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Malga Laste - Agordino

Gli alti alpeggi di Rocca Pietore in Val Cordevole.


 

Alpeggi che durante l’Inverno divengono un’oasi di solitudine. L’ennesima occasione per vivere la montagna nella pace assoluta. Sta di fatto che il territorio di Laste di Sopra durante l’Estate si anima di quel turismo abituale, quel turismo che di anno in anno sale all’interno di questo piccolo altipiano quasi per tradizione “snobbando” completamente i luoghi più blasonati per godersi in un’eterna pace la tranquillità di questa località così unica e contraddistinta.



Ciò che amo veramente. Ciò che ricerco di anno in anno

indipendentemente dalle stagioni in corso.



Una località nel territorio turistico di Rocca Pietore Marmolada che a circa 1500m di altitudine raccoglie a se una serie di piccole borgate, che disperse lungo questi suoi spazi così limitati da vita a un piccolo Paradiso in alta montagna dove anche quassù il tempo sembra essersi fermato. Val, Col di Laste, Moè, Daghèi e Davare solo per citarne alcuni, dove al centro di tutto prende vita un’antica chiesetta intitolata a San Gottardo dal lontano 1863, posizionata nella sommità del Col da Gesia a raffigurare perfettamente lo stile e le tradizioni dei paesi in alta montagna.



Vista verso la Val Cordevole e in lontananza il Monte Pelmo
Vista verso la Val Cordevole da Laste - in lontananza il Monte Pelmo


L'antica chiesa di San Gottardo
L'antica chiesa di San Gottardo (foto d'archivio)


Diviene così quella cartolina perfetta per l’inizio di una nuova e lunga giornata tra questi luoghi così ora silenziosi e che vedono nell’Inverno l’abbandono totale del turismo, anche quello abituale delle lunghe giornate estive. Al mattino presto il sole rimane ancora ben nascosto alle spalle della possente mole del Monte Civetta, che dei piccoli borghi di Laste è una delle montagne simbolo dei panorami che si allungano verso la Val Cordevole. Le prime nevicate che lasciano traccia unicamente in quelle zone di tramontana in cui durante il giorno non arriva il tiepido tepore del sole invernale, e la piccola strada ancora ghiacciata.


È un unica via stradale, una piccola “arteria” che salendo da Rocca Pietore collega a se questi piccoli frammenti di civiltà. Al mattino presto tutto ancora dorme. I camini fumano di buon’ora per contrastare al meglio la lunga e fredda notte appena passata. Non c’è anima viva in giro, se non la mia presenza a condividere il primo buongiorno con chi nella pace di questo luogo ama farsi la sua passeggiata mattutina. Il primo buongiorno, qualche scambio di informazioni e quel distinto sorriso di chi ti fa capire quanto sia piacevole vivere la tranquillità di questo luogo da una vita intera. Tranquillità e serenità certo, dove tutto scorre lentamente e senza la fretta/frenesia di chi vive in un mondo opposto a tutto ciò che ora mi circonda.



Sulla sinistra il piccolo centro di Moè - al centro il Col de Lana
Vista verso il piccolo centro di Moè (sx) e al centro il Col de Lana



Davare è una piccola parte di questo mio Paradiso. Un pugno di case avvolte nel silenzio, dove solo una piccola fontanella suona un piacevole ritornello all’interno di questa pace. Davare è quello che posso ben definire l’ultimo avamposto umano prima della strada forestale che nell’immediato sale attraverso i boschi del Pian de la Leda e il Rifugio Migon, il primo riferimento da tenere in questo che è il mio primo cammino verso Malga Laste. Prima di affrontare i boschi un ultimo sguardo panoramico che si disperde non solo lungo questo primo tratto della Val Cordevole, ma anche verso i versanti maggiori dell’Agordino dove il Monte Pore e il Col di Lana si dividono meravigliosi punti di vista verso il Lagazuoi e la Tofana di Rozes delle vicine Dolomiti d’Ampezzo.


