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SILENZIO - TEMPO  -  MISURA

Pisciadù - un rifugio e un'anima.

  • Immagine del redattore: Stefano Germano
    Stefano Germano
  • 28 lug
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 30 lug

La magnificenza del Sella, il miracolo di Madre Natura.



L'imponenza di uno dei maggiori "colossi" delle Dolomiti: il Sella. I suoi altipiani rocciosi e quella misticità che lega questo gigante a storie e leggende. Uno dei simboli per eccellenza delle Dolomiti nel mondo, dove sentieri e pareti rimangono nel tempo storia di conquiste e di quei Trekking che si tengono nel cuore per tutta la vita.


Un ambiente selvaggio, pieno di insidie e di panorami che si distribuiscono con eleganza verso la Val Gardena, l'Alta Badia e tutti quei scorci che da lontano regalano fermi immagini delle Dolomiti Ampezzane e dell'Alto Adige indimenticabili. Non fa differenza che tu inizi il tuo cammino da un versante o dall'altro, tutto si racchiude in forti emozioni e quello stretto e diretto contatto con un mondo incontaminato.




Passo Gardena - 2136m


E' da qui, da questo versante che guarda verso la Val Gardena e l'Alta Badia che ha inizio questa mia inedita avventura. Il Rifugio Pisciadù è già stato in passato oggetto di altre mie escursioni provenendo da quei versanti più lontani regalandomi momenti di esperienze e emozioni indimenticabili.

Ma dal Passo Gardena ciò che ora attira maggiormente la mia attenzione è un punto di partenza ben preciso: la Val Setus.


Un sentiero, il 666 che per gli scaramantici compone tre numeri legati al Diavolo e a all'occultismo di un mondo più di fantasioso che reale. Una mattinata serena, dove il traffico del Passo deve ancora diventare quella realtà che si accompagna poi per tutta la giornata. Tratti di forte vento che sembrano scandire una tempistica che solo Madre Natura riesce a tradurre. Vento anche freddo che, con grande difficoltà in certi momenti, lascia libero spazio a una normale tenuta estiva. Un freddo vero, intenso, ma che mi fa sentire vivo.



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La mia prima volta da questo versante. Punti panoramici che in lontananza disegnano perfettamente l'elegante mole del Sassolungo e di quei primi versanti della Val Gardena che per ora rimangono illuminati da questo meraviglioso sole di primo mattino. Tutto è perfetto. Tutto segue quelle emozioni che "la prima volta" accompagna i perfetti sognatori. Il Col de Mesores (2603m) e il Tor Campidel (2586m) sono solo una piccola punta d'iceberg di un nuovo mondo che si sta aprendo su di un facile e spensierato cammino.




Val Setus


Una potente gola rocciosa, una delle porte di accesso verso un mondo che cambia radicalmente ogni dimensione legata alla montagna più turistica. Quella montagna che scorre ai margini del Passo Gardena e che di solito regala unicamente piacevoli passeggiate per famiglie. La Val Setus è differente: impone un immediato impegno fisico dove la roccia e le sublimi pareti del Campidel (2585m) esprimono quel primo aspetto selvaggio che, del resto, caratterizza la maestosa possanza dell'intero gruppo del Sella.



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Mi lascio alle spalle le tranquille passeggiate, quelle immerse nel verde e che connotano maggiormente i versanti che guardano verso le vicine Puez-Odle. Guardo verso il cielo, dove solo la migliore espressione di Dolomia apre il sipario su un mondo che in milioni di anni non ha mai cambiato nessuna regola. Una serpentina impegna senza influire troppo sulle mie gambe. Di tanto in tanto qualche piccola pausa da condividere con chi, come me, si appresta alla conquista del cielo. Perfetti sconosciuti, linguaggi diversi tra culture molto lontane tra di loro. Eppure, la montagna unisce. Unisce nel fascino e nella fatica, nella spontanea fusione di corpi e menti che in quei frangenti ci rendono tutti simili.



"Anche questo, a mio avviso, è il magnetismo della montagna...."



La bellezza di questa valle si può raccontare solo vivendola direttamente. E' quella perfetta alchimia in cui per l'ennesima volta l'unione tra l'essere umano e la forza dominante della Natura esprime al meglio l'eleganza e l'imponenza di queste pareti irte e lisce. La giornata è fresca con quelle temperature inferiori rispetto alla media. La gola risucchia a sè forti venti direttamente dai versanti minori del Passo Gardena. Folate di vento freddo che a stento consentono un abbigliamento tipicamente estivo. Una piccola pausa per guardarmi bene attorno, e scrutare all'orizzonte i verdi alpeggi che, con l'immancabile presenza della bianca roccia, danno vita al magnifico e magnetico altipiano delle Puez-Odle.



