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SILENZIO - TEMPO  -  MISURA

Crepuscolo di montagna all'Alpe di Nemes.

  • Immagine del redattore: Stefano
    Stefano
  • 27 minuti fa
  • Tempo di lettura: 10 min


La sera scende lentamente sulle Dolomiti, tracciando all’orizzonte quel sottile confine che racconta l’ultimo respiro del sole. È il momento dei crepuscoli d’alta montagna, quando il giorno si arrende e lascia spazio a nuove emozioni, cercate e vissute con un respiro profondo, autentico. La luce passa il testimone alla notte, che avanza senza fretta e si impossessa della Natura, avvolgendo ogni cosa in una dimensione sospesa. Qui le tenebre dialogano con il cielo stellato, in un equilibrio silenzioso che invita all’ascolto e alla contemplazione. Da questo nasce il mio pensiero, da un desiderio intenso e consapevole: vivere i primi freddi pungenti dell’Inverno in un luogo che non è scelto per caso. Un luogo che accoglie, ispira e ricorda quanto sia prezioso sentirmi parte di ciò che mi circonda.


L’Alpe di Nemes non è un luogo che si incontra per caso. È un limbo di Paradiso naturale, sospeso lungo una sottile linea di confine che separa il Comelico, in Veneto, dalla Val Pusteria, in Alto Adige. Qui il tempo sembra rallentare, lasciando spazio a una dimensione fatta di silenzi, equilibrio e autenticità.

L’Alpe rimane placida, quanto basta per custodire e rafforzare la cultura e le tradizioni della Val Pusteria. Lo si percepisce nei piatti tipici, nei profumi che arrivano dalle cucine e in quell’accento inconfondibile che ti fa sentire subito accolto, parte di qualcosa di vero.

 

È un luogo che, a mio modo di vedere, non conosce né tempo né stagioni. Durante l’Estate la vivo con tutta la passione che nutro per gli alpeggi d’alta quota. Alpeggi che, ogni anno, accolgono mandrie di cavalli, mucche e capre, liberi di muoversi verso la verde e lussureggiante Val Lorera. Un susseguirsi di ampie distese prative, dall’Hocmoos al Matzenboden, si alternano a morbide spalle erbose che salgono dolcemente verso il cielo, là dove la Traversata Carnica trova il suo naturale cammino. Un paesaggio che non si limita a essere osservato, ma che si vive, passo dopo passo, respiro dopo respiro.

 

 

 

Passo Montecroce in Comelico - 1630m

 

La veste invernale è pura magia. Un cambiamento silenzioso che trasforma il paesaggio, mentre la vitalità dell’Estate si ritira nelle calde stalle lungo le valli. Restano ampi pianori immacolati, avvolti nel silenzio e consegnati al primo, candido manto di neve che tutto uniforma e rallenta. Il Passo Montecroce in Comelico, il Kreuzbergpass, segna il confine geografico tra Veneto e Alto Adige. È un luogo di passaggio e allo stesso tempo di sosta, un’area ampia e aperta, dedicata agli sport invernali e attraversata da una strada bianca che accoglie subito chi decide di mettersi in cammino. La traccia si inoltra tra i boschi dell’Oberkreu Moos e del Federaviero, regalando una sensazione immediata di isolamento e quiete.

È un invito irresistibile: un percorso che sale con dolcezza, seguendo una serpentina che al mattino presto conserva ancora temperature ben al di sotto dello zero. Eppure, davanti si apre una giornata luminosa, con la promessa di un tepore inatteso, capace di rendere ogni passo ancora più leggero e consapevole.


 

La Croda Rossa di Sesto (Sextener Rotwand)
La Croda Rossa di Sesto (Sextener Rotwand)


Il mio ultimo passaggio lungo questo sentiero mi riporta inevitabilmente alla recente Estate, a quell’appuntamento immancabile che ogni anno rinnovo con questo mondo naturale. Oggi, però, lo osservo con occhi diversi, immerso in una nuova dimensione dove vengono meno gli echi e i movimenti di una Natura in continuo fermento. Sono scomparsi i suoni degli uccellini e il tintinnio degli animali al pascolo, un tempo sparsi in questo ampio territorio. Ora tutto tace, come se questo luogo silenzioso mi stesse dando appuntamento alla prossima Primavera, custodendo il riposo necessario prima di rinascere. La fredda mattinata si addolcisce lentamente, passo dopo passo. Mi concedo qualche pausa, quasi obbligata, attirato dalla presenza imponente della Croda Rossa di Sesto (Sextener Rotwand). Le sue guglie e i campanili di roccia innalzano una muraglia naturale maestosa, che chiude l’orizzonte verso il Monte Popera e domina il paesaggio con una forza silenziosa e senza tempo.




