un cielo azzurro e il Monte Civetta illuminato dal fuoco. Il resto della valle ancora in penombra da questa notte appena trascorsa. Un leggero rumore dettato da una fontanella che diviene nell'immediato la preziosa scorta d'acqua per tutta la giornata. L'unica stradina che attraversa il paese e le poche case abitative (altre invece dedite agli affitti turistici) a sembrarmi quasi abbandonate da tempo.
E' così che inizio questo mio nuovo cammino, padrone di un mondo che per pochi istanti diviene solo mio prima d'intraprendere quella stradina forestale che per questa mia prima parte di giornata diviene il mio sentiero a guardare negli occhi la mia felicità. L'inizio è una totale immersione all'interno di quella montagna di una volta da me tanto decantata. Quella fase generazionale che quassù viveva la sua quotidianità con dei valori e l'umiltà che in certi frangenti è stata purtroppo persa. Ma questo non cambia minimamente l'aspetto e il pensiero che questa piccola comunità ora mi trasmette.

Pian della Sofferina
La magia del sole che lentamente inizia a illuminare il mio cammino. Una poco impegnativa strada forestale (sentiero 473) che dolcemente sale all'interno di questi boschi. Piccole baite semi nascoste dalla fitta vegetazione a volte difficilmente visibili. Sembrano costruite apposta a ridosso di questo ampio pianoro quasi a volersi estraniare dal mondo intero: e come dargli torto. Il Pian della Sofferina è un ampio promontorio formato da alti arbusti nella sua prima parte. A ridosso del sole tiepido di stagione, la fitta vegetazione lascia il posto a dei bassi boschi in cui poter avere visibilità dell'immensa cornice che mi circonda.
Non solo le prime aspettative del Monte Pelmo, enorme colosso bianco, ma anche in quei versanti che guardano verso il Monte Civetta, la Marmolada e l'inconfondibile sagoma per buona parte già ricoperta di neve del Sella. E' così che percepisco quel tepore tanto atteso e rimasto prigioniero della vegetazione maggiore. E' come sbucare improvvisamente dalle profondità della terra, uscire allo scoperto e percepire quel calore tanto piacevole quanto carico di vita.

Non sono nuovo all'interno di questo angolo di Natura. Il Monte Pelmo nei decenni è stato occasione di decine e decine di passaggi muovendomi dai diversi versanti e seguendo in modo completo ogni sua via di cammino. Arrivando al cuore del Pian mi soffermo su di un ampia e spaziosa radura libera da ogni forma di vegetazione. La vista verso il "Caregòn" è idilliaca, come una maggiore espansione visiva non solo del Monte Civetta ma anche di altri gruppi boschivi che guardano verso i versanti più a Sud delle Dolomiti Bellunesi.
E' l'occasione per una prima e piccola pausa. Il primo dei due punti perfetti per questa mia giornata, per quei primi spunti in cui la mia "terapia" ora trova il primo utile spunto per guardarmi bene attorno e dare vita all'unico motivo per cui oggi mi trovo quassù. L'apertura di un cielo azzurro e meraviglioso, il calore del sole limpido al centro del mio Universo e i miei pensieri che ora trovano terreno fertile per essere espressi nel modo migliore.
Ma non devo approfittare troppo di questo momento così perfetto, di questa perfetta alchimia che si sta creando tra me e l'ambiente che mi circonda.

Devo tenere a bada ogni mia possibile emozione, ogni sensazione che ora la mia mente inevitabilmente si lascia trasportare. Devo gestire bene la perfetta sintonia che la Natura sta abbracciando a questo mio forte desiderio di "respirare", di tirare fuori ogni possibile negatività. Il cuore, quello vero e che desidera esporsi completamente alla Natura stessa, lo devo esprimere in quello che io considero il "centro del mio Mondo", e che si trova leggermente più in quota. Ma questo non toglie nessun valore anzi, lo utilizzo come una prima apertura mentale che mi aiuta così a capire maggiormente e a permettermi di esprimere poi il valore di questa giornata.
