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SILENZIO - TEMPO  -  MISURA

Passo Molignon - Catinaccio d'Antermoia

  • Immagine del redattore: Stefano Germano
    Stefano Germano
  • 17 lug
  • Tempo di lettura: 10 min

Aggiornamento: 23 lug

Il Rifugio Bergamo e il Rifugio Alpe di Tires.



San Cipriano, nell'omonima Valle di Tires, è una piccola località turistica circondata dal maestoso Gruppo del Catinaccio e del regno di Re Laurino. Un luogo fiabesco, immerso in un silenzio quasi surreale sebbene attraversata da una lunga strada che collega la valle al cospetto dell'Alpe di Siusi al Passo Nigra (1688m). Un valico in alta montagna che si apre poi al Passo Costalunga (1753m) e l'incantevole scenario del Latemar.



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San Cipriano e le sue tradizioni Ladine. Quelle tradizioni che si notano soprattutto da quella lingua tradizionale che viene prima dell'italiano quasi a identificare un passato che tiene radici solide e indiscutibili. Si respira un'aria che profuma di antiche tradizioni e di quel mondo legato a queste montagne che ancora oggi vengono vissute come tempi antichi. E' all'interno di questa mia forte ispirazione che inizia un cammino che per la prima volta, l'ennesima di questa mia nuova Estate, vede il Catinaccio d'Antermoia da una nuova e diversa prospettiva.




Val di Ciamin


E' la lunga via che sale in modo moderato attraverso questi maestosi versanti tra l'Alpe di Tires e la possanza del Catinaccio. Un cammino inizialmente immerso nel verde dei punti panoramici che guardano verso San Cipriano, verso quelle sue distese di baite e fienili all'interno di un mondo che sembra quasi fermo nel tempo. Solo in brevi tratti riesco a scorgere in lontananza le prime creste rocciose che nel giro di poche ore diventeranno i punti di passaggio più importanti e selvaggi dell'intera giornata.



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Il Bosco di Ciamin segue quel facile cammino che su una comoda strada bianca sfiora alcuni alpeggi, dove la presenza di alcune mucche e piccole baite danno vita a quell'ambiente naturale che nel mio immaginario profuma di pace e tranquillità. E' di un piacere quasi immediato decidere per una breve pausa zaino a terra e contemplare così la bellezza di questa valle e di questi suoi piccoli gioielli incastonati lungo le rive del torrente Tschamin, dalle fresche e limpide acque.


Un'isola di felicità, dove la naturale composizione della valle crea un ambiente completamente distaccato dal mondo intero. Verdi distese prative che di tanto in tanto occupano spazi ben definiti all'interno di questi boschi. La meravigliosa vista silenziosa di un paio di caprioli intenti a rinfrescarsi al cospetto di un caldo sole che illumina di vita l'intera valle. E lassù, nel cielo, le imponenti pareti dei primi versanti del Catinaccio che in un tripudio di immagini indimenticabili danno vita all'eleganza di pinnacoli e creste di bianca Dolomia.











E' così che la Val di Ciamin si apre per la prima volta ai miei occhi. Un susseguirsi di emozioni dove la Natura stessa crea suoni e colori dalle sfumature che si compongono all'interno di un meraviglioso quadro pieno di vita. Pochi escursionisti, almeno da questo versante, seguono il mio stesso cammino verso quello che per me sarà il mio primo obbiettivo di giornata. La mia prima volta lassù, a guardare questo versante del Catinaccio da una prospettiva che affascina e prende piede un passo dopo l'altro.




Rifugio Bergamo - Grasleitenhutte - 2165m


L'ambiente cambia il proprio aspetto. Se per buona parte dell'intero cammino la valle si presentava come una semplice e indimenticabile passeggiata, all'altezza del bivio che sale in modo portentoso verso il Buco d'Orso il mio sentiero inizia a dare vita a quel confronto in cui da ora tutto si compone di una lunga e impegnativa salita verso quello che più tardi sarà il punto di quota massima dell'intera giornata. Ma prima il rifugio, in questa nuova dimensione di cammino che su sentiero 3A da vita a una bella serpentina dove l'impegno maggiore prende così vita. Un'improvvisa elevazione verso il cielo che costeggia i primi versanti delle Cime del Principe (2675m) attraverso bassi boschi e quelle prime avvisaglie in cui il Catinaccio d'Antermoia finalmente prende maggiore vita e maestosità.



