Monumento alla Grande Guerra nelle Dolomiti.
Non solo un meraviglioso trekking in alta quota, ma anche un cammino dove la mente e il cuore guardano alla memoria di migliaia di giovani soldati periti lassù durante la Grande Guerra del 1915/1918. Un luogo sacro, che unisce abilmente a se una delle più belle panoramiche delle Dolomiti, e ciò che la storia passata dovrebbe essere esempio del dolore e della tragedia umanitaria che la guerra porta con se.
Ma tutto ha inizio a circa 1700m di altitudine. Agai è una piccola frazione in quota del Comune di Pieve di Livinallongo. Da Pieve stessa si prende una strada d'asfalto così stretta da mettere in difficoltà due mezzi in transito alternato. Un paio di chilometri per raggiungere Palla (Pala) e successivamente Agai (Daghè). Di questo luogo me ne "innamoro" nell'immediato. Una piccola realtà abitativa di poche anime che si disperdono sulle poche case presenti a guardare verso un panorama immerso nel silenzio.
Mi piace ora definire questo piccolo borgo come il perfetto "nido dell'aquila". Una meravigliosa panoramica che scende verso valle, dove in lontananza il Monte Civetta e il Migogn sono solo un piccolo anticipo di ciò che a monte mi aspetta. Al centro di questo luogo quasi dimenticato dal mondo intero un piccolo parcheggio, una fontana di acqua fresca e la prima segnaletica di riferimento per la vetta del colle.
E' il "Teriol Ladin", il percorso storico del Col di Lana che diviene su sentiero 3 il punto di riferimento iniziale della lunga salita di giornata. L'acqua della piccola fontana presente è l'unico e piacevole rumore che al mattino presto percepisco. Il resto è solo dettato da un silenzio che si colora di alcuni spunti panoramici che come per miracolo colorano questa mia parte iniziale. Uno su tutti è rivolto alla Tofana di Rozes, più a nord e più a monte.
Dai primi spunti panoramici al bosco. Di neve così talmente poca da essere presente in alcuni tratti lungo questo primo tratto di sentiero. Se mi guardo bene attorno, verso i versanti che costeggiano il Ciampac, le spalle boschive si tingono solo di alcuni fazzoletti bianchi mentre, nelle quote maggiori, la neve presente non da la sensazione di un Inverno come si deve.
Alcune baite affiorano così lungo il mio cammino. Un ampio spazio erboso con queste strutture che si pongono su di una temporanea terrazza visiva e che ora amplia maggiormente il panorama verso la "Regina", la Marmolada che accenna un primo spunto che merita tutta l'attenzione possibile.
Il luogo per me è un qualcosa di sublime. La pace che trovo tra queste piccole baite è così forte da portarmi a quella prima pausa di rigore. Un tiepido sole si fa largo all'orizzonte tra una leggera velatura bianca che fa da cappello al Monte Civetta. Il freddo intenso di stagione ora prende più forza rispetto a qualche giorno fa. Un leggero vento frizzante sale dai paesi che lungo la Val Cordevole danno vita ai centri di Andraz, Rocca Pietore, Caprile e Alleghe ai piedi del Civetta stesso.
Il panorama che mi godo da quassù vale tutto il tempo necessario per contemplare questa ennesima e magnifica visione, che solo il freddo Inverno riesce a regalarmi.
Ma l'alchimia non si deve fermare in questo punto. Deve proseguire come il mio stesso cammino chiede, riprendendo così questo mio "viaggio" straordinario e che vede nella croce di vetta del Col di Lana la mia prima volta da questo versante.
Tutto nuovo da questo angolo geografico che vede in Livinallongo e Pieve di Livinallongo una nuova dimensione sia naturale che geografica. Era il 2021, in piena Estate, quando tornai in vetta al colle dopo tanti anni. Un ritorno in questo luogo sacro che aveva però visto il mio cammino dal versante opposto, quel versante che dal Castello di Andraz si inerpicava verso la Val de Trols. Ora da questo nuovo versante tutto si tinge di nuovo, in una lunga scoperta che di passo in passo trova sempre punti di riferimento importanti.
Esco così dai boschi. Un tratto all'ombra di questi alti fusti che termina nel preciso istante in cui la strada forestale si appiattisce leggermente lasciandomi maggiore spazio visivo. Uno spezio ben definito che mi riporta indietro nel tempo solo di qualche giornata fa. Il Migogn, vetta che si innalza alla base di Laste di Sopra e che guarda verso Malga Laste e quella mia recente escursione. Da questa linea di cammino ora una visuale più chiara e interessante di ciò che qualche giorno prima ho vissuto all'interno di una dimensione completamente diversa. Spunti visivi di Laste di Sopra, di Moè e di altri piccoli borghi a dare così vita a quel luogo per me indimenticabile.
Ma il tempo che dal passato mi riporta nuovamente al presente è immediato. Una leggera salita dove la strada è maggiormente ghiacciata, una curva a gomito sulla destra e delle comode panchine in legno appositamente istallate per un valido motivo. Se la Marmolada è denominata la "Regina" il motivo non chiede troppe parole in merito, ma solo il silenzio che si abbandona verso questa leggenda delle Dolomiti.
