La Repubblika dei "Merenderos"
- Stefano Germano
- 9 ore fa
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La nuova dimensione di "civiltà" nella nuova era del turismo di massa.

Durante i periodi di pandemia, in quei casi in cui venivano concesse quelle tregue in cui potersi muovere liberamente anche a livello turistico, il consistente numero di mascherine gettate lungo i sentieri era diventata quasi un abitudine. Una di quelle prime avvisaglie che come primo impatto delineava già uno degli aspetti più incuranti da parte dell'uomo nei confronti della Natura.
Mascherine lasciate appese volontariamente tra i rami, come gettate lungo qualche dirupo e addirittura incastonate volontariamente tra le possibili fessure rocciose presenti. Uno di quei atti di estremo vandalismo "volontario", una serie di gesti voluti con la piena consapevolezza di un danno irreparabile a dimostrazione di quell'arroganza e maleducazione dimostrata unicamente dall'essere umano.
E' solo un piccolo esempio che rappresenta tante altre situazioni e che in questi ultimi anni, post pandemia, hanno maggiormente dato vita a quell'improvviso aumento del turismo di massa dove cani e porci si sono lentamente uniti al classico e pacifico "esercito" di chi nell'escursionismo ha da sempre vissuto in quella dimensione di pace e rispetto per la Natura. Prende così vita quella nuova dimensione, quel nuovo concetto di escursionismo di massa dei "Merenderos", come da me ultimamente dichiarati, e che identificano perfettamente lo schifo generalizzato che ormai infesta sentieri e luoghi di villeggiatura.
Tutto questo per mia diretta esperienza sul posto...in un unica stagione.
A memoria personale mai come in questa ultima Estate che lentamente va a esaurirsi, la perfetta dimostrazione e locazione dei Merenderos ha tenuto accesi i fari su situazioni e fatti di cronaca che denotano un grande passo in avanti a riguardo. Non basta solo il traffico stradale che anno dopo anno concede al turismo di massa di raggiungere luoghi che fino a pochi anni fa dovevi giustamente raggiungere con gambe, fatica e quella grande soddisfazione che solo la montagna sapeva ripagarti. Scopro con grande stupore, e senza fare nomi e cognomi, località in cui le navette, o meglio gli shuttle come vengono addirittura etichettati, improvvisamente prendono il posto a quel cammino anche poco impegnativo riducendo quell'oretta di facile e sana camminata in un devastante e polveroso via vai di mezzi senza sosta.
Mezzi che solo per un intento deviato al re denaro permette al popolo dei Merenderos di raggiungere così senza fatica luoghi che fino a ieri facevano quella sicura selezione in cui passeggini con piccoli bebè, schiamazzi che si echeggiano nel vuoto di ragazzini intenti a sfidarsi su chi lancia il sasso sul piccolo lago oltre la sua sponda, accampamenti degni di un litorale adriatico e l'immancabile partitella di pallone da parte dei genitori erano solo una possibile dimensione di qualche film di fantascienza. Ma si va anche oltre. Si entra all'interno di quella situazione in cui la massa fuori controllo comporta discussioni, litigi e persino arrivare alle mani su chi vuole rivendicare il diritto del posto a tavola in quello che inizialmente si atteggia come il primo arrivato e ovviamente nel pieno del diritto. I spintoni e le mani arrivano dopo.
Un facile avvicinamento di essere viventi carichi di stress, ansia e di tutte quelle patologie che l'attuale società ormai sta sviluppando e che all'interno di questi spazi naturali vede la peggiore occasione in cui dimostrarsi per quello che sono. Sebbene lo spazio e il mondo stesso sia un diritto di tutti, esiste anche quel limite in cui dalla semplice baita o malga presa d'assalto da questo inverosimile esercito diviene il punto di partenza di improvvisati escursionisti che in perfetto stile Merenderos (scarpette da ginnastica e jeans in primis) decide di avventurarsi per il tratto attrezzato o per quel sentiero decisamente più impegnativo sia tecnicamente che fisicamente.
