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SILENZIO - TEMPO  -  MISURA

Cima Mulaz

  • Immagine del redattore: Stefano Germano
    Stefano Germano
  • 19 ago
  • Tempo di lettura: 16 min

Aggiornamento: 20 ago

Dal Passo Rolle al Rifugio Mulaz in un quasi tremila.



E' una di quelle tipiche giornate che percepisci già come lunghe e sicuramente non facili. Lunghe e impegnative considerando le previsioni meteo perfette ma con quella diversità dettata da temperature e umidità in notevole aumento. E' così sin dai primi giorni di Agosto, e in questa mia giornata che precede di poco quella cruciale di Ferragosto le aspettative non si presentano molto diverse. Tutto questo però mi porta a pensare come la vetta di Cima Mulaz come la mia prima in assoluto, e il Rifugio Mulaz come quel luogo già vissuto molti anni fa e che in questa mia giornata diviene il punto di riferimento per raggiungere la perfezione a tutto.




Passo Rolle - 1972m


Giornata tipicamente turistica sin dalle prime ore del mattino. Quell'ampio parcheggio già invaso da decine di camper e auto che per tutta la notte hanno stazionato osservando la maestosa bellezza del Cimon della Pala (3184m). Un punto di riferimento roccioso di grande valore. Un punto di vista verso questo che viene giustamente definito come uno degli emblemi monolitici dell'intero gruppo delle Pale di San Martino.

Il mio cammino prende piede seguendo la classica via turistica che dal passo segue la lunga strada bianca in direzione di Capanna Cervino e Baita Segantini, ai piedi del meraviglioso Castellaz (2333m) e dei primi e impetuosi frangenti rocciosi dell'intero versante a Nord del Gruppo delle Pale.




Vista verso Cima Bocche e l'Alpe di Lusia
Vista verso Cima Bocche e l'Alpe di Lusia


Il Castellaz - 2333m
Il Castellaz - 2333m

Il cammino segue una via ben definita. Una lunga serpentina di strada bianca ben battuta che lasciando il passo si innalza leggermente verso le ampie radure prative del Campo Croce e della Costazza. La fortuna di partire presto, con il sole ancora nascosto dalle imponenti pareti di questo versante, mi permette di entrare all'interno di questa mia magnifica dimensione nella pace più assoluta e quella tranquillità che nel giro di poche ore verrà definitivamente sommersa dal caotico e fuori controllo del turismo di massa.




Capanna Cervino e Baita Segantini


Per ora passano inosservate a ogni mia possibile attenzione. Sono ancora chiuse al pubblico e con quell'evidente movimento del personale interno intento a quelli che sono i primi e tradizionali preparativi in vista di quella che sarà sicuramente una lunga giornata. Una giornata funestata da un grande lavoro e da quei confronti che spesse volte inducono l'arroganza e maleducazione del turismo pretenzioso e da quella comodità che non conosce il vero significato della fatica in montagna. La fatica certo, quella che ti ripaga delle più belle e importanti soddisfazioni ovviamente zaino in spalla e con tanta voglia di camminare.




Capanna Cervino
Capanna Cervino


Baita Segantini
Baita Segantini


Quello di Agosto è sicuramente un periodo molto particolare. Una facciata di stagione estiva dove il turismo di massa prevale unicamente in quei luoghi facilmente raggiungibili con tutte le comodità del caso, e che nel contesto in generale trasporta in questi luoghi anche tratti di maleducazione e arroganza unicamente a favore di chi di maleducazione e arroganza nel fa anche un suo stile di vita. In questo periodo tengo sempre a evitare qualsiasi contatto con questa calca umana che io ritengo di poco conto per quanto riguarda il mio modo di vedere e vivere la montagna. Magari un passaggio veloce per un caffè e l'immancabile timbro sul mio passaporto Dolomitico, per poi concentrare ogni mia attenzione e ogni mio passo unicamente verso quei luoghi dove piano piano prende vita quella naturale selezione di escursionisti dove la fatica e l'impegno prevale di sicuro a ogni comodità del caso.