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Prima tutto risultava lontano. Solo qualche spunto di roccia che abilmente riusciva a spuntare dalla fitta vegetazione, dai grandi arbusti del Bosco di Ciamin. Ma basta spingere bene con le gambe, raggirare questi primi versanti maggiormente impegnativi e raggiungere così quella che sarà la prima apoteosi di tutto ciò che voglio veramente dalla vita: emozionarmi al cospetto di così tanta bellezza e maestosità. Una piccola radura erbosa che lentamente mi riporta nuovamente al cospetto del sole. Un ampio spazio erboso che ai piedi delle Cime del Principe ora apre il sipario su di uno dei spettacoli più belli dell'intera valle. Il primo vero contatto con ciò che questo versante del Catinaccio d'Antermoia offre per la prima volta alla mia vista ma soprattutto all'anima mia.



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Un tripudio di pareti che con grande forza si elevano al cielo. Placche Dolomitiche che da Torre Berger (2391m) danno vita alle ampie distese rocciose del Piogerkamm, un versante spettacolare che leggermente più lontano si avvicina alle famose Torri del Vajolet.

E' così, grazie a questo tripudio di emozioni forti che il Rifugio Bergamo si presenta con quella naturale cartolina da togliere il fiato. Per istinto mi vedo costretto di fermarmi per qualche attimo di contemplazione personale. Il Grasleitental è un versante che si prolunga in alta quota dopo aver lasciato definitivamente la Val di Ciamin. Un nuovo versante che come per magia abbandona il verde rigoglioso di questi prati per quei primi frangenti rocciosi che ora entrano elegantemente in scena all'interno di questo mio straordinario ambiente naturale.



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Il Rifugio Bergamo sembra sospeso nel vuoto all'interno di spazi così talmente ampi e difficilmente identificabili. La sua locazione è perfetta per quel primo impatto emotivo che lo vede al centro di questo vallone che ormai si colora solo di selvaggia roccia. Un piccolo segnale di vita umana incastonata tra queste grandi pareti quasi a sminuirne il valore effettivo e di grande importanza che mi lega a questi punti di riferimento per me così sacri. E' il nulla rispetto alle immense pareti del Molignon che già da qui prendono forma, quasi a volermi dare forti riferimenti in cui il mio dopo sarà lassù, al cospetto di ciò che per ora sminuisce il mio rifugio.



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La vista è meravigliosa, di quelle che vorresti non finissero mai e che per l'ennesima volta divengono quella forte attrazione che solo Madre Natura riesce a esorcizzare nella mia mente. Un forte richiamo che eleva anche quel freddo che improvvisamente coglie impreparati altri escursionisti intenti a proseguire il mio stesso cammino. Forti folate di vento freddo che, da ciò che mi lascio alle spalle, quassù prendono maggiore vigore e forza. Al rifugio una bella pausa. Caffè e la migliore fetta di torta che questo luogo così magico possa offrirmi.


Il Rifugio Bergamo prende così vita per la mia prima volta. Il tipico rifugio di una volta, che io tanto adoro e che tanto ricordo con malinconia visto i repentini cambiamenti strutturali di queste case, che in questi ultimi anni hanno visto rinnovi strutturali poco consoni al calore del vecchio rifugio di alta montagna e maggiormente intenti al lusso e a tutte le possibili comodità. Entrare dentro al Bergamo è come entrare all'interno di un ambiente che sembra fermo nel tempo chissà da quanto. Ciò mi riempi di tanta gioia, mi riporta a quando da ragazzino, diversi decenni fa, solcavo la soglia di queste nostre case di montagna per respirare quell'atmosfera e quell'unicità dove solo le pareti portavano con se storie di quella montagna antica che tanto si sta lentamente perdendo per strada.



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Al Passo di Molignon - 2595m


L'aspetto della Natura, quello più forte e che ti mette a confronto con una legge che noi esseri umani dobbiamo rigorosamente rispettare. Quella legge dove gli elementi naturali più difficili e impegnativi sono solo alcuni aspetti dove il confronto tra uomo e montagna diviene viscerale e personale. Mi devo vestire con una buona parte di abbigliamento pesante, quelle parti solidi che d'ora in avanti mi garantiranno una buona protezione dal forte vento gelido e dalle temperature che nel giro di un'ora diventano quasi invernali. Un calo termico imprevedibile quanto improvviso. Un cammino che ora procede seguendo sempre quella lunga salita che di passo in passo diviene sempre più impegnativa e scoscesa.