Hochmoos

 

Non è un cammino impegnativo, ma piuttosto una sospensione tra la Natura e la consapevolezza. Un tempo lento, in cui libertà e silenzio riescono finalmente a tenere lontani gli stimoli nocivi della quotidianità. Qui ogni passo diventa un gesto semplice, essenziale, capace di riportare l’attenzione su ciò che conta davvero. La strada forestale richiede solo l’uso dei ramponcini, indispensabili per affrontare in sicurezza le piccole lastre di ghiaccio che, a tratti, obbligano a un’andatura attenta e misurata. Il percorso si sviluppa in una serpentina che sale dolcemente, immersa in una fitta vegetazione che sembra non conoscere né il tempo né la fretta. Ed è proprio questa lentezza a fare la differenza. Una lentezza che spesso vedo mancare in altri escursionisti, spinti da passi energici e privi di reale consapevolezza, come se rispondessero al richiamo di un mezzo pubblico in arrivo alla fermata. Una corsa che riflette abitudini radicate, catene invisibili che impediscono di vivere la Natura nella sua forma più autentica.

Qui, invece, la montagna invita a rallentare, ad ascoltare, a lasciarsi andare a quella libertà che non chiede altro se non presenza e rispetto.



Il Col Quaternà (Knieberg)
Il Col Quaternà (Knieberg)


Gli spazi tornano a respirare non appena le ampie distese prative del Sausbeerwald e dell’Hochmoos si liberano, in gran parte, dalla fitta vegetazione che lentamente mi lascio alle spalle. Il paesaggio si apre, si distende, e accompagna lo sguardo verso una dimensione più ampia e luminosa. I recinti che delimitano gli alpeggi estivi emergono dalla neve ancora silenziosa, mentre il sole tiepido concede, poco alla volta, abiti più leggeri. Davanti a me si estendono vaste superfici di un bianco candore che, nella semplicità delle cose, si fondono perfettamente con l’azzurro intenso di un cielo meraviglioso. Questi nuovi punti di vista si riversano sui versanti erbosi più alti del Federaleite, senza mai distogliere l’attenzione dall’inconfondibile profilo piramidale del Col Quaternà (Knieberg – 2503 m). Una montagna che oggi riposa come un eterno guardiano tra il Comelico e la Val Pusteria.


Un colosso di roccia lavica che racconta una storia antichissima: circa 280 milioni di anni fa, questo luogo si presentava come una forma vivente tanto naturale quanto violenta. Oggi, invece, rimane immobile e silenzioso, custode di un tempo che va ben oltre il mio passo.






Una panca e un tavolo in legno diventano un invito naturale alla sosta, un luogo semplice ma perfetto per concedermi una pausa di riflessione. È l’ennesima volta, ormai quasi impossibile da quantificare, che questo punto così significativo mi vede fermarmi, per attimi di pura contemplazione, colmi di vita e di presenza. Da qui, ogni pianoro e ogni cresta erbosa che si innalza verso il cielo raccontano una storia. Ogni sfumatura che si apre in direzione del Col Quaternà riporta inevitabilmente indietro nel tempo, attraversando stagioni diverse, colori mutevoli e sensazioni profonde, impossibili da dimenticare. È in questi momenti che la montagna smette di essere solo paesaggio e diventa memoria, un legame silenzioso che continua a rinnovarsi, passo dopo passo.



Panorama verso il Federaleite
Panorama verso il Federaleite




Alpe di Nemes – 1800m


La giornata evolve lentamente, prendendo forma all’interno di una nuova dimensione. Tutto ora appare perfetto: il tepore gentile di un sole meraviglioso illumina e valorizza l’imponente versante roccioso che dalle Dolomiti di Sesto si distende lungo la Val di Padola. Lo scenario è impagabile. Davanti agli occhi domina, in tutta la sua possanza, la bellezza vasta e solenne di questo massiccio roccioso, capace di riempire lo sguardo e il pensiero. Qui la montagna si mostra nella sua essenza più pura, senza filtri né distrazioni.

La scarsa presenza di vegetazione alta e l’alternarsi di ampie radure, modellate in una serie di torbiere naturali, aprono prospettive uniche. Sono punti di osservazione privilegiati, dove la roccia stessa disegna nel cielo azzurro profili netti e spigolature perfette, destinate, tra poche ore, a dare vita al mio crepuscolo di fine giornata.