"Ma per ora tutto è ancora tranquillo. La notte appena passata porta con se ancora quelle temperature miti e quel silenzio di uno dei momenti più belli di una giornata: l'alba!"





Val Venegia (parte alta)


Il tempo in questa mia giornata è prezioso. Devo riuscire a scandirlo con molta attenzione sebbene dal Passo Rolle raggiungere la cima del Mulaz richiede sulla carta circa 4h di cammino. Una tempistica ovviamente individuale e che non tiene troppo conto anche alle dovute pause. Cio che ora mi aspetta è un facile cammino che da Baita Segantini scende verso la Val Venegia rimanendo sempre con i piedi incollati su questa meravigliosa serpentina bianca. Un cammino tanto passionale quanto rilassante. Una facile discesa che si apre su una straordinaria panoramica che oltre alla Venegia stessa si apre vero le roccaforti di pura Dolomia che, oltre la Cimo della Pala, vede entrare in scena Punta Rolle (2222m), Cima della Vezzana (3192m) il raggruppamento roccioso di Cima di Valgrande (3038m) per finire verso i suoi versanti più a Nord dove primeggia la mia cima, la mia vetta: Cima Mulaz a 2905m.




Un mio primo piano verso il Cimon della Pala (dx)
Un mio primo piano verso il Cimon della Pala (dx)


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Dalla Val Venegia verso Cima Mulaz e la sua vetta. Il mio punto di arrivo
Dalla Val Venegia verso Cima Mulaz e la sua vetta. Il mio punto di arrivo


All'interno di queste vette da me descritte, sicuramente le più blasonate, un'infinità di campanili e di guglie di roccia selvaggia per dare così vita a un'imponente parete possente e di straordinario impatto visivo.




Il Campigol della Vezzana - 2000m di media


Raggiunta la base di quel tratto geografico della Val Venegia che io identifico come la parte più a monte, il Campigol della Vezzana si divide tra un enorme ghiaione roccioso proveniente dai versanti più in quota delle vette e la parte iniziale della Venegia più conosciuta e rinomata. Vaste distese erbose che durante l'Estate accoglie gli alpeggi delle vicine Malga Venegiota e Malga Venegia. Un fresco e lussureggiante torrente taglia in due questo tratto geografico, dove le sue pregiati acque trasportano lungo la valle un essenziale elemento per la vita sia di uomini che di animali. Acqua fresca e pura, e meglio non si potrebbe trovare visto che la sua foce prende vita dalle Sorgenti del Travignolo e dai nevai delle quote superiori.







E' tutto così perfetto per una giornata unicamente perfetta. La grande mole delle pareti di questo versante tiene ancora nascosto quel sole che nelle ore centrali mi darà filo da torcere a ogni mio passo. Un'ampia e fresca ombra per ora ricopre il Campigol, mentre nei versanti leggermente più lontani Malga Venegiota e i boschi che l'abbracciano sono già illuminati dai primi e deboli raggi di vita della nostra stella primaria.


Il Campigol è riferimento anche di quel primo cambio di sentiero. La linea di demarcazione che identifica la lunga e interminabile salita verso quei versanti maggiori, per sfiorare con un dito quei tremila che poco mancano alla mia vetta. Il sentiero 710A parte da qui, da questo immenso ghiaione roccioso e che guarda direttamente a quei versanti inizialmente boschivi per poi destreggiarsi su un ripido sentiero al cospetto del sole fino al rifugio e successivamente alla mia vetta. Il piano di giornata è ben che studiato a tavolino. Dal Rolle raggiungere il Passo Mulaz, scendere al rifugio per il pranzo per poi affrontare il dislivello finale per la mia vetta di giornata.




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"Il mio è un piano perfetto, e diversamente non potrebbe essere tenendo in considerazione aspetti e valutazioni ben definite".