Vista verso le vette del Molignon
Vista verso le vette del Molignon


E' così che questo versante del Catinaccio mi da il suo benvenuto. Ora entro definitivamente all'interno delle sue viscere rocciose, all'interno di questi suoi immensi spazi dove pareti impressionanti delineano perfettamente la naturale formazione rocciosa del Molignon e di tutte quelle sue espansive guglie. Ora tutto è notevolmente chiaro. Chiaro come quella tenue luce che con grande fatica riesce a entrare all'interno di questo immenso vallone. Gli spazi ora si identificano con grande difficoltà. Solo alcune tabelle escursionistiche presenti identificano lo spazio di tempo che mi divide dal lontano Passo Principe (2599m), altrimenti sarebbe quasi impossibile quantificarne distanze e tempistiche.



Le Cime del Principe
Le Cime del Principe


Le nuvole aumentano la bellezza e la consistenza del paesaggio lunare. Tutto prende forma con colori e sfumature a esaltare maggiormente il quadro naturale di tutto ciò che di più selvaggio ora mi circonda. Un susseguirsi di spazi soleggiati, che seguendo delle tempistiche unicamente dettate dalla Natura e dai venti delle quote maggiori, creano fasci di luce intermittente a illuminare gli spazi interni con i grandi bastioni che si nascondono tra questi cumuli bianchi e carichi di quel freddo che non si attenua. L'alchimia è perfetta. Si congiunge senza margine di errore con questa immensa cattedrale di pura Dolomia, avvolgendomi in un violento abbraccio esprimendo per l'ennesima volta quanto siamo il nulla di fronte a tutto questo.



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I sentieri che guardano verso il Passo Principe prendono vita grazie a una lunga fila di piccoli esseri viventi che con lentezza scendono dai versanti maggiori del passo in mia direzione. Prova questa di quello che ho scritto poche righe fa. Prova certa di quanto inesistenti sia sia al cospetto di ciò che per quanto Madre Natura abbia resto forte e immenso, la fragilità che esprime la trasforma in perfetta preda all'arroganza e alla violenza che noi stessi esprimiamo su di Lei nel peggiore dei modi. La Natura si ribella certo, e quando accade lo fa con una violenza tale da immedesimarla subito come violenta assassina.



In lontananza il Passo Principe
In lontananza il Passo Principe


Ma la forza di questi elementi si esprime lungo questa serpentina che ora sale in modo quasi violento. Un susseguirsi di cambi di direzione. Mi sento come una pallina impazzita, che seguendo una via di cammino stabilita mi rimbalza da una parete all'altra. Il Molignon di Fuori (2779m) verso le pareti delle Cime del Principe e così via. Il vento forte smuove anche le piccole rocce leggermente in pendenza, soprattutto quelle presenti nei versanti superiori dove non è raro sentire quell'inconfondibile rumore dettato da una caduta violenta e fuori controllo. Devo vestirmi ancora di più. Devo contrastare forti raffiche di vento che dal versante maggiore del Passo di Molignon si scontrano con quelle che provengono dal lontano Passo Principe.





E' uno scontro tra titani. Uno scontro dettato da vortici naturali, che formandosi tra le rispettive forze dei due passi, sembrano voler scagliarsi in questa unione di forza su chi come me in questi istanti vede il suo cielo sempre più azzurro su di una continua e importante fatica. Momenti ampi e soleggiati. Sfumature che tingono d'oro tutto ciò che mi sta attorno, donando a questa immensità un calore che contrastandosi con il vento freddo da vita a immensi panorami che ora dal Passo di Molignon fanno chiarezza su tutto ciò che di meraviglioso la Natura tiene nascosta a queste quote.



Passo del Molignon - 2595m
Passo del Molignon - 2595m


Il passo chiude istanti e fatiche indimenticabili per aprirsi verso nuovi versanti e nuove prospettive. E' come se il Catinaccio d'Antermoia mi volesse salutare offrendomi in regalo prospettive che cambiano completamente ogni singolo punto di vista che mi lascio così alle spalle. L'Alpe di Tires e l'Alpe di Siusi mi accolgono così, guardando queste loro prime prospettive seguendo un cammino facile e inizialmente su di un pianoro che ora mi permette di osservare le Cime del Principe da un versante completamente diverso.






Rifugio Alpe di Tires - Tieser Alp Hutte - 2440m


Un pianoro roccioso per una sua buona parte ricoperto di una leggera e timida coltre bianca. E' ciò che rimane di una consistente nevicata caduta durante la notte con la complicità di un forte temporale. Pioggia che, visto le basse temperature della notte, ha dato vita a questo bianco candore ormai già preda del tiepido sole di giornata. Un cammino semplice, spensierato e ricco di tutto ciò che di positivo mi porto da ciò che mi lascio alle spalle. Una prima panoramica verso le lontane creste rocciose dei Denti di Terrarossa e le prime avvisagli del Rifugio Alpe di Tires.



