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L'Eures de Fascia al Passo Duron

  • Immagine del redattore: Stefano Germano
    Stefano Germano
  • 9 giu
  • Tempo di lettura: 11 min

In cammino tra l'Alpe di Siusi e la Val di Fassa.



La mia fantasia a volte mi porta a trovare dei modi particolari per raccontare un'avventura. In particolare modo quando un nuovo cammino non ha un nome ma unicamente un lungo sentiero che si snoda all'interno di due immensi territori. L'Eures de Fascia è un tratto di sentiero che cammina lungo una meravigliosa cresta che divide in due l'Alpe di Siusi - Alto Adige - con la Val Duron - Val di Fassa - Trentino. E' uno dei passaggi più belli di questa mia nuova avventura, e il nome non potrebbe che essere perfetto per questa mia fantasia.




Rifugio Micheluzzi - Val Duron 1850m


Lascio la Primavera di quei ultimi nevai, di quei sentieri che nelle quote maggiori mantengono ancora in vita i pochi spazi invernali. La Val Duron, lungo la mia Val di Fassa, risplende al sole di una nuova Estate finalmente arrivata. I suoi versanti maggiori, quelli che saranno tra poche ore punti di passaggio, profumano già di alpeggi e di quei primi rifugi che da poche ore hanno già ripreso la loro attività e che guardano con grande ottimismo alla lunga stagione calda. Gli alpeggi certo, e non ci vuole molto per capire che i pascoli che si destreggiano lungo la valle risuonano già di quel loro inconfondibile tintinnio.


Il Rifugio Micheluzzi è ciò che considero la porta della Val Duron, quel primo passaggio che da questa sua lunga vallata conduce verso mondi rocciosi straordinari e indimenticabili. Il Catinaccio d'Antermoia e il Rifugio Antermoia come i Denti di Terra Rossa e il Rifugio Alpe di Tires, giusto per dare un paio di suggerimenti. Tra questi il Rifugio Sasso Piatto che in questa mia nuova luce estiva sarà uno dei protagonisti di questa mia nuova giornata. Una notte trascorsa al Micheluzzi per poi partire al mattino presto verso una nuova dimensione, verso una nuova e lunga stagione.



In Val Duron
In Val Duron

Rifugio Micheluzzi - 1850m
Rifugio Micheluzzi - 1850m

La Val Duron e in lontananza il Catenaccio d'Antermoia
La Val Duron e in lontananza il Catenaccio d'Antermoia


Con le prime luci dell'alba la Val Duron assume un aspetto quasi mistico. Una lunga e ampia striscia erbosa quasi infinita che si disperde verso orizzonti lontani dove i primi pascoli si adagiano piacevolmente tra queste piccole baite e quei fienili ormai storici, che di stagioni quassù devono averne viste tante. Un silenzio meraviglioso, una leggera brezza che sull'erba alta crea una magnifica coreografia dettata da un istinto che solo Madre Natura ne scandisce il tempo. Nessun rumore se non la forza dettata dal Ruf de Duron che partendo dai versanti maggiori della valle ne diviene fonte vitale per tutti gli alpeggi presenti. E' da qui, da questo meraviglioso quadro naturale che ha inizio la mia lunga Estate.



Verso il Ponjin
Verso il Ponjin

Verso la Marmolada
Verso la Marmolada

La Val Duron e il Catinaccio d'Antermoia
La Val Duron e il Catinaccio d'Antermoia


Il primo tratto di sentiero, il 533, si innalza nell'immediato. E' il dislivello maggiore dell'intera giornata che dal Rifugio Micheluzzi sale tra i boschi verso Malga Sasso Piatto e successivamente il Rifugio Sasso Piatto. Una grande distesa prativa mi accoglie all'interno di un alpeggio in cui evidenti tabelle fanno ben capire che l'intrusione di escursionisti o altro non sono molto gradite. La sua posizione non distoglie però la mia curiosità, e rispettando ciò che viene chiesto rimango comunque attratto per tutto ciò che in questo istante per me rappresenta un luogo sicuramente significativo.




