Un tremila assoluto nel cuore roccioso del Sella.
Una giornata che promette sole caldo. E' ciò che ci si augura quando si vuole guardare al grande massiccio del Sella e a quella sua meravigliosa punta che oltrepassa per bene la quota dei 3000 metri. E' ciò che anticipa di poco la perfezione, il grande impatto visivo che questo grande altipiano di pura roccia Dolomitica custodisce a sè da milioni di anni.
Il sole sale leggermente da Est, quasi a disegnare su questo limpido cielo unicamente la sagoma della "Regina", la Marmolada, che per ora sembra ancora assorta dalla lunga notte appena conclusa. Il Sass Pordoi (2950m) è quel punto panoramico che fa la differenza e che da subito apre lo scenario a questo luogo così meraviglioso.
La sua croce di vetta è il balcone delle Dolomiti, la "Terrazza delle Dolomiti" per antonomasia. Da questo luogo sembra di avere il totale controllo di tutti i massicci che dalle Dolomiti del Veneto, le Dolomiti Bellunesi guardano verso questo frangente del Trentino e dell'Alto Adige. Una vista meravigliosa, dove ogni parola aggiunta non serve.
"Momenti da vivere e rimanere così in un quasi eterno silenzio".
Rifugio Forcella Pordoi - 2829m
Ritorno quassù dopo così tanti anni da nemmeno ricordarmi alcuni aspetti che la mia memoria ha quasi messo da parte. Aspetti che prendo come l'occasione perfetta per guardarmi nuovamente attorno e fare in modo che tutto ciò che ora mi "ospita" sia quella prima volta da portare nel cuore per tutta la vita.
Il paesaggio è un qualcosa d'indescrivibile. Il sentiero 627A lascia questo balcone panoramico per accompagnarmi in una bella discesa rocciosa in direzione del Rifugio Forcella Pordoi, il primo che trovo quassù e che diviene ovviamente un primo punto di sosta per questa che io desidero diventi una giornata interminabile.
E di neve ancora qualcosa c'è. Rimane traccia per tutta la stagione estiva ciò che un Inverno quasi eterno lascia sempre come un segno che identifica un luogo che è molto diverso da altri. Solo la grande Regina si pone con maggiore rigore a ciò che i ghiacciai eterni di queste quote rimangono tali, chissà da quanti milioni di anni.
Fazzoletti bianchi che si disperdono tra questo grande pianoro e che identificano perfettamente questo ambiente naturale come pochi. La magia di questo primo impatto è dato dalla vetta maggiore, quei 3152m del Piz Boè che per il momento trovo coperto da un "dispettoso" cappello di nuvole.
E' un cammino che vivo con grande interesse. Il silenzio quassù sembra eterno tanto quasi i grandi nevai presenti, e nemmeno il grande via vai di escursionisti presenti sembra voler scalfire questa pace che si vive in questo luogo. Per muovermi non vengo nemmeno distratto dalla mappa escursionistica. A mia disposizione ho solamente due possibili alternative di cammino: o la vetta maggiore del Piz Boè, la "direttissima", o la via per il Rifugio Boè.
Rifugio Boè (Bambergerhutte) - 2871m
Si sale leggermente, alcuni spunti nevosi che non rendono per nulla difficile il mio cammino. Gradoni di bianca roccia che in alcuni tratti presentano dei cordini d'acciaio solo per agevolare leggermente la salita. Il panorama inizia così a prendere sempre più maggiore consistenza, dove in alcuni tratti sono ben visibili le profonde gole rocciose che sembrano farmi volare verso la Val di Fassa.
Sebbene sopra di me tengo la "grande vetta", ciò che guarda verso il versante a Ovest del grande massiccio si compone di pareti e profondità rocciose che di tanto in tanto meritano alcuni istanti di pausa. Non solo nel Sas Pordoi quella terrazza panoramica quasi d'elite, ma nel sentiero stesso punti di vista che sembrano farmi cadere nel vuoto. Profonde vallate ancora ricoperte di neve su questi grandi ghiaioni di roccia "eterna".
Raggiungo il Rifugio Boè in un tempo così corto che vorrei fermarlo per poter vivere il più a lungo possibile questi momenti così forti. Ora la lunga colonna di escursionisti si dimezza di molto. La maggior parte di loro in questi istanti è impegnata nella faticosa salita per la "direttissima" del Piz Boè, mentre sono in pochi quelli che stanno seguendo le mie orme per poi dedicarsi alla grande vetta da un sentiero secondario.
Come da buona prassi per il genere umano attuale, quella di criticare questa struttura con questa nuova "veste" rimane sempre quel dibattito aperto in cui attraverso i più moderni sistemi di comunicazione (social per esempio...) se ne dicono di tutti i colori. Certo, tante cose sono cambiate dopo la recente ristrutturazione del rifugio. L'aggiunta di un nuovo edificio che però mantiene integra la vecchia e storica struttura del Boè.
Nella mia umiltà resto dalla parte del rifugio, ripudiando completamente chi, rimanendo ben nascosti dietro una tastiera, non fa altro che inveire in modo negativo nei confronti di ciò che io ritengo da sempre la casa di tutti quanti noi. Ciò che ancora rimane viva dell'antica struttura da vigore e privilegio anche a ciò che in questi ultimi anni è stato aggiunto, senza cambiarne minimamente il valore storico.
Antico riparo che si posiziona nel centro di questo ampio pianoro roccioso tra il Piz Boè e l'Antersas (2907m). Vede la luce nel lontano 1898 per opera della sezione del DOAV - l'attuale DAV - di Bamberga con il nome di Capanna di Bamberga al Boè. Devastato in più occasioni durante le due guerre viene poi eretto con quella che ancora oggi rimane la struttura originale.