Da qui si apre un nuovo capitolo in cui la potenza devastante dei Social ti mette al corrente di quelle assurdità in cui video realizzati ad hoc evidenziano il Merenderos del caso, che sia uomo o donna, cercare di risalire quel tratto attrezzato a mani nude senza curarsi minimamente delle segnalazioni in merito alla sicurezza presenti, alle dovute attrezzature da utilizzare e persino sulla tipologia di difficoltà che la salita attrezzata con cordino e scalette d'acciaio richiede. Ma il pacifico popolo dei Merenderos si fanno una pippa di tutto ciò che risulta una o più regole da rispettare. Salgono, salgono e ancora salgono con grande impegno e trepidazione con le scarpine bianche da tennis per il sano e beato divertimento del parente o dell'amico presente, intento a realizzare quel video virale dove bestemmie (audio ovviamente attivo) e tipiche risate di chi dalla vita purtroppo riceve ben poco testimoniano la perfetta sintonia che sussiste tra queste persone e la Natura.
A nulla servono i continui appelli da parte delle varie sezioni del Soccorso Alpino in merito a queste situazioni che poi richiamano l'attenzione su richieste di soccorso per chi poi con scarpette da tennis si trova così già in quote superiori stanchi e impossibilitati nel salire e nello scendere. Poco serve far presente che il conto che si dovrà poi elargire alle autorità stesse è così salato da rischiare di dover versare nelle casse degli enti stessi somme di denaro che a volte si avvicinano per poco a un intero stipendio. Poco serve a questo branco indecifrabile di persone rendersi conto che per una di queste bravate qualcuno potrebbe avere necessità di quel servizio di soccorso in cui per un malore naturale o un incidente sta lottando tra la vita e la morte.
Troppo spesso basta divertirsi, basta mettere in funzione quella piccola parte inutile di materia celebrale per quel video virale, per la felicità di perfetti idioti in cui quello che inizialmente potrebbe sembrare un divertente siparietto da condividere con altrettanti Merenderos alla fine potrebbe rivelarsi come la peggiore delle situazioni. Si utilizza così un efficiente, e costoso, mezzo di soccorso per chi senza esperienza e una mappa dettagliata rimane intrappolato lungo qualche insenatura rocciosa, per chi indifferente alle regolari segnalazioni di pericolo si addentra ugualmente lungo un sentiero chiuso su ordinanza provinciale. Per chi inconsapevole che anche tra le montagne il sole a una certa ora tramonta, chiama il soccorso per il buio che improvvisamente coglie di sorpresa arrivando addirittura a quella chiamata d'emergenza considerando questa tipologia di servizio un normale taxi da sfruttare a proprio piacimento.
Nel giro di pochi anni con i miei occhi posso vedere quei grandi cambiamenti da parte dell'uomo nell'avvicinare con troppa facilità questa massa di turisti della Domenica. Si costruiscono seggiovie, cabinovie che avvicinano sempre più quei luoghi che fino a qualche anno fa scandivano una naturale selezione di persone. Strutture che abbinate a navette di collegamento non fanno altro che alterare la pacifica quiete della montagna a dell'habitat stesso. In certe zone fino a qualche anno fa avevi la fortuna di seguire quella strada forestale e avere l'occasione di incrociare qualche animale selvaggio. Camosci come caprioli e in qualche caso anche il lupo.
Ora tutta questa meravigliosa presenza rimane lontana da occhi pacifici di chi, come me, ha sempre vissuto l'escursionismo come qui momenti in cui il contatto visivo con la fauna locale ha da sempre avuto un valore di vita straordinario. Loro stessi, non abituati a questa invasione innaturale, rimangono a debita distanza da quel polveroso via vai di mezzi a quattro ruote, da quei tratti in cui il disboscamento comporta la costruzione di nuovi collegamenti via cavo e soprattutto da quella orda di persone senza regole e senza rispetto.