Non ci sono parole per descrivere tutto questo. Nemmeno l'immaginazione potrebbe portarmi a volare così in alto, avendo di fronte a me quella che per oggi non sarà sicuramente la vista più bella della grande vetta, ma decisamente un primo impatto visivo che da vita alle emozioni più belle.
La Regina è Regina, e nulla potrebbe identificarla diversamente.
Rimango così colpito da tanta bellezza. Essendo per me un versante del tutto nuovo del Col di Lana, anche la vista della grande montagna da questo versante è del tutto nuova. Nuova vista per nuove emozioni. Emozioni che porto con me anche nei passi che seguono la salita, fino a giungere in un luogo che da inizio a una nuova apertura. Le Dolomiti d'Ampezzo e ciò che l'Agordino ora mi pongono come l'ennesimo regalo di vita.
Dallo Spiz de Ciamplac ora la vetta è ben chiara di fronte a me. Sembra così vicina da poterla raggiungere in un batter d'occhio, ma così non è. E' quel tratto finale dove una ripida serpentina ingaggia il mio "G.P.M.", il mio gran premio della montagna. Superata la cresta del "Ciapel de Napoleon" un susseguirsi cambi di orizzonti resi maggiormente visibili dalla totale assenza dei boschi.
Ora tutto guarda verso il cielo, dove maggiori panoramiche prendono vita all'interno della mia giornata come della mia vita. Tutto ciò che prima riuscivo a osservare attraverso punti "strategici" di questi folti boschi, ora assumono l'aspetto di quella limpidezza senza confini dove oltre la Regina anche i bastioni del Sella iniziano a fare parte di questa mia meravigliosa, solare e azzurra giornata di un Inverno straordinario.
A questo punto non esistono validi motivi per "alleggerire" così la fatica finale. Non esistono idee o pensieri tali da farmi sentire meno l'impegno che le mie gambe ora supportano in questi ultimi centinaia di metri in continua salita. Nulla può oltraggiare ogni sensazione avversa, se quando di fronte tengo tutto per me uno dei spettacoli naturali più belli che la Natura stessa e la geologia del territorio riesce a donarmi.
Ora mi manca solo la vetta....
Ma per questa è ormai questione di poco. Questione di quei ultimi tratti che si mescolano ad ampi spazi ghiacciati e la naturale formazione di roccia scura che compone la montagna.
Col di Lana - 2450m
Man mano che mi avvicino alla vetta è come entrare all'interno della storia in punta di piedi. Un primo segnale di questa storia passata è dato da un ceppo in roccia che racchiude a se una lapide commemorativa che in poche e semplici parole fa già ben capire che questa non è una vetta come tante altre.
La Guerra al Col di Lana
Tre anni di aspre battaglie, più di 3000 tra i morti e i dispersi dai bollettini ufficiali del Ministero della Guerra dell'epoca. Punto strategico militare che permetteva il controllo del Passo Pordoi, della Val Badia e Gardena, del Passo Falzarego e dell'Ampezzano per chiudere questo cerchio storico e strategico con i versanti dell'Agordino.
Ma la storia di questa montagna va letta dalle mani di chi ne ha tratto
un breve ma intenso resoconto scritto di ciò che ora i miei piedi
e le mie mani toccano in modo diretto.
Testo dal sito Museo della Grande Guerra di Cortina d'Ampezzo.
"Nel 1915 il settore di Livinallongo fu teatro di battaglie particolarmente aspre, il fronte, scendendo dal Mezzodì attraversava la valle del Cordevole nei pressi dei forti austriaci Ruaz e La Corte e proseguiva lungo il Col di Lana, il Monte Sief, la Sella Sief fino al Settsass Edelweiss Stellung e al Sasso di Stria.
Fra il 15 e il 20 luglio iniziarono le prime battaglie attorno al Col di Lana, mentre il 31 gli attacchi italiani si orientarono verso la zona racchiusa tra i forti Ruaz e La Corte. Dal l al 4 agosto gli Italiani si avventarono contro il Col di Lana, difeso da Jáger bavaresi, e dopo un violento corpo a corpo lo conquistarono; ma in seguito ad un contrattacco austriaco dovettero ritirarsi.
Fra il 9 e il 15 dello stesso mese le truppe italiane tentarono, ma inutilmente, di sfondare la linea austriaca fra il Monte Sief e la Sella omonima. La grande offensiva italiana, con il proprio centro tattico attorno al Col di Lana, durò dal 18 al 31 ottobre. In quell’occasione, dal 18 al 26 ottobre, gli attacchi furono diretti contro la Sella Sief, dal 21 al 29 contro le postazioni del Col di Rode, e dal 22 al 29 direttamente contro il Col di Lana (18° e parte della 17° Div. Gli Italiani conquistarono una postazione austriaca avanzata; non furono però in grado di occupare la postazione di vetta, difesa da Kaiserjäger e da un reparto del Corpo Alpino Tedesco.