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La meravigliosa spinale rocciosa della Croda Rossa di Sesto
La meravigliosa spinale rocciosa della Croda Rossa di Sesto



È un cammino piacevole, scandito dal ritmo lento dei passi e accompagnato dalle lunghe staccionate che delimitano i vari alpeggi estivi. Sembrano guidarmi con discrezione verso quel punto per me tanto atteso, come un filo conduttore che attraversa il paesaggio e il pensiero. Non è solo il piccolo angolo dove fermarsi a respirare, ascoltare il dolce canto del torrente Padola e assorbire l’emozione del sole che cala oltre il crepuscolo dolomitico. È anche il tempo dedicato alle riflessioni, quelle che nascono spontanee davanti a un piatto semplice e autentico, capace di creare una cornice naturale a un quadro che, per me, è già perfetto. La Malga Alpe di Nemes (Alpe Nemes Hütte – 1877 m) non è soltanto un luogo storico o un punto di riferimento per chi risale questi versanti. È l’espressione più sincera di questo angolo di Val Pusteria, un luogo in cui si intrecciano paesaggio, tradizione e cultura di una montagna antica, che non conosce il tempo e continua a raccontarsi, giorno dopo giorno, a chi sa fermarsi ad ascoltare.



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Malga Alpe di Nemes (Alpe Nemes Hutte)
Malga Alpe di Nemes (Alpe Nemes Hutte)



Un’ampia terrazza si apre davanti a me, rivolta verso il sole, e in un ennesimo leggero volo il mio sguardo si libra oltre le staccionate, fino agli ampi pianori della Nemes. Qui, con occhi attenti, posso cogliere in pieno la definizione di bellezza offerta dal grande massiccio che mi si pone di fronte. Da questo punto infinito, ogni dettaglio della lunga spinale montana prende forma: ogni torre, ogni guglia, ogni spigolatura contribuisce a delineare la maestosa perfezione di questa parete senza fine. È un quadro naturale che riempie lo sguardo e il cuore, mentre tra una forchettata e l’altra assaporo un pranzo all’altezza di questo luogo straordinario. Naturalezza, semplicità e attenzione alle tradizioni rendono la malga un punto di riferimento sicuro. Non è solo un luogo dove ammirare la bellezza della Natura che si spalanca sotto un sole meraviglioso: è anche un posto dove il palato trova il piacere di gusti autentici, capaci di completare l’esperienza con la stessa armonia con cui le montagne riempiono il panorama.



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È un piacere immenso che sembra rallentare il tempo. Rimango assorto nei miei pensieri più intimi, avvolto da un silenzio che qui si sente davvero, nonostante la presenza di altri escursionisti. In contesti come questo, infatti, la folla potrebbe facilmente trasformarsi in invasione; invece, chi condivide questo spazio naturale lo fa con rispetto e misura. Un numero considerevole di persone cammina lungo i sentieri con lo stesso pensiero: godere della bellezza senza disturbare, mantenendo rigore e attenzione.

Un comportamento tanto semplice quanto raro, se confrontato con l’arroganza e la maleducazione che, troppe volte, interrompono la quiete con toni di voce troppo alti o gesti fuori luogo. Qui, invece, l’ambiente chiede solo ascolto e rispetto, e chi lo sa accogliere riceve in cambio una delle esperienze più autentiche che la montagna possa offrire.




Il crepuscolo della sera


L’alchimia sta per prendere vita. Dopo aver dedicato il mio tempo unicamente a me stesso, il sole comincia in tutta tranquillità a toccare quella dolce dimensione in cui avvicinarsi a quelle limpide e nitide creste rocciose. L’alchimia del crepuscolo inizia lentamente a prendere forma dalla lunga ombra che, scandendo un tempo ben definito, inizia a coprire i boschi e gli ampi pianori della Nemes.


Una piccola baita si mimetizza tra una leggera coltre di neve e le morbide spalle erbose del Federaleite. In Estate diventa il rifugio dei pastori, custodi silenziosi di uno degli alpeggi più affascinanti della Val Pusteria. Oggi, invece, questo spazio appare quasi indefinito, aperto, libero da confini precisi. È proprio da qui che la Val Lorera prende vita. Un punto speciale, dove lo sguardo si allunga naturalmente lungo l’intera valle, fino a spingersi verso il lontano Passo Silvella. La prospettiva si apre, regalando una sensazione di ampiezza e continuità che invita a rallentare e osservare. Al centro di questo lungo cammino, il Col Quaternà domina la scena, libero di sprigionare tutta la sua bellezza, scolpita e custodita in milioni di anni di evoluzione. Una presenza costante, silenziosa, che accompagna il passo e il pensiero, rendendo questo tratto di montagna ancora più intenso e memorabile.