Malga Sasso Piatto - 2248m


Quei poco più di 400m di continua salita si dividono in modo poco impegnativo all'interno di questi boschi. E' un cammino tranquillo e spensierato, la classica alchimia che si crea tra l'uomo e la foresta dove la fitta vegetazione di tanto in tanto mi permette interessanti punti di vista che guardano verso la Val Duron e non solo. Se la valle evidenzia la grande possanza del lontano Catinaccio d'Antermoia, il versante opposto risalta maggiormente la bellezza della Regina Marmolada. E' una vista a dir poco stupenda, con quel sole di primo mattino a illuminare in modo perfetto quel grande ghiacciaio che per ora porta con se ancora ampi spazi nevosi di un lungo Inverno. Piccoli balconi naturali che si aprono verso meravigliose vette.







L'ambiente stesso è magia. Una lunga salita che si fa unicamente sentire solo per i vari punti di vista e dell'energia che trasmette a ogni mio passo. Un passaggio su di un ponte di legno per attraversare così il Ruf de Pegna e uscire dai boschi definitivamente. Un paio di cambi di sentiero seguendo sempre le indicazioni per il Sasso Piatto (malga e rifugio) per trovarmi così in quota tra ampi spazi erbosi e, come piace a me, a cielo aperto. E' un cambio naturale che impatta nell'immediato. Sembra di uscire da un ambiente dove regna la foresta a un ambiente dove solo gli spazi a disposizione ti rendono l'unico essere vivente sulla terra. E' da questo punto che la Natura ora si colora di vita.


Se la foresta teneva in gran segreto volatili di cui potevi solamente udire il loro cinguettio, il grande spazio a cielo aperto porta con se la vitalità delle marmotte e quel tintinnio inconfondibile di chi quassù da ora vivrà la sua immensa libertà. Un punto ben preciso dove fermami per una pausa a ridosso di una piccola roccia immersa nel verde, per momenti unicamente miei dove poter vivere lo spettacolo di questa Natura meravigliosa. Il verde di queste spalle erbose e i colori variegati dei fiori presenti. I primi fienili, da quelli più vicini a quelli più lontani, che sembrano scrollarsi di dosso i lunghi mesi invernali per godersi così questo meraviglioso e caldo sole di fine Primavera. In lontananza il Sella e la Marmolada con i loro versanti maggiori ancora immersi nel biancore di quelle nevi che sembrano eterne, e il Sasso Piatto (Plattkofel 2958m) che con grande forza svetta verso il cielo azzurro.



I verdi alpeggi di malga Sasso Piatto
I verdi alpeggi di malga Sasso Piatto






Il momento è quello che attendo da tanto tempo. Seduto su questo piccola roccia immersa nel verde chiudo gli occhi per assorbire maggiormente il rumore della Natura. Se il mio fermo immagine guarda verso le verdi distese, la mia mente assorbe il fragore del Ruf de Pegna con quel leggero vento di queste quote maggiori. I miei occhi rimangono ancora chiusi, perchè solo il mio udito in questo istante da voce a tutto ciò che mi sta attorno. Le campanelle degli animali al pascolo leggermente più in quota e l'inconfondibile vitalità di una piccola comunità di marmotte poco lontane. Aprire gli occhi quasi per istinto per chiudere questi momenti così intensi con queste meravigliose fioriture che guardano verso il gigante roccioso del Sasso Piatto.


Mio Dio che spettacolo. Momenti che non vorrei finissero mai. Momenti in cui mi sento quasi rapito da questo punto ben preciso. Emozioni che rapiscono mente e corpo, in cui decidere di fermarmi qui per l'intera giornata è questione di un attimo. Credo che la vera Estate abbia inizio ora. Credo che da questo istante ogni passo che affronterò per i prossimi mesi sarà la massima espressione di libertà di movimento, libertà di maggiore espressione in Natura e quella libertà che mi fa sentire un tutt'uno con questo ambiente che ora torna definitivamente a vivere. Le emozioni vere non puoi programmarle, puoi solo viverle all'istante.