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Vista verso le Puez-Odle
Vista verso le Puez-Odle


E' così che la mia ascensione mi accompagna, un passo dopo l'altro, fino a raggiungere il versante maggiore della Setus dove i miei occhi si riempiono di forti emozioni per quell'ultimo tratto che mi porterà non solo al rifugio ma anche direttamente verso il cielo. Il sentiero 666 non è solo un "tetro" numero legato alla fantasia o alle tenebre. E' un sentiero che ti pone immediatamente a contatto con una delle parti più emozionanti e che mi accompagnano in questo cammino verso uno dei versanti più suggestivi del Sella. E' una ripida salita che guarda verso la parte finale più impegnativa di tutta la giornata, e che evoca la sensazione di dover "scavare" con le dita all'interno della roccia.



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Una grande parete che si compone di massi e sporgenze in cui rendersi conto che ora gambe e braccia dovranno impegnarsi maggiormente rispetto a tutto ciò che mi lascio alle spalle. Scalette e corde d'acciaio, mentre dal versante maggiore giungono echi di parole e stupore di chi è già immerso all'interno di questo passaggio straordinario. Alla sua base l'osservo con molta attenzione, la stessa che pongo verso quei tratti di via ferrata per darmi l'opportunità o i giusti riferimenti di ciò che mi attende strada facendo. Ma questa non è una di quelle vie che impongono per la giusta sicurezza l'attrezzatura adeguata; qua servono solo mano e passo sicuri, attenzione e la giusta esperienza per vivere al meglio momenti che dureranno per sempre.


Mi sento abbracciato dalla roccia, da quei tratti in cui serve solo porre attenzione a dove si cammina, da quei tratti in cui scalette ben fissate sulla roccia e i classici cavetti di avvicinamento rendono sicura e avventurosa una salita che già pulsa dentro al mio cuore. Un passo dopo l'altro dove il mio respiro scandisce maggiormente l'impegno fisico. Una salita che impone le giuste pause per guardami bene attorno e scrutare così ogni minimo aspetto, ogni piccolo particolare che ora si compone in una figura completa e perfetta. Ora mi sento veramente parte del Sella. Ora tutto si amalgama perfettamente con la forza d'attrazione di queste immense pareti.








E' un passaggio interminabile solo se lo desideri. Se non tieni conto di tutto ciò che ti circonda, tutto si accorcia in un tempo limitato; se invece vuoi rendere unico ed eterno questo passaggio, devi saper gestire bene il tuo tempo; senza fretta e senza nessuna frenesia, allontanando da te ogni possibile distrazione o emozione che alteri questo momento così unico. La perfetta unione di due corpi completamente diversi: il tuo e quello della Natura.



"Tutto questo è vita, al limite di ciò che la montagna potrebbe riservarti. Un confronto in cui ti viene concesso quel minimo spazio vitale per amare e abbracciare questo elemento così forte e imponente, ma con quel chiaro messaggio in cui basta poco, anche una semplice distrazione, per rendere la montagna stessa imperdonabile".



E' tutto così forte, così pervasivo che ci persuade del nostro nulla al cospetto di così tanta bellezza. Le parole a volte non servono, bisogna vivere con l'anima sincera ciò che la Natura ti regala senza chiederti nulla.




Rifugio Cavazza al Pisciadù - 2585m


Il grande spettacolo ora raggiunge il suo apice. Il respiro è ancora pesante. Porto con me l'impegno della parete che si fonde con emozioni e vibrazioni mai vissute prima. Forse sarà la stessa alchimia che il Sella, così austero e imponente, riserva a chi guarda con occhi nuovi verso questo suo versante. Forse sarà che questo mio periodo di vita così forte e intenso mi permette di guardare con occhi sempre nuovi verso un futuro che profuma di vita, di emozioni e di quella felicità che mai prima d'ora avrei così sperato di vivere. Sarà la speranza che si prende per mano con la passione, ma ora tutto questo profuma di una vita completamente diversa.



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E' così che mi accoglie il rifugio e quel suo piccolo e meraviglioso lago: il Lech de Pisciadù. Un piccolo gioiello creato dall'uomo, il rifugio, e un immenso miracolo di questa mia Natura in alta quota, il lago. Un angolo selvaggio dove le acque di questo placido lago rispecchiano con dolcezza e armonia le possenti e selvagge pareti di Cima Pisciadù (2880m)m, del Sas da Lech (2936m) e di quella lunga spinale rocciosa che a Sud dà vita alla Sella del Pisciadù (2900m di media). Vette che per l'ennesima volta sembrano guardare unicamente al cielo. Selvagge, impervie e con quel senso di potenza che questo lago, magicamente, sembra rendere dolci e innocue.