Il dislivello aumenta nell'immediato. Dal grande vallone di bianca roccia a quei primi versanti di basso bosco e che mi dirigono direttamente alla base di una grande e liscia parete. Di li a poco incrocio alcuni escursionisti intenti verso la mia stessa via di cammino. L'incrocio con il sentiero 710 che sale direttamente da Malga Venegiota porta con se un gruppo di escursionisti di mezza età. Il saluto di dovere per poi proseguire quasi in simbiosi lo stesso cammino. Dopotutto arrivati a questo punto non ci sono altre vie di sentiero alternative. Per il passo e successivamente il rifugio tutto si compone di questa unica via.




Passo Mulaz - 2620m


Ciò che mi stupisce, e anche mi infastidisce sebbene in modo leggero, è proprio l'atteggiamento di alcuni di questi. Mi fa pensare quel loro dialogo concentrato unicamente sul lavoro, sul cliente da acquisire e gli standard da raggiungere in termini di performance a cliente acquisito. Mi infastidisce dovere condividere un cammino già impegnativo, con questa dimensione dove tutto ciò che ora mi stà attorno, come per loro, venga messo in secondo piano da quella malattia degenerativa che Leonardo da Vinci predisse più di 500 ani fà.



"In futuro l'uomo moderno passerà la prima metà della sua vita per ammalarsi e rovinarsi la salute, e la seconda metà nel cercare di guarire".



Mai frase più azzeccata e che nella frenesia della quotidianità di questi tempi vede nel lavoro, nel successo e nel raggiungimento di obbiettivi professionali, il principio base di una vita sempre più depressa e prigioniera di un vortice fuori controllo e che lentamente, e con il passare degli anni, toglie sempre salute e occhi per ammirare tutto ciò che ora quassù mi e ci circonda.

Non ci riesco. Tutto questo per la mia cultura e per il mio #spiritolibero è solo un male da tenere lontano a ogni costo.


Una piccola pausa che per ora non è solo l'occasione per bere e mangiare uno snack, ma anche l'occasione per allontanare da me tutta quella negatività e quei discorsi altisonanti che in questi momenti di assoluta libertà e vita tengo lontani come la peste e le peggiori malattie.


L'impegno della salita è l'immersione totale all'interno di questo mio mondo di pace e silenzio. Il gruppo dei "professionisti" è lontano e io posso così contemplare nella mia solitudine ciò che questo mondo Dolomitico ora mi regala. Una curva dopo l'altra per quel continuo dislivello e per quelle panoramiche che ora risaltano sempre più la maestosa bellezza di tutto ciò che fa da cornice a questa mia salita.

Non solo la Val Venegia e quei frangenti che mi lascio alle spalle da questa mattina. Non solo Baita Segantini che con il Castellaz e Punta Rolle hanno disegnato le prime aspettative alle prime luci dell'alba. Ma una dimensione che in lontananza accompagna il mio sguardo e le mie emozioni verso Cima Bocche, verso l'Alpe di Lusia e quei frangenti che con il Colbricon si avvicinano maggiormente con la vicina Val di Fiemme. Mentre più lontano le prime avvisaglie della Val di Fassa di centro non si fanno attendere.




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Un cambio di dimensione dove il sentiero mi avvicina maggiormente a quelle pareti che dalla Venegia sembravano quasi nascoste da altre. Il gruppo di Cima di Valgrande e quei suoi pinnacoli del Campo di Valgrande (2985m) e le Quattro Dita (2932m), per uscire definitivamente da quella prima parte di dimensione per proiettarmi così verso questi versanti che dal Camp de Focobon (2969m) e Cima del Focobon (versante Ovest - 3054m) identificano quel forte cambiamento e quella parte finale maggiormente impegnativa e che guarda direttamente verso il passo.


Spettacolo di Natura reso maggiormente vivo dal sole che ora entra definitivamente all'interno del mio scenario. Si percepisce nell'immediato quella sua forza quasi a voler spaccare le pietre. Nemmeno un debole filo di vento, nemmeno la presenza di qualche aspetto naturale per regalarti almeno l'impressione di quel refrigerio che ora farebbe la differenza. Mi trovo all'interno di questo anfiteatro che vede vette rocciose innalzarsi oltre i tremila metri. Un anfiteatro naturale che imprigiona al suo interno il calore del sole e tutte quelle difficoltà che ne conseguono.