Arrivare ai piedi dell'enorme colosso del Pelmo è come raggiungere l'apoteosi, la perfetta rappresentazione di possanza e di quella maestosità che montagne come queste sanno esprimere. Lascio il cammino che da Coi mi permette ora di collegarmi con il sentiero 472, numero magico che identifica il famoso e spettacolare Anello Zoldano (Alta Via n°1). Un itinerario idilliaco, selvaggio e avventuroso che permette di aggirare per intero il Monte Pelmo e vivere così i passaggi più spettacolari di questo enorme colosso roccioso.
E' sicuramente l'unica opportunità presente per potersi avventurare nel cuore più selvaggio di questa montagna, tenendo come riferimento il Rifugio Venezia e il Rifugio Città di Fiume come punti di appoggio, ovviamente solo d'Estate, per questa che per esperienza è uno tra i Trekking più belli delle Dolomiti.
I Lach - 1970m
Una vasta distesa prativa, fuori dai boschi che fino a ora mi hanno accompagnato quassù. Sono a circa 1h di cammino dal Rifugio Venezia e quell'oretta e mezza dal Passo Staulanza. Il centro del mio mondo, punto perfetto ai piedi della Spalla Sud del Pelmo che nella sua vibrante altitudine di 3061m s'innalza verso il cielo con quell'eleganza che rende unica questa montagna. Una vetta composta da una parete bianca, liscia e che di norma viene inghiottita come per magia dalle nuvole in caso di giornate opposte a quella di oggi.
Mi guardo attorno sebbene il mio istinto mi dice che questo è il mio punto perfetto. E non potrebbe essere diversamente alla vista di una comoda panca in legno che da molti anni diviene il riferimento per quella breve pausa per chi è diretto al Rifugio Venezia. Una breve pausa per altri, una lunga e riflessiva pausa per quanto mi riguarda.
Mangio subito il mio panino. Mi riposo per quella giusta mezz'oretta al cospetto di questo meraviglioso sole prima di dare vita ai propositi per cui sono salito quassù.
Al centro del mio Mondo
Zaino a terra e ben rifocillato inizio un cammino del tutto particolare. Tutto mio.
I Lach e il suo grande alpeggio estivo. Un'ampia radura che si estende verso uno dei punti più belli dove ammirare in lontananza il Monte Civetta. Una cartolina naturale così perfetta da cogliere sempre l'attenzione di qualsiasi escursionista di passaggio. Un magnetismo che mi coinvolge sempre in ogni occasione, quasi come fosse la prima volta che ammiro la montagna da questo punto. Una lunga e aperta distesa che in lontananza da vita ai primi e già colorati boschi per poi espandere tutta la magnificenza di questa montagna. Una lunga spinale rocciosa che ne delinea perfettamente l'intero versante Sud.



Non c'è modo migliore di muovermi zaino a terra, con quella forte sensazione di sentire ogni mia parte del corpo libera di ogni possibile peso. Quella panca in legno ora diviene quel mio punto fermo, quel riferimento dove lasciare tutto ciò che io quassù ritengo un bene per dedicarmi il tempo necessario. Camminare all'interno di questo spazio quasi indefinito, accompagnato da una cornice naturale che dalla Civetta svetta verso il Pelmo per guardare ora anche verso l'Antelao. E' come non chiedere altro dalla Natura che mi circonda. Quella sensazione in cui la recente presenza di animali al pascolo è ancora viva da quelle tracce che rimangono sparse tra questi spazi erbosi e già "bruciati" dal primo freddo.
La terapia prende vita....
Il mio è un passo che inizialmente si concentra su questi primi particolari. Nulla viene per caso, nemmeno quelle tracce organiche lasciate da chi quassù ci ha passato un intera Estate e che per la Natura diviene un perfetto fertilizzante su cui creare nuove vite. Da ciò che gli animali lasciano ai punti di vista che mi circondano. Mi trovo all'interno di un anfiteatro naturale che accende ogni mio bisogno di dialogo, ogni necessità di esprimere ogni mio pensiero e cercare di trovare il giusto equilibrio per questo mio momento così particolare.