Ma tutto questo non si delimita solo al rifugio stesso...
L'Antersas (Zwischenkofel) - 2907m
Un alto promontorio inizia una leggera salita alle spalle del rifugio. Il sentiero, inizialmente 666, per poi cambiare in 649 e dare già le indicazioni per quelle 2h di cammino verso il versante più a Nord del massiccio del Sella. Quel versante che guarda verso l'Alta Badia e il Rifugio Pisciadù. Il mio interesse per ora si limita unicamente verso questo versante che vede come punto di riferimento l'Antersas.
E' una vetta rocciosa che sale a 2900m di quota, dove da una piccola forcella si raggiunge una vista panoramica che merita questa piccola deviazione. La Val de Mesdì si apre così in un grande anfiteatro dove la roccia rimane l'elemento predominante. Un grande vallone franoso da dove prendono vita altissime pareti e campanili che sembrano toccare il cielo. Una serie di sassi - "Sas" - che creano punti di vista da non perdere assolutamente.
Rientrare al rifugio è questione di una ventina di minuti. Lascio alle mie spalle tutti questi enormi valloni che con grande possanza formano pareti e punti esposti da mettere i brividi. Sono "brividi" carichi di emozioni ovviamente, ed è di questo che voglio "alimentarmi" durante queste occasioni che fermano il tempo che lentamente scorre.
Piz Boè e Capanna Fassa (Fassa Hutte) - 3152m
Se la "direttissima" da Forcella Pordoi impone quel dislivello di +323m, dal punto esatto del Rifugio Boè il sentiero 638 impone invece qualcosa meno. Quei +281m però marcati maggiormente rispetto al primo itinerario e che si affrontano nell'immediato dove per riprendere fiato sei quasi obbligato a delle soste in pendenza che però valgono il panorama che mi circonda.
Inizialmente una serpentina ripida e franosa, per collegarsi poi al tratto attrezzato e che ne delimita la metà del "già fatto". Una tabella di sentiero all'altezza di una scalinata in legno. Questa scalinata non si prende come riferimento di salita perchè è riservata a chi scende dal Piz verso il Rifugio Boè. Le tabelle stesse indicano il proseguo sulla destra dove è ben evidenziata la dicitura "Piz Boè solo salita", in una specie di doppio senso unico di marcia.
Il ragionamento non fa una piega, e questo per dare indicazione di quanto possa essere "impervio" questo passaggio così particolare. Nulla di pericoloso, sebbene siano presenti dei cordini d'acciaio la salita non impone attrezzature speciali. Con un po di attenzione e la giusta dose di prudenza si sale senza particolari problemi. Poi, a dire il vero, ma si può pensare di non affrontare questo versante e perdersi questi punti di vista?....
Una curva stretta sulla sinistra, il grande pianoro in quota prende così vita in questo che ora diviene un tratto ripido ma sicuro da qualsiasi possibile pericolo. Capanna Fassa ora la vedo come un miracolo all'interno di questo nuovo ambiente lunare. Di passo in passo sembra allontanarsi da me e l'effetto ottico che ne traspare è forse segnato da quel leggero filo di stanchezza.
Arrivo così in vetta estrema. Questi 3152m di altitudine portano il vento più fresco di queste alte quote. Raffiche piacevoli che condivido con tanti escursionisti che ora guardano con i miei stessi occhi verso versanti lontani. Le Dolomiti di Braies come le Dolomiti Bellunesi, per le valli del Trentino e quelle più vicine dell'Alpe di Siusi e dell'Alto Adige più lontano. E' un insieme di occhi che ora guardano come in un eterno silenzio. Magnifico momento...
Il tempo necessario da dedicare a questo luogo che porta con se un leggero filo di misticità. L'alta quota trasmette sempre quelle sensazioni in cui per l'ennesima volta ci si rende conto che questi sono ambienti difficili per l'uomo, quando paragoni la libertà di volo di quelle Gracchie che ora accompagnano la mia presenza e quella di tanta altra gente.
Fortunatamente tutti si rimane ben composti, senza dove dare vita a quel baccano che troppe volte viene riservato a questi luoghi naturali. Ritengo il tutto come un segno di "vero" rispetto, di quell'unicità che da perfetti sconosciuti ci unisce tutti quanti. Un saluto, qualche informazione che da altri arriva sempre e il piacere di dare una giusta risposta.
Passo Pordoi - 2239m
E' tempo di rientrare, di chiudere così questo anello che non posso che definirlo "perfetto". Ora la "direttissima" per me diviene una lunga e ripida discesa. Rocciosa e con quei tratti dove cordini d'acciaio e piccole scalette in ferro sono più presenti rispetto al versante opposto. Le persone giustamente affrontano i tratti più franosi con la giusta attenzione e senza farsi troppa fretta.
Il grande nevaio finale, quello che precede il ritorno al Rifugio Forcella Pordoi, anticipa di poco la forcella stessa per quella lunga, ripida e quasi interminabile discesa su sentiero 627 in direzione del Passo Pordoi. E' in questa fase finale che voglio dedicare ampi spazi di tempo alla Regina, alla Marmolada.
Se nelle ore precedenti, quelle che mi hanno visto sostare in vetta, risultava perennemente coperta dalle nubi, ora, con l'apertura a un cielo azzurro, risplende lungo le ripide pareti rocciose di Forcella Pordoi. E' lungo questo mio ultimo tratto di sentiero che riesco finalmente ad ammirarla in tutta la sua maestosa bellezza tra i verdi prati del Viel del Pan. Un tratto che in diversi punti pone le giuste attenzioni.
Un regalo immenso.....
"Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere.
Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro".
(Haruki Murakami)
Stefano
Che meraviglia..... bravo Stefano
panorami grandiosi e stupendi . Bravo Stefano
😀