Un carico di energia che lentamente mi accompagna alla malga. Un sentiero che ora mi avvicina alla malga dove ciò che mi lascio alle spalle è una grande panoramica che guarda verso i versanti maggiori della Val di Fassa e di quell'angolo della Val Duron dove il Ponjin (2263m) mostra la sua lunga e lussureggiante cresta erbosa. Due chiacchiere con il gestore della malga per ricevere alcune informazioni, uno scambio di pensieri che si incrociano perfettamente dopo il mio ultimo passaggio quassù durante la scorsa Estate e con la promessa di ritrovarci nuovamente. Promessa mantenuta sebbene la malga sia in fase di ripristino prima dell'apertura ufficiale al pubblico nel primo fine settimana di Giugno.




Rifugio Sasso Piatto (Platkofelhutte) - 2300m


E' solo questione di qualche centinaio di metri. Mi lascio alle spalle la malga con quel perfetto fermo immagine che la vede posizionata ai piedi delle Peles di Rafreider, un ampia parete di bianca roccia che seguendo la retta via del cielo da vita alla vetta maggiore del Sasso Piatto. Quei 2958m che in questa prima settimana di Giugno è ancora coperta dalla neve. E' un passaggio molto intenso, pieno di quella verità che solo montagne come queste riescono a trasmettermi. Qualche centinaio di metri per giungere quindi al Rifugio Sasso Piatto.


Una pausa perfetta per quel perfetto caffè di metà mattina. Un piacevole scambio di parole con il gestore e due giovani ragazze pronti ad affrontare questa nuova Estate.

"Abbiamo aperto da due giorni, e non si vedeva l'ora di ritornare quassù per questa nuova e lunga stagione". Parole dettate da loro con tutta la sincerità e con quella sensazione di onestà in ogni parola da loro detta. E come non dargli torto. Come non immedesimarsi in loro per qualche istante e carpire nella bellezza di questo luogo il piacere di vivere la più bella stagione quassù. Tra questi verdi alpeggi, tra questo silenzio lontano dal resto del mondo e al cospetto di un imponente massiccio roccioso come il Sasso Piatto.



Rifugio Sasso Piatto (Plattkofelhutte) 2300m
Rifugio Sasso Piatto (Plattkofelhutte) 2300m




Una pausa ricca di valori, dove ogni loro sguardo e ogni loro lettera ben scandita con quell'accento tipico tirolese non può che trasmettermi quelle sensazioni in cui in loro vedo l'ennesimo esempio di perfetto #spiritolibero.

La lunga e grande cresta ora mi attende. Mi attende quel cammino in quota che ora spazia verso nuovi e immensi panorami. Panorami che per un po si allontanano dalla Val Duron per accendere i propri riflettori naturali verso due meravigliosi e paesaggistici territori.



Verso le creste del Catinaccio d'Antermoia (centrale) e i Denti di Terra Rossa (dx)
Verso le creste del Catinaccio d'Antermoia (centrale) e i Denti di Terra Rossa (dx)


Il doppio sentiero 4-594 (Alta Via n°9)parte proprio all'altezza dei pascoli del rifugio. Una leggera salita che all'orizzonte, passo dopo passo, da vita alle lontane creste rocciose del Rosengarten, del Parco Naturale dello Sciliar - Catinaccio. Una nuova dimensione che a Nord da nell'immediato vita alla grande distesa prativa dell'Alpe di Siusi per espandersi verso Occidente in quella lunga cresta dello Sciliar, che con l'inconfondibile dente roccioso di cima Santner (2413m) è la cartolina più emblematica dell'intero territorio.




