Quel luogo che vorresti tuo per tutta la vita.
Un luogo fantastico, per un cammino che alle quote maggiori identifica il mio sogno per l'eternità. Dalla bellezza delle Dolomiti d'Ampezzo in uno di quei luoghi che vorrei fosse mio per sempre. Un magnifico alpeggio estivo per un magnifico Paradiso immerso nel silenzio, che durante l'Inverno assume l'aspetto di un luogo dimenticato dal mondo intero.
Così si presenta Casera Lerosa, anche se le parole non sono mai sufficienti per rendere "onore" e verità a uno dei luoghi che visito spesso durante l'anno e indipendentemente dalle stagioni. Ogni volta è come se fosse sempre la prima volta. Un ampio pianoro che lontano dai boschi si apre all'interno di uno dei cieli più belli delle Dolomiti Ampezzane.
Son Pouses e Malga Ra Stua
Il Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo, verso quel suo versante all'estremo Nord prima di sconfinare con il vicino Alto Adige e il Parco Naturale di Fanes - Sennes e Braies. In due righe lo spazio sufficiente per dare così un'idea di dove si concentra questo mio nuovo cammino invernale. Salgo quassù da tantissimi anni, dove poter dire di conoscere ogni singola pietra tra questi sentieri e per raccontartela, caro lettore, per la prima volta.
San Uberto, piccola località geografica che si colloca lungo la statale che collega Cortina a Dobbiaco. Una lunga strada forestale che si innalza dolcemente attraverso i fitti boschi del Son Pouses. Punti di vista che inizialmente guardano verso la Val di Fanes e nei lontani versanti più a Nord del gruppo delle Tofane, colmi di tanta neve dove ampi crinali in alta quota danno vita a quei nevai presenti fino a tarda Primavera.

Un ampia strada ben battuta dove non è difficile camminare su ampie lastre di ghiaccio. Ramponcini ai piedi, in tutta sicurezza e tranquillità seguo il corso di questa via di cammino. In pace con me stesso e con quella tranquillità che la Natura mi trasmette, in meno di un'ora giungo in Malga Ra Stua. Una delle strutture sicuramente più conosciute tra questi versanti maggiori del Parco Ampezzano, aperta anche durante la stagione invernale seguendo un calendario limitato alla stagione bianca.
E' mattino presto, per la malga l'unico segnale di vita viene dal camino fumante. Un orario che non vede ancora "operativa" la Ra Stua, con quella piccola voglia di quel caffè caldo che ora sarebbe l'ideale prima di dare inizio alla seconda parte del mio cammino. Quello più interessante e che mi accompagnerà nel cuore di questa mia ascensione invernale.


Da sempre identifico la malga come la porta d'accesso che dalle Dolomiti d'Ampezzo nelle quote superiori porta in direzione dell'Alto Adige e delle Dolomiti di Braies. Dal Valon Scuro, e successivamente la Val Salata, la strada forestale segue una via di cammino che in circa 60 minuti raggiunge il Rifugio Senes, per entrare così in via definitiva all'interno di un nuovo territorio geografico.
Ma questa è un'altra storia, un mondo invernale che racconta un cammino immersi nel cuore di una serie di pianori e altipiani dove la linea di demarcazione della terra si congiunge perfettamente con il cielo.
Forcella Lerosa - 2020m
Un caffè alla Ra Stua che posticipo per il pomeriggio. Se fino alla malga tutto prevedeva l'utilizzo dei soli ramponcini, questa seconda parte si apre sul forte dubbio di una via di cammino ben battuta. Un centinaio di metri dopo la malga per una deviazione di sentiero che sulla destra mi da come indicazione Forcella Lerosa e la Val de Gotres. Sale nell'immediato dimenticando la facile strada che mi lascio alle spalle.
Maggiore quota e maggiore consistenza di neve. Una spartana battitura a rendere ogni mio passo leggermente più impegnativo. Alcuni tratti in cui i piedi sprofondano in modo tale da accentuare maggiormente il cambio di dislivello che si fa sempre più consistente. Mi piace soffermarmi per qualche istante per osservare alcuni punti di vista naturali che, sebbene ben conosciuti, attirano sempre la mia attenzione. Il Vallon Scuro che a Nord sale tra i suoi fitti boschi per dare poi vita alla Val Salata e le rosse pareti delle Crepe de Socroda e de Sote Socroda, libere dal bianco rigore della neve di stagione.