Il 7 novembre i fanti della 18° Div., dopo un aspro combattimento si impadronirono del Col di Lana. Ma ancora in giornata gli Austriaci, agli ordini dei Cap. Valentini, riuscirono a riconquistare la vetta. Mentre in quasi tutti gli altri settori del fronte l’inverno impediva la prosecuzione delle ostilità, il Col di Lana non conobbe sosta. Intatti tra l’8 e l’11 novembre le operazioni rípresero a ritmo intensificato sia attorno al Col di Lana che attorno alla Sella Sief. La lotta si ripetè il 20 e il 21 novembre 1915 senza che le posizioni subissero variazioni. I soldati delle Brigata «Alpi» e «Calabria» partivano all’assalto uscendo dal cunicoli ricavati nella neve. Il 15 dicembre ebbe luogo l’ultimo assalto di quell’anno.
Il 18 aprile 1916 le truppe italiane, dopo aver fatto esplodere una Mina caricata di kg 5500, assaltarono la vetta principale e la sommità Nord del Col di Lana. La guarnigione austriaca fu decimata (110 morti); i rimanenti 170 uomini furono fatti prigionieri. Il successivo assalto fu bloccato sul crestone del Sief dalle riserve austriache. Il giorno seguente il tentativo austriaco di riconquistare le posizioni perdute fallì.
Il 20 aprile i difensori austriaci si ritirarono dalle postazioni del Col di Lana; nuovo centro focale delle ostilità divennero il Monte Síef e la Sella omonima.
Dal 20 al 24 giugno le truppe italiane s’avventarono contro il fronte austriaco, difeso, da Standschützen di Marebbe, da Kalseräjger e da Bosniachi. In seguito alla grave perdita di uomini, il comando italiano rinunciò all’impiego massiccio di altre truppe.
Una mina italiana, esplosa sul Monte Síef il 6 marzo 1917, non provocò alcun danno agli Austriaci. Fu l’ultima grande operazione di guerra in questo settore".
Da ciò che non si deve dimenticare, e che sia di esempio in tutto quello che le guerre in ogni frangente portano con se, ritorno sui miei passi e sul mio sentiero.
La croce di vetta, il bivacco Brigata Alpina Cadore e la piccola chiesetta commemorativa degli alpini. Tutto si racchiude all'interno di questi tre punti di riferimento che del Col fanno storia e attualità. Il bivacco aperto per tutto l'anno e che ospita ampi spazi con cinque comodi posti letto, quella sua chiesetta che oltre a rendere omaggio a questo luogo così storico è anche un bel vedere su questo piccolo pianoro a oltre 2400m di quota.
E' questione di pochi passi, lasciandomi alle spalle ciò che la storia porta con se come una testimonianza eterna. Pochi passi per giungere in croce di vetta, quella sua sommità così meravigliosa che ora mi porta a guardare le Dolomiti con un panorama che a 360° spazia ogni possibile pensiero.
Lassù, dove tutto ora assume una fisionomia dove l'orizzonte sembra espandersi all'infinito.
Spiegarti tutto questo non troverebbe parole essenziali per descrivere tutto ciò che mi circonda. Da quel Trentino che mi accoglie con il Sella e una parte della Val di Fassa dove il Catinaccio e l'Antermoia fanno be vista della loro bellezza invernale. E le Pale di San Martino per ammirare il suo bianco e candido altipiano sconfinare con l'Agordino, dove le Auta, l'Agnèr e il Monte Civetta ne danno una degna immagine.
Ma se questo bastasse sarebbe già un gran bel regalo. Da quassù non ci si deve accontentare. Il Set Sas in primo piano a Nord apre una visuale verso la vicina Val Badia, dove dal Lagazuoi si apre un sipario infinito che dalla Tofana di Rozes si disperde verso questi versanti delle Dolomiti d'Ampezzo.
La giornata è fredda e pungente, dove il cielo azzurro illuminato da un sole che non emette un ben minimo tepore rende magia a tutto ciò che ora mi circonda. Zaino a terra non mi resta che muovermi liberamente all'interno di questo piccolo pianoro in alta quota, e respirare ogni attimo di energia positiva che il vento freddo porta quassù.
La sensazione è magnifica. Per l'ennesima volta a occhi chiusi mi immedesimo in un qualsiasi possibile volatile che abbia la fortuna di sorvolare questo cielo e queste vette che ora fanno da perfetta cornice a questo mio quadro indescrivibile. Indescrivibile certo, impossibile da raccontare ma che in questi suoi +700m di dislivello in poco più di due ore mi permette di toccare il cielo con tutto me stesso.
Quella del Col di Lana è una tipica escursione estiva. Durante l'Inverno diviene maggiormente difficile da affrontare con la presenza di molta neve: ma non impossibile. Il bivacco Brigata Alpina Cadore è quel perfetto punto di riferimento per chi sale quassù durante la stagione bianca. Nel mio caso l'occasione di vivere queste emozioni in un periodo invernale con poca neve. Ma questo non toglie minimamente la bellezza di questa ascensione, di questa montagna e di tutto ciò che raccoglie attorno a se.
Stefano
Immagini meravigliose in una natura magnifica! Ma anche un triste ricordo di tempi passati. Grazie mille!