Passo Duron (Pas de Duron) - 2168m


Il vento forte in cresta crea una colonna sonora naturale perfetta. Lungo l'Eures de Fascia, uno dei punti di passaggio del mio cammino, trovo il punto di osservazione perfetto che da Nord guarda verso l'Alpe di Siusi, mentre a Sud raccoglie a se buona parte della Val Duron. Il vento certo. Questa forza naturale che ora sembra spingermi oltre le grandi distese verdi e le baite di Siusi. Quel vento che mi permette di "volare" lontano e avere una perfetta visione delle Odle, lontane lontane ma con quella perfetta definizione da renderle indimenticabili al mio sguardo.

L'emozione è tanta, la stessa che si prova quando si cammina per la prima volta lungo un nuovo sentiero.



Sul sentiero in cresta. Il 4-594 (Alta Via n° 9)
Sul sentiero in cresta. Il 4-594 (Alta Via n° 9)

Dalla cresta verso la magnifica Alpe di Siusi - Alto Adige
Dalla cresta verso la magnifica Alpe di Siusi - Alto Adige

Dalla cresta verso il Catinaccio d'Antermoia - Val di Fassa - Trentino
Dalla cresta verso il Catinaccio d'Antermoia - Val di Fassa - Trentino


Per me ciò che ora fa la differenza è la posizione geografica in cui mi trovo. Non è la mia prima lungo l'Alpe di Siusi, lungo questo versante del Sasso Piatto, come non è la mia prima volta in Val Duron e al passo omonimo. Ma è la mia prima volta da questa cresta, dove la dimensione degli spazi infiniti prende vita in un modo esaltante, dove ogni singolo particolare, ogni singolo tratto di sentiero da me percorso negli anni ora li posso vivere come quell'ennesimo volo nel cielo a quote che nella mia mente ora vanno oltre le nuvole.





Sopra le nuvole, come un immenso volo radente tra il Catinaccio d'Antermoia,

i Denti di Terra Rossa, le Odle e l'Alpe di Siusi.












Ma mi basta girarmi leggermente su me stesso e tenere Siusi di spalle per guardare verso la Val Duron e quei primi e indimenticabili punti di vista verso la grande e imponente parete rocciosa del Catinaccio D'Antermoia. Mi vedo costretto di togliere lo zaino e lasciarlo per un po per terra, per muovermi così liberamente all'interno di un ristretto fazzoletto erboso per cercare in una piccola spallina quel punto fermo dove il mio corpo assume l'aspetto di quel faro che con il suo sguardo può ora arrivare dove vuole. La vista è magnifica. Il cuore batte seguendo lo stesso ritmo di quel vento che quassù si incrocia dalle due vallate opposte.


E' così che giungo al Passo Duron. Giungo carico di quell'energia vitale e positiva che questo passaggio mi ha regalato, dove il primo pascolo di stagione mi ha permesso di fermare istanti naturali con i Denti di Terra Rossa e il Rifugio Alpe di Tires a coronare la bellezza indescrivibile del Catinaccio d'Antermoia. Un'ampia distesa pianeggiante a qualche centinaio di metri dal passo in direzione della Val Duron. Il luogo perfetto per il mio pranzo a sacco di metà giornata. Un ampio spaio erboso dove scorre in modo frenetico un torrente e in lontananza uno dei punti di vista verso i Denti Terra Rossa che per il momento resteranno lassù.










Un'ora e forse di più da dedicare a questo luogo. Mi trovo al centro di un mondo che per ora rimane tutto mio, dove pochi escursionisti in direzione dei Denti rimangono lontani, lungo quella meravigliosa strada forestale che sale direttamente dal più lontano Rifugio Micheluzzi. Un silenzio quasi surreale, dove le acque di questo piccolo torrente escludono qualsiasi possibile rumore esterno. Il caldo sole sulla mia pelle, disteso su questa erba ancora essiccata dall'Inverno e con la consapevolezza di avere attorno a me uno dei miracoli più belli di questa Natura selvaggia. Tutto questo non è solo poesia, tutto questo per l'ennesima volta è vita.