Un momento in cui dovermi liberare di un cibo che mi rimane sullo stomaco. Un momento in cui non riesco più a digerire quella mia parte di quotidianità che diviene sempre più stretta e logorante. E' per questo che sento di essere stanco di troppe cose.
"Più mi guardo attorno e più mi rendo conto di vivere all'interno di una Società dedita al consumo e a un sistema di controllo sempre più pressante e opprimente. Non puoi più accedere al tuo smartphone senza scontrarti con tutto ciò che quello che io ormai considero il "Grande Fratello" ha necessità d'importi senza regole. Non riesco più a evitare nemmeno ciò che la televisione emula in modo perfetto quelle stesse imposizioni dove parlare di guerre, politica (che in Italia indipendentemente dalle varie parti è fallita completamente) "inculcandoti" volontariamente tutto ciò che "gli altri" vogliono farti intendere.
Città e strade ormai esauste da un traffico veicolare dove la peggiore espressione di frustrazione si identifica da suoni e clacson sempre più assordanti. E non fa differenza che siano strade di grandi città o di piccoli paesi di campagna, la fretta e l'impazienza si diffonde ovunque. Il mondo del lavoro chiede sempre più competizione, sempre maggiore professionalità per mantenere la massima carica di "leadership" e competitività, per sbaragliare così ogni possibile concorrenza e rimanere la punta di un iceberg per molti invisibile.
Il mondo del lavoro certo, per quanto mi riguarda la massima espressione di quel nauseante cibo che tengo sullo stomaco e sempre più difficile da digerire. Lavorare per una grande multinazionale da più di 35 anni e arrivare al momento in cui quei meno tre anni per la pensione ti fanno ben capire di non sentirti più parte di essa. Involontariamente, sebbene l'impegno e i miei doveri rimangono sempre un valore indiscutibile ma con quella sensazione in cui sentirmi sempre meno partecipe di un meccanismo voluto e sempre meno impostato sul fattore umano.
Un impostazione tecnica dove ciò che identifica la tua professionalità viene prodotta da tabelle, statistiche, numeri a volte indecifrabili e una serie di meccanismi ricavati da app create ad hoc che ti fanno sentire unicamente un numero e non più un comune mortale. Il cliente prima di tutto certo ma non troppo però, perchè i fattori di un cliente non soddisfatto delle tue promesse non mantenute a volte si identificano da diverse realtà che da un punto di vista umano dovrebbero avere lo stesso valore del tuo stesso cliente.
Ma questo non basta. Abbiamo fretta, fretta su tutto e su tutti. Quell'ora di pausa pranzo dove condividere ogni boccone con il nostro smartphone e su tutto ciò che il Grande Fratello ti impone e, se va bene, senza distaccare per un minuto da quelle possibili mail aziendali in arrivo e che non devono distogliere la tua attenzione verso l'Azienda. Nemmeno per una dovuta e tranquilla pausa. Abbiamo fretta di chiudere una conversazione con un figlio perchè è questione di due minuti per quella riunione, o meglio call, dove non c'è scusante in cui mancare, dove l'Azienda diviene più importante per una possibile richiesta di aiuto di chi abbiamo a casa.
Siamo sempre meno soddisfatti e sempre più affamati di cose sempre nuove. Non solo per lo smartphone nuovo o per altri oggetti di uso comune. Dobbiamo assolutamente appropriarci della novità, di ciò che fa trend e che nel giro di un paio di settimane passa già in secondo piano magari per noia o per passato di moda. Figli sempre più in difficoltà, sempre più soli e lasciati indifesi a quel destino sempre più complicato e incerto. Una difficoltà silenziosa dove non c'è quel genitore di riferimento per farsi ascoltare e aiutare. Loro, i genitori, troppo presi da altre distrazioni o dalla necessità di quel selfie da postare sui Social che prevale "su tutto."