  


Rifugio Migon -1660m


È una piacevole e tranquilla salita. Per l’intero cammino fino alla malga finale non devo fare altro che seguire questa strada forestale e prendere al volo ogni piccola occasione che mi dia l’opportunità di osservare il panorama che mi circonda. Poche per ora, essendo una fitta vegetazione che all’ombra del Monte Migogn mi espone al ghiaccio e al tipico freddo di quei punti dove il sole per l’intera giornata non riesce a penetrarvi. Ciò che Davare e i piccoli borghi mi offrivano in precedenza è una serie di opportunità visive che per ora devo mettere in archivio. Ma fortunatamente la Natura sa sempre compensare ciò che viene tolto sebbene in modo temporaneo.    


Una piccola radura sia apre ai bordi del mio cammino, un piccolo pianoro che come per miracolo esce al cielo sereno dove il forte sole di prima mattina è già riuscito a scavalcare la possanza del Monte Civetta. Da questo punto così unico mi soffermo per una piccola pausa. Se di fronte a me il Monte Civetta ora si apre nella sua totale maestosità, il Monte Migogn (2384m) mi si pone in tutta la sua bianca veste dando maggiormente risalto alla Pala de Mez (2340m) ad aprirmi verso questa vetta per me sconosciuta fino a qualche istante prima. Un sole così forte da non permettermi di percepire la naturale forma geologica del Monte Civetta. Forte e allo stesso tempo con quel tiepido tepore per percepire quel suo piacevole calore, dopo essere uscito dai freddi e ghiacciati boschi.



Il Monte Civetta verso la Val Cordevole





Un gelido cammino che prosegue abbracciato nuovamente da questa fitta vegetazione. Ma è questione di pochi minuti ormai per quello che è il primo punto di riferimento di giornata. Ora la neve però si fa più consistente e più densa rispetto a ciò che mi lascio dietro. Vuoi per la perenne “ombra” lasciata dal Migogn e per i venti in quota, ampi spazi nevosi dove sprofondare fino alle ginocchia per quegli ultimi passi e giungere al Rifugio Migon. Chiuso durante l’Inverno offre un suggestivo punto panoramico che torna nuovamente verso quei versanti più a Nord dell’Agordino e quei frangenti dell’Ampezzano, dove ora è maggiormente visibile la Tofana di Rozes.



La piccola chiesetta commemorativa alpina al Rifugio Migon


Dal Rifugio Migon verso l'alto Agordino - da notare la Tofana di Rozes (centrale) e lo Spiz de Poure (dx)


Un saluto veloce a tutto ciò che per ora rimarrà solo e abbandonato per tutto l’Inverno e un cammino che ora riprende guardando con molta attenzione verso quei versanti maggiori che più tardi saranno i miei punti di passaggio. Dopo le prime nevicate d’inizio Dicembre, le giornate si sono presentate con un cielo sereno e con quelle temperature che durante le ore centrali hanno dato più l’impressione di una Primavera imminente. Ciò che vedo ora, verso questi versanti più a monte, è un susseguirsi di ampi spazi e prati completamente liberi dalla neve, a eccezione fatta per quei punti maggiormente all’ombra dei massicci superiori.


La neve e ampi spazi ghiacciati rimangono certo, ma unicamente lungo questo versante a Nord del Monte Migogn completamente all’ombra della montagna stessa. Un paio di serpentine ed ecco che la strada inizia a disegnare quel maggiore dislivello, quello finale che così sarà fino al raggiungimento della mia malga. Un aumento di pendenza che esce definitivamente dai boschi per tornare così ad accarezzare dolcemente quel sole che fino alla malga stessa scalderà a dovere il mio cammino. Una piccola serie di baite private a creare così questo panorama meraviglioso, che ora vede nel lontano Monte Pelmo e un breve accenno del Monte Cernera una vista verso la Val Fiorentina e avere così l’opportunità di toccare con mano per quella che io ora definisco una pausa d’obbligo in questo luogo così magico.   