Val Duron - Rifugio Micheluzzi


Ma il tempo scorre. Rientrare al Micheluzzi lungo la Val Duron non impone tempistiche lunghe. Tutto dipende da come si vuole proseguire un cammino. Tutto può cambiare ogni possibile aspettativa se, volendo uscire dai normali sentieri, l'istinto ora chiama verso ampi spazi che mi permettono di muovermi in assoluta sicurezza e libertà e ricercare così quelle emozioni che escono completamente dai normali canoni di sentiero.


Il Do Col d'Aura, e la sua malga omonima, si destreggia su ampie radure completamente prive di boschi. Piccole e medie spalline erbose che seguendo l'immaginazione scendono verso la Val Duron a contatto con ambienti naturali straordinari. Ampi spazi stracolmi di quelle fioriture primaverili che difficilmente si incontrano lungo la forestale principale. Forse perchè Madre Natura vuole creare questi giardini nascosti all'occhio umano, nascosti da qualsiasi tentazione che potrebbe tentare l'occultamento da parte di chi non pensa prima di agire. Forse perchè Madre Natura stessa ha trovato all'interno di questi luoghi fuori portata quei punti perfetti dove seminare colori e vita, al cospetto di una lunga parete del Catinaccio d'Antermoia che ora diviene l'apoteosi di bellezza e di quel lato selvaggio che solo la roccia delle alte quote riesce a creare.



Dalla base della Val Duron verso il Catinaccio d'Antermoia
Dalla base della Val Duron verso il Catinaccio d'Antermoia






Ma prima o poi tutto questo è destinato a finire. Arriva quel momento che per questioni di cose sei quasi obbligato a seguire la strada bianca che taglia in due la Val Duron, e terminare così quel mio viaggio in perfetta alchimia mentale con questi lati nascosti e quasi proibitivi a noi esseri umani. La valle è uno spettacolo incastonato tra tutte le meraviglie che mi lascio alle spalle. A mio parere durante la stagione estiva troppe volte affollata di quel turismo invadente, che in più occasioni a dato vita a polemiche riguardante il poco impegno da parte del turismo in scarpette da ginnastica nel lasciare pulito questo angolo paradisiaco della Val di Fassa.





La Val Duron fortunatamente non è solo scempio e mancanza di rispetto. La valle si compone di questo grande torrente che la percorre tutta, scendendo dall'Alpe di Tires e da una serie di venature direttamente dai versanti maggiori del Catinaccio d'Antermoia. Baite private e fienili che abbelliscono i pascoli di mucche e cavalli che quassù vivono il loro periodo dell'anno più bello. Un'ampia distesa che in lontananza guarda verso la Marmolada, come a segnarne una perfetta e naturale via per poter così raggiungere la Regina in tutta la sua bellezza. La Val Duron è una storia a se, una storia dove di generazione in generazione si tramanda storia e cultura di una montagna lontana dai giorni nostri. Una montagna vera, dove la quotidianità non era turistica ma un forte legame tra uomini e animali.



"L'alpeggio è un rifugio dove il tempo sembra rallentare, e la natura si lascia ammirare

nella sua autentica bellezza.





Stefano


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Commentatore
10 jun

Salve Stefano,

Dalle parole e dalle foto emerge una forte passione ed un amore per quei luoghi.

E' evidente quanto le stiano a cuore certi paesaggi e scorci soprattutto quando apprezzati in totale solitudine.

Una sola piccola considerazione: lei scrive di "un forte legame tra uomini e animali", ma spesso la si vede addentare un panino al prosciutto durante le soste. Non trova incoerente tutto questo amore per la natura che lei invita a rispettare in tutte le sue forme, e poi invece paga qualcun altro che le ammazzi una di queste creature anch'esse parte della natura che ama, per finire poi dentro due pezzi di pane? Che ne pensa? Nessu giudizio, solo un un invito alla riflessione. Saluti.

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