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Sebbene il rifugio sia sempre frequentato durante l'Estate da tanti escursionisti, io riesco a percepire un silenzio quasi surreale. Un silenzio che come per miracolo placa ogni possibile schiamazzo o rumore inessenziale. Saranno forse queste folate fredde che si scagliano lungo questo pianoro per dare poi nelle quote superiori vita e movimento alle nuvole a renderci tutti placidi e silenziosi. Saranno forse i lontani paesaggi a ispirare quella pace interiore che ogni essere umano raccoglie in se stesso e che nel silenzio trova la migliore ispirazione.



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Saranno tante cose diverse l'una dall'altra, ma nulla toglie a nessuno quel forte desiderio di rimanere lì, al cospetto degli elementi più forti della Natura, al cospetto del vento freddo dove abiti più pensanti contrastano con questa forza esterna che non cede di un solo passo. Tutti noi, diversi l'uno dagli altri, rimaniamo lì ad ascoltare, chiusi all'interno di quel nostro mondo dove a nessuno è concesso entrare. Momenti forti, intensi e pieni di quel silenzio dove occhi e mente guardano verso destini completamente diversi.




Val de Mezdì


E' questo che respiro in questo luogo per me unico e ipnotico. Una riserva importante di "cibo" per la mia mente e per la mia anima. Un susseguirsi di forti emozioni che ci rendono tutti uguali e senza nessuna possibile distinzione. Un pasto caldo al rifugio, quattro chiacchiere con il gestore che con quella sua tipica capigliatura ti fa ben capire che quassù di vita ne ha vissuta parecchia. I consigli, certo, quelli giusti da parte sua e che ti danno maggiore sicurezza in ciò che sarà la seconda parte di giornata: il rientro.


Il pianoro di pura roccia ora lascia ampi spazi a rigogliose distese di erba e fioriture di stagione. Il sentiero 651 inizia con quella leggera discesa accompagnandomi con spensieratezza lungo quei nuovi versanti che guardando alla Val de Mezdì, aprono nuove e affascinanti prospettive di questo versante a Nord del Sella. Il dolce cammino lascia così spazio a una serie di passaggi più impegnativi, dove la naturale ripidità del sentiero in alcuni punti viene alleggerita da comodi cavi in acciaio. Nulla di pericoloso o esposto, certo, ma che impone sempre la giusta attenzione per ciò che per noi è innaturale.



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La valle è l'ennesimo miracolo di questo mondo Dolomitico. Scende lungo un ampio ghiaione roccioso seguendo un cammino che inizialmente mi mette a confronto con pareti e campanili di roccia impressionanti. Cime, guglie, creste che si innalzano verso il cielo a quote che vanno oltre i 2800m di media. Bianche, lisce e levigate da un vento antico di milioni di anni. La perfetta trasposizione di un mondo antico che di storie ne ha da raccontare all'infinito.


Anche stavolta, la mia mente mi invita a focalizzarmi su una dimensione che da sempre porto con me lassù tra quelle montagne: la storia. Quante mani, quanti piedi e quante emozioni magari diverse hanno raccolto quei luoghi che ora accolgono le mie mani, il mio sguardo. Magari pensieri diversi, emozioni che pongono come fine i sentimenti più forti legati all'emozione che un cammino come questo ti dona. Ciò che è stato, diventa una responsabilità che noi tutti ci dobbiamo assumere, per proseguire un viaggio eterno per conto anche di chi non c'è più e che prima di tutti noi ha vissuto tutto questo.



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Il rientro in parte porta con sè quel pò di malinconia. Ora il sentiero 29 scorre molto dolcemente lungo questo immenso versante che si apre verso valle, verso il Passo Gardena che in lontananza mi attende. I bassi boschi identificano un sistema naturale ben diverso rispetto a ciò che ho lasciato lassù. L'eleganza e il caldo fragore della Cascata del Pisciadù è quel regalo che pone fine a una giornata forte e intensa dove tutto ciò che sono riuscito a raccogliere sembra non bastarmi.



Come spesso mi accade all'interno di questo mio mondo, anche stavolta voglio farmi una promessa: prometto a me stesso di tornare nuovamente qui prima dell'Inverno. Voglio tornarci per quel senso di incompletezza che tanta bellezza inevitabilmente implica: l'essermi soffermato su alcuni particolari e averne dovuti tralasciare altri, ha comportato inevitabilmente una esperienza di certo suggestiva, ma parziale rispetto a tale vasta e meravigliosa complessità. Ci tornerò certo, non solo per me stesso ma anche per accompagnare chi per la prima volta toccherà il suo cielo con un solo dito. Per le stesse emozioni, per la stessa fatica e per un cammino che non sarà più solitario ma all'ombra di un valore immenso.




Stefano






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