 

Malga Laste – 1868m


Sto così bene da volermi fermare qui, snobbando definitivamente la mia malga più a monte e godermi questo luogo come se fosse del tutto mio. Il sole emana una luce potente, sembra quasi colorare di fuoco le tavole in legno che compongono queste baite e questi fienili. Un atmosfera quasi surreale dove perfino il legname emana un leggero strato di quel calore assorbito in modo naturale dalla nostra stella primaria. Una sensazione di pace e di quel benessere interiore dove nulla potrebbe contrastare questa magnifica alchimia che viene a crearsi tra me e l’ambiente che mi circonda. È un susseguirsi di forti emozioni che vorrei rimanessero tali per tutta la vita. Fuori dal turismo di massa, lontano dal caos e dalla frenesia per sentirmi così vivo e pieno di quell’energia pura e sincera.










Ma devo farmi “forza”, devo uscire da questa fantastica bolla di vita per quel poco che ora mi rimane per raggiungere la malga. La serpentina ora mi porta maggiormente in quota. Una parte finale dove ampi spazi ghiacciati mi impongono una certa attenzione. I ramponcini certo, quelli sono per ora all’interno del mio zaino e non sento minimamente il bisogno di utilizzarli. Lascio alle mie spalle una piccola forcella che raggiungerò più tardi nella fase di rientro, ed eccomi così al cospetto di un piccolo dosso di cemento e Malga Laste a chiudere questa mia emozionante salita.



Agriturismo Malga Laste - 1860m




La struttura centrale e leggermente più in basso la grande stalla e una grande casa in pietra di montagna. La malga si presenta ben strutturata e di moderna costruzione, mentre sia la stalla che la casa in pietra danno più il senso di due strutture più antiche. Il tutto a 1868m di altitudine su di un piccolo pianoro che guarda verso la Val de la Leda, il piccolo mondo di Laste e le sue piccole borgate per poi prendere il volo su di un infinito panorama che mi lascia per l’ennesima volta in totale silenzio. Non solo ciò che mi lascio alle spalle lungo il cammino, ma un panorama che dal Col de Lana si espande verso quei versanti di confine con le Dolomiti d’Ampezzo per poi dare così vita al Cernera e al Monte Pelmo per quanto riguarda la Val Fiorentina e la vicina Val di Zoldo. Un intenso frangente del Monte Civetta chiude così questo mio spettacolo del tutto naturale.  










L’area dedita al pascolo della malga si compone di circa 80 ettari di alpeggio e raccoglie a se durante l’Estate più di 40 capi di bestiame. Produzione a chilometro zero di formaggi freschi, speziati, burro, ricotta fresca e affumicata dove è possibile, su ordinazione, gustare dei piacevoli assaggi di locale produzione su comodi tavoli esterni per una gustosa e piacevole pausa. Ma ora, in questo mio Inverno, tutto questo rimane solo un’idea per quella che sarà la prossima Estate. Per ora un programma futuro, ma nell’istante un momento tutto mio e da vivere in questa mia ennesima giornata segnata dalla solitudine assoluta.


Voglio godermi al massimo tutto questo. Non uso nemmeno le comode panchine esterne alla malga, il sole da questo punto scorre leggermente lungo le creste superiori tenendo per buona parte all’ombra la malga stessa. Scendo così di qualche centinaio di metri, verso la stalla e la casa in pietra per accomodarmi al sole tiepido dove un paio di abbeveratoi ora si riempiono di una grande lastra di ghiaccio. Rimango così in questo mio punto fermo, assopito su di una grande roccia per godermi il mio pranzo a sacco in quella che io ora definisco la terrazza panoramica più bella del mio mondo. Un morso dopo l’altro che si disperde verso un orizzonte di vette e di gruppi montuosi affascinanti, quelli più blasonati dei territori locali e quelli di confine. Non mi manca nulla, ora sono il Re di tutto questo mio regno.   