Verso il Passo Mulaz
Verso il Passo Mulaz


Dalle Quattro Dita alle Cime di Valgrande
Dalle Quattro Dita alle Cime di Valgrande


Ora non sono solo. Un passo alla volta raggiungo e vengo raggiunto da altri escursionisti, quelli che nel mio pensiero fanno parte di quella selezione naturale e che di conseguenza, e per fortuna, tiene lontano i "merederos" della Domenica con tutte le loro comodità e facilitazioni del caso. Arrivato fin quassù devi essere ben armato di perseveranza, passione e quella forza d'intraprendenza e volontà nel raggiungere ogni punto che ti porti il più vicino al cielo.

Uomini e Donne di tutte le età, ragazzi giovani e dalle mille risorse tutti provati dalla fatica e dal grande caldo. Ci si spoglia il più possibile per poter alleggerire il forte impatto con la nostra stella, per completare in modo perfetto quella tintarella di stagione che male non fa e per quella fantastica sensazione in cui il sole diviene così parte integrante di questa meravigliosa giornata.


Di tanto in tanto quella pausa di rito, occasione perfetta per dissetarsi e per focalizzare, nonostante la fatica, la bellezza selvaggia e naturale di questo angolo di Natura. Gli occhi si illuminano di una luce carica di emozioni e sensazioni. La fatica sembra sparire nell'immediato, quando la montagna stessa ti presenta di fronte i suoi lati più belli e penetranti. Sembra di ricevere quella ventata di energia e ossigeno per quell'ultima parte di salita prima di raggiungere il passo. La mente elabora sensazioni ancora maggiori ed emozioni superlative che ti attendono più su, verso quel tuo punto finale che per ora sarà solo transitorio prima della salita definitiva alla cima.



"Tutto questo non è per i "merenderos". Tutto questo è riservato solo a chi di questi luoghi così lontani dalla civiltà e dal caos ne fa una ragione e stile di vita perfetta".



Raggiungo così il Passo Mulaz a 2620m. Lo raggiungo con la stessa linea di pensiero di chi come me ora ammira con occhi sempre lucidi uno degli angoli più belli, e che nell'infinito orizzonte apre scenari che dal Trentino guarda verso le Dolomiti Bellunesi e questo suo angolo dell'Agordino. L'ennesima pausa, l'ennesimo sorso d'acqua per contenere alla meglio una giornata che si presenta di ora in ora sempre più torrida. Dopotutto l'intera giornata sarà condivisa con dislivello, sole torrido e roccia bianca di pura Dolomia. Nessun spazio dedicato a qualche istante di refrigerio, nessuna forma vegetale a regalarti momenti in cui tenerti al riparo dal sole.




Passo Mulaz - 2620m
Passo Mulaz - 2620m


Dal Passo in lontananza punti di vista verso le vette Agordine...e non solo!
Dal Passo in lontananza punti di vista verso le vette Agordine...e non solo!



Rifugio Volpi di Misurata al Mulaz - 2571m


Una discesa che per pochi metri differenzia la mia quota. Qualche centinaio di metri rimanendo sempre su roccia e giungere così dopo tanti anni nuovamente al Rifugio Mulaz. Come da mio programma sulla carta, arrivo in perfetto orario per il pranzo. Ora, oltre che a vivermi momenti molto intensi all'interno di questo luogo così magico, riuscire a mangiare in modo perfetto e acquisire nuove energie per la salita in vetta è una delle attenzioni che mi pongo da sempre soprattutto quando il rifugio stesso diviene quel punto logistico di grande importanza per tutto ciò che poi la giornata ancora mi riserva.