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La Val Lorera e il Col Quaternà (dx)
La Val Lorera e il Col Quaternà (dx)


Il crepuscolo si avvicina nelle creste maggiori della Croda Rossa di Sesto
Il crepuscolo si avvicina nelle creste maggiori della Croda Rossa di Sesto


Il luogo è perfetto per il mio momento tanto atteso. In questa perfezione ricercata, immersa in un silenzio ormai surreale, il sole inizia la sua lenta discesa verso i versanti della Croda Rossa di Sesto, illuminandone le pareti immobili e selvagge con una luce sempre più morbida.

La piccola baita resta lì, affidata al lungo Inverno in arrivo e ai primi freddi che, minuto dopo minuto, si fanno più presenti come solo Madre Natura sa decidere. Sola e silenziosa in questo passaggio delicato, vive un momento che sento diventare anche mio, condiviso, quasi sospeso.

Mi siedo comodamente sulla piccola panca esterna, che nella mia immaginazione diventa un punto di riposo e di osservazione per i pastori, durante le lunghe notti stellate sotto un cielo immenso e meraviglioso. È qui che il tempo rallenta davvero, lasciando spazio all’attesa, alla contemplazione e a un senso profondo di appartenenza.



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Mi sento solo, immerso in un mondo che sembra ormai abbandonato da ogni forma di vita. Anche Malga Nemes ha chiuso i battenti, dopo una lunga giornata dedicata all’accoglienza degli escursionisti. A quest’ora tarda resto quassù da solo assieme all'anima mia, mentre l’ombra della notte si allunga e invade dolcemente l’intero alpeggio. Tutto si raccoglie in un’unica tonalità, debole e tenue, capace di regalare riflessi bluastri persino alla neve distesa su questi spazi infiniti. È un colore che avvolge, che silenziosamente prepara il passaggio dal giorno alla notte.

Il sole, ormai basso, accarezza le prime creste, disegnandone i margini con una luce dorata che sembra farle brillare per un ultimo istante. Intanto il freddo aumenta, così come il vento che inizia a risalire leggero dalle vallate lontane, portando con sé il respiro profondo della montagna che si prepara al riposo.


Nella mia perfetta solitudine rimango in silenzio, osservando istanti che durano solo il tempo necessario affinché il sole si nasconda oltre le vette imponenti. Una dopo l’altra, le montagne sembrano chiudersi in un lungo e indescrivibile sonno, avvolte da un’ombra gentile che ne ammorbidisce i contorni. Solo il Col Quaternà e i tratti più elevati che si innalzano lungo la Traversata Carnica restano ancora illuminati dalla nostra stella primaria, come ultimi custodi della luce. Tutto il resto, malghe, alpeggi e pianori, entrano lentamente in una nuova dimensione, dove la notte prende il sopravvento con naturalezza.

È in questo passaggio silenzioso che il cielo inizia a brillare, regalando le prime stelle della sera. Un momento sospeso, intimo, in cui il tempo sembra fermarsi e la montagna si racconta nella sua forma più autentica.



Il Col Quaternà
Il Col Quaternà


Sono momenti intensi, profondi. Momenti in cui sento con forza il bisogno di guardarmi dentro, di fermarmi davvero. Il crepuscolo di una giornata ormai al termine mi concede quell’intimità rara, necessaria per pensare e ascoltare. Il mio sguardo si divide tra le grandi pareti che si stagliano a Occidente e un desiderio più grande, silenzioso: chiedere alla mia vita, al mio destino, di potermi ascoltare. I pensieri vengono raccolti e trasportati da un vento leggero, affidati a luoghi di cui solo Madre Natura conosce la direzione.



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Sono pensieri che sembrano racchiudere un intero anno che sta per finire, e che trovano spazio anche per chi la vita mi ha portato via per sempre. Un pensiero rivolto a loro, con la certezza che, da lassù, continueranno ad accompagnarmi in ogni mio passo.



"A mia Mamma e a mio Papà"



Ora lascio questo luogo, che da oggi in avanti resterà un momento indelebile nella mia memoria. Poco importa che la notte abbia ormai preso possesso di tutto ciò che la Natura le concede: il cammino continua, e con esso il tempo del rientro. Ripercorro la stessa strada forestale che mi ha condotto fin quassù, lasciandomi guidare nuovamente verso il Passo Montecroce. È un rientro tranquillo e rilassante, scandito da passi lenti, perfetti per riavvolgere quel nastro interiore che custodisce non solo "il mio" crepuscolo, ma un intreccio di emozioni, immagini e sensazioni.

Tutto questo rende l’Alpe di Nemes uno scenario eterno, un luogo capace di imprimere nella memoria aspetti naturali profondi e indimenticabili. Un luogo da lasciare alle spalle solo con il corpo, mai con il cuore.




Stefano




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