Esempi se ne possono raccontare così tanti che nemmeno la Divina Commedia di Dante basterebbe per racchiuderne ogni situazione. Che sia mare come montagna non ricordo estati come questa dove la peggiore espressione dell'essere umano ha preso spunto per dare dimostrazione di quanta arroganza e maleducazione si covi dentro. La colpa non è di questo mondo naturale e dei suoi veri abitanti. Non è colpa nemmeno di quei ragazzini lasciati allo stato brado, che inconsciamente continuano a dilaniare di sassi quel piccolo lago di alta montagna e quei umili ometti in pietra, utili come riferimento di sentiero, da demolire a calci o altro. La colpa sta in quei loro stessi genitori, comodamente seduti a un centinaio di metri su quelle comode panche della baita di turno, dove il lavoro, e in quello che la loro quotidianità sempre più marcia ne definisce la loro vera natura, sembra l'unica espressione di collettività da condividere.
A volte non riesco a capacitarmi e cercare di capire perchè bisogna essere così. Perchè si deve definire un certo atteggiamento come di diritto nei confronti di chi ti chiede di rispettare le regole. La gente diviene sempre più sedentaria e meno attenta di ciò che una semplice strada forestale potrebbe diventare l'ottima occasione per quella tranquilla e pacifica camminata che farebbe bene alla Natura e a se stessi. La nuova generazione di escursionisti, limitandomi sempre ai Merenderos, non salutano nemmeno più. Sempre meno viene con questi individui quel confronto in cui il saluto lungo il sentiero non solo era un segno di rispetto per altri, ma quel piccolo segnale di condivisione dove anche un piccolo sorriso e un incrocio di sguardi ti faceva sentire partecipe di un'incredibile avventura.
Invece ora capita di incrociare persone che nemmeno rispondono al tuo saluto, quasi nell'indifferenza totale e a volte distratti unicamente dal telefonino che anche in questi frangenti identifica nel peggiore dei modi il livello di schiavismo di cui si è sottoposti. La cara, vecchia e perfetta mappa escursionistica sta lentamente scomparendo. Ora prevalgono quelle app in cui seguire dal telefonino il corretto sentiero da seguire, dove l'immancabile e debole segnale che prima o poi capita ti abbandona al più totale e assoluto disorientamento. Arrivano da te quasi disperati e completamente impreparati da ciò che la loro e unica arma tecnologica li rende anche quassù "schiavi" del sistema. Chiedono informazioni, ti chiedono tempistiche e soprattutto ti fanno capire che il loro disorientamento è così tale da chiederti aiuto.
Da parte mia credo che ormai si sia arrivati a quel livello tale in cui non tornare più indietro sia più una realtà che una possibile e remota probabilità. Indipendentemente da qualsiasi possibile giustificazione in cui tutte le comodità attuali siano anche a favore di chi sia fisicamente impossibilitato, questo non giustifica l'atteggiamento di quell'altissima percentuale di persone che presi alla mano identificano la normalità in questa loro tipica espressione, dove l'arroganza e la maleducazione collettiva debba prevalere anche sulle regole da rispettare della vita.
Dal sito web Il Dolomiti alcuni articoli inerenti ai Merenderos in fatti recentemente accaduti.
Prenotano per 10 persone e arrivano in 20 abbandonando rifiuti e pannolini sporchi
Troppo stanchi per tornare a valle. A quota 2600m chiedono l'intervento dell'elisoccorso
Stanchi di camminare due giovani decidono così di chiamare un taxi volante...
Sul sentiero in piena notte distruggono panchine e tabelle segnavia di sentiero
Turisti fanno i propri bisogni dietro la chiesetta del Passo Giau
Mamma, Papà e figli scelgono sentiero esposto ma non essendo attrezzati vanno in panico
Un piccolo stralcio solo nell'ultima settimana di Agosto....
Stefano
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