L'eternità che si tocca con mano.
Un fascino che si unisce a un cammino non facile, dove l'eterna bellezza di questo altipiano si confronta con una salita non semplice. La montagna si presenta con quella veste perfetta, ripagati poi da uno scenario naturale che vale tutte le possibile difficoltà naturali.
Val Canzoi - Lago di Stua - 650m
Una bellissima valle che si addentra nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Un punto di riferimento che vede nelle Dolomiti Feltrine quel settore geologico ancora molto lontano dalla bianca e rocciosa Dolomia, che nei versanti più a Nord lentamente accompagna verso gli scenari più blasonati.
La Val Canzoi è selvaggia, ricca di boschi e insenature rocciose che sembrano mai state percorse dall'uomo.
Un paesaggio unico e suggestivo, incontaminato dal turismo di massa e tutelato dall'Ente Parco nel rispetto di ciò che questa Natura nel corso dei millenni ha saputo abilmente plasmare. Il versante finale della valle vede la presenza del Lago di Stua, un bacino idrico artificiale e parte carrozzabile finale da dove dare inizio a questo lungo e impegnativo cammino. Al mattino presto tutto rimane avvolto da un silenzio quasi surreale, dove solo qualche leggero soffio di vento va in contrasto con una valle che sembra ferma nel tempo.
Spalle montuose completamente ricche di boschi con un paesaggio vegetale molto vasto. Il faggio, il carpino nero, pini silvestri e quelle piante definite "pioniere" che con la presenza delle Volpi dal pelo rossastro completano la magnifica Natura di questa valle.
Un luogo tanto selvaggio quanto unico nel suo genere.

Il sentiero 806 cammina tranquillamente lungo le sponde del versante Ovest del lago. Un ampia strada forestale che così sarà per un buon 80% del mio cammino. E' l'inizio ideale, quello in cui percorrere quel primo chilometro per entrare così in perfetta confidenza con il territorio che mi circonda. Un passo dopo l'altro guardandomi sempre attorno, cercando con l'occhio vigile e attento la possibile presenza di quella volpe dal pelo rossastro che di questo territorio ne fa il suo regno. Ma si sa bene che gli animali selvaggi sono molto più furbi di quell'ipotetica intelligenza che l'uomo pensa di esprimere al meglio.
Un ponte attraversa il torrente Caorame a segnare la parte finale di quella che per ora identifico una tranquilla passeggiata. La mia forestale ora inizia leggermente a salire a guardare la Val Slavinaz con le vette maggiori già illuminate dal sole di primo mattino. La mia fortuna è quella di trovare la giornata perfetta, dove il sole e il cielo azzurro mi attendono con trepidazione nei versanti maggiori e rendere così maggiormente "eterno" l'altipiano superiore.
Il Porzil
La salita è lunga. Un passo dopo l'altro aumenta il dislivello con quella serpentina che una curva dopo l'altra mette a dura prova anche una gamba ben allenata come la mia. Il paesaggio che mi sta attorno rimane ancora nascosto dalla fitta vegetazione, dove alcuni spunti geografici riescono comunque a penetrare lungo il mio cammino. Spunti panoramici che si aprono verso la Val Canzoi e i suoi versanti opposti, verso quelle vette che nell'alta Val Slavinaz il sole già filtrante evidenzia i grandi nevai di questo nuovo Inverno.
Il mio cammino invece per ora si confronta unicamente con un ambiente privo di neve, fatta eccezione di qualche ampia lastra di ghiaccio che per ora anticipa di poco ciò che invece mi attende nelle quote maggiori. E' una salita che per più di un'oretta e mezza non da tregua, fino a giungere a quel cambio di direzione che è anche il punto di svolta di questa mia mattinata.
Il Porzil, una lunga e stretta valle coperta di boschi. La neve che aumenta di consistenza un passo dopo l'altro. I ramponi in questo caso sono l'ideale per proseguire in modo più agevole all'interno di questo ambiente che ora cambia qualsiasi aspettativa. Dai boschi asciutti della Val Canzoi a quell'improvviso Inverno che ora prende piede. E' un cammino piacevole, meno impegnativo rispetto a tutto ciò che mi lascio alle spalle e dove il sole di primo mattino inizia così a dare un tono decisamente diverso all'interno habitat.

In certi momenti la battitura segue una linea immaginaria, al di fuori di ciò che è realmente questo sentiero secondario. Segue le stesse orme di chi lo ha aperto poco tempo dopo la grande nevicata di metà Gennaio, una dolce serpentina tra alti arbusti e quei primi spazi liberi da dedicare maggior tempo alla mia fantasia. Il cielo ora milita indomito. Azzurro e pulito da qualsiasi possibile nuvola. E' ciò che anticipa di poco l'arrivo alle quote maggiori, ai Piani Eterni.
Piani Eterni - 1700m
E' una giornata perfetta. Una di quelle che si apre come vorresti dalla vita stessa. Una leggera curva sulla sinistra a costeggiare le pareti rocciose del Col Spavier. La sensazione è la stessa di quando entri all'interno di un teatro, in quella sua parte alta prima di scendere verso la platea con di fronte un palcoscenico meraviglioso. La sensazione è la stessa. I Piani Eterni mi accolgono così, su di un immenso pianoro completamente ricoperto di candida e vergine neve.