Figli lasciati al caso, dove il genitore diviene protagonista isolato di quel suo mondo virtuale solo per sentirsi appagato da tutto ciò che nella vita vera non esiste ormai più.
I valori per esempio...
"Non guardo più la televisione da tanto tempo, se non serie tv di mia scelta sulle varie piattaforme. Non leggo più i giornali. Non mi sento più parte di un "bombardamento" d'informazione mediatica dove viene sempre meno la mia libertà di scelta a scapito di ciò che altri vogliono impormi. Mi dissocio completamente da tutte quelle dipendenze mediatiche e mettere da parte quei giusti valori che verso le nuove generazioni vengono sempre meno "imposte". Non mi interessa più sapere come va il mondo e di ciò che le varie guerre stanno cambiando il nostro modo di pensare. Non mi interessa solo per un motivo: non mi fido più di ciò che mi viene detto. Credo sempre meno su chi sia la vera vittima e il vero carnefice, e questo perchè nulla mi è chiaro.
Il mio è un rifiuto globale, dove il mio desiderio di libertà per ora rimane ancora legato, e per la maggior parte obbligato, a questa Società che ormai non esprime più fiducia al mio futuro. Devo solo tenere duro ancora per un po, abbassarmi a quei obblighi che il mondo del lavoro e quelle situazioni quotidiane per ora mi tengono ancora prigioniero di un sistema che corre più veloce di quel mio passo sempre più lento."
Il passo è lo stesso che ora condivido con questa enorme distesa prativa. Un silenzio meraviglioso in certi istanti "disturbato" da qualche gracchia libera all'interno del cielo che oggi mi sta ospitando. Un cammino dove tutti questi pensieri e punti di vista si sono espressi ammirando, vivendo con il cuore e con l'anima tutto ciò che questa Natura in questi istanti mi sta donando. Sembra che tutto abbia una sola risposta. Sembra che la stessa Natura mi stia suggerendo la soluzione definitiva di questa mia indigestione.
Stefano, non devi più guardare al passato e al presente. Guarda al futuro perchè la giusta
via da seguire è scritta in ciò che tu vorrai fare, vorrai essere.
E su questo non nutro nessun dubbio. La montagna mi ha detto questo, mi ha trasmesso un messaggio in cui porre le basi per quella che tra pochi anni sarà la mia libertà. Tutto questo grazie al sole, al silenzio, a questo cielo azzurro e a queste vette immortali che divengono l'esempio da seguire per quel futuro dove lasciarmi alle spalle tutta la nausea creata da questa che io vedo come la peggiore Società dell'intera storia dell'uomo.
Einstein disse: "Io non so con quali armi sarà combattuta la terza guerra mondiale,
ma so che la quarta sarà combattuta con pietre e bastoni."
Una frase che dice tutto. Certo non piacevole da leggere ma sicuramente chiara in ciò che riguarda il futuro dell'essere umano, e visto da chi l'ha detto...!!
Caro/a amico/a, so bene che tutto ciò che hai letto sino a ora magari non trova consenso con il tuo modo di pensare, con ciò che ti saresti aspettato di leggere. So bene di trattare un argomento che ai tuoi occhi potrebbe uscire dal contesto per cui segui il mio Blog, ma le esperienze che la Natura e queste montagne mi trasmettono vanno anche sul personale. Sulle mie emozioni come sulle mie visuali della vita.
Ma tutto ha un senso credimi, e non solo logico ma soprattutto umano.
La logica e la risposta a tanti miei dubbi e domande si esprime quassù anche con un gesto che potrebbe sembrare normale e di poco conto. Un gesto che mi fa capire quanto sia inestimabile il valore che do a questa vita e a questo senso di libertà che questi luoghi, e le persone, in modo del tutto spontaneo sanno trasmettere. Mi basta rientrare nuovamente a Coi. Mi basta tornare a contatto con questi boschi e arrivare al centro del paese in quell'orario di metà pomeriggio in cui il sole è ancora alto, caldo e assorto da questo silenzio quasi eterno.