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I Denti di Terrarossa
I Denti di Terrarossa


Da quassù lo ammiro ancora in lontananza. E' una nuova prospettiva che per la prima volta coglie le mie emozioni. Un avvicinamento che segue un sentiero roccioso leggermente i discesa e che a questa quota maggiore esprime al meglio la bellezza della lunga cresta che dai Denti si espande lungo le Cime di Terrarossa. Una spinale rocciosa che apre in lontananza lo scenario magnetico dell'Alpe di Siusi e di tutto ciò che si racchiude all'interno di questi nuovi punti di vista, di queste nuove realtà naturali delle Dolomiti dell'Alto Adige.



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Bellezza mozzafiato. Una discesa che unisce a se l'avventura e la visione di un nuovo mondo Dolomitico. Non i Denti e il rifugio che si raggiunge dalla vicina Val Duron, ma i Denti e il rifugio che da questa nuova angolazione guarda verso orizzonti lontani che sembrano non avere fine. Un arrivo che mi proietta all'interno di un ambiente lunare, dove ogni passo viene scandito da forti emozioni. Emozioni sollecitate anche dal vento freddo che imperterrito prosegue la sua pungente corsa a ridosso di qualsiasi ostacolo. Fa freddo, ma la bellezza è incomparabile e unica.



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Una piccola e veloce pausa al rifugio. Veloce certo, visto l'affollamento di persone che, provenendo da ben quattro diverse diramazioni di sentieri territoriali, si accalcano alla disperata ricerca di un posto interno al riparo dal gelo. Ma i più temerari, come il sottoscritto ovviamente, non temono qualche feroce folata di questo elemento naturale. Rimango ugualmente comodo in uno dei tavolini esterno per gustarmi questa piccola pausa prima di affrontare la parte finale di questa giornata indimenticabile.




Il Buco dell'Orso.


Dal rifugio il sentiero 4 mi lascia dolcemente alle spalle una tipica giornata caotica e affollata. Il Rifugio Bolzano allo Sciliar non è molto lontano da questo mio punto. Una piacevole camminata su un ampio pianoro che finalmente vede ampio spazi soleggiati e un cielo che a tempo inizia a brillare del suo meraviglioso azzurro. Un cambio di sentiero, il n°3, che sulla sinistra mi accompagna verso l'ignoto. Il Buco dell'Orso si presenta già da subito in una bella e avventurosa gola rocciosa. Scende con grande violenza tra i suoi stretti lati di imponenti pareti rocciosi. Cavetti d'acciaio aiutano ad affrontare questa prima parte senza dove incombere in particolari difficoltà o pericoli. Una serie di passaggi veramente spettacolari, dove tutto ciò che formava ampie distese di verde all'Alpe di Tires ora si trasforma in uno dei passaggi su roccia tra i più belli dell'intera giornata.



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Rimango incantato di fronte a questo spettacolo naturale, uno spettacolo alimentato maggiormente da questa mia prima volta quassù. Un torrente scende lungo il Buco, segue il mio stesso cammino dando vita più a valle di bellissime espressioni naturali, dove piccole e medie cascate risuonano di acqua fresca tra queste insenature di bianca roccia. E' un passaggio di straordinaria potenza. Un passaggio dove sentirmi pienamente a contatto con quei lati maggiormente selvaggi di queste montagne, dove l'improvviso bosco anticipa di poco il congiungimento con la Val di Ciamin.



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Ormai è fatta. In valle una serie di cartelli escursionistici dove leggo quello che più a monte, e in circa 50 minuti, porta al Rifugio Bergamo. Il Bergamo certo, quella meravigliosa struttura e che nella mia fantasia rappresenta in modo perfetto il rifugio di una volta. Osservo quella tabella per qualche secondi in più, quasi a fare da memoria a tutto ciò che in questa mia giornata è stato. Una forte emozione che prosegue scendendo con molta calma lungo la valle. Meno di un paio d'ore per riassumere l'intero anello, per rivivere, dolcemente coccolato da un forte sole propenso al tramonto, una delle più belle espressioni naturali del Catinaccio d'Antermoia. E, pensandoci bene, non solo il Catinaccio ma tutto ciò che a San Cipriano porto con me come l'ennesimo bagaglio di esperienza di vita personale indimenticabile.




Stefano




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