Primavera all'Alpe di Lusia
- Stefano Germano
- 26 mar
- Tempo di lettura: 6 min
Quella linea sottile tra l'Inverno e la Primavera.
Un momento che dura quel che basta per farmi nuovamente sognare e guardare alla nuova stagione in arrivo con le giuste motivazioni.
Ci vuole. Diversi mesi in cui la neve e tutte le possibili difficoltà di stagione hanno fatto parte della mia quotidianità tra questi sentieri. Riuscire a tornare nuovamente su quei passi in cui la terra, l'erba e la roccia divengono un tutt'uno con me stesso è una di quelle sensazioni che mi fanno sentire nuovamente "vivo" e "libero".
Non ho mai avuto un rapporto idilliaco con l'Inverno tra le mie montagne. Non c'è mai stato quel feeling da invitarmi a seguire linee di cammino un po particolari e riuscire a percepire quel senso di libertà assoluta. Non c'è mai stato e penso che non ci sarà mai.
Per diverso tempo ho analizzato questa sensazione leggermente opposta. Mi sono posto quelle domande per giungere a quelle risposte in cui non è possibile cambiare i propri punti di vista e nemmeno di modificare le possibili affinità. Ma come in tante cose nella vita, pure in questo mi sono dovuto adeguare mantenendo sempre un certo rispetto e accettare il fatto che non tutte le stagioni portano quei benefici e quelle sensazioni in cui esprimere al meglio la propria libertà.

Un inizio di Marzo in cui improvvisamente la Primavera entra con quella prepotenza portando con se giornate di un sole splendido su di un cielo idilliaco. Un periodo da cogliere nell'immediato per poter così tornare a vivere le sensazioni vere e quelle emozioni che da un po di tempo erano in letargo con la stagione stessa. L'occasione perfetta per pianificare un cammino al di fuori di quelli che sono i miei canoni abitudinari. Senza una via ben precisa, senza obbiettivi di qualsiasi genere ma il puro desiderio d'iniziare un cammino puramente d'istinto.
L'Alpe di Lusia è uno dei luoghi che porto con me nei ricordi più belli. Da sempre nella sua semplicità mi ha "esposto" a quei cammini spensierati e tranquilli indipendentemente dalle molteplici mete che il territorio racchiude. Malga Bocche come la vetta di Cima Bocche. I Laghi di Lusia come tanti altri punti di vista naturali che rendono merito a questo angolo tra la Val di Fiemme e le Pale di San Martino, dove la catena del Lagorai primeggia in questa sua veste di fine Inverno.

Lascio nell'immediato la stazione a monte della funivia che collega Bellamonte con i margini superiori dell'alpe e i relativi scenari invernali. Una di quelle giornate che richiama a queste quote migliaia di sciatori, all'interno di un meraviglioso comprensorio invernale dove un susseguirsi di piste e collegamenti riescono a esaudire ogni possibile desiderio di stagione. Quel sentiero che da come indicazioni Malga Bocche si allunga dolcemente all'interno di questi primi boschi. Più che un sentiero una strada forestale che da questo punto ben preciso in circa un'oretta accompagna alla malga con quella sua meravigliosa vista verso le Pale di San Martino e del Passo Rolle.



Prendo in considerazione questa prima parte di cammino solo per avvicinarmi a ciò che in questa mia giornata desidero maggiormente. Già all'altezza della funivia sono evidenti i versanti maggiori dell'Alpe, quelli abitualmente mai battuti dall'escursionismo in generale, e quei grandi spazi puliti dalla neve dove poter finalmente vedere alla luce del sole i primi spazi di quell'erba ancora bruciata dal gelo invernale. E' lassù che voglio arrivare. E' lungo quelle creste che il mio istinto mi guida per uscire così da quella "quotidianità" dettata dal cammino che accompagna poi in Malga Bocche.
"Fuori da qualsiasi canone abituale. Lontano da altri escursionisti solo per provare e vivere quella solitudine che guarda verso panorami e sensazioni che per l'ennesima volta mi portano lontano dal mondo reale. Ho bisogno di stare solo con me stesso".
E questo è forse l'obbiettivo per oggi. Non rinnego mai la presenza di altre persone, ma capita spesso in cui la necessità di staccare la spina diviene di primaria importanza per il mio modo di vivere. Una breve visita a quelle prime baite che si trovano lungo il normale percorso. Baite private che portano con se tante di quelle stagioni che potrebbe diventare impossibile definirne l'età. Baite che riportano per l'ennesima volta la testimonianza di una montagna antica, quella montagna che io identifico sempre "di una volta", e che come sempre attirano fascino e curiosità da parte mia.
Questo mi basta per rimanere ancora per un po in contatto con la quotidianità in quello che identifico come il cammino condiviso. Guardo lassù, verso i versanti più a Nord dell'alpe alla ricerca di quel sentiero immaginario, che tra ampi spazi liberi dalla neve identificano la via perfetta da seguire. Non devo pensarci troppo, non devo riflettere minimamente sul da farsi ma per istinto dare inizio a quella una salita che un passo dopo l'altro incrementa maggiormente quella sensazione di "libertà".
La bellezza e la magnificenza della lontana catena del Lagorai esplode man mano che salgo questi crinali erbosi. Una lunga e selvaggia spinale ancora immersa nel bianco Inverno e che identifica l'eleganza di crinali e vette che rappresentano in modo perfetto la particolarità di questo angolo lontano della Val di Fiemme. Sembra quasi di toccarla con mano nella sua lunghezza totale. La giornata serena e tiepida e quell'aria pulita identifica perfettamente anche i margini più lontani, quei versanti che guardano verso il Trentino più lontano.