Il colpo d'occhio è significativo per descrivere già da ora la bellezza di questo luogo. Un'immensa radura che pone ai suoi lati una serie di vette, che la Natura ha ben pensato di distribuire in modo equo. Se il versante a Est guarda a settori boschivi dispersi tra la bassa vegetazione, il versante a Ovest pone delle alte vette completamente prative. Ampie radure di erba rossastra e bruciata dal gelo e ampi spazi nevosi e creare così quell'effetto maculato. Al centro di tutto questo due meravigliose e storiche malghe che dell'intero pianoro hanno una meravigliosa storia da raccontare.



Malga Brendol
Scendere da quel mio punto di apertura sicuramente privilegiato è invitante tanto quanto il desiderio di sprofondare e immergermi nel cuore di questo Paradiso. Seguo per ora senza indugi quella stretta via di cammino che mi accompagna all'interno di questo "regno". Scende rapidamente di qualche centinaio di metri per raggiungere così Malga Brendol. E' la prima delle due, la più storica e che rispecchia maggiormente la cultura di quell'antica montagna che io tanto adoro e cerco.

La sua data di costruzione è ancora ignota. Il primo documento storico del possedimento di questa malga è datato 1466, e questo rende più affascinante la sua presenza. Utilizzata ancora ora per i pascoli estivi, funge da ricovero per i pastori e per la gestione casearia. Una lunga stalla di un centinaio di metri con 25 aperture con archi in pietra e la struttura principale per il ricovero estivo del malgari. Osservarla così immersa nella neve e abbandonata al lungo Inverno rende maggiormente l'idea della bellezza di questa struttura.
Ogni minimo particolare non può sfuggire all'occhio attento che tengo per questi luoghi. Completamente chiusa riesco a scrutare il suo interno attraverso le finestre a vetri. Panche, tavoli in legno e altre attrezzature lasciate li, in attesa che giunga la nuova Primavera per dare poi inizio a quella lunga Estate dove uomini e animali possono tranquillamente condividere questi spazi meravigliosi.
Malga Erera
Un centinaio di metri dalla sorella maggiore. La Erera funge pure lei da supporto alpino ma con la differenza di essere anche un luogo di accoglienza turistica. Tavoli e panche in legno esterni praticamente sommersi dalla neve, per dare già da qui l'idea della ragione principale di questa malga. Durante l'Estate è possibile pranzare e acquistare prodotti caseari a km0 e godersi così momenti di piacevole serenità al cospetto di un panorama indimenticabile. Si compone di una struttura centrale e di una vicina stalla per il ricovero degli animali. Da la sensazione di un luogo che durante l'Estate vive in fermento la sua quotidianità.

Una quotidianità che prende vita dagli escursionisti in transito per le altre vie, per chi si ferma appositamente ai Piani come punto di arrivo definitivo e per le attività di pastorizia e di alpeggio. Chiudo così gli occhi e cerco d'immedesimarmi nel cuore della stagione calda. La mia fantasia elimina la neve e la anima di verdi e infiniti prati verdi. Le mucche libere al pascolo accompagnate da quel loro inconfondibile tintinnio trasportato dal vento. I dolci e tranquilli passi di chi transita in questo luogo per quella piccola pausa di rito prima d'intraprendere la via per i sentieri maggiori.
Tutto si raccoglie all'interno di una poesia tutta mia, in un gioco personale dove la mia fantasia mi porta serenità e spensieratezza. Tutto questo prenderà sicuramente vita per davvero, aspettando così con tanta emozione l'arrivo della prossima Estate.
La pausa perfetta, al cospetto di un sole caldo e meraviglioso. Una leggera brezza, così fresca da rendere piacevole ogni mio istante. Riesco così a trovare un piccolo angolo pulito dalla neve di quei suoi tavoli esterni. Rimango al cospetto di questa luce potente e naturale, con quella sensazione in cui la pelle del mio viso sembra voler accogliere ben volentieri ogni minimo raggio di calore dopo una mattinata lunga, impegnativa e soprattutto gelida.

Un ultimo sussulto, seguendo una bella marcatura che sale direttamente verso i versanti maggiori di Punta Pale Rosse (2005m) e del Col del Demonio (1919m), due vette che si pongono perfettamente tra le due malghe. Due vette che sono un punto di riferimento per risalire dolcemente di quota, per ammirare così i Piani da una prospettiva maggiore e identificare in modo perfetto la bellezza di questo angolo "eterno".

Escursione meravigliosa, indimenticabile e degna del nome che porta. Un'ascensione che mette a dura prova anche i fisici più allenati, con quei suoi +1200m di dislivello in quella sua costante e continua salita che non da minimamente tregua. Una fatica ripagata dalla bellezza naturale di questo territorio, dove Malga Brendol e Malga Erera sono parte culminante di un altipiano indimenticabile.
Stefano
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