Se devo essere sincero, pochi luoghi come questo.
Sarà perchè con la Primavera la mia costante ricerca di libertà mi porta a guardare questi luoghi così particolari. Sarà perchè per l'ennesima volta quella mia parte "storica" mi accompagna alla scoperta e alla ricerca di ciò che il passato ancora oggi testimonia un mondo e una montagna che divengono sempre più lontani.
I motivi potrebbero essere di diverso tipo, ma ciò che ora importa in questo momento della mia vita (e di stagione) è guardare con occhi sempre più attenti a quella montagna che non tornerà mai più come allora.
Erano conosciuti come i "pascoli di mezza quota", e vennero disboscati volontariamente nei vari secoli passati per permettere ai pascoli estivi di trovare così ampi spazi e l'erba migliore, quella riscaldata dal sole estivo. Lungo la Val Sorda, a poco più di 1200m, riesco a trovare un bellissimo insediamento di baite e di fienili che di stagioni, nei vari processi nel tempo, ne hanno viste tante da testimoniare momenti di vita a tutti noi ora sconosciuti.
Nell'alto Vanoi, all'interno del Sentiero Etnografico e parte più a Sud del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, lungo il fianco della Val Sorda sorge su di un ampia radura questo luogo che sembra scritto per una favola per bambini. I Pradi di Tognola custodiscono a se questa piccola comunità antica come il tempo, che dai suoi verdi prati guarda in direzione del sole e della valle.
Tutto risulta meticolosamente perfetto, e la cura che l'Ente Parco riserva a questa testimonianza storica merita sicuramente una visita dedicata o anche un semplice passaggio.
Il principio di questi masi è la fienagione e la vita stagionale, che durante l'Estate e Autunno inoltrato insediava in un unico periodo l'esistenza di uomini e animali. Per tutta l'Estate interi nuclei famigliari salivano quassù dove la quotidianità si basava sul lavoro dei pascoli per gli uomini, e su tutte quelle faccende domestiche che le donne e i bambini espletavano con le stesse abitudini di una fissa dimora.
La dimostrazione dei Pradi è di un paesaggio disboscato e bonificato, che di secolo in secolo cresceva di nuclei abitativi fino a crearne delle vere e proprie "colonie" di piccole comunità. La quotidianità dalle valli minori si trasferiva quassù per determinati periodi, e la cura e l'attenzione di ogni baita è ancora oggi possibile vederla come allora.
Le abitazioni...
A loro interno nulla capitava per caso. Nella loro umiltà ogni singola stanza conteneva tutto l'essenziale per affrontare intere stagioni, e contenere qualsiasi situazione avversa del tempo. Una semplicità dettata da un periodo in cui le nuove generazioni (e forse anche la mia...) non possono minimamente immaginare in cosa consisteva la vita in alta quota e le difficoltà che essa poteva esprimere.
Secoli d'intenso lavoro nel creare reti di sentieri che tutti noi oggi utilizziamo per le nostre escursioni, ma che a quei tempi erano le loro uniche vie di comunicazione in alta quota. Terrazzamenti e canali d'irrigazione studiati appositamente per irrigare i prati presenti e le culture che per diversi mesi risultavano una delle forze di sostentamento.
Un intenso lavoro che per noi ora è impossibile da capire e da apprendere. Come è impossibile avere un'idea di come potesse essere stata la vita di quelle generazioni quando, per scelta voluta o senza alternativa, lassù, tra quei masi la vita proseguiva anche durante l'Inverno.
E' un luogo che bisogna visitare, osservare e toccare con mano. Ogni pietra, ogni tavola in legno e ogni minima parte di tutto ciò che ora possiamo "vivere", è il risultato del grande lavoro e impegno da parte di uomini e donne, che ancora oggi sembrano ancora presenti all'interno di ogni possibile spazio.
Il Sentiero Etnografico del Vanoi, l'Ecomuseo del Vanoi, è un portale internet che alle nuove generazioni offre tutte le informazioni di questo luogo, dove poter accedere a una serie di dati per avere così l'opportunità di avere libero accesso a queste strutture e scoprire così una parte molto importante dei Pradi di Tognola, e di ciò che i posteri ancora oggi riescono a tramandare alle nuove generazioni.
Stefano
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