Sebbene diverse marcature presenti sulla neve trovata in precedenza diano segno di recenti passaggi “umani”, per l’intera giornata non trovo nessuna presenza oltre la mia. La neve certo, quella che per ora manca quassù dando così vita a quel classico ambiente autunnale dove le grandi distese prative ora si colorano di quel rossastro tipico di stagione. Un colore naturale che di tanto in tanto si confonde con ampi spazi di neve ghiacciata e dare così vita a un habitat naturale del tutto particolare. Un abbraccio di colori straordinari che trovano la perfetta cornice su di un cielo blu segnato da leggere velature bianche. È tutto così meraviglioso...


Ma per quanto le ore scorrano in totale assenza di cose negative, tutto questo non mi basta. Di per certo so bene che oltre la coltre rocciosa che scorre oltre la malga, si nasconde la possente mole della Regina Marmolada. Vorrei poterla vedere da quassù, da questo luogo per me del tutto nuovo per ammirarla così da una visuale completamente diversa. È una ricerca che faccio seguendo delle indicazioni teoriche, guardando con molta attenzione la mia mappa escursionistica e raggiungere così a una possibile soluzione, per quel desiderio da esaudire senza esitazione. È così che torna nuovamente in gioco quella piccola forcella che avevo tralasciato a qualche centinaio di metri dalla malga. Zaino in spalla e ben nutrito rientro leggermente sui miei passi, una leggera salita ai bordi di un piccolo e ghiacciato lago in alta montagna per raggiungere un tavolino con un paio di panche per esaudire felicemente questo mio piccolo desiderio.   






Spunta improvvisamente sulla sinistra di questo che ora si presenta come un punto di vista del tutto eccezionale. Ai piedi del Col de Mezdì, a poco più di 1900m di quota, questa forcella amplia la visuale sul versante a Est della Regina dove sono ben visibili i tronconi degli impianti invernali che salgono lungo le irte pareti rocciose – Ponta Serauta (2962m) e il Sasso Undici (2870m) in primis - e su ampi spazi di quella neve che si mescola tra quella stagionale e quella secolare. È un punto di vista molto particolare e suggestivo, che evidenzia una nuova dimensione ai miei occhi da un angolo panoramico decisamente suggestivo. Ma i miei stessi occhi sembrano non volersi accontentare di ciò che la Regina ora mi offre.  



La Regina...


Guarda con molta attenzione Stefano. Guarda attentamente verso quei punti all’orizzonte che sembrano nascosti da alcune vette che spuntano dalla Val Davedin. Magari spostati leggermente risalendo di un centinaio di metri una delle spalle del colle per giungere così alla sua “quasi” sommità e renderti conto che un leggero spunto del versante a Est del Sella ora brilla in lontananza. Il Sella come lo conosci tu, visto e vissuto in tanti anni di escursionismo dove riuscire a tradurre in lontananza le lisce pareti adiacenti del Bec de Roces e di quei versanti che a valle danno vita al centro turistico di Arabba. Ora tutto si completa e ne sono veramente felice.


Da tutto quello che inizialmente racchiude a se una facile escursione, l’aprirsi di un mondo panoramico meraviglioso. Malga Laste non è solo raggiungere una malga in alta quota immersa nel silenzio e nella pace assoluta, ma un mondo che racchiude a se spunti panoramici verso le vette più belle che dall’Agordino guardano verso le Dolomiti d’Ampezzo e i versanti della Marmolada e del Sella. Spunti e riflessioni che guardano verso questo nuovo Inverno rimanendo al di fuori del turismo di massa di stagione. Luoghi che ti mettono a stretto contatto con quella solitudine dove il confronto tra te stesso è di fronte alla Natura che ti circonda.      





Stefano

1 Comment

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Guest
Jan 03
Rated 5 out of 5 stars.

Ottimo racconto.

Viva Laste, i suoi scorci e la sua " pace "

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