Nessun sentiero da seguire, nessuna tabella indicativa e nemmeno quell'ampia strada bianca che scorre alla base dell'alpe. La libertà finalmente acquisita, quella in cui potermi muovere seguendo solo l'istinto e quei particolari che nella mia mente sono uno dei riferimenti visivi che identificano il luogo perfetto per questa mia giornata perfetta. Tutto ciò che scorre lungo la Val Travignolo è un susseguirsi di punti di vista in continua evoluzione. Non solo il Lagorai ma anche quei versanti che dal Colbricon aprono nuove visuale verso il Passo Rolle e la magnificenza delle Pale di San Martino.

Le quote maggiori portano quelle raffiche di vento che a tempi alternati fanno ricordare che l'Inverno comunque prevale. Non solo dalle vette maggiori ancora coperte di tanta neve, ma anche da quel gelido fruscio portato dal soffio della Natura che dalla Travignolo lungo queste alte creste si scontra con i venti che dal vicino Passo San Pellegrino per istinto dettano i loro tempi. Un lungo crinale maculato, che tra fazzoletti di neve e ampi spazi di erba bruciata dal gelo scorre lungo la base della varie cime che compongono i versanti maggiori delle Laste.
E' come se mi trovassi al centro del mondo, quel perfetto "ombelico" che da questa quota mi permette di ammirare i piena solitudine e silenzio tutto ciò che in modo del tutto naturale compone i versanti maggiori che dal Trentino Orientale si espande verso altri punti cardinali. La catena del Lagorai ora supera qualsiasi aspettativa, mentre al Colbricon, e alle Pale di San Martino si aggiungono anche i colori di questa nuova stagione che dal Viezzena si espande verso le Laste e Cima Bocche.


L'occasione e il momento non potrebbe essere così propiziatorio. Questo piacevole tepore che ora si combina perfettamente con il pranzo a sacco di metà giornata. Una piana erbosa dove uno di quei pochi alberi presenti risulta perfetto per questa mia temporanea dimora. Via scarponi, via calzettoni e via tutto ciò che ora di fronte al calore di questo sole meraviglioso risulta superfluo. Per qualche istante il piacere di camminare a piedi nudi su di un erba leggermente umida ma che da questo primo contatto con Madre Terra è "vita che giunge dalla Natura".

Me ne sto seduto in santa pace, solo il vento fresco mi tiene così compagnia con quell'effetto straordinario in cui la sua "voce" la percepisco dal suono naturale che con delicatezza scorre tra i fini ramoscelli del mio albero, della mia dimora temporanea. Non ho nessuno con cui condividere a voce ogni possibile sensazione e curiosità. Ascolto solo me stesso un morso dopo l'altro, mentre di fronte a me si innalza la bellezza del Lagorai e dei suoi nevai che sembrano eterni.


Un cammino perfetto che scorre delicatamente lungo la finissima lama che divide l'Inverno dalla Primavera. Un cammino da me voluto, desiderato e al di fuori di qualsiasi possibile canone escursionistico, e che tiene lontano il resto del mondo per quel forte desiderio di vivere ancora una volta la "perfetta" solitudine all'interno di quell'ambiente in cui trovare nella solitudine stessa mille domande per mille risposte. Queste sono occasioni che non sono per me rare, capitano di tanto in tanto e con quell'improvvisazione da cambiare all'ultimo momento ogni mio possibile programma.
"Seguo l'istinto e cammino dove lui mi guida. Non dipende da me ma da quella mia Natura che in un preciso istante non definito mi richiama a se".
Fatelo anche voi di tanto in tanto. Lontano da tutto e da tutti per un determinato spazio/tempo scandito unicamente da tutto ciò che il vostro istinto chiede. Fatelo, uscite dai normali canoni di cammino e guardando verso il cielo cercate di trovare quel punto perfetto dove esprimere al meglio il vostro bisogno di "libertà". La Natura saprà compensarvi di tutto, credetemi.
Stefano
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