Struttura storica all'interno di questo territorio che si divide tra il Gruppo delle Pale di San Martino e l'Agordino. La sua giusta collocazione geografica lo riporta all'interno del territorio comunale di Falcade, delle Dolomiti Bellunesi e della Regione Veneto. Ma il Mulaz fa storicamente parte del Gruppo delle Pale di San Martino, e questa sarà per l'eternità un'appartenenza inviolabile da qualsiasi confine territoriale. Agiato su di una magnifica piana rocciosa, guarda con imponenza verso la grande vetta di Cima del Focobon (3054m) e di Cima di Campidoi (3000m), per poi scende verso la Val di Focobon e aprirsi così a nuovi spunti geografici.










In lontananza non può mancare la perfetta visuale del Monte Civetta visto dal suo versante a Ovest, come il Monte Pelmo per protrarsi così verso la Val Fiorentina e un piccolo angolo della Val di Zoldo. Tutto questo si incunea lungo una valle rocciosa che in primissimo piano evidenzia le cime erbose della vicinissima Val di Garès, altro punto di riferimento importante per raggiungere il rifugio dai versanti agordini. Un rifugio di quelli veri. Quei rifugi che rimangono ancora costruiti con quelle stesse pietre ricavate dalla roccia presente. Piccolo, efficiente e di quella buona cucina dettata da una impeccabile e organizzata gestione. Un pranzo succulento, piacevole e in perfetta sintonia da quel silenzio dettato unicamente da quella perfetta selezione di escursionisti che quassù, oltre portare il cuore e le passione, conoscono perfettamente il valore di quella pace e tranquillità che solo in luoghi come questi acquisisce un maggiore valore.



"Il rispetto per la montagna non si acquisisce solo nel mantenere pulito e integro il suo territorio. Il rispetto per la montagna si esprime nel silenzio e in quella pace che quassù mi piace trovare e sentire ancora eterna".




Verso Cima del Focobon - 3054m
Verso Cima del Focobon - 3054m


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Cima Mulaz - 2906m


Mi piace definire così il valore nel rispetto di tutto ciò che fa parte di questo meraviglioso mondo ancora, e fortunatamente, lontano dai mali della vita e della società moderna.

Un paio di informazioni ai ragazzi del rifugio giusto per avere così un riferimento per il sentiero che sale verso la vetta del Mulaz. Devo solo risalire leggermente il sentiero che rientra nuovamente in direzione del Passo del Mulaz. Qualche centinaio di metri e tenere così come riferimento i gonfiabili per la raccolta piovana del rifugio. Da li un'evidente marcatura sulla roccia delinea in modo perfetto il sentiero da seguire.


Non ci sono tabelle, punti di riferimento che per ora si identificano guardando la presenza di alcuni ometti in pietra e qualche rara e poco visibile marcatura rossa sulle rocce. Il resto è un cammino che richiede un po di attenzione e quel senso di orientamento che si percepisce lungo un passaggio ben marcato negli anni da altri escursionisti per quella serpentina che nell'immediato da vita a quei primi tratti di dislivello, quei +300 che dividono il rifugio dalla vetta stessa. Bisogna quindi porre un po di attenzione, soprattutto nei casi in cui chi come me per la prima volta sale lungo questa via.




Cima del Focobon (sx) e il Passo Mulaz (dx) da una diversa prospettiva in quota maggiore
Cima del Focobon (sx) e il Passo Mulaz (dx) da una diversa prospettiva in quota maggiore


Sentiero roccioso, in alcuni tratti anche franoso. Una serie di altre marcature che deviano quella che sembrerebbe la giusta via da seguire. Tracce che si disperdono in vari punti e quei pochi ometti presenti che rimangono per ora l'unico riferimento accessibile. E' così fino al raggiungimento di una piccola forcella. Da li il sentiero sale con meno impegno e inizia a raggirare sulla destra i versanti maggiori della montagna. Alcuni riferimenti visivi fanno ben capire che questo tratto si espande maggiormente in direzione del rifugio che improvvisamente si vede nei versanti minori. Il panorama ovviamente da questo punto è stupendo, per aprirsi notevolmente verso quei lontani punti di riferimento che oltre l'Agordino si espandono anche verso le Dolomiti d'Ampezzo.




Verso la Val Venegia e il versante a Nord delle Pale di San Martino



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Dalle Dolomiti Agordine alle lontane Dolomiti d'Ampezzo



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La fatica che ora si abbraccia a punti di vista naturali meravigliosi. Una di quelle sensazioni che capitano solo quando per te è la prima volta. Quella celestiale visione in cui l'alta colonna d'acciaio evidenzia il mio punto di arrivo. Un piccolo campanile in alta quota che con la sua campana centrale rispecchia in modo perfetto tutta la soddisfazione di essere giunto quassù per la mia prima volta. Un emozione che ora desidero vivere con tutte le sensazioni che questa quota alla soglia del 3000m riesce così a regalarmi. Zaino a terra e un po d'acqua per compensare un caldo torrido e tutte le possibili conseguenze che impone.




Cima del Monte Mulaz - 2906m
Cima del Monte Mulaz - 2906m


Fa caldo certo. Cristo Santo come penetra dentro al mio corpo. Un rifornimento di due litri d'acqua al rifugio e trovarmi in vetta con una sola borraccia ancora disponibile. Un intero litro consumato dal rifugio stesso per raggiungere la vetta. Una reazione fisica così forte che mi capita solo in quei rari caso in cui le temperature estreme limitano le mie forze. Mi rendo conto a questo punto di affrontare la giornata sicuramente più torrida di questa stagione lungo i miei cammini Dolomitici. Ma per ora va tutto bene, e quel litro che mi rimane dovrebbe essere sufficiente per la lunga fase di rientro.


Un tocco di campana a simboleggiare la mia presenza in questo luogo mistico. Alcuni escursionisti che rimangono senza parole per il luogo naturale che li circonda e che nel giro di pochi istanti coglie le mie stesse emozioni. Una vista panoramica che ora identifica una perfetta mappa geografica che da questo punto, lungo la linea di confine tra il Veneto e il Trentino, mi permette di effettuare quel meraviglioso e libero volo all'interno di questo cielo che sembra non avere orizzonti. Trovo così pure io il mio luogo perfetto. Quel piccolo fazzoletto di roccia che mi permette di librarmi in quel primo e fantasioso battito d'ali per una vista che non ha eguali.


Tutto ha inizio dall'imponente versante a Nord delle Pale di San Martino, per scendere in una vibrante picchiata verso la Val Venegia e sfiorare la Costazza, il Castellaz e gli ampi spazi prativi tra Baita Segantini e il Passo Rolle. Riprendo immediatamente quota per salire i versanti di Cima Bocche e della sua vicina Alpe di Lusia per entrare all'interno della Val di Fiemme. Il Latemar in primis, che lasciando poi spazio alla Val di Fassa vede nel Catinaccio Rosengarten da prima e il Catinaccio d'Antermoia queste vette fassane indimenticabili. Noto con grande stupore la perfetta visione delle Torri del Vajolet che con grande eleganza si posizionano al centro di questi due massicci di Dolomia.




Dalla campana di vetta verso le Dolomiti d'Ampezzo
Dalla campana di vetta verso le Dolomiti d'Ampezzo


Ma per la Val di Fassa non mi fermo solo in questo punto. Chiude in bellezza questa prima parte di eterna visione il Sasso Piatto e il Sassolungo prima d'intravedere un leggero frangente del Sella e l'intero versante a Sud della Marmolada. Mi trovo ora a metà di questo fantastico e interminabile volo. Dalla Marmolada alle Dolomiti d'Ampezzo: Il Lagazuoi, il Gran Lagazuoi e la Tofana di Rozes. L'Averau e il Nuvolau per un volo radente in direzione della Croda da Lago, del versante lungo la Valle del Boite del Sorapis e l'Antelao. Ma tutto ciò ancora non mi basta, e con il Pelmo e la Civetta vado così a chiudere un perfetto anello naturale che nelle vicine vette alpine delle Dolomiti Bellunesi trovo il mio perfetto punto di atterraggio.


Tutto questo da lassù, da questi due metri di roccia che definisco il punto perfetto per un panorama indimenticabile. Il cielo azzurro, un caldissimo sole e questi orizzonti così lontani ma perfettamente visibili dalla purezza e limpidità dell'aria. A volte non riesco a capacitarmi di tutto questo. Avendo più di cinquant'anni di esperienza lungo queste valli e queste tre meravigliose regioni Dolomitiche, a volte ciò che mi sta attorno mi stupisce alla stessa maniera in cui per altri potrebbe essere la loro prima volta. L'alchimia prende maggiore consistenza con quella campana che di tanto in tanto, spinta con leggerezza da qualche rara lingua di vento, risuona con quei suoi tocchi a disperdersi lungo le vallate sottostanti. La sensazione è straordinaria. L'alchimia ora è perfetta.




Il rientro


Il tempo passa, e in situazioni come queste non potrebbe essere differente.

Riprendo al via del ritorno, seguo lo steso sentiero di salita per giungere così nuovamente al Passo Mulaz per poi seguire questa lunga discesa verso la Val Venegia assaporando colori e sfumature completamente diverse. Con il sole del mattino l'intera panoramica rocciosa del versante delle Pale risulta per buona parte con quella leggera velatura d'ombra. Ora invece, il sole che guarda verso il tramonto illumina in modo perfetto ciò che poche ore prima rimaneva così leggermente oscurato. Una grande e maestosa parete dalla bellezza ineguagliabile che ora illumina di vita ogni vetta, ogni pinnacolo e ogni spigolatura rocciosa di questa imponenza che guarda verso la Val Venegia.




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Una bella e soddisfacente pausa lungo la valle per rinfrescarmi per bene sulle sponde di questo suo meraviglioso e fresco torrente. La serpentina finale che sale leggermente verso Baita Segantini, dove anche in questo caso la situazione è ben diversa rispetto al mattino.



"Il caos totale...."



Non mi capacito minimamente di tutto ciò che in baita si presenta come la perfetta rappresentazione di uno stabilimento balneare lungo la costa adriatica. Un susseguirsi di inutili e assurdi schiamazzi dettati dall'inconsapevole maleducazione di quei "merenderos" inevitabilmente presenti. Il piccolo lago adiacente alla baita preso di mira da ragazzini lasciati allo sbando per quelle inutili prestazioni che premiano solo chi lancia i sassi il più lontano possibile. Gente che urla senza senso seguito dal coro di cani che incrociandosi tra di loro danno così vita a inevitabili confronti a denti ben esposti in cui gli stessi padroni non riescono a gestire e sedare che per qualche minuto. Il mio precedente desiderio di un caffè e il timbro sul mio passaporto sparisce nell'immediato, tenendo in considerazione la vicina Capanna Cervino per qualche minuto tutto mio e con una buona tazza tra le mani.


L'inevitabile - e negativa - sorpresa finale arriva da quella che per i miei occhi è la novità dell'Estate 2025. Le navette che dal vicino Passo Rolle conducono alla Segantini quell'orda assurda e inutile di turisti della Domenica. Poco più di un chilometro su di un facilissimo dislivello che impegna solo per una quarantina di minuti di facile cammino. Una facile passeggiata che tutti potrebbero affrontare senza particolari problemi e approfittare così di momenti in cui il cammino stesso da l'opportunità di un semplice e salutare movimento.



"Ovviamente mi fermo qui, evitando così possibili polemiche che comunque sia anche per questa lunga Estate stanno alimentando il peggio che la montagna stessa purtroppo è costretta a raccogliere. Non vado oltre se non per evidenziare il fatto che bambini e cani non centrano nulla al cospetto della maleducazione e arroganza degli adulti....."



Giornata indimenticabile, memorabile. Una Natura selvaggia e difficile che solo in questo perfetto confronto con la roccia di Dolomia si riesce a percepire. Un lungo dislivello per una di quelle esperienze a tratti difficili ma che rimangono scalfite nel cuore per tutta la vita.


Sicuramente da rifare, passo dopo passo emozione dopo emozione.





Stefano






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