Ma il mio è un versante completamente diverso, all'opposto da questo che ora ammiro. Il sentiero 8 sale in direzione dei Ciadìs. La fitta vegetazione lascia un po alla volta spazio al mio cielo e questo inizia maggiormente ad ampliare i punti di vista di tutto ciò che mi sta attorno, di tutto ciò che questa Natura ora lentamente mi svela. Un punto fermo in cui decido di uscire da questa spartana battitura. Giungere a Forcella Lerosa è solo "l'antipasto" di tutto ciò che "pretendo" da questa mia nuova giornata. Ciaspole ai piedi decido così di dare una svolta al mio cammino.
Tra i bianchi "alpeggi" del Ciadìs
Una neve soffice che fa della sua verginità un invito a seguire una mia via di cammino immaginaria. Tanta di quella neve da dare una dimensione completamente diversa del Ciadìs. Si tratta di una radura a cielo aperto, che si pone ai piedi della Croda de R'Ancona tra quei ampi spazi a rendere così perfetta la mia "voglia d'Inverno". Quella voglia in cui dare vita a una via di cammino del tutto immaginaria, al di fuori dei normali sentieri di stagione e perfino dalle normali battiture create da chi nei giorni scorsi mi ha anticipato lungo questi altipiani.
Una linea d'orizzonte che guarda verso valle, verso quei versanti della Ra Stua per quella cornice naturale disegnata da quelle vette che di poco anticipano la linea di confine con le Dolomiti di Braies, con il Fodara Vedla e le Dolomiti di Marebbe. Il Taburlo, la Croda de Antruiles, Cima Lavinores e una serie di insenature rocciose solo per citare quelle che ancora di poco rimangono territorio delle Dolomiti d'Ampezzo. La Croda Rossa invece mi osserva da Est, perfetta linea di demarcazione tra la Lerosa e Prato Piazza. E' così che mi si presenta questo grande e perfetto pianoro, quello di Forcella Lerosa a 2020m.
In Forcella Lerosa - 2020m



Il luogo ideale per una piccola pausa, anche se per la casera è questione di qualche centinaio di metri. Una pausa dettata dall'immagine che questa forcella mi trasmette, a cominciare da quella croce all'ombra di alcuni alberi e che ricordano ciò che la Grande Guerra ha portato quassù. Oltre la croce ci sarebbero anche alcune piccole lapidi in pietra a ricordare chi quassù durante il conflitto bellico ha lasciato la sua vita, ma queste per ora rimangono ben nascoste dalla coltre di neve presente.
Possente la visuale che guarda verso il massiccio roccioso della Croda Rossa Pizora (Hohe Gaisl - 3060m), un enorme bastione di roccia rossastra che disegna un contrasto perfetto con le sue vette innevate. Imponenti pareti che si contrappongono l'una con l'altra, quasi a voler disegnare un ponte di collegamento tra la terra e il cielo. Una lunga valle, la Val de Gotres che in lontananza vede primeggiare una parte del versante roccioso del lontano Cristallo. Un luogo immerso nel silenzio dove non esiste ne spazio e nemmeno misura.

Casera Lerosa - 2035m
La parte finale, l'ultimo tratto in cui l'abbondanza di neve mette a dura prova le mie gambe. Un passo dopo l'altro a sprofondare fino alle ginocchia sebbene le ciaspole facciano del loro meglio per agevolare questa parte finale. Mi addentro nuovamente all'interno di un basso bosco seguendo la mia ennesima via di cammino immaginaria. Nessuna battuta e nessun riferimento da parte di altri, ma solo la mia voglia irrefrenabile di lasciare il mio segno e quel mio passaggio così personale a identificare la mia presenza su questo mondo terreno....
La Lerosa e il suo alpeggio. Non solo quella piccola baita che ora inizia leggermente a farsi "strada" all'interno di un mondo completamente bianco. La Lerosa è anche in nome che questo pianoro porta affiancato dal Tremonti. Gli ultimi metri di dislivello mantenendo sempre alto il livello di fatica. Gli ultimi colpi di ciaspole per giungere così al cospetto di questa piccola baita. Un recinto che pone su due punti diversi due cancelletti facilmente apribili sebbene l'alta coltre di neve. Un grande tavolo esterno con quelle due panche completamente immerse nella neve, e una piccola pedana in legno posta all'entrata della casera. Un piccolo spazio delimitato da un piccolo tavolino con due piccole panche al cospetto del meraviglioso sole e del panorama che mi circonda. Per oggi tutto si ferma qui.

Tutto si ferma qui. Ai piedi della Croda Rossa Pizora che ora risulta maggiormente vulnerabile rispetto a prima. Una vulnerabilità dettata dalla posizione di questa piccola baita proprio a ridosso dei primi versanti della grande montagna. Questo toglie per un po quella sua possanza ammirata da più lontano, dove la sua maestosità era maggiormente impressa nella mia mente vista anche la diversa posizione geografica. Ma nulla toglie a tutto ciò che ora la Lerosa mi porge dinnanzi.



Un perfetto punto geografico dove potermi sedere comodamente su quel suo piccolo terrazzino esterno per guardarmi attorno, e scoprire così punti di vista che dalle vicine vette delle Dolomiti d'Ampezzo (versante Nord) si disperdono poi in quei primi versanti delle Dolomiti di Marebbe e di quei primi frangenti delle Dolomiti di Braies. L'Ucia Munte de Senes e la Croda del Beco per dare un riferimento geografico all'interno di una serie di pianori e ampi spazi immersi nel candido Inverno.


La Lerosa tanto meravigliosa d'Inverno quanto d'Estate. La sua unicità non conosce stagioni perchè se in questa stagione diviene un luogo dimenticato dal tempo, con l'arrivo della stagione calda inizia ad animarsi di quell'alpeggio formato da mucche e cavalli che con la complicità delle marmotte in piena attività assume le sembianze di un Paradiso dove dedicare anche un'intera giornata. Un'oasi di pace e serenità, dove il vento detta voce e tempi, che nella frenetica e assurda quotidianità di oggi diviene sempre meno parte di noi stessi. Come d'Estate anche ora, con l'Inverno, rimango quassù per un intera giornata, quella giornata unicamente mia e che condivido solo con tutto ciò che ora mi circonda.
Stefano
Non conoscevo questo posto. Grazie!!!