Ritorno a Coi
La piccola strada centrale rimane ancora deserta, mentre quella piccola fontanella continua a dare vita a quel suo leggero e dolce suono. Un gatto si stende placidamente al sole in un muretto li vicino. Mi fermo, lo osservo mentre lui ricambia il suo sguardo con quella tipica espressione di pace e serenità. Leggeri battiti di ciglio da parte sua come volermi comunicare qualcosa. Ma io, guardandomi per bene attorno, ho già tradotto quel suo messaggio apparentemente silenzioso.

Il paese mi si presenta come poche ore fa, quando per l'orario mattiniero sembrava tutto immerso in un lungo sonno di un sabato di fine settimana. Stesso silenzio, stessa pace e quel senso di pura vita che solo in questi luoghi così lontani dalla "civiltà" riesco a "respirare". Una piccola porta si apre. E' una di quelle porticine che si spalancano al mondo da un angolo di una piccola baita in legno. Esce una Signora anziana, ottantenne circa. Si incammina tutta silenziosa lungo l'unica stradina che attraversa Coi. Il suo passo è lento, sembra senza tempo, senza fretta e con quella tranquillità di chi sa benissimo cosa vuol dire vivere quassù "un intera vita".
Il suo è uno sguardo che improvvisamente incrocia il mio. E' questione di quell'attimo in cui un grande sorriso anticipa di poco quel saluto di cortesia da parte sua. Rispondo subito e volentieri a quell'espressione di cortesia ed educazione. Una risposta che provoca da parte sua un nuovo sorriso ancora più ampio e sincero, per l'unico pensiero che in un istante mi passa per la mente:
"Ma quanto bene si vive quassù, lontano dal resto del mondo".
Lei mi ha trasmesso questo. In un semplice gesto come un sorriso "vero", ho letto tutto il bene che si prova nel vivere in luoghi così lontani da quella mia quotidianità, nauseante e indigesta Società. Questo come punto finale di terapia è l'analisi perfetta di ciò che quassù oggi ho finalmente trovato. Ora non mi resta che portare pazienza e mettere tutto in pratica un po alla volta, un passo dopo l'altro. Ma questo da solo lo vedo difficile sotto certi aspetti. Faccio unicamente fede alla mia amata "Anima", e in Lei riverso tutta la mia fiducia...e tanto altro.
Stefano





















Carissimo Stefano mi ritrovo al 100% in tutto quello che hai scritto. Non volendo proprio la settimana scorsa mi sono preso una piccola vacanza nel posto che per me è l'ombelico del mio mondo, Misurina e dintorni. È come essermi ripreso la libertà di cui ero stato privato a causa di una relazione tossica la quale mi aveva fatto passare anche la voglia della montagna, le mie care Dolomiti.
Ebbene, essermi ritrovato da solo, nel mio posto preferito, con quelle splendide giornate autunnali, quei colori magici, i profumi del bosco, il silenzio di una cima lontano dal caos estivo, è stato uno dei più regali di compleanno! Posso dire di essermi ritrovato!
Un saluto 🖐🏼
Caro Stefano, condivido ogni tua parola, ogni tua sensazione. Tutto descritto in maniera impeccabile e profondamente toccante.
Mi trovo nella tua stessa situazione, credo di essere tua coetanea e vivo quotidianamente "il veleno" che questa società mi/ci versa addosso.
Questo tuo blocco mi ha colpito in modo molto forte.
Come se parlassi io al posto tuo.
Vivo tutto attraverso i tuoi video potendo provare quelle emozioni solo durante le mie ferie estive.
Continua a essere sempre quello sei e a combattere incessantemente per quel valore essenziale chiamato "libertà "
Grazie di tutto.
Lucia
Condivido pienamente il tuo pensiero
tieni duro ancora un po' poi sarai "libero"
